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Romanzone popolare che rappresenta cultura e spirito dell'America della prima metà del '900. Tutto molto enfatico, personaggi nettamente delineati con pochi margini per le "raffinatezze" psicologiche. ( )

E' indubbiamente un grande romanzo, uno dei più bei libri in assoluto, a dispetto di alcuni critici che ne hanno ravvisato il carattere eccessivamente epico. Quel che colpisce maggiormente a prescindere dalla imponente trama è la scrittura vibrante di Steinbeck, apprezzabile in tante sue opere, ma che qui raggiunge livelli di grande lirismo alternati ad un incredibile realismo, ad una puntigliosità nel disegnare caratteri e paesaggi, stati emotivi e stagioni. E' un libro che celebra ciò che di primitivo e pagano alberga sempre negli uomini, anche nei momenti storici in cui sono protagonisti il progresso e la scoperta. Contadini e sognatori, pionieri e colonizzatori, uomini e donne destinati al bene o al male, conflitti generazionali, affetti familiari segnati ora dal silenzio, o dall'abbandono e dal ritrovarsi. Parallela alla saga degli Hamilton e dei Trask, scorre la storia americana, dalla guerra civile al primo conflitto mondiale.
L'affresco che Steinbeck realizza è straordinariamente positivo, nonostante le forme del male siano per lo scrittore fatali nello sviluppo di ogni vicenda, egli ha fiducia nella prospettiva salvifica che ogni vivente può trovare, nel seme "buono" che è possibile piantare, nella capacità di costruirsi un proprio destino. La Valle dell'Eden è la celebrazione dell'uomo, il riscatto di Caino, la redenzione delle colpe commesse proprio perché creatura fallace.
Bella la traduzione di Giulio de Angelis, grandissimo traduttore e saggista. ( )