Will Eisner (1917–2005)

Riprendo Eisner in mano per una lettura impegnativa, la storia segreta dei protocolli dei savi di Sion. Non è una storia inventata, ma tutta realtà. O meglio falsità, come i protocolli stessi. Infatti, direi narra la leggenda, appositamente creata, esisteva un complotto sionista per rovesciare le sorti del mondo, piegandole agli interessi degli ebrei. Appositamente creata in quanto si tratta di un falso storico, la storia nasce nella Russia degli zar e va avanti nel tempo e nello spazio; ma un ebreo nemico fa sempre comodo. Ed alla fine, come si dice, la menzogna è un venticello. E non basta dimostrare la falsità dei documenti per evitare che le congetture diventino realtà. Passiamo al fumetto. Eisner è un grandissimo; e non è una novità. Cimentarsi con una storia vera, così complessa non è certo semplice. Ma la qualità dell’autore è straordinaria e ne esce un albo perfetto. Dove la storia si coniuga alla fantasia.

Recensione del 19 11 2020
I protocolli di Sion sono uno dei pilastri culturali su cui vari regimi, negli anni, hanno costruito il proprio consenso attraverso l’odio verso gli ebrei. Una serie di approfondimenti da parte di giornalisti e di storici, in particolare di Micheil Lepekhine, hanno consentito di ricostruire la storia di questo enorme falso storico, costruito da Mathieu Glovinskii sulla scorta del “dialogo tra Machiavelli e Montesquieu” di Maurice Joly. L’incredibile diffusione dei protocolli di Sion deriva dalle opportunità che le teorie complottistiche danno ai governi di individuare un nemico facile da identificare e combattere. Il lavoro di Eisner, ben introdotto da Umberto Eco, è al solito stratosferico, nonostante la differenza di registro con i suoi precedenti capolavori. Lo stile non è il solito, perché il tema non è solito, l’irriverente autore si trasforma in storico, anche se con piglio divulgativo ma lo fa con la consueta eleganza. Con un testo importante perché aiuta a comprendere quanto un falso possa oggi, ad oltre un secolo di distanza dalla prima pubblicazione e nonostante la dimostrazione scientifica della inconsistenza storica dei contenuti, ancora essere diffusa da personalità di primissimo piano della politica internazionale per imputare agli ebrei un altro, l’ennesimo, complotto.… (altro)

Eisner ha vissuto le guerre degli Stati Uniti della seconda metà del secolo da collaboratore dell’esercito. Infatti, curava Ps magazine, un manuale tecnico a fumetti per la manutenzione delle attrezzature dell’esercito. Conosceva, quindi, le basi militari in Corea, in Vietnam, in Birmania. E con la sua consueta maestria nel rendere le storie delle persone con la sensibilità di un grandissimo artista ha proposto in questo albo, uscito postumo in Italia, alcuni flash della memoria. Storie brevi, istantanee, poche battute, ma dense di significato; non c’è l’intelaiatura della sceneggiatura de “Il contratto con Dio”, le storie iniziano e finiscono con poche vignette; ma sono sei piccole, grandi storie: un ufficiale che ha sempre operato nelle retrovie e nell’ultimo giorno di arruolamento rischia di morire in un attacco a sorpresa; un soldato che piange insieme ad una bottiglia la morte del figlio in un agguato; un soldato che ha perso la mano a seguito di una bomba messa sotto al letto da una vietnamita con cui ha passato la notte; un uomo insoddisfatto che mentre fa il turno di vedetta ricorda gli episodi di caccia con il padre; un soldato omossessuale che la domenica beve e chiede di essere trasferito in prima linea e viene coperto dai compagni; e l’incantevole storia di un marines grande e grosso che il pomeriggio va a fare giocare in bambini in un orfanatrofio in Corea. Sei storia alla Eisner; e non c’è nulla da aggiungere.… (altro)

Mi sono avvicinato a Spirit con un percorso inverso; infatti ho conosciuto Will Eisner partendo dalle graphic novel; tanti anni fa comprai New York e schioccò una scintilla d’amore che mi ha portato a leggere tutta l’opera di Eisner successiva a ps magazine. Con Spirit ho sempre cincischiato, preso tempo, il timore, diciamoci la verità, era rimanere deluso da un super eroe anti litteram. E invece no, le qualità di Eisner erano evidenti sin dall’inizio, le qualità artistiche dell’autore newyorchese si sono immediatamente espresse su livelli altissimi. Anzitutto Spirit non è un super eroe americano, ma un uomo americano, perfetto soggetto per le rappresentazioni di Will Eisner. Tutti lo credono morto, ad eccezione del commissario Dolan, che conosce la vera storia; Danny Colt è stato immerso in un liquido dello scienziato criminale Cobra che ha provocato solo una finta morte; si, ma il collegamento con le successive saghe dei supereroi Dc e Marvel finisce qui. Spirit non ha super poteri, noccioline segrete, nulla dei ragni e non teme la kriptonite; è un americano. Le invenzioni stilistiche di Eisner che iniziano dal titolo della testata, ogni volta rappresentata con modalità diverse, creano, quindi, un mondo, quello di Spirit, che avvia un percorso nuovo per tutto il fumetto, ma che è talmente personale che si ferma a Spirit stesso. E ora mi tocca approfondire, in questo albo sono proposte solo alcune delle storie della serie, un’antologia dei primi sei anni di produzione.… (altro)

Nel lungo e prolifico artistico di Will Eisner esiste un periodo intermedio che si colloca tra “Spirit” e l’inizio delle produzioni delle opere che diedero l’avvio alla storia delle graphic novel. Un periodo lungo nel quale l’autore newyorchese si occupò di una rivista dell’esercito americano, Ps magazine; una rivista tecnica che aveva ad oggetto la manutenzione dell’equipaggiamento militare, dal funzionamento dei motori dei carri armati alle modalità di pulizia dei fucili. La pubblicazione iniziò al termine della seconda guerra mondiale e ebbe grande diffusione in Corea e in Vietnam. Emblematica la frase che campeggia su ogni numero della rivista: “abbiamo il migliore equipaggiamento del mondo: trattatelo bene”; evidente la consapevolezza dell’esercito americano della necessità di tirare su il morale dell’esercito, evidenziando la qualità del supporto alle truppe in prima linea; e, non a caso, la rivista si arricchiva della presenza di una bellissima donna, Connie Rodd. Il manuale di manutenzione preventiva era chiaramente uno strumento di comunicazione dello stato maggiore con i soldati; erano previste lettere, domande, risposte. La logica era quella di garantire una buona manutenzione della strumentazione, evitando sprechi e errori. In questa prospettiva il lavoro di Will Eisner, oltre a rappresentare un necessario approfondimento per chi vuole conoscere il percorso dell’autore è un interessante spaccato di storia contemporanea. Merito alla Bao di aver proposto un lavoro sicuramente di nicchia, ma interessante sia per l’amante del fumetto che per l’appassionato di storia.… (altro)