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Sto caricando le informazioni... The God of Small Things: A Novel (originale 1997; edizione 2008)di Arundhati Roy (Autore)
Informazioni sull'operaIl dio delle piccole cose di Arundhati Roy (1997)
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Ammu, figlia di un alto funzionario, decide di lasciare il marito violento e di tornare a casa con i suoi bambini, i gemelli Estha e Rahel, maschio e femmina. Nell’India meridionale dei tardi anni Sessanta, però, dove il benessere e talvolta persino la sopravvivenza sono ancora legati all’arrivo del monsone, una donna divorziata come lei si ritrova priva di una posizione sociale riconosciuta. A maggior ragione se commette l’imperdonabile errore di innamorarsi di un paria. Non è dunque una vita facile quella toccata ai gemelli, legati nel profondo da «un’unica anima siamese». Considerano Velutha, l’intoccabile che la madre può amare solo di notte, giù al fiume, in segreto, un padre,ma hanno anche dei nemici: quella Baby Kochamma eccessiva nella stazza quanto nei pregiudizi di casta; e forse anche l’amato zio Chacko, fantasioso intellettualoide e marxista per convenienza.Caso letterario che ha rivelato al mondo una nuova autrice e con lei un’intera generazione di scrittori indiani, il romanzo d’esordio di Arundhati Roy è la storia di un grande amore, e dell’eterno conflitto tra sentimenti e convenzioni, attraverso gli occhi di due bambini, capaci di cogliere le piccole cose e i piccoli eventi al di là di ogni distinzione sociale e morale. Nei loro pensieri e nelle loro parole, espresse in una lingua che deforma l’inglese degli ex dominatori, risuona la critica più radicale a ogni legge che stabilisca chi si deve amare, e come, e quanto. Il romanzo narra le vicende di una famiglia indiana del Kerala, la madre Ammu e i suoi due bambini gemelli, Estha e Rahel. Ammu ha lasciato il marito violento. In bilico tra dimensione reale ed una ideale, il racconto irretisce il lettore, lasciando che venga sedotto costantemente dalle mille variabili che avrebbero potuto verificarsi nella storia. La Roy ci pone dinanzi all’idea delle infinite possibilità e soluzioni che si palesano nel corso dell'esistenza, una girandola in cui l’uomo è vittima del caso. Colpisce violentemente e positivamente anche il procedimento stilistico adottato, una paratassi che rende estremamente fluida la narrazione e che incolla alle pagine, mentre davanti al lettore si dispiega l'India immensa, la fulgida bellezza del Kerala, quel mosaico culturale creato dalla dominazione inglese, la vita con i suoi palpiti vigorosi perfino nelle più "piccole cose". Opera di esordio del 1997, il romanzo fu premiato col “Booker Prize”, il prestigioso premio letterario britannico. "... tutto cominciò davvero nei giorni in cui furono fissate le Leggi dell'Amore. Le leggi che stabiliscono chi si deve amare, e come. E quanto." E il senso del libro è tutto in questa frase. Ma la sua bellezza vera sta paradossalmente in quello che a tratti lo rende quasi stucchevole: nella ricchezza del linguaggio, quasi opulento, colmo di metafore evocative, che lo rendono affascinante, come è in fondo il paese che descrive. Un mondo controverso, in bilico, ma forse più ancora in lenta evoluzione verso una modernità a cui anela , ma che difficilmente riesce a rinunciare alle tradizioni ataviche, messo in crisi costantemente da "la semplice irremovibile saggezza dei bambini", perchè è dalla loro prospettiva che tutto è osservato e giudicato, perché "loro" è la storia. Ed è bellissimo il rapporto tra i due gemelli, la loro simbiosi, il loro essere Uno, lo sguardo vuoto dell'una che completa il mutismo dell'altro nei lunghi anni del distacco. Un bel libro, ma da leggere con calma per non rimanerne sopraffatti. Ottima prima opera. Superati i primi capitoli di difficile lettura, il romanzo si sviluppa in modo creativo quasi fantastico attraverso gli occhi di due bambini. La trama, incastonata nella vita semplice di un paesino indiano, evidenzia le contraddizioni che caratterizzano la società indiana pur mantenendo una visione romantica. Da leggere.
If Ms. Roy is sometimes overzealous in foreshadowing her characters' fate, resorting on occasion to darkly portentous clues, she proves remarkably adept at infusing her story with the inexorable momentum of tragedy. She writes near the beginning of the novel that in India, personal despair ''could never be desperate enough,'' that ''it was never important enough'' because ''worse things had happened'' and ''kept happening.'' Yet as rendered in this remarkable novel, the ''relative smallness'' of her characters' misfortunes remains both heartbreaking and indelible. Ha come guida di riferimento/manualeHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
India, fine anni Sessanta: Ammu, figlia di un alto funzionario, lascia il marito, alcolizzato e violento, per tornarsene a casa con i suoi due bambini. Ma, secondo la tradizione indiana, una donna divorziata ©· priva di qualsiasi posizione riconosciuta. Se poi questa donna commette l'inaccettabile errore di innamorarsi di un paria, un intoccabile, per lei non vi sar© pi©£ comprensione, n©♭ perdono. Attraverso gli occhi dei due bambini, Estha e Rahel, il libro ci racconta una grande storia d'amore che entra in conflitto con le convenzioni. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Mi è abbastanza chiaro il motivo che ha portato Il dio delle piccole cose a diventare un clamoroso caso letterario mondiale, come si dichiara orgogliosamente in copertina: gli amori impossibili ostacolati dalle regole della società vanno sempre forti. Credo che Roy volesse scrivere un romanzo popolare in grado di avvicinare a tematiche complesse come la problematicità del sistema delle caste indiane, le conseguenze nefaste del colonialismo, il sessismo e la discriminazione anche a persone che normalmente non si interessano granché a queste tematiche, oppure pensano che non le riguardino.
Sicuramente c’è riuscita, ma penso che la riflessione potesse essere gestita in maniera migliore, perché ogni tematica è trattata sul filo di lana della superficialità: non posso dire che Roy abbia l’abbia buttata in caciara, ma mi ha lasciato la sgradevole sensazione che ogni tematica fosse lì solo per contestualizzare i drammi in corso e non per dare loro spessore e significato. Insomma, Roy non è mai riuscita a convincermi che non stesse solo scrivendo un romance da spiaggia, nonostante le belle pagine molto poetiche e alcuni passaggi ispirati.
A tutto questo si somma il fatto che la storia viene piuttosto tirata per le lunghe: si capisce abbastanza presto dove andremo a parare, ma nonostante questo l’autrice fa finta che nessunǝ lo sappia: così ci sorbiamo pagine e pagine di non detti di cui non si capisce bene il senso. Soprattutto alla luce del fatto che le ultime pagine, che raccontano in maniera organica cosa è accaduto per far deragliare definitivamente le vite dei membri di questa famiglia, sono tra le più belle e significative del romanzo. Non so se meritino la fatica per arrivarci, però. ( )