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Sto caricando le informazioni... L'abbazia di Northanger (1818)di Jane Austen
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Il primo romanzo compiuto di Jane Austen, ancora a metà fra le opere giovanili e quelle della maturità. I dialoghi brillanti e l'arguzia con cui tratteggia i personaggi, mettendone impietosamente alla berlina tutti i difetti e le debolezze, sono tipici dei suoi lavori più riusciti; ho notato però una mancanza di sottigliezza che dimostra come la sua arte dovesse ancora svilupparsi appieno. L'esempio più lampante è proprio la protagonista: Catherine non ha nulla della complessità delle eroine dei romanzi sucessivi, è una ragazzina ingenua (fin troppo) e tale resterà fino alla fine del romanzo, più uno strumento funzionale alla trama che un personaggio a tutto tondo. Non ci sono sottintesi in quest'opera, è tutto alla luce del sole: gli intenti parodistici sono esplicitati chiaramente in più di un' occasione, e molto spesso è l'autrice che interviene nelle sue pagine, invece di lasciare che i personaggi parlino per lei. La trama quindi viene messa in secondo piano per lasciare spazio alla satira, e ne risulta un romanzo molto divertente ma con poca intensità emotiva. Alla luce di queste osservazioni è chiaro che per me il libro è ben lontano dai fasti dei successivi, ma si tratta pur sempre di un romanzo di pregio, con quello stile impeccabile e vivace così tipico della Austen. http://lettureedintorni.blogspot.it/2015/10/northanger-abbey-jane-austen.html Si avvicina la conclusione del mio percorso annuale con Jane Austen e so già che mi mancherà. Questa è la penultima tappa: insolitamente breve e insolita anche per altri aspetti. Northanger Abbey si discosta un po' dagli altri romanzi di Jane Auten, pur mantenendo le caratteristiche che rendono unica questa autrice. Il tono fresco, brioso e ironico, la struttura perfetta e il linguaggio cristallino. Cos'ha di diverso? In qualche modo è un metaromanzo, nel senso che parodiando i romanzi gotici, e dicendo al lettore come una certa vicenda sarebbe narrata o un certo personaggio sarebbe descitto in un romanzo gotico, Jane Austen ci mostra esattamente cosa non bisogna fare per non cadere nel ridicolo e come invece procedere per ottenere una narrazione realistica. Considerando quanto poco sappiamo della vita dell'autrice e del suo lavoro "dietro le quinte" è anche da considerarsi una preziosa testimonianza. I tempi dei diari delle scrittrici (mi vengono in mente la Plath o la mia cara Virginia Woolf) dai quali possiamo spiare il loro modo di procedere, le loro riflessioni sulla lingua, la lettura e la scrittura sono ancora lontani da venire! Nel romanzo l'autrice si lancia anche nella difesa appassionata del romanzo come genere, lascio a lei la parola: "Sebbene la nostra produzione abbia offerto autentico piacere più della produzione di ogni altra corporazione letteraria, nessun'altra opera letteraria è stata tanto maltrattata. Per orgoglio, ignoranza o rispetto della moda i nostri nemici sono tanti quanti i nostri lettori. (...) sembra vi sia il desiderio quasi generale di denigrare l'abilità e sottovalutare il lavoro del romanziere, e di trattare come cosa dappoco quelle opere che a ben riflettere hanno dalla loro soltanto il genio, lo spirito e il buon gusto. (...) un'opera nella quale si dispiegano i maggiori poteri della mente, nella quale la più profonda conoscenza della natura umana, la più felice descrizione delle sue varietà, il più vivo effondersi di spirito e umorismo vengono espressi nel linguaggio migliore." Si poteva dirlo meglio?! E ora la storia: Catherine Morland sembra essere l'antieroina per eccellenza. Provvista dalla natura di una comune bellezza e di una ancor più comune intelligenza, è una ragazza di campagna, con solide radici e pochi grilli per la testa. Il suo viaggio a Bath e l'incontro con Isabella la introdurranno ad un mondo di più raffinati, o piuttosto artificiosi, usi e costumi e alla passione per i romanzi gotici. A controbilanciare il negativo influsso di Isabella sulla giovane, sarà l'amicizia di una coppia di fratelli, Henry e Eleanor Tilney che invitandola a soggiornare nella loro tenuta, l'Abbazia di Northanger, appunto, metteranno alla prova dapprima la sua impressionabilità e in seguito la sua forza di carattere. Chaterine uscirà da questa avventura più consapevole di sé e del mondo. In questo romanzo della Austen troviamo un'eroina diversa dalle altre: un personaggio lineare, un animo semplice. In Chaterine non c'è nulla del carattere anticonformista di Elizabeth Bennet, nulla del tormento di Marianne Dashwood o del rigore severo della sorella Eleanor, nulla della complessità di Emma. Chaterine è così come si presenta e come tutti possono vederla. Questo romanzo della Austen, forse più vicino ai romanzi giovanili che alle opere più mature, è un romanzo felice e fresco. Sempre godibile e perfetto (sono di parte, lo so), anche se forse meno raffinato degli altri. E questo è il massimo della critica che mi sento di muovere a Jane! Jane Austen, Northanger Abbey, Oscar Mondadori, Milano 1982. a sua insaputa Non essendo più la dodicenne che leggeva "Orgoglio e pregiudizio" non ho altre chiavi, per giudicare questo libro, se non quelle dell'ironia e sono sicura di non di non allontanarmi troppo dagli intenti della Austen. Catherine, delizioso personaggio, sembra sempre presa in eventi "a sua insaputa": la famiglia la spedisce a Bath con degli amici sperando probabilmente che nella passerella invernale delle fanciulle in fiore trovi un fidanzato senza accorgersene; trova invece un'amica tanto calorosa quanto scaltra e poco disinteressata nel volersi fidanzare con suo fratello, salvo poi fargli due conti in tasca e volgere le sue attenzioni e il suo cuore altrove; Catherine si innamora quietamente del primo uomo che le presentano e si ritrova cooptata come futura nuora da un imponente e collerico suocero che però ad un certo punto la caccia inspiegabilmente di casa. Happy end finale. Non si può non farsi conquistare dalla sprovvedutezza di questa protagonista la cui ingenuità è ad ogni occasione esaltata dal confronto con le manovre della temporanea futura cognata e del di lei vanesio fratello, dalla condiscendenza con cui l'oggetto del suo amore la valuta e la blandisce, da come il futuro suocero dapprima l'irretisca e poi la ripudi e da come la consolino i suoi improbabili genitori. Pura fiction, anche per l'epoca! L'abbazia di Northanger" è forse il romanzo meno conosciuto di Jane Austen: fu terminato nel 1803 e fu soggetto a molteplici e successive rivisitazioni da parte della scrittrice, tanto da essere pubblicato solo nel 1818, postumo. Si tratta, in verità, di uno scritto eterogeneo, che non possiede ancora la coesione propria dei capolavori successivi ma che, d'altro canto, mostra già una prosa rapida, scorrevole e sempre accattivante. Con la sua protagonista, un'anti-eroina elevata spesso a ruolo d'eroina, il romanzo vuole essere una parodia del genere gotico, molto in voga nella seconda metà del XVIII secolo e che raggiunse la sua pienezza con la figura di Ann Radcliffe, col suo romanzo "The Misteries of Udolpho" (1794). Il risultato di questa voluta operazione parodica è un romanzo che, specie se si ha presente il testo di riferimento, risulta a tratti assolutamente esilarante. Appartiene alle Collane Editoriali — 28 altro Everyman's Library (25) Flipback (Classics 3) insel taschenbuch (931) I Libri dell'Unità (Illusioni e Fantasmi, 5) The Novel Library (24) Penguin Clothbound Classics (2011) Penguin English Library, 2012 series (2012-11) Superbur: Classici (173) Virago Modern Classics (346) È contenuto inŒuvres romanesques complètes I, II di Jane Austen (indirettamente) The Cambridge Edition of the Works of Jane Austen (9 Volume Hardback Set) di Jane Austen (indirettamente) È rinarrato inHa un sequel (non seriale)Ha l'adattamentoÈ riassunto inÈ una parodia diÈ parodiato inRiceve una risposta inÈ ispirato aHa ispiratoHa come supplementoHa come commento al testoHa come guida per lo studente
"Northanger Abbey" fu il primo romanzo di Jane Austen ad essere pubblicato anche se in precedenza erano già state stese delle versioni di "Orgoglio e Pregiudizio" e di "Ragione e Sentimento". Il suo titolo originario, "Susan" (nome della protagonista che fu poi mutato in Catherine) fu rivisto per la stampa dalla Austen nel 1803, e venduto ad un editore che decise poi di non pubblicarlo. Nel 1816, il manoscritto fu ricomprato dal fratello dell'autrice (Henry) per la stessa cifra (dieci sterline) per cui era stato venduto, e l'editore fu ben contento di rivenderlo, senza sapere che la sua autrice era la stessa che aveva già pubblicato quattro romanzi di successo (che erano state pubblicate sotto anonimato, come tutti i romanzi della Austen). La revisione finale della Austen avvenne dunque nel 1816, ma Jane morì l'anno dopo, e il romanzo fu pubblicato postumo, col titolo deciso probabilmente dal fratello, insieme all'altro romanzo postumo "Persuasion", in un set di quattro volumi complessivi. Il libro è fondamentalmente una parodia dei romanzi gotici, tant'è che viene spesso citato "Il castello di Udolfo" di Ann Radcliffe, e che viene esposto esplicitamente il punto di vista dell'autrice al riguardo. Si può immaginare che quest'opera fosse intesa come umoristica per rallegrare le riunioni familiari; è considerato il più leggero dei suoi lavori. La disinvoltura, inoltre, con cui l'autrice parla direttamente al lettore in modo confidenziale ci fa conoscere il pensiero dell'autrice a quei tempi, che purtroppo non può essere desunto dalle sue lettere private, bruciate dopo la sua morte. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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