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Sto caricando le informazioni... Dio di illusioni (1992)di Donna Tartt
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Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale. A loro si aggiunge un giovane piccolo borghese squattrinato. In pigri weekend consumati tra gli stordimenti di alcol, droga e sottili giochi d'amore, torna a galla il ricordo di un crimine di inaudita violenza. Per nascondere il quale è ora necessario commeterne un altro ancora più spietato... Un thriller con interessantissimi retroscena psicologici. Bello in tutto, nella trama, nelle descrizione dei luoghi e nella caratterizzazione dei personaggi. Questo libro è stato un vero fenomeno letterario, acclamato in tutto il mondo e già considerato da molti come un classico moderno, ma io personalmente non condivido l'entusiasmo. La premessa era intrigante: in un college del Vermont cinque ragazzi snob e intellettualoidi si lasciano suggestionare dal loro eccentrico professore di greco, e in un'escalation di eccessi e follia, acceccati dal miraggio del "sublime" tipico del mondo classico, arrivano al delitto. Il problema è che nonostante la storia promettesse bene, il modo in cui l'autrice ha scelto di raccontarla l'ho trovato molto discutibile: è un romanzo prolisso e ripetitivo, con un ritmo talmente lento da non suscitare nel lettore nessun pathos. Più di 600 pagine, la metà almeno delle quali totalmente inutili ai fini della trama: l'autrice si limita a descriverci oziosamente i movimenti del narratore, Richard, che sono ciclicamente gli stessi; lui che va da qualche parte, si ubriaca o si impasticca, torna a casa stordito e fa un qualche sogno tormentoso. Ma non è solo Richard in realtà, si può dire che tutti i protagonisti passino tre quarti del libro sotto gli effetti di droga o alcool, e come si fa ad empatizzare con loro o anche solo a penetrarne la psicologia se sono fuori di se o incoscienti per gran parte del tempo? Non aiuta inoltre il fatto che il punto di vista scelto sia quello dell'ultimo arrivato, il più anonimo fra tutti. Lo stile per quanto sia molto curato non è abbastanza elaborato od originale da compensare le altre mancanze. Oggettivamente non posso definire questo un brutto libro, perchè si tratta comunque di una storia originale, con una struttura solida e curata fin nei minimi particolari. Nessuna scelta è frutto del caso, e sono consapevole che quello che a me ha fatto storcere il naso per altri magari sarà un pregio. Per quanto mi riguarda, sono andata avanti a leggere nell'attesa (vana) che finalmente succedesse qualcosa a vivacizzare la situazione, e sperando (sempre invano) di superare l'invincibile antipatia che ho avuto per i protagonisti fin dalle prime righe.
As a ferociously well-paced entertainment, ... "The Secret History" succeeds magnificently. Forceful, cerebral and impeccably controlled, "The Secret History" achieves just what Ms. Tartt seems to have set out to do: it marches with cool, classical inevitability toward its terrible conclusion. Appartiene alle Collane EditorialiGoldmann (42943) Premi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro insegnante di greco antico, un esteta che esercita sugli allievi una forte seduzione spirituale. A loro si aggiunge un giovane piccolo borghese squattrinato. In pigri weekend consumati tra gli stordimenti di alcol, droga e sottili giochi d'amore, torna a galla il ricordo di un crimine di inaudita violenza. Per nascondere il quale è ora necessario commeterne un altro ancora più spietato... Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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![]() GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.54Literature English (North America) American fiction 20th Century 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:![]()
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Teoricamente, Dio di illusioni avrebbe potuto diventare uno dei miei libri preferiti. Donna Tartt è una scrittrice che sa il fatto suo e non ho davvero niente da eccepire sul suo stile. Inoltre, la sua capacità di inglobare la dualità presente nella mitologia greca in un romanzo ambientato venti o trent'anni fa è ragguardevole.
Tuttavia, non posso proprio annoverarlo tra i miei libri preferiti: anzi, probabilmente finirà tra quei romanzi letti e presto dimenticati. Infatti, tutto quello che posso dire di aver provato leggendo Dio di illusioni è un enorme senso di vuoto. Un vuoto che, in parte, credo sia anche voluto, in quanto i giovani protagonisti e il loro insegnante di greco sono persone vuote. Al di là del genio e dell'amore per la bellezza che mostrano al mondo, infatti, sono persone vili ed egoiste, in grado di compiere qualunque nefandezza per mantenere la loro patina di luminosa moralità.
Ora, ho cerebralmente apprezzato tutto questo, ma il romanzo non è mai riuscito a coinvolgermi emotivamente – e non solo perché i personaggi sono sgradevoli. Per quanto mi riguarda, il senso di vuoto ha prevalso e ha fagocitato qualunque tipo di interesse da parte mia. Arrivata a metà romanzo circa, il mio unico desiderio era finirlo e passare ad altro.
Non mi ha coinvolto nemmeno il romanzo di formazione che scorre di pari passo con la trama del giallo. Droga, sesso e rock&roll: non posso proprio dire che sia stato coinvolgente, o anche solo originale, per quanto, lo ripeto, lo stile dell'autrice sia notevole – abbastanza da invogliarmi a leggere un altro dei suoi romanzi e a darle un'altra chance. (