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Sto caricando le informazioni... Guerra e pace (1869)di Leo Tolstoy
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![]() Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. vol. III "Guerra e pace"di Leone Tolstoi Biblioteca Moderna Mondadori, 3a edizione 1951 volume primo pagg 416 volume secondo pagg 444 volume terzo pagg 475 volume quarto pagg 413 totale pagg. 1748 (buttatti sulle pagine, dicono...) un'impresa titanica, e per me un percorso personale: i libri, del 1951, erano di mio nonno materno, che non ho mai conosciuto e che è morto nel 1952, non so nemmeno se ha finito di leggerlo, infatti il IV tomo è praticamente intonso (e ciò mi ha fatto molta impressione) Come commentare "Guerra e Pace"? Sinceramente non so: come ho detto nelle impressioni spicciole di lettura, c'è il mondo dentro. Quel che ho capito è che noi oggi lo leggiamo come un romanzo mentre Tolstoj voleva scrivere un saggio e le storie dei Besuchov, dei Rostov e dei Bolkonskj per lui sono state solo uno strumento per analisi storiche, politiche, filosofiche e morali Guerra e pace è considerato il libro-mattone per eccellenza, sinonimo di pesantezza e prolissità. Con questi pregiudizi in mente mi sono approcciata al romanzo con timore quasi reverenziale, ma quello che mi sono trovata davanti è stato un libro profondo, ma non difficile; imponente, ma non verboso. E' un'opera monumentale, densa di riflessioni sulla storia, sulla natura degli uomini e sul destino dei popoli, ma allo stesso tempo i personaggi sono vividi e le loro vicende appassionanti: seguiamo il principe Andrej sui campi di battaglia, facciamo nostri i dubbi di Pierre, palpitiamo insieme a Natasha al suo primo ballo. Guerra e pace è molto più di un romanzo e sarebbe riduttivo giudicarlo solo come tale: è un'epopea, un trattato di storia, ma soprattutto una dichiarazione d'amore viscerale alla Russia, ad un popolo grande nella sua semplicità, che col suo spirito indomito è riuscito nell'impresa che non è riuscita all'esercito dello zar, ossia sconfiggere Napoleone. Naturalmente su quasi 1500 pagine è normale ci siano cose che ho apprezzato meno di altre: ad esempio le riflessioni dell'autore non sempre le ho trovate condivisibili, e le 30 pagine finali dell'epilogo forse sono un po' troppo tecniche ed a mio modesto parere non aggiungono nulla all'opera, ma nel complesso è stata una lettura che mi ha arricchito e che lascerà il segno. Non si può negare che la mole e la fama inducano timore, eppure questo è un libro dal quale è facile farsi avvolgere, trascinati dalla scrittura leggera e non di rado arguta (almeno per quanto riguarda la parte narrativa) in un mondo lontano abitato da personaggi che vengono raccontati esprimendo un’umanità tale che è impossibile rimanere insensibili ai loro destini. Un simile coinvolgimento riesce a rendere minima la seccatura dei dialoghi in francese – la lingua della aristocrazia russa del tempo che costringe spesso a correre alle traduzioni poste a fondo volume – e in pratica a ignorare quelli che altrove sarebbero difetti, come i personaggi abbandonati quando non servono più (la signorina Bourienne, Vera Rostova e il marito Berg, i Drubeckoj, il caso macroscopico di Héléne Bezuchova) oppure le forzate coincidenze che iniziano a contraddistinguere molte svolte mentre ci si avvicina alla conclusione. Lo scrittore dipinge così un grande affresco che rievoca un passato per lui recente, intrecciando le vicende di alcune famiglie della piccola e media nobiltà (i cui componenti riecheggiano sovente i consanguinei dell’autore) sullo sfondo dei tragici avvenimenti che contrassegnano le guerre napoleoniche di principio Ottocento raggiungendo il proprio apice e l’inizio della propria fine nella presa di Mosca. Nei libri iniziali, c’è una netta distinzione tra le parti dedicate al fiume tranquillo della vita quotidiana e alla concitazione dei campi di battaglia: nel prosieguo, al contrario, i due aspetti si alternano in modo più dinamico man mano che gli eventi bellici si avvicinano fino a toccare l’esistenza dei protagonisti. Il complesso contribuisce a creare una tensione crescente che neppure le pedanti dissertazioni sulla storia riescono a rovinare: da un certo punto in poi, difatti, Tolstòj si fissa sull’esigenza di dimostrare la sua teoria sull’ineluttabilità degli accadimenti nei confronti delle azioni del singolo, sia pure egli Napoleone o la zar, e alcuni capitoli, per non parlare del secondo epilogo, finiscono per risultare avulsi dal resto oltre che pesanti da digerire. Si tratta però, sebbene l’autore la pensasse in maniera diversa, di un aspetto secondario al confronto della vera forza del romanzo che sta nella costruzione di psicologie a tutto tondo che vengono definite più attraverso l’azione che la riflessione: prendono vita per questa via persone con i loro pregi e i loro difetti in una galleria di ‘gente comune’ da cui sono banditi ogni protagonismo o elevazione al disopra del gruppo. Il discorso vale per le figure minori, tra le quali spicca il ‘buon contadino’ Platon Karataev, come per le molte principali, tutte impegnate alla ricerca di un senso della vita che solo le incombenze della vita stessa finiranno per fornire: gli idealismi di Andrej, i tormenti più terra-terra di Nikolaj, la tortuosa vicenda umana di Pierre (ovvero ‘anche i soldi non danno la felicità’), l’ingenuo entusiasmo di Nataša e l’atteggiamento sottomesso di Maria trasformati dallo scorrere del tempo sono solo gli esempi più in evidenza, giacchè una volta iniziato l’elenco si rischierebbe di non vederne la fine. All’inizio i caratteri preminenti sono adolescenti o poco più alle prese con una generazione di padri assai poco accomodante (solo l’amabile ma debole conte Rostov fa da contrappeso ai dispotici vegliardi Bezuchov e Bolkonskij) mentre in conclusione abbiamo di fronte degli adulti intenti a discutere il futuro proprio e del proprio mondo: in mezzo ci sono amori fortunati e sfortunati (o semplicemente rubati), incroci sentimentali, personaggi arrivisti o arroganti, ricevimenti e lunghi viaggi per le campagne dominate ancora dalla servitù della gleba nonché un imponente numero di scene madri distribuite con una certa equanimità. Le morti di giovani e vecchi, la rivolta dei contadini, Pierre nella Mosca invasa tra incendi e fucilazioni fanno parte di una ben più lunga lista, affiancati peraltro da alcuni ‘larghi’ di pari efficacia, come la vacanza in campagna, natalizia e innevata, dei ragazzi Rostov oppure il lungo episodio della caccia; a fare da contrasto, vi sono le grandi scene di massa delle battaglie di Austerlitz e Borodino, con la dolente umanità dei soldati sacrificata alla trombonaggine della maggior parte dei loro comandanti, con quasi la sola eccezione di Kutuzov, impegnato a navigare sottotraccia affinchè gli eventi lavorino per lui. Nella narrazione dell’invasione del 1812 si avverte più di un pizzico di orgoglio nazionalistico, ma il giudizio sulla guerra rimane netto: l’impressione è però che ciò che importa davvero a Tolstòj siano gli esseri umani, le loro interazioni e il loro sviluppo (o non-sviluppo) spirituale, argomenti qui analizzati con una profondità e una vastità difficile da trovare altrove senza che questo vada mai a scapito del piacere di raccontare.
The title Tolstoy finally settled on was taken from the political theorist Pierre-Joseph Proudhorn's book La Guerre et L Paix (1861) a title which means what it says and no more. But when Tolstoy completed and published the final version of his novel Voyna i mir in 1869, the word mir carried a number of connotations and meanings, including a slightly obsolete one referring to society, mankind. In this case the word could mean, roughly speaking, humanity. Tolstoy's novel is concerned not merely with war and the cessation of war, it is about human beings, for whom war is a vast muddle, which is the curse of society. It is about the triumph of the human spirit in time of war; and the side that wins the war is the side that displays the stronger spirit. Natasha's dance and Andrey's sudden understanding of what matters are triumphant leaps of the human spirit; each results in an inner joy, a peace. The novel is not just a masterclass in fiction, Ms Li believes, but a remedy for distress. At the most difficult times in her life, she says, she has turned to it again and again, reassured by its “solidity” in the face of uncertainty. I had it on my desk for about a year, and now I've given up and put it back on the shelf. Tolstoy’s singular genius is to be able to take the torrent of conscious experience and master it. There are countless moments in the book where this happens ... Appartiene alle Collane Editoriali — 20 altro Great Books of the Western World (Volume 51) Modern Library Giant (G1) La nostra biblioteca Edipem (65-66-67) Os Grandes Romances Históricos (21-24) Penguin Clothbound Classics (2016) È contenuto inGreat Books of the Western World [64-volume set] di Robert Maynard Hutchins (indirettamente) Great Books Of The Western World - 54 Volume Set, Incl. 10 Vols of Great Ideas Program & 10 Volumes Gateway To Great Books di Robert Maynard Hutchins (indirettamente) GREAT BOOKS OF THE WESTERN WORLD--54 Volumes 27 volumes 1961-1987 GREAT IDEAS TODAY (Yearbooks) 10 volumes GATEWAY TO THE GREAT BOOKS 10 volumes GREAT IDEAS PROGRAM. Total 101 Volumes. di Robert Maynard Hutchins (indirettamente) I capolavori: Anna Karenina - Guerra e pace - La morte di Ivan Il'ič - Resurrezione - La sonata a Kreutzer e altri racconti di Lev Tolstoj International Collector's Library Classics 19 volumes: Crime & Punishment; Twenty Thousand Leagues Under the Sea; Mysterious Island; Magic Mountain; Around the World in 80 Days; Count of Monte Cristo; Camille; Quo Vadis; Hunchback of Notre Dame; Nana; Scaramouche; Pinocchio; Fernande; War and Peace; The Egyptian; From the Earth to the Moon; Candide; Treasure of Sierra Madre; Siddhartha/Steppenwolf di Jules Verne ContieneHa l'adattamentoÈ riassunto inHa come supplementoHa come commento al testoHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiГолямото четене (33) DistinctionsNotable Lists
"Guerra e pace", certamente il capolavoro di Tolstoj, è, come ha scritto Ettore Lo Gatto, "la più grande opera della letteratura narrativa russa e una delle più grandi della letteratura europea del secolo XIX". Il romanzo racconta la storia di due famiglie aristocratiche, i Bolkonski e i Rostòv, in una Russia sconvolta dalla guerra e dall'invasione napoleonica. L'epopea del popolo russo, il rapporto fra personalità individuale e collettività , i grandi temi filosofici dell'Ottocento e l'interrogazione sul senso della Storia si fondono letterariamente in questa grandiosa narrazione tolstojana. Annotation Supplied by Informazioni Editoriali Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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![]() GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)891.733Literature Literature of other languages Literature of east Indo-European and Celtic languages Russian and East Slavic languages Russian fiction 1800–1917Classificazione LCVotoMedia:![]()
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Era il 1982, ero alle medie, e la mia professoressa di italiano aveva questa strana pretesa: che leggessimo un tot di libri all’anno e che ci facessimo una scheda di lettura. A me leggere è sempre piaciuto, ma essere obbligato a fare una scheda di lettura no. Oggi per ogni libro che leggo faccio un comizio, che altro non è che una scheda di lettura, e lo faccio perché non ne sono obbligato. All’epoca accadeva il contrario, ero obbligato e non facevo le schede di lettura. L’unico modo per non fare una scheda di lettura era non leggere. E infatti alle medie lessi pochissimo. Ma non potevo dire che non leggevo e basta. Bisognava trovare una scusa. In biblioteca mi imbattei in questo tomo gigante, forse avevo sentito da qualcuno che era un caposaldo della letteratura mondiale, si parlava di guerre napoleoniche, argomento quanto mai noioso per un adolescente in seconda media. Bene. Inizio questo, è lunghissimo, la prof mi darà il tempo necessario, non lo finirò mai perché noiosissimo, ma intanto l’anno scolastico finirà. E così fu. Non credo di essere andato oltre pagina 100.
Siamo a fine 2019, novembre o dicembre, non ricordo esattamente. Sul socialino si inizia a parlare di Guerra e pace, che è un romanzo bello, importante, che è così e cosà, che c’è una traduzione moderna di Emanuela Guercetti e cose così. Mi procuro l’edizione digitale da MLOL, la inizio, mi piace e prendo l’edizione cartacea. Era il 4 dicembre 2019. Dopo 10 mesi – o 38 anni, fate voi – nonostante la professoressa di italiano delle medie e nonostante il lockdown che mi ha inspiegabilmente bloccato la lettura, posso dire di essere arrivato alla fine. Ne è valsa la pena.
Perché guerra e pace è difficile
Paradossalmente non è la sua lunghezza la difficoltà di questo romanzo. Ho letto libri altrettanto lunghi senza grandi difficoltà e molto velocemente. (Un saluto al ciclo della Fondazione di Asimov.) Né lo è il suo stile, che la traduzione della Guercetti lo rende tutto sommato un romanzo moderno e attuale. Nemmeno i comizi dell’autore (ne parlo dopo) sono un problema, visto che in genere mi sono piaciuti. Nonostante questo, mi è sembrato non finisse mai.
Ci sono le parti in francese, perché all’epoca il francese era la lingua internazionale che faceva cultura, e le parti in francese non sono tradotte nel testo e la traduzione non è a fine pagina, ma a fine libro. Molto scomoda.
Ci sono una infinità di personaggi, storici e immaginari, e ogni personaggio ha una miriade di grafie diverse, vezzeggiativi, francesismi, varianti. L’edizione Einaudi mette all’inizio del primo volume un elenco di quelli principali. Dati i personaggi poi ci sono le relazioni fra di loro. Ho messo tutto su un foglio di carta e dopo il primo volume avevo un groviglio inestricabile di linee. Un immenso scarabocchio.
Ci sono una infinità di luoghi geografici. Qualcuno li ha messi in una mappa, ma vi sfido a unire i puntini mentre leggete. Molto presto mi sono rassegnato a non sapere dove si svolgevano i fatti, a parte Mosca e Pietroburgo che sono luoghi facilmente rintracciabili su qualsiasi cartina.
Sono descritti molti eventi storici e alcuni di questi necessitano di un ripasso, di chiarimenti. Le note non aiutano. Santa Wikipedia ha provveduto spesso alla mia ignoranza. San Barbero ha chiarito altri aspetti, cercate Napoleone e Guerra e pace assieme al nome di Barbero su YouTube. Sono conferenze lunghe, ma necessarie per capire meglio.
Ci sono molti comizi esistenziali, filosofici e storici in mezzo al racconto di fantasia del romanzo. Personalmente non li ho trovati pesanti, ma a qualcuno questi comizi potrebbero apparire indigesti.
Nonostante tutto questo il romanzo è moderno, avvincente, molto bello.
Il romanzo
“Non è romanzo, non poema, tanto meno cronaca storica.” così dice Toltoj nel poscritto che trovate nell’edizione di LiberLiber. In effetti è un miscuglio di tutto questo. Le parti storiche sono romanzate e inserite in un disegno di fantasia più ampio. Con la sensibilità odierna, comunque, lo possiamo tranquillamente catalogare nel romanzo storico.
Il romanzo racconta le vicende di cinque famiglie di nobili russi (Bezùchov, Bolkónskij, Drubeckój, Kuràgin e la famiglia Rostov) fra il 1805 e il 1820. Sullo sfondo le guerre napoleoniche contro la Russia fino alla conquista di Mosca del 1812 e la conseguente ritirata. I Rostov, i Bolkónskij e i Bezùchov la fanno da padroni nel racconto e di queste famiglie si parla nell’epilogo del romanzo.
La Guerra nel titolo sono appunto gli avvenimenti storici, descritti con molto realismo e in modo molto verosimile (l’autore è stato ufficiale nell’esercito). Tutti gli eventi storici appaiono come guidati da una necessità, da leggi storiche. I personaggi storici non hanno nessun grado di libertà: possono fare solo quello che poi fanno.
La Pace nel titolo sono le vicende personali dei personaggi immaginari. La loro profondità ce li fa conoscere nell’intimo, la loro libertà è maggiore anche se si perde nelle necessità storiche.
L’Epilogo parte seconda è di fatto un saggio storico filosofico: cosa muove gli uomini? Cosa è la storia? Gli uomini sono liberi o vincolati a necessità materiali? Una riflessione molto moderna, dove si intravedono sullo sfondo le riflessione filosofiche del tempo, dal marxismo nascente, alla rivoluzione darwiniana. Vi ho anche visto un possibile spunto per la psicostoria di Asimov, sarebbe bello sapere se Asimov avesse in mente (anche) Guerra e pace quando iniziò a scrivere della sua Fondazione. È inutile che qui vi dica altro, che non sono certo degno di fare un riassunto di queste riflessioni tolstoiane.
Non mi resta che augurarvi buona lettura.
(Io spero di rileggerlo una seconda volta.) (