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Sto caricando le informazioni... Espiazione (2001)di Ian McEwan
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Dramma che si consuma nello stretto circolo di una famglia e dei conoscenti più stretti; le donne sono le uniche cui McEwan dà voce nella prima parte, tranne una che rimane quasi una figura di contorno anche se è la causa materiale del dramma che si scatenerà. Le tre donne di casa Tallys rappresentano le tre tappe della vita di una donna: abbiamo Briony, ragazzina intelligente, brillante e un po' viziata in bilico tra infanzia e adolescenza, che necessita ancora del manicheismo e del rigore dell'infanzia, dove tutto è buono o cattivo, bianco o nero e dove, soprattutto, si esprime massimamente l'egocentrismo che vede ogni nuovo affetto o relazione che si avvicini al nucleo familiare come qualcosa che vien tolto al recettore di diritto di tutto l'amore e l'attenzione del mondo ma che già indugia a riflessioni e interrogativi propri dell'adolescenza; poi abbiamo Cecilia, giovane in preda all'indolenza esistenziale proprie sia dell'età sia dell'epoca di cambiamenti e transizione sociale tra le due guerre mondiali, esita tra studio e lavoro, tra indipendenza e consuetudine sociale che vorrebbe si sitemasse con un buon partito magari portato a casa dal fratello maggiore. La loro madre sembra assente e lontana, in realtà si barcamena come può tra un'emicrania e l'altra con un forte senso di consapevolezza dei suoi doveri di padrona di casa. I furori di Briony la porteranno ad accusare ingiustamente il figlio della loro governante dello stupro di Lola, la cugina che assieme ai suoi due fratelli ripara in casa Tallys a causa della scandalosa separazione dei genitori. Robbie ai suoi occhi è già colpevole di qualcosa: le sta portando via Cecilia, la sorella maggiore. I due ragazzi fanno appena in tempo a scoprire che la tensione e il disagio che stanno vivendo come ex compagni d'infanzia è in realtà amore che vengono separati dall'arresto di Robbie prima e dalla guerra poi. Guerra che vivremo assieme a Robbie in Francia, nella ritirata delle truppe inglesi su Dunkerque, inferno di bomardamenti, massacri atti di coraggio e viltà che egli affronta eroicamente perché sa che Cecilia lo ama e lo sta aspettando: ha rotto i ponti con la famiglia, si è resa indipendente, lavora come infermiera e non ha mai dubitato della sua innocenza. Nei capitoli dedicati alla guerra è come se il libro diventasse "vero", quasi che nella prima parte fosse stato imprigionato tra la teatralità di Briony e l'introspezione di Cecilia. La stessa narrazione degli evennti della notte fatale è quasi asettica, da cronista più che romanziere. Nel frattempo Briony cresce e dubita, dubita di aver davvero visto quel che ha dichiarato di aver visto, sa intimamente che era quello che voleva vedere per allontanare Robbie da Cecilia e ripensa al mutismo di Lola, vittima dello stupro ma che ha sempre lasciato a lei, la cugina più piccola, l'onere delle dichiarazioni a polizia e tribunale. Briony cresce e tenta di espiare. Nelle sue intenzioni vuole rendere giustizia a Robbie, riavvicinarsi alla sorella, informare genitori e familiari del suo errore, di come abbia distrutto la vita di un uomo. Ma c'è la guerra e non è più solo lei a disporre della sua vita e di quella degli altri come quando era bambina. Il cammino di Briony adulta è la parte a mio parere meno efficace e più deludente della storia: affermata scrittrice, impegnandosi per motivi legali a pubblicare il suo romanzo-verità praticamente postumo non espia, un bel niente! Troppi anni sono passati dai fatti per cui vorrebbe fare ammenda e quasi più nessuno dei protagonisti è ancora in vita. La capricciosa ex bambina è scampata alla guerra e, al contrario di altri, si è rifatta una vita. Mi è stato suggerito che forse è colpa del termine italiano scelto per la traduzione del titolo, che genera aspettavie eccessive; sarà anche così ma per me il finale scelto da McEwan rimane la parte debole di una bella storia. Da vecchia lettrice di gialli e abituata a stare attenta a praticamente tutto devo dire inoltre che Lola non mi ha ingannata manco per un secondo, soprattutto mettendo in relazione la descrizione del risveglio di Marshall nella stanza accanto alla nursery con il resto dell'evolversi della serata. Il mio rimpianto è che rimanga l'unico dei personaggi femminili cui non si dà mai voce.... Ha solo subito? oppure quel che accadde quella notte è stata una sua libera scelta se non un suo preciso calcolo fin dall'inizio? E'il primo libro di McEwan che leggo. Il giudizio globale è più che buono. L'opera è divisa in parti, in un certo senso anche abbastanza indipendenti fra loro. Il risultato tuttavia rimane organico: il testo non si sfilaccia mai, nonostante i contesti cambino enormemente (si pensi alla prima parte ambientate a villa Tallis e la seconda sui campi di battaglia): questo è un merito dell'autore. La prima parte mi ha vivamente colpito. C'è grazia e attenzione in ogni riga, nelle descrizioni, negli stati d'animo soprattutto. Descrive in meno di 100 pagine una sequela di caratteri femminili con tale attenzione da dubitare possa esser scritto da un uomo. Vale la pena gustarsele, leggendole con calma. Davvero niente male. La parte riguardante la guerra è abbastanza realistica, senza però arrivare a vette di lirismo tragico, che forse nemmeno si confacevano alla struttura del libro. Certo, vi sono pagine di altri autori che sulla guerra si sono espressi in altro modo (Rigoni, Hemingway, Remarque, ecc.) però la parte regge bene. Forse più debole è la parte dell'apprendistato di Brony. Sì, certo l'autore deve sviluppare in questa sede il tema dell'espiazione, però la cadenza dei turni da infermiera è un po' troppo lungo, decade leggermente,nonostante poi offra un sincero spaccato della Londra sotto la guerra. Il finale è fuori dal tempo, nel senso che sembra essere sospeso. Pur essendo cronologicamente situato, le parole di Brony sembrano rispecchiare un'atmosfera, un soliloquio fuori dal tempo: è una meditazione pre-morte dignitosa per quanto non necessariamente toccante. Romanzo comunque da consigliare assolutamente Intenso racconto di una espiazione forse mai pienamente compiuta nel corso di una lunga vita. La colpa di Briony è strettamente legata al suo incontenibile desiderio di partecipare creativamente alla realtà, se non addirittura creare una realtà, quando - ancora bambina - se ne sente esclusa. Uno slancio creativo che coltiverà per tutta la vita grazie alla scrittura e alla continua re-invenzione del reale. La sua colpa di bambina sarà in parte espiata nel momento in cui andrà serenamente incontro alla perdita delle sue facoltà creative. Quando avrà perso lo strumento che le permette di leggere e rleggere il mondo, allora sarà finalmente mondata da ogni colpa.
McEwan is technically at the height of his powers, and can do more or less anything he likes with the novel form. He shows this fact off in the first section of Atonement, in which he does one of the hardest things a good writer can do: engrossingly, sustainedly, and convincingly impersonate a bad one. McEwan is crafty. Even as he shows us the damages of story-telling, he demonstrates its beguilements on every page. Atonement is full of timeworn literary contrivances--an English country house, lovers from different classes, an intercepted letter--rendered with the delicately crafted understanding of E.M. Forster. If it's plot, suspense and a Bergsonian sensitivity to the intricacies of individual consciousnesses you want, then McEwan is your man and ''Atonement'' your novel. It is his most complete and compassionate work to date. Ian McEwan's remarkable new novel ''Atonement'' is a love story, a war story and a story about the destructive powers of the imagination. It is also a novel that takes all of the author's perennial themes -- dealing with the hazards of innocence, the hold of time past over time present and the intrusion of evil into ordinary lives -- and orchestrates them into a symphonic work that is every bit as affecting as it is gripping. It is, in short, a tour de force. Ian McEwan’s new novel, which strikes me as easily his finest, has a frame that is properly hinged and jointed and apt for the conduct of the ‘march of action’, which James described as ‘the only thing that really, for me at least, will produire L’OEUVRE’. Appartiene alle Collane EditorialiContieneHa l'adattamentoHa uno studioHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiMenzioniWhitcoulls Top 100 Books (53 – 2008) Whitcoulls Top 100 Books (91 – 2010) Elenchi di rilievo
A tredici anni un amore che sboccia può sembrare un plagio. Una ragazzina che assiste a una violenza può convincersi di aver riconosciuto il responsabile e far condannare un innocente, rovinandolo e rovinandosi. Perché tutta la vita sarà segnata dalle conseguenze. La ragazzina crescerà, diventerà una scrittrice, ma non si libererà del peso dell'ingiustizia inferta a un innocente, alla propria sorella innamorata e in fin dei conti anche a se stessa... Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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![]() GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)823.914Literature English & Old English literatures English fiction Modern Period 1901-1999 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:![]()
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Confesso che inizialmente temevo fosse anche il mio caso, perchè la prima parte è lenta e ci si mette un po' ad entrare davvero nella storia. Lo stile non aiuta, perchè per quanto sia raffinato è anche ridondante ed iper-descrittivo, quindi si crea il paradosso di una narrazione introspettiva, ma fredda. I ritmi mi ricordano quelli della Woolf, con quasi duecento pagine per descrivere una giornata.
Superata questa lunga introduzione però, ci troviamo davanti ad un cambio drastico di tono e di temi: addio pacifica campagna inglese, spazzate via tutte le ipocrisie da benpensanti; è arrivata la seconda guerra mondiale e McEwan ce la descrive in maniera molto vivida e cruda, in reazione alla staticità precedente. Quando il mondo è in frantumi anche dei concetti apparentemente universali come colpa, innocenza e giustizia vanno reintepretati, senza più filtri o giustificazioni; siamo i soli giudici di noi stessi, vittime e allo stesso tempo carnefici: questo sembra essere il senso del romanzo. E invece no, perchè con un ultimo geniale colpo di coda l'epilogo ci spiazza e ci dimostra che un senso non c'è: è il crollo definitivo delle illusioni, una sconfitta tanto più amara perchè intrisa di rassegnazione.
Solo arrivando alla fine si può capire davvero questo libro, ed è allora che si nota come la trama sia tessuta con cura, in un gioco di incastri in cui ogni pezzo risulta funzionale alla composizione del tutto.
E' un romanzo profondo e a tratti sconcertante, che non può lasciare indifferenti. (