Joyce Carol Oates

Joyce Carol Oates ha un modo di scrivere che torce le budella. Soprattutto se si è stati coinvolti in una relazione tossica e/o si è una donna. Di solito non viene associata all'horror come lo è uno Stephen King, ma secondo me i due autori sono per lo meno "cugini" da questo punto di vista.

Il titolo è ispirato al primo racconto, quasi una citazione a Rebecca, dove però la prima moglie è viva e vegeta e il marito è dichiaratamente un despota inquietante, più che "solo" un uomo in posizione di superiorità che "salva" la fanciulla giovane e inesperta (e non fosse stato per BytheBook non avrei notato che Rebecca sia a sua volta una citazione/rivisitazione di Jane Eyere, ma meno candido e ottimista).

Seguono la storia disturbante di un'adolescente con un corteggiatore troppo insistente, quella di un giovane narcisista e del suo rapporto tossico con i genitori, nei loro classici ruoli di padre-distante e madre-indulgente, e alla fine il "sogno bagnato" di ogni uomo che sogna di vendicare una donzella dai traumi del passato e aiutarla a "guarire" (sì, in quel senso) nel presente.

Si parla di abusi, di malattia mentale sottovalutata, ma soprattutto Shirley cerca di aprirci una finestra sul punto di vista delle "vittime", con le quali spesso fatichiamo a empatizzare: "Perché non è scappata? Perché non ha detto nulla a nessuno? Perché lo ha sposato sapendo com'era?" etc. etc.… (altro)

Princeton, New Jersey, inizio del Ventesimo secolo: un luogo ideale per la vita di famiglia. Ma qualcosa di oscuro sta in agguato ai confini della città. È inverno, quando una potente maledizione si abbatte sulle famiglie più in vista, e le loro figlie iniziano a scomparire. La più bella delle giovani, è sedotta e rapita da un uomo misteriosamente affascinante. E nella foresta di pini al confine della città, si apre un attraente e terrificante mondo degli inferi. Quando il fratello della sposa scomparsa si mette in viaggio per cercarla, il suo cammino si incrocia con Grover Cleveland. E poi il giovane scrittore socialista Upton Sinclair, Jack London, Mark Twain: tutti tormentati da visioni maledette. Un grande affresco storico dell'America di inizio Novecento: gli uomini più carismatici che hanno fondato la grandezza degli Stati Uniti, raccontati con l'ispirazione più felice.… (altro)

Il monologo di una mente disturbata, un giovane psicopatico serial killer. Quentin descrive i suoi impulsi, le strategie studiate per raggiungere le vittime, il disprezzo malcelato verso la famiglia borghese e la società.
Un romanzo ben scritto che suscita orrore e perfino fastidio mentre si legge. La repulsione nasce non solo dalle efferatezze di Quentin, quanto piuttosto dal brusio della gente ipocrita e chiusa dalla pallida quiete e indifferenza della società americana, dal mondo di oggi così abile nel generare mostri.… (altro)