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Sto caricando le informazioni... Vanity Fair (Penguin Classics) (originale 1848; edizione 2003)di William Makepeace Thackeray (Autore)
Informazioni sull'operaLa fiera delle vanità di William Makepeace Thackeray (Author) (1848)
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La trama del libro presenta vari personaggi, delle più alte sfere sociali come delle più basse ma due spiccano sugli altri: Rebecca (Becky) Sharp e Amelia Sedley. La prima è la figlia di un pittore e di una ballerina francese, decisa e pronta a tutto pur di conquistarsi un posto al sole nell'aristocrazia inglese; la seconda invece è figlia di borghesi benestanti, dolce, remissiva, il cui unico interesse è sposarsi con George Osborne, un giovane a cui è stata promessa fin dalla più tenera età Considerato a ragione uno dei capolavori della letteratura vittoriana, ci offre un ritratto ironico e disincantato della società inglese della prima metà dell' ottocento Come dice il sottotitolo, si tratta di un "romanzo senza eroe": nessuno agisce spinto da grandi ideali, piuttosto tutti sono alle prese con le piccole meschinità di ogni giorno. Proprio per questo nessun personaggio è mai completamente positivo o negativo, a cominciare dalle due protagoniste: la buona e dolce Amelia è in fondo una donna debole e scialba; Becky è ambiziosa e opportunista, ma grazie alla sua vitalità e intelligenza è anche l'unica ad innalzarsi dalla mediocrità che regna sovrana. I personaggi secondari sono altrettanto sfaccettati e ben riusciti, l'autore riesce con poche pennellate a dare loro profondità e spessore. E' un romanzo monumentale e ricchissimo di contenuti, che si dipana per oltre un ventennio tra le situazioni più disparate, dai saloni da ballo ai campi di battaglia; ogni tanto assume toni moraleggianti e predicatori, ma per fortuna lo humor è sempre presente e contribuisce ad alleggerire l'atmosfera. Uno dei romanzi che ho riletto più spesso e ogni volta scopro qualche sfumatura nuova che me ne fa inamorare ancora di più. Appartiene alle Collane EditorialiAirmont Classics (CL138) Amstelboeken (100-101-102) — 34 altro Dean's Classics (20) Everyman's Library (298) I grandi scrittori stranieri [UTET] (138-139) Leisure Hour Library (107) Limited Editions Club (S:2.10) Penguin Clothbound Classics (2013) Penguin English Library, 2012 series (2012-07) The Pocket Library (PL-750) Signet Classics (CQ134) Winkler Weltliteratur Dünndruckausgabe (Thackeray) World's Greatest Literature (Volume 2) Zephyr Books (38, 39) È contenuto inThe Count of Monte Cristo; The Canterbury Tales(3); Vanity Fair (The 100 Greatest Books Ever Written) di Alexandre Dumas 90 Masterpieces You Must Read (Vol.1): Novels, Poetry, Plays, Short Stories, Essays, Psychology & Philosophy di Various The World's Greatest Books Set di Arthur Mee (indirettamente) ContieneÈ rinarrato inHa l'adattamentoÈ riassunto inHa uno studioHa come commento al testoHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
Classic Literature.
Fiction.
HTML: Vanity Fair: A Novel without a Hero is William Thackeray's celebrated satirical novel of 19th century British society. Vanity Fair follows the rags-to-riches tale of the captivating and ruthless Becky Sharpe as she navigates her way through London society with fearsome determination and ambition. .Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)823.8Literature English English fiction Victorian period 1837-1900Classificazione LCVotoMedia:
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Se, infatti, la società nella quale viviamo non è quella inglese dell’Ottocento, la vanità che Thackeray mette in scena è ben lungi dall’essere un ricordo del passato. Anzi, oggi invece di averla confinata nei salotti e nei luoghi dabbene, ce la ritroviamo sempre davanti grazie – si fa per dire – ai social. E allora ecco le persone vanesie che si sono ambientate perfettamente, quelle arriviste che si sono adattate, quelle goffe che suscitano risa e compatimento, quelle virtuose che vengono ignorate… È ancora la stessa fiera: difficile non subire il fascino del romanzo di Thackeray.
Mi risulta evidente come a Dickens potesse rodere il culo davanti al successo de La fiera delle vanità: l’attrattività di una storia piena di personaggi tridimensionali e realistici non può che essere maggiore rispetto a una con personaggi che mirano a essere dei modelli. Niente da eccepire sul talento di Dickens – ci mancherebbe! – ma la soddisfazione che deriva dal leggere un romanzo che non ha paura di affrontare le ipocrisie della società è impareggiabile.
Né Rebecca né Amelia, le protagoniste del romanzo, possono essere annoverate tra i perfetti modelli di donna cattiva e donna buona. Sono due donne con caratteri, background e obiettvi molto diversi e non sono né buone, né cattive, ma persone che ogni tanto si comportano bene e a volte si comportano male (okay, Rebecca tende più a comportarsi male, ma non può comunque essere definita una persona cattiva tout court).
Il fascino de La fiera delle vanità è tutto qui: pare poco, ma chi vuole leggere di donne di alta levatura morale quando può leggere la storia di quella bricconcella di Rebecca Sharp che si inventa storie strappalacrime e alla fine l’ha sempre vinta? ( )