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Sto caricando le informazioni... La campana di vetro (1963)di Sylvia Plath
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Scritto nel 1861 e pubblicato due anni dopo in Inghilterra sotto lo pseudonimo di Victoria Lucas, è l'unico romanzo della Plath e dal contenuto fortemente autobiografico. Dopo il suicidio dell'autrice, la madre ne vietò la pubblicazione negli Stati Uniti, dove andrà in stampa solo nel 1971. Una confessione dolorosa, quella della protagonista, Esther in conflitto tra ciò che sente di essere e ciò che invece “dovrebbe” essere, secondo i convenzionali parametri sociali. L'America in cui vive è quella degli anni Cinquanta, in cui una giovane aspirante scrittrice non trova collocazione. Perfino Buddy, l'uomo che dice di amarla si aspetta da lei un ritorno alla ragionevolezza. "La poesia è come polvere” egli sostiene, convinto che il destino naturale di Esther, come di ogni donna, sia il matrimonio e la maternità. Donne appagate dal matrimonio o libere di inventare vita e carriera? Il medesimo conflitto verrà vissuto dalla Plath senza l'esito di una faticosa rinascita. Sylvia percorrerà fino in fondo la crisi psicologica, il crollo emotivo, l'attrazione morbosa verso un'idea della morte, fino al suicidio. Insieme ad Anne Sexton, ha contribuito in modo determinante allo sviluppo della narrativa e della poesia confessionale. Biografia di una depressione
Esther Greenwood's account of her year in the bell jar is as clear and readable as it is witty and disturbing. It makes for a novel such as Dorothy Parker might have written if she had not belonged to a generation infected with the relentless frivolity of the college- humor magazine. The brittle humor of that early generation is reincarnated in "The Bell Jar," but raised to a more serious level because it is recognized as a resource of hysteria. Appartiene alle Collane EditorialiÈ riassunto inHa uno studioHa come guida per lo studente
Brillante studentessa di provincia vincitrice del soggiorno offerto da una rivista di moda, a New York Esther si sente ℗±come un cavallo da corsa in un mondo senza piste℗ . Intorno a lei, l'America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta: una vera e propria campana di vetro che nel proteggerla le toglie a poco a poco l'aria. L'alternativa sar© abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell'elettroshock. Fortemente autobiografico, La campana di vetro narra con agghiacciante semplicit© le insipienze, le crudelt© incoscienti, gli assurdi tab©£ che spezzano un'adolescenza presa nell'ingranaggio stritolante della normalit© che ignora la poesia. Include sei poesie da "Ariel". Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
Copertine popolari
![]() GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.54Literature English (North America) American fiction 20th Century 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:![]()
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E' inevitabile che la sua fine tragica influenzi il nostro approccio all'opera, conferendogli un' aura di ineluttabilità e di fatalismo; viene naturale considerarlo una sorta di testamento spirituale dell'autrice.
Eppure andando oltre l'elemento autobiografico (che comunque è molto presente) ci si accorge che è un romanzo universale ed eclettico, che tratta un tema intimo come quello della malattia mentale ma lo fa senza mai perdere l'ironia ed offrendoci un'analisi lucida ed impietosa sulla società statunitense degli anni '50, perbenista e benpensante.
E' strutturato in tre parti: la prima è forse la più convenzionale, il classico romanzo di formazione all'americana in cui una ragazza di provincia un po' disadattata fatica a trovare il suo posto nel mondo (mi ha ricordato Il giovane Holden, che non mi è piaciuto un granché).
Quando l'azione si sposta dalla caotica New York alla stagnante periferia piccolo-borghese la vera essenza del libro comincia a prendere forma, la scrittura si fa caotica e soffocante ed ammetto che ho faticato a non perdere il filo; finché ho capito che non c'era nessun filo da seguire e che dovevo solo lasciarmi andare e seguire Esther nella vorticosa discesa verso la follia.
L'ultima parte di caduta e risalita è quella dove il romanzo prende veramente il volo, è il momento in cui la protagonista fa finalmente i conti con se stessa e con la vita, e noi insieme a lei.
Il finale è aperto e non poteva essere altrimenti: è un libro che basta a se stesso, che non cerca di veicolare un messaggio ma vuole solo raccontare uno spaccato di vita, quindi è giusto che ognuno tragga le proprie conclusioni e termini la storia a modo suo.
Romanzo pieno di contraddizioni: pesante nelle tematiche ma leggero nei toni e nello stile, su cui ci sarebbero da scrivere fiumi di testo ma su cui allo stesso tempo si ha la sensazione che non ci sia niente da dire.
Spiazzante, a volte frustrante, ma sempre fuori dall'ordinario. (