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Sto caricando le informazioni... Rebecca (originale 1938; edizione 1979)di Daphne du Maurier
Informazioni sull'operaLa prima moglie di Daphne du Maurier (1938)
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La mia esperienza con questo libro è stata compromessa dal fatto di averlo letto solo molti anni dopo la visione del meraviglioso film di Hitchcock (secondo me uno dei rari casi in cui la pellicola è superiore al romanzo), quindi tutta la suspense è andata perduta, e con essa un elemento chiave dell'opera. Resta il fascino gotico dell'ambientazione, e soprattutto resta lei, Rebecca: più viva dei vivi, enigmatica, conturbante, una delle creazioni letterarie più riuscite che io ricordi. Non si può dire lo stesso dei protagonisti però, soprattutto la narratrice: ok mettere in risalto il contrasto con Rebecca, ma per tre quarti del libro è una pupattola senza spina dorsale, più che entrare in sintonia con lei vien voglia di schiaffeggiarla per scuoterla un po'. Inoltre ho anche delle perplessità di ordine morale sullo scioglimento della vicenda. [SPOILER]-L' assassinio di Rebecca è giustificabile perchè lei era una persona maligna e promiscua e Maxim è solo vittima delle sue manipolazioni? Mi sembra una concezione un po' datata perfino per l'epoca in cui è stato scritto...-[FINE SPOILER] Nonostante tutto è comunque un buon libro, con una trama solida ed uno stile elaborato ma sempre in linea col tono dell'opera. Un classico della letteratura moderna, una celebre trasposizione cinematografica, un romanzo che ha appassionato milioni e milioni di lettori grazie ad un intreccio sapiente, che dimostra la indiscutibile capacità narrativa della Du Maurier. L'ambientazione scelta, innanzitutto, non poteva essere più suggestiva: la vicenda, inizia a Montecarlo per poi svilupparsi interamente nel castello della Cornovaglia (regione così cara all'autrice, che vi dimorò a lungo). La maestosa magione, circondata da un verdissimo parco e confinante in parte con una baia selvaggia, è di proprietà di Maxim De Winter vedovo di Rebecca e sposo in seconde nozze della protagonista. Le atmosfere sono dense di mistero, le memorie della morta risultano incombenti in ogni stanza, in ogni angolo e vengono alimentate morbosamente. La Du Maurier conosce bene ogni recesso della mente umana, i meccanismi che generano angoscia, la pericolosità delle ossessioni. Troviamo la medesima attenzione per l'esplorazione della psiche anche in altri suoi lavori (ricordiamo "Gli Uccelli" o Mia cugina Rachele") ma è in "Rebecca" che il tema dell'io malato trionfa. Daphne Du Maurier ha ereditato la lezione delle sorelle Bronte, di Charlotte e della sua "Jane Eyre" soprattutto, questa e la scuola vittoriana in genere le hanno consentito di dare vita a figure dominate dalla follia silenziosa, di rappresentare una natura selvaggia, animata di vita propria. Rebecca è per me l'esempio lampante del fatto che, quando fruiamo un'opera d'arte, ci vediamo quello che ci portiamo dentro, prima ancora di quello che ci ha messo l'autore. Ho iniziato a leggere saltando l'introduzione, perché nei classici il 90% delle volte rivela il finale. All'inizio è andato tutto bene: riuscivo a rapportarmi benissimo alla Protagonista (la indicherò così, dal momento che non sapremo mai il suo nome), alla sua giovinezza e alle sue insicurezze. La trovavo realistica, mi ispirava simpatia. Ci vedevo una me stessa di anni fa, una ragazza estremamente timida che aveva problemi a rapportarsi col prossimo e che sognava di continuo a occhi aperti, romanzando qualsiasi situazione. Poi la Protagonista arriva a Manderley, e cominciano per me le note stonate. Perché dopo un comprensibile avvio in sordina, pieno di incertezza a causa di una situazione del tutto nuova, la sua insicurezza non passa, anzi peggiora, diventando insopportabile. Di nuovo c'era un po' di me stessa in quelle pagine, era come leggere un concentrato della mia mancanza di autostima. A questo punto, nel tentativo di sganciarmi da questa lettura troppo personale, ho letto l'introduzione di Sally Beauman, scoprendo che l'autrice aveva riversato nelle figure di Rebecca e della Protagonista il suo disagio esistenziale del periodo in cui aveva dato vita al romanzo, quando doveva affrontare un ruolo sociale molto attivo e impegnativo per il quale non si sentiva all'altezza. E ho scoperto anche che nella figura di Rebecca aveva infuso dei lati del proprio carattere di cui era fiera ma che al contempo soggiogava volontariamente agli schemi comportamentali comuni del tempo. Sono tornata alla lettura con maggior comprensione e pazienza, ma ho resistito poco. Circa a metà libro, non potendo prendere a schiaffi la Protagonista né lanciare per la stanza un volume della biblioteca, ho messo la modalità “avanti veloce” e l'ho finito così, e senza alcun rimorso. Avevo ormai disgusto di tutti i personaggi, della loro mancanza di carattere, della loro acquiescenza al perbenismo ipocrita, del loro egoismo (Maximilian de Winter vince il primo premio). Di nuovo quindi, tra me e il romanzo si pone il mio vissuto: pur conoscendo i dettami socio-culturali dell'epoca della storia, non tollero il modo in cui si manifestano nei personaggi. Limite da parte mia, certamente, perché avrei voluto scuotere la Protagonista e gridarle “Figlia mia, ma lo sai che vali anche senza un uomo che ti dia la sua approvazione?!?!” Appartiene alle Collane Editoriali — 9 altro È contenuto inA Treasury of Great Mysteries, Volumes 1-2 di Howard Haycraft (indirettamente) ContieneÈ rinarrato inHa un sequel (non seriale)Ha l'adattamentoÈ riassunto inÈ ispirato aHa ispiratoHa come guida di riferimento/manualeHa come supplementoHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
The novel begins in Monte Carlo, where our heroine is swept off her feet by the dashing widower Maxim de Winter and his sudden proposal of marriage. Orphaned and working as a lady's maid, she can barely believe her luck. It is only when they arrive at his massive country estate that she realizes how large a shadow his late wife will cast over their lives--presenting her with a lingering evil that threatens to destroy their marriage from beyond the grave. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
Discussioni correntiTalking about Rebecca by Daphne du Maurier (SPOILERS!) in 2024 Category Challenge Copertine popolari
Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)823.912Literature English English fiction Modern Period 1901-1999 1901-1945Classificazione LCVotoMedia:
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Du Maurier inizia raccontando quello che potrebbe essere l’arrivo del Principe Azzurro/Maxim de Winter che salva la Fanciulla da una Matrigna arcigna/Van Hopper, sposandola e portandola nel suo castello. Tuttavia, fin da subito abbiamo sentore di un disagio strisciante: innanzi tutto questa fanciulla non ha un nome e nemmeno una gran personalità, a quanto pare il suo più grande pregio. Dopo tutto c’è già stata Rebecca accanto a questo Principe Azzurro: una donna indomabile è più che sufficiente nella vita, grazie tante.
Infatti, se la personalità della seconda signora De Winter è docile e assolutamente assuefatta ai suoi sentimenti per il marito, quella di Rebecca è così strabordante da tracimare anche i limiti della morte e da continuare a influenzare le vite di coloro che le erano più vicino. Rebecca sembra non avere misura: eccessiva in tutto, che si trattasse di bellezza, perversione, femminilità o autorità. Troppo eccessiva per una società che faceva della modestia femminile un ideale imprescindibile e che non si faceva troppi scrupoli nel punire e reprimere ogni impudicizia.
Arrivata alla fine del romanzo non ho potuto fare a meno di chiedermi chi fosse davvero Rebecca, della quale non abbiamo mai il punto di vista, ma ci viene solo raccontata, sia da chi la odiava, sia da chi la idolatrava. Non una santa o una puttana, ma più probabilmente una donna che vedeva la subalternità agli uomini alla quale era costretta, la trovava intollerabile e cercava di ribellarsi come poteva, anche con mezzi immorali, e senza fare sconti alle donne che invece si piegavano accondiscendenti a quella dominazione. Non il più positivo dei modelli, ma Rebecca si è conquistata la mia simpatia: cosa ce ne facciamo di donne ideali quando possiamo speculare su quelle controverse? ( )