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Sto caricando le informazioni... We Have Always Lived in the Castle (originale 1962; edizione 2010)di Shirley Jackson (Autore)
Informazioni sull'operaAbbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson (1962)
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L'autrice ci dimostra con questo libro che il vero orrore nasce dentro di noi, non c'è bisogno di scomodare mostri spaventosi. La storia è semplicissima: due sorelle vivono recluse in una grande casa assieme a uno zio invalido, l'unico altro membro della famiglia ancora in vita; praticamente è tutto qui, ma la trama non è che una cornice a quello che è il vero punto di forza del romanzo: l'atmosfera. L'idillio rurale dell'inizio si rivela uno scenario claustrofobico e malsano, mentre tanti piccoli particolari si fanno strada nella nostra mente e vanno a formare un quadro sempre più disturbante. E' un horror psicologico in cui non ci sono buoni o cattivi; l'aspetto morale non viene neanche preso in considerazione e quello che conta sono le percezioni e le emozioni dei personaggi: dei paesani ostili e impauriti, della fragile Constance ma soprattutto della nostra protagonista Mary Katherine. E' lei la voce narrante e con questo espediente il lettore avverte ancora di più il senso di straniamento, perchè per arrivare a decifrare la realtà deve prima riemergere dagli abissi torbidi e surreali della mente di Merricat E' un libro avvincente che con semplicità e senza pretese è riuscito a coinvolgermi sin dalla prima riga. Unico punto dolente il finale, un po' troppo in anticlimax; forse poteva concludersi prima, all'apice della tensione emotiva. Non sarà un capolavoro della letteratura mondiale ma quel che è certo è che è riuscito a tenermi inchiodata fino all'ultima pagina. Due sorelle con un vecchio zio invalido vivono praticamente recluse in regime di quasi autarchia domestica, scansate e odiate dalla comunità del vicino villaggio a causa di una mortale cena che anni prima ebbe luogo nella loro casa e dalla quale sono le uniche scampate, unitamente allo zio. Il loro legame è morboso e squilibrato, e la strana atmosfera di questa casa è così ben congegnata e costruita che persino l'apparire di un cugino venuto a spezzarla non fa che attirare le antipatie del lettore e - ancor più - della più pericolosa delle due sorelle. Lo scioglimento è più inverosimile del libro intero, ma tant'è...
Of the precocious children and adolescents of mid-twentieth-century American fiction ... none is more memorable than eighteen-year-old "Merricat" of Shirley Jackson's masterpiece of Gothic suspense We Have Always Lived in the Castle (1962). Appartiene alle Collane EditorialiÈ contenuto inHa l'adattamentoMenzioniElenchi di rilievo
We Have Always Lived in the Castle is a deliciously unsettling novel about a perverse, isolated, and possibly murderous family and the struggle that ensues when a cousin arrives at their estate. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
Discussioni correntiWe Have Always Lived in The Castle in Folio Society Devotees Copertine popolari
Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.54Literature English (North America) American fiction 20th Century 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:
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Non immaginatevi un thriller pieno di sangue, violenza o morti efferate: l'inquietudine che Abbiamo sempre vissuto nel castello trasmette deriva da una normalità sottilmente malata, da un'idiosincrasia per il mondo in quanto portatore di caos.
Gli abitanti di casa Blackwood, infatti, vivono felicemente persi nelle loro menti: Zio Julian continua a rivivere il giorno in cui gran parte della famiglia morì avvelenata, mentre Mary Katherine “Merricat”, voce narrante, sembra un incrocio tra una piccola strega e un dispettoso folletto dei boschi. Constance Blackwood, invece, sorella maggiore di Merricat, è bloccata in casa dalla paura di ciò che c'è “là fuori”, compresa la furia dei compaesani che la reputano colpevole della morte dei suoi familiari. Eppure anche lei non sembra del tutto umana: nel suo sconfinato amore per il suo orto e per la cucina, assomiglia ad una fata benefica, leggiadra ed eterea.
E proprio questo alone di soprannaturalità finirà per fagocitare le vite degli abitanti di casa Blackwood, dopo che queste saranno sconvolte dall'arrivo del cugino Charles, il quale rappresenta la summa di tutto il Male che prospera appena al di là del cancello.
Alla fine, proprio a causa della meschinità di Charles e dagli eventi da lui scatenati, ci troveremo a fare il tifo per la follia di Merricat e incroceremo le dita affinché lei e sua sorella riescano nel loro intento. Eppure l'inquietudine non ci abbandona mai durante la lettura. Anzi, essa raggiunge forse la sua nota più alta nella frase finale, quando la conclusione di Merricat ci lascia assolutamente smarriti di fronte alla sua affermazione che non può che suonarci ossimorica. ( )