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Sto caricando le informazioni... Inkheart by Cornelia Funke (Hardcover) (originale 2003; edizione 2003)di Cornelia Funke
Informazioni sull'operaCuore d'inchiostro di Cornelia Funke (2003)
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Such breathtaking things are going to happen, you cannot even imagine. SPECTACULAR!, FABULOUS! BREATHTAKING! If you've got to read a book it's got to be this one. Inkheart is a book about books, a celebration of and a warning about books. The "Inkheart" of the title is a book. I don't think I've ever read anything that conveys so well the joys, terrors and pitfalls of reading. ... When the villains are at last defeated and the denizens of the book tumble through into reality, it is quite disappointing to find them gaudy, small and trivial. Is Funke saying that, while books as books are wonderful, real life has a solid sort of grimness that renders make-believe flimsy? Or is she pleading with us to mix at least a little fantasy with our reality? I don't know. Inkheart leaves you asking such questions. And this is, to my mind, an important thing for a story to do. Appartiene alle SerieAppartiene alle Collane EditorialiÈ contenuto inPremi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
Meggie ama i libri. E li ama moltissimo anche il padre Mo, che per©ø rifiuta di leggerli a voce alta. Se lo facesse, infatti, porterebbe la vita nei libri e i personaggi dei libri alla vita. In una notte crudele lesse "Cuore d'inchiostro" e un malvagio signore dal cuore nero, Capricorno, si liber©ø dai lacci delle parole per materializzarsi nel suo salotto. In quell'attimo fatale accadde anche qualcosa di pi©£ grave: la moglie di Mo scomparve per sempre tra le pagine del libro. E ora il perfido Capricorno cerca Mo per piegare i suoi poteri a perfidi scopi... Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)833.914Literature German and related languages German fiction Modern period (1900-) 1900-1990 1945-1990Classificazione LCVotoMedia:
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Non sorprende che molti, durante l’infanzia (e anche durante l’età adulta), sognino di far parte di uno dei mondi che compongono il nostro orizzonte fantastico, o di conoscere i protagonisti con cui si sono vissute tante avventure – e Cuore d’inchiostro gioca proprio su questo desiderio, rispondendo alla domanda “Cosa accadrebbe se i personaggi dei libri potessero apparire nel nostro mondo?”.
Solo che, proprio come nelle fiabe, non ci vuole molto per capire che i desideri apparentemente giusti e piacevoli possono trasformarsi in fretta in incubi - da cui uscire nel minor tempo possibile, cercando di contenere le conseguenze.
Mo e Meggie, padre e figlia, l’hanno imparato a proprie spese, benché con tempistiche diverse; e per quanto Mo si sforzi di proteggerla, nascondendole alcune verità, Meggie potrà capire questa lezione solo vivendola sulla propria pelle.
Mi è piaciuto molto che la storia sia partita subito in quarta, dal primo capitolo, con l’arrivo in piena notte di Dita di Polvere e la strana reazione di Mo, che inevitabilmente porta Meggie a porsi le prime domande – le stesse che si sta ponendo il lettore; le risposte arriveranno nel corso delle avventure di questa famiglia indissolubilmente legata ai libri.
Gli eventi si susseguono in maniera particolarmente fluida e piacevole, dando spazio anche a sequenze avventurose, viaggi e ad alcuni colpi di scena ben piazzati; l’elemento magico è ben sfruttato e non è utilizzato a sproposito, cosa che mi ha fatto davvero piacere. L’abilità principale è ovviamente quella di Mo, la possibilità di “leggere” di un personaggio o di un oggetto e portarlo nel nostro mondo: è stata proprio questa a farmi desiderare di immergermi nel libro, e mi ha reso felice la resa realistica del modo in cui Mo vive questa sua condizione, oltre ad aver apprezzato come questa capacità viene poi impiegata.
Tutte queste caratteristiche lo portano ad essere non solo un libro perfetto per i bambini e i ragazzi, pubblico a cui è principalmente indirizzato, ma anche una lettura veramente piacevole per gli adulti (o per chi si avvia ad essere tale – ogni riferimento a me stessa è puramente casuale).
L’unico aspetto che potrebbe non far impazzire i lettori più scafati è, secondo me, la malvagità totale e granitica di Capricorno, l’antagonista, e di molti dei suoi sgherri. Non che non apprezzi, ogni tanto, un “cattivo totale”: per dirne una, ho adorato Il Signore degli Anelli e Sauron è crudele fin nel midollo, assetato di potere e basta, sostanzialmente. Il punto è che altri personaggi sono talmente ben tratteggiati da far pensare che la Funke, nel caratterizzare Capricorno, avrebbe potuto dare vita a qualcosa di molto più sfaccettato.
Tuttavia, credo che sia una scelta comprensibile, per molti fattori: primo fra tutti, la provenienza stessa di Capricorno. Essendo stato prelevato proprio da un libro ambientato in un mondo fiabesco, è realistico che sia un personaggio “totale” – proprio come quelli che si trovano nelle fiabe, in cui difficilmente ci sono gradazioni di grigio.
Tornando a parlare dei personaggi in generale, devo ammettere che sono rimasta stupita dall’importanza dei comprimari. Meggie, pur essendo la protagonista putativa, non è sempre il centro dell’attenzione: sono molte le persone che l’accompagneranno, nel bene e nel male, nelle sue peripezie.
Prima di tutti suo padre, Mo, di cui abbiamo già parlato: un personaggio che ho apprezzato moltissimo, positivo ma non privo di difetti. E’ un padre tenero, coraggioso e audace, ma non per questo riesce sempre a fare quel che è meglio per la sua famiglia; personalmente, penso che Lingua di Fata (così, infatti, viene spesso chiamato) meriterebbe il titolo di co-protagonista a tutti gli effetti.
Il già citato Dita di Polvere, invece, ha un ruolo molto più ambiguo ed è senz’altro uno dei personaggi più intriganti. La sua caratterizzazione è opposta a quella di Capricorno, non perché è totalmente buono, bensì perché è uno dei personaggi più sfaccettati. Il suo menefreghismo, la sua tendenza a porre prima di tutto sé stesso e i suoi interessi, lo distanziano dalla figura del “buono”; tuttavia, sembra genuinamente preoccuparsi per le persone a cui tiene, e questo lo riavvicina a una figura più positiva… ma, anche in questo caso, il modo in cui si prende cura di queste persone non è esattamente quello che ci si aspetterebbe.
Concede lealtà e fiducia a pochissime persone, il che porta chiunque non sia in questa stretta cerchia a trattarlo come se fosse sempre pronto a scappare, o a piantargli un coltello nella schiena – anzi, a dargli una lezione con il fuoco, visto che Dita di Polvere ha particolare affinità con le fiamme. Tuttavia, man mano che si approfondisce la conoscenza del personaggio, si arriva a capire che questo atteggiamento non è solo un comportamento intrinseco, ma anche una caratteristica sviluppata a causa di vari eventi a lui accaduti; per questo, nonostante tutto, non può che suscitare interesse, pietà, comprensione.
Non pensiate, però, che in questo libro ci sia spazio solo per il dramma! Gli intermezzi più leggeri sono presenti e sono davvero simpatici, soprattutto quando sono affidati a Elinor, zia di Meggie. Elinor è una donna burbera, scontrosa, particolarmente protettiva nei confronti dei propri libri, poco disposta a lasciarsi calpestare e, anzi, propensa a ribattere con frasi al vetriolo. Il suo modo di porsi la rende subito perfetta per sdrammatizzare un po’ le parti più oscure e l’ho trovata davvero adorabile, perché alla fin fine è decisamente più dolce di quanto non voglia mostrare. Oltretutto, è facile ritrovarsi nel suo amore per i libri e per una buona storia.
E’ proprio questo, l’amore per le belle storie, a percepirsi in ogni pagina del libro; una sensazione che ha reso ancora più piacevole seguire lo svilupparsi degli eventi e lo svelarsi di molte verità nascoste – che poi è il motivo per cui ho parlato così poco della trama e per cui non ho citato un paio di personaggi che mi sono piaciuti molto, ma la cui entrata in scena è funzionale a certe svolte importanti della storia.
Si arriva alla fine del libro soddisfatti, perché le vicende sono ben concluse, eppure si rimane con il desiderio di incontrare di nuovo i suoi protagonisti, con la certezza che sapranno incantarci di nuovo con una nuova avventure… Motivo per cui tornerò sicuramente nel Mondo d’Inchiostro, continuando a leggere la serie di Cornelia Funke.
Ultime, piccole note: primo, ogni capitolo è introdotto da una citazione e chiuso da una bella illustrazione, ed entrambe sono pertinenti e davvero carine; secondo, questa donna ci sa fare con i nomi. Riuscire a incuriosire qualcuno anche solo attraverso l’onomastica dei personaggi è un’ottima cosa e Dita di Polvere, Lingua di Fata, Capricorno (e tanti altri) non possono che catturare l’attenzione e stuzzicare la fantasia. ( )