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Edizione Integrale e compatta. Il "Don Chisciotte" #65533; generalmente riconosciuto come uno dei classici della cultura occidentale. Nata dall'immaginazione di Miguel de Cervantes, mentre era rinchiuso nel carcere di Siviglia, la storia del cavaliere errante impazzito per le troppe letture e del suo fido scudiero Sancho Panza, attraverso le strade della Mancha durante il regno di Filippo III di Spagna, induce a percorrere un itinerario al tempo stesso cavalleresco, etico, letterario, sociale, sentimentale. Riportata in questa edizione in versione integrale in volume unico, fu pubblicata inizialmente in due volumi a dieci anni di distanza l'uno dall'altro: il primo nel 1605, il secondo nel 1615. Questo libro fa parte della collezione QEM Classic in formato cartaceo disponibile su Amazon. Gli eBooks QEM Classic sono forniti con INDICE NAVIGABILE per agevolare la lettura.… (altro)
DLSmithies: Don Quixote was Flaubert's favourite book, and I've read somewhere that the idea of Madame Bovary is to re-tell the story of Don Quixote in a different context. Don Quixote is obsessed with chivalric literature, and immerses himself in it to the extent that he loses his grip on reality. Emma Bovary is bewitched by Romantic literature in the same way. There are lots of parallels between the two novels, and I think putting them side by side can lead to a better understanding of both.… (altro)
CGlanovsky: In several of his critical essays Borges makes insightful and unique mention of Don Quixote sometimes directly and sometimes in reference to other works.
g026r: The spurious continuation, published in 1614 while Cervantes was still working on his own Part II and which affected that work to a significant degree.
Lirmac: References to then-famous romances, such as this one by Ariosto, provide much of the humour in Don Quixote. In addition to enriching Cervantes' work, Orlando Furioso is entertaining in its own right (especially in this modern verse translation).
Questa edizione fuori commercio venne illustrata da Salvador Dalì e fu pubblicata in 27 puntate di sedici pagine ciascuna nel settimanale TEMPO dal 16 settembre 1964 al 14 aprile del 1965. La traduzione di Vittorio Bodini è stata gentilmente concessa dall'editore Einaudi.
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"Alcuni libri devono essere gustati, altri masticati e digeriti, vale a dire che alcuni libri vanno letti solo in parte, altri senza curiosità, e altri per intero, con diligenza ed attenzione. Alcuni libri possono essere letti da altri e se ne possono fare degli estratti, ma ciò riguarderebbe solo argomenti di scarsa importanza o di libri secondari perché altrimenti i libri sintetizzati sono come l’acqua distillata, evanescente. La lettura completa la formazione di un uomo; il parlare lo fa abile, e la scrittura lo trasforma in un uomo preciso. E, pertanto, se un uomo scrive poco, deve avere una grande memoria, se parla poco ha bisogno di uno spirito arguto; se legge poco deve avere bisogno di molta astuzia in modo da far sembrare di sapere quello che non sa. Le storie fanno gli uomini saggi; i poeti arguti; la matematica sottile; la filosofia naturale profondi; la logica e la retorica abili nella discussione".
Ed eccoli, qui, Don Chisciotte e Sancho Panza, che mi accompagnano in un mese ed altro di lettura, prima dei quarant’anni. E che straordinaria compagnia. Non entro nel merito del discorso sui classici. Questo è un capolavoro. Punto e basta. Un capolavoro di inventiva, di fantasia, di genio. Tra tutte le coppie che hanno contraddistinto la mia vita, questa è la più incredibile. Nel lungo viaggio per la Spagna, ai tempi grande impero al tramonto, e per le sue tradizioni. Le avventure di Don Chisciotte sono i sogni di ogni ragazzo, anche quando si è talmente avanti con l’età che la parola ragazzo diventa ridicola. Perché i mostri sono dovunque ed a volte prendono la forma di mulini a vento. Li combattiamo per combatterli, ma già sappiamo che sono battaglie adolescenziali. Ed il risultato fa parte del sogno. La cavalleria errante è oggi la correttezza quotidiana, il coraggio di fare, nonostante tutto. E Sancho è il contrappasso che incarna la necessità, della tutela di sé stessi, a difesa dei sogni. E questo libro è un capolavoro. ( )
Benché i suoi protagonisti siano universalmente conosciuti, o forse sarebbe meglio dire orecchiati, questo romanzo va preso con le dovute precauzioni. Innanzitutto perché rappresenta l’unione di due libri, scritti alla distanza di un decennio e declinanti il tema di fondo lungo vie diverse: il primo è più ondivago, ma, a onta delle lunghe novelle che un po’ lo appesantiscono, anche più vitale del successivo la cui maggior compattezza non riesce a volte a nascondere il fiato corto di una certa prevedibilità. Va poi tenuto conto che si tratta di uno scritto del Seicento costruito sul modello delle narrazioni picaresche e perciò non sarebbe male intenderlo come una successione di racconti con gli stessi personaggi (e in certi tratti neppure questi). Infine perché è al contempo un manifesto di critica letteraria contro gli stereotipati testi cavallereschi e un abile gioco di specchi tra realtà e finzione, con Don Chisciotte impegnato nel secondo segmento a rivendicare la narrazione delle proprie gesta – di modo che un po’ il libro esamina se stesso – e a smentire la versione apocrifa scritta nell’intervallo fra i due volumi originari da un tal de Avellaneda. A dir la verita, la faccenda è ribadita qualche volta di troppo – la lingua batte dove il dente duole, chioserebbe Sancio – ma la ripetitività non è certo una delle preoccupazioni di Cervantes che fa rivivere le stesse situazioni e sovente replicare i medesimi concetti, come appunto la discussione tra cavaliere e scudiero sulla capacità (invero mirabolante) di quest’ultimo di infilar nel discorso un numero esagerato di proverbi non sempre pertinenti. Come detto, nella prima parte il Don si mette alla ventura assieme a Sancio trascinandolo in una serie di peripezie che lui vive come avventure, a iniziare dalla celeberrima contro i mulini a vento, ma che fuori dalla sua fantasia stanno tra la scazzottata in stille Spencer/Hill e la comica finale (l’inganno sulle gualchiere non cadrebbe a pennello per Stanlio e Ollio?). A variare il ritmo e la vicenda provvedono le novelle cortesi di cui sopra, che raccontano di giovani bellissimi e di amori contrastati che tendono verso il quasi inevitabile lieto fine, con la notevole eccezione di quell’incrocio molto moderno di malfidenze e inganni che è ‘L’indagatore segreto’: si tratta di brani che hanno una vita propria e usano l’opera principale quasi come una cornice e, al dilà dei pregi intrinseci, finiscono per prendersi troppo spazio. La seconda sezione ha un andamento più coerente, seppur a volte a discapito della dinamicità: non ci sono più spunti di pura comicità a livello della padella da barbiere ritenuta ‘elmo di Mambrino’, ma costruzioni più complesse, come il montaggio alternato che vede Don Chisciotte a combattere le tentazioni nel castello dei duchi mentre Sancio affronta il proprio governatorato. E’ evidente pure l’evoluzione dei personaggi, con un rapporto più stretto fra i due principali: lo scudiero non segue più il padrone solo per avidità, mostrando via via una miscela di arguzia e ignoranza che gli serve per conquistare il centro della scena; il Don, da parte sua, non pare credere più così fanaticamente alle proprie fantasie, ma, per evitare di disilludersi, s’inventa i malevoli incantamenti di maghi dispettosi. Il che, al netto del sovrannaturale, è abbastanza vero perché tutti quanti sono impegnati a fingere per prenderlo in giro, lo facciano per affetto (Sancio con Dulcinea, i compaesani per riportarlo a casa) o per diletto (le arzigogolate burle dei duchi suddetti): il lento ritorno alla realtà rappresenta una rinuncia ai sogni e, malgrado essi abbiano un’origine di cui ci si può fare beffe, la loro assenza svuota talmente l’esistenza di Alonso Chisciano da non lasciargli altro che la morte. Si tratta dell’ennesima stratificazione dell’opera, rappresentando in filigrana la fine di un’epoca (e di un’epica) ormai soppiantata dalla prosaicità dell’età moderna. ( )
Bhè, non c'è molto da dire. E' scritto bene ma è molto noioso e ripetitivo. Per essere uno dei grandi classici pensavo fosse molto ma molto meglio. Le uniche cose positive, a parer mio, sono le varie storielle che vengono raccontate di tanto in tanto perchè rendono il libro meno ripetitivo. Amo leggere, è la mia passione e mai prima d'ora ho desiderato che un libro finisse in fretta. Mi dispiace dirlo ma il Don Chisciotte non mi ha entusiasmato per niente. ( )
Al Duca di Bejar. Marchese di Gibraleon, Conte di Benalcazar e Banares, Visconte del Borgo d'Alcocer, signore delle città di Capilla, Curiel e Burguillos.
Incipit
In un borgo della Mancia, di cui non voglio ricordarmi il nome, non molto tempo fa viveva un gentiluomo di quelli con lancia nella rastrelliera, scudo antico, ronzino magro e can da seguito.
Citazioni
«Lo stesso, vedi» proseguì Don Chisciotte «accade nella commedia e nelle faccende di questo mondo. Anche nel mondo alcuni fanno da imperatori, altri da pontefici, insomma tutte le parti che si possono introdurre in una commedia; ma arrivati in fondo, e cioè al termine della vita, a tutti la morte toglie di dosso le vesti che li rendevano differenti, e allora rimangono tutti eguali nella sepoltura». «Bellissimo paragone» disse Sancio «tuttavia non tanto nuovo, perché l'ho udito molte e diverse volte: come quell'altro del giuoco degli scacchi, che finché dura la partita, ogni pezzo ha una sua funzione particolare, ma quando il giuoco è terminato, vanno a finire tutti insieme mescolati a guasto in una borsa, come la vita va a finire nella sepoltura».
Ultime parole
....E così avrai fatto il tuo cristiano dovere consigliando il bene a chi ti vuol male; e io rimarrò fiero e soddisfatto d'essere stato il primo che abbia goduto intero il frutto dei suoi scritti come desideravo; poichè il mio desiderio non è stato altro che quello di far venire in uggia alla gente le false e stravaganti favole dei libri cavallereschi, che in virtù della storia vera del mio Don Chisciotte già cominciano a zoppicare e finiranno certamente per cadere del tutto. Vale."
Edizione Integrale e compatta. Il "Don Chisciotte" #65533; generalmente riconosciuto come uno dei classici della cultura occidentale. Nata dall'immaginazione di Miguel de Cervantes, mentre era rinchiuso nel carcere di Siviglia, la storia del cavaliere errante impazzito per le troppe letture e del suo fido scudiero Sancho Panza, attraverso le strade della Mancha durante il regno di Filippo III di Spagna, induce a percorrere un itinerario al tempo stesso cavalleresco, etico, letterario, sociale, sentimentale. Riportata in questa edizione in versione integrale in volume unico, fu pubblicata inizialmente in due volumi a dieci anni di distanza l'uno dall'altro: il primo nel 1605, il secondo nel 1615. Questo libro fa parte della collezione QEM Classic in formato cartaceo disponibile su Amazon. Gli eBooks QEM Classic sono forniti con INDICE NAVIGABILE per agevolare la lettura.
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Descrizione del libro
"Alcuni libri devono essere gustati, altri masticati e digeriti, vale a dire che alcuni libri vanno letti solo in parte, altri senza curiosità, e altri per intero, con diligenza ed attenzione. Alcuni libri possono essere letti da altri e se ne possono fare degli estratti, ma ciò riguarderebbe solo argomenti di scarsa importanza o di libri secondari perché altrimenti i libri sintetizzati sono come l’acqua distillata, evanescente. La lettura completa la formazione di un uomo; il parlare lo fa abile, e la scrittura lo trasforma in un uomo preciso. E, pertanto, se un uomo scrive poco, deve avere una grande memoria, se parla poco ha bisogno di uno spirito arguto; se legge poco deve avere bisogno di molta astuzia in modo da far sembrare di sapere quello che non sa. Le storie fanno gli uomini saggi; i poeti arguti; la matematica sottile; la filosofia naturale profondi; la logica e la retorica abili nella discussione". Questo libro va digerito ...
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"Alcuni libri devono essere gustati, altri masticati e digeriti, vale a dire che alcuni libri vanno letti solo in parte, altri senza curiosità, e altri per intero, con diligenza ed attenzione. Alcuni libri possono essere letti da altri e se ne possono fare degli estratti, ma ciò riguarderebbe solo argomenti di scarsa importanza o di libri secondari perché altrimenti i libri sintetizzati sono come l’acqua distillata, evanescente. La lettura completa la formazione di un uomo; il parlare lo fa abile, e la scrittura lo trasforma in un uomo preciso. E, pertanto, se un uomo scrive poco, deve avere una grande memoria, se parla poco ha bisogno di uno spirito arguto; se legge poco deve avere bisogno di molta astuzia in modo da far sembrare di sapere quello che non sa. Le storie fanno gli uomini saggi; i poeti arguti; la matematica sottile; la filosofia naturale profondi; la logica e la retorica abili nella discussione".
Don Chisciotte va digerito ... (