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Sto caricando le informazioni... Il circolo Pickwickdi Charles Dickens
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Incipit: Il primo raggio di luce che illumina le tenebre e trasforma in uno splendore abbagliante l'oscurità che ravvolge gli inizi della carriera pubblica dell'immortale Pickwick trae origine dalla lettura del seguente documento che l'estensore di queste memorie ha il grandissimo piacere di presentare al lettore quale prova della grande cura, della instancabile diligenza e del sottile discernimento con cui egli ha condotto le ricerche tra i molteplici documenti a lui affidati. Questo inizio prende in giro il linguaggio un po' "trombonesco", da accademici, che caratterizza i verbali del Circolo e lo stesso Pickwick. E' un romanzo "di personaggi", più che di intreccio: sono loro, le loro caratteristiche, il loro modo di gestire gli avvenimenti al centro del romanzo. Ci sono ben 82 personaggi, in larga parte maschili, più altri 16 presenti nei racconti inseriti nel testo e presentati da alcuni dei personaggi. Naturalmente il protagonista è Samuel Pickwick, che, nel corso della storia, cambia notevolmente e da "trombone", un po' inetto e ingenuo, spesso vittima di disavventure ridicole, diventa, nella seconda parte del racconto (in particolare dopo il processo e l'incarcerazione) un uomo saggio e generoso. Soprattutto è il suo rapportano il suo servitore Samuel Weller (Sam), che lo rende vivo e interessante. Credo che proprio Sam, che con Pickwick forma una coppia unita fino alfine, sia il secondo personaggio più vivo e anche divertente. Il suo modo di esprimersi con frasi surreali lo caratterizza e diventa il fido scudiero del protagonista (Don Chisciotte e Sancho Panza?). Non a caso, riferendosi al linguaggio di Sam, si parla di "wellerismi", tra i quali, per rendere l'idea: "Contentissimo di vedervi, proprio di cuore, e mi auguro che la nostra conoscenza durerà un pezzo, come disse quel tal signore al biglietto da cinque sterline" oppure "Addoloratissimo di recare un qualunque disturbo, come disse il brigante alla vecchia signora quando la mise sul fuoco". Poi ci sono gli altri pickwickiani: Snodgrass, Tupaman e Winkler che hanno un ruolo importante soprattutto nelle prima parte, dove prevalgono una serie di avventure picaresche. Anche loro, tuttavia, sembrano evolvere e maturare nel corso della storia e, da "sempliciotti", un po' tordi, acquistano poi un maggior spessore e una maggiore autonomia nella parte finale. Il racconto si svolge in varie località dell'Inghilterra, circa nella prima metà dell'Ottocento, E' un libro di avventure? Anche, ma sono avventure "cittadine", all'interno della società inglese di quel tempo. C'è una notevole ironia, talvolta molto divertente, rivolta verso i diversi ambienti sociali: il mondo dei tribunali e degli avvocati, quello dei giornalisti, il mondo borghese, quello dei medici, l'ambiente delle vedove bigotte e a caccia di matrimoni. Ci sono anche aspetti più seri. come la descrizione del mondo carcerario, nel quale Pickwick viene a trovarsi, per il suo rifiuto di pagare il debito, dopo la rocambolesca vicenda giudiziaria. Esilarante e meraviglioso è il capitolo riguardante il processo (cap. 34), nel quale l'accusa imputa a Pickwick di aver ingannato la sua padrona di casa, la vedova Bardell, con una falsa promessa di matrimonio: — Ed ora, o signori, un’altra sola parola. Due lettere son passate fra le parti, lettere che si ammette essere vergate di mano del convenuto, lettere che valgono intieri volumi. Queste lettere inoltre rivelano, o signori, l’indole dell’uomo. Non sono già franche, ardenti, eloquenti, non spiranti altro che affetto. Sono invece coperte, subdole, equivoche, ma per buona sorte molto più concludenti che se fossero distese nel più colorito linguaggio e nella più immaginosa forma poetica — lettere che vanno esaminate con occhio cauto e sospettoso — lettere che furono scritte evidentemente col segreto disegno di deludere ogni altra persona nelle cui mani potessero per avventura cadere. Lasciate che io legga la prima: "Garraway, mezzogiorno — Cara signora Bardell — Costolette e salsa di pomodoro. Vostro, Pickwick." Signori, che vuol dir ciò? Costolette e salsa di pomodoro. Vostro, Pickwick! Costolette! giusto cielo! e salsa di pomodoro! E deve, o signori, la felicità di una donna sensibile e confidente esser presa a giuoco con artifici così bassi e volgari? L’altra lettera non porta alcuna data, il che per sè stesso costituisce elemento di sospetto. "Cara signora Bardell. — Non sarò a casa prima di domani. Ritardo della diligenza." E segue subito dopo questa notevolissima espressione: "Non vi date pensiero dello scaldaletto." Lo scaldaletto! E chi è, o signori, che si dà pensiero d’uno scaldaletto? quando mai la tranquillità di spirito di un uomo o di una donna fu turbata o distrutta da uno scaldaletto, che è per sè stesso un innocuo, utile ed aggiungerò, o signori, un gradito arnese domestico? Perchè si prega con tanto calore la signora Bardell di non darsi pensiero di questo scaldaletto, se non per fare una evidente allusione ad un fuoco nascosto — se non per sostituire qualche parola tenera o qualche promessa, secondo un sistema convenzionale di corrispondenza, artifiziosamente escogitato da questo Pickwick in previsione di un disegnato abbandono e che io non sono in grado di spiegare? Sono queste le parti migliori del romanzo, ma nonostante ci sia della discontinuità. dovuta al fatto che la storia è stata pubblicata a puntate, nel complesso il libro è coinvolgente e riesce a tener desta l'attenzione dei lettori, nonostante che non ci siano fatti o avvenimenti clamorosi e che le "avventure" siano relativamente banali. Ma è ai personaggi che ci si affeziona. Chissà perché, leggendo questo libro, mi sono venuti alla mente i quadri di Hogarth, un famoso pittore inglese del primo Settecento, che descriveva, com molta ironia, scene di vita della società del suo tempo. Periodi diversi, ma uno sguardo simile. Pensando a Dickens, la mente corre subito a ragazzini sfruttati sotto i cieli resi di piombo dai fumi della rivoluzione industriale o a vecchi spilorci che tengono al gelo gli impiegati anche se fuori infuria una bufera di neve, così che la lettura di questo libro sorprende non poco. La cupezza è riservata quasi in esclusiva ai brevi racconti a sè stanti narrati da qualche personaggio, tra ubriaconi indebitati su tragici letti di morte e tocchi di sovrannaturale sovente punitivo come capita al misantropo alle prese con i folletti la notte di Natale (ricorda niente?), mentre le istanze sociali sono sì presenti, ma trattate in modo assai più leggero: al riguardo, il fulcro sta nella trattazione - in parte autobiografica - di tutto quanto concerne la prigione per debiti, ma la vera novità è che fra queste pagine ottengono un grandissimo spazio le classi più umili – il proletariato, si sarebbe detto una volta – dalle cui fila proviene la figura che fa svoltare il romanzo. L’entrata in scena di Sam Weller in compagnia dei suoi stravaganti giochi di parole va di pari passo con il desiderio dello scrittore di liberarsi del troppo schematico canovaccio iniziale: alcuni componenti di un club londinese girano l’Inghilterra per conoscerne usi e consumi, ma sono vittime della loro imbranatezza. La vicenda, uscita a puntate con l’accompagnamento di incisioni, è infatti alla base di sequenze comiche alla Stanlio e Ollio – i signori Tupman e Winkle a caccia, il faro della loro esistenza Pickwick, in carriola per il mal di schiena, che si ubriaca – ma alla lunga corre il rischio di mostrare la corda, così Dickens pensa decide di affiancare a Pickwick l’arguto servitore Sam e comincia a far evolvere il personaggio eponimo, regalandogli via via quell’empatia che lo porta dal vedere solo se stesso al preoccuparsi con sincerità del prossimo fino a viverne di riflesso la felicità. Tale metamorfosi si sviluppa attraverso le quasi mille pagine del romanzo, delle quali nessuna si può dire che annoi: viaggi (perlopiù scomodi) in carrozza lungo strade bianche o infangate, osterie e alberghi di ogni livello, mangiate e bevute sempre in abbondanza tra birra forte che innaffia cosciotti di montone prima dell’immancabile brandy diluito in acqua calda, soprattutto una serie di figure a volte abbozzate, a volte più a tutto tondo ma ogni volta colte nell’umanità dei loro pregi e (molti) difetti. Si possono citare l’indovinato Jingle dalla parlata a scatti – forse abbandonato troppo presto – oppure le vedove ossessionate dalla caccia a un marito o ancora l’omerica figura di Weller padre e, attraverso di lui, una sorta di epica del conduttore di diligenze. L’insieme delle loro vicende disegna con precisione la fisionomia dell’Inghilterra di primo Ottocento, lanciata verso il futuro, ma allo stesso tempo profondamente provinciale e, in molti aspetti, arretrata: l’esilarante diatriba politica tra Blu e Bigi a colpi di articoli di giornale si alterna all’acre ironia riservata all’amministrazione della giustizia e, in special modo, all’avida confraternita degli avvocati. Ci sono poi gli intrecci amorosi con annesse beffe, preti gaudenti, medici ubriaconi ma tanto simpatici e un ragazzo grasso che si addormenta di continuo: insomma una sarabanda continua in cui a volte si smarrisce il filo logico, ma che tiene desta l’attenzione con ininterrotte trovate e richiami a questa o quella parte del libro. A patto di lasciarsi andare e se non si patiscono le divagazioni, il romanzo ha l’ammirevole capacità di sollevare l’animo e, allo stesso tempo, trasporta il lettore in una società che, seppur non siano trascorsi millenni, grazie all’attenta descrizione di usi e costumi (incluso l’abbigliamento), finisce per apparire quasi aliena. Appartiene alle Collane EditorialiGli Adelphi [Adelphi] (120) Collins Classics (38) — 28 altro Everyman's Library (235) insel taschenbuch (896) Latitud Nord (4) Modern Library (204) Mästarna (12) Penguin English Library, 2012 series (2012-12) Prisma Klassieken (26) A tot vent (154) È contenuto inGesammelte Werke. Die Pickwickier, Nikals Nickleby, Martin Chuzzlewit, Oliver Twist, Weihnachtsgeschichten, Bleakhaus, David Copperfield di Charles Dickens ContieneHa l'adattamentoÈ riassunto inHa come commento al testoHa come guida per lo studenteElenchi di rilievo
Classic Literature.
Fiction.
HTML: The Pickwick Papers was Dickens' first published novel and the first ever publishing phenomenon with illegal copies, theatrical performances and merchandise. It follows the travels of Mr Pickwick and the Pickwick Club through the English countryside, and is made up of Dickens' usual array of exaggerated, comic characters. The various adventures and encounters are loosely related, suiting the serial format in which the novel was first published. .Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)823.8Literature English English fiction Victorian period 1837-1900Classificazione LCVotoMedia:
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Dickens con gli anni è diventato uno dei miei romanzieri preferiti, impeccabile, denso e drammatico nel descrivere le miserie e i dolori del suo tempo, con qualche sprazzo di gioie e splendori, ma, per me è sempre rimasto, come Hugo per la parte francese, lo scrittore della denuncia sociale e di una certa ineluttabile tristezza.
L’unico romanzo letto più e più volte è stato “La piccola Dorrit”, mentre “David Copperfield”, “Nicholas Nickleby” e i “Canti di natale” una volta chiusi non ho mai più avuto voglia di riaprirli; “Pickwick” restava da parte, con la sua aurea di monumentale complicazione.
E invece è un libro delizioso, ironico, umoristico ed estremamente godibile, che fin dall’inizio mi ha tanto ricordato “Tre uomini in barca”; per la sua stessa natura (pubblicazione in dispense mensili durante più di un anno) non ha un corpus unico ma segue le “avventure” – anche un po’ slegate - degli stessi personaggi (un gruppo di amici all’esplorazione della campagna londinese) , che via via si arricchiscono di amicizie, inimicizie e complicazioni. È un viaggio nella vita quotidiana inglese dell’800, dove il gioco narrativo racchiude parossisticamente tutti gli stereotipi della vita e della società dell’epoca: padroni e servitori, ingenui e truffatori, vecchie zitelle e giovani educande, seduttori e galantuomini, deboli dileggiati o riscattati, servette, curati, politici, giornalisti, amori galanti e azzeccagarbugli disonesti… il tutto raccontato con vena umoristica e leggera e un certo paternalismo di fondo.
L’ombra del carcere e delle ingiustizie, onnipresente nella produzione dickensiana, arriva anche qui a stringere alla gola e a rendere il racconto più organico e davvero più simile a un romanzo: il protagonista matura e perde la scanzonatezza, divenendo più terreno e reale, recuperando poi la suo bonomia.
Di sicuro, per quanto divertente, non è un testo attuale e bisogna approcciarlo con un minimo di conoscenza degli usi e costumi del periodo e non aspettarsi mirabilie: se non si è più che ben disposti potrebbe pure risultare noioso.
Io me lo sono goduto, perché dico sempre che, se potessi scegliere, vorrei provare a vivere nell’’800 inglese o della East Coast americana. Da benestante, si capisce… ma con la fortuna che ho di sicuro nascerei cameriera o lavandaia!