Lois McMaster Bujold

Inizia con un ben riuscito intreccio di avventura romantica e opera spaziale la saga dei Vorkosigan e del pianeta Barrayar che l’autrice ha declinato in una ventina di titoli nei tre decenni seguiti alla pubblicazione di questo a metà degli anni Ottanta. Aral e Cordelia si ritrovano soli su di in un pianeta sconosciuto e e popolato di creature pericolose: provengono da due mondi diversissimi –Barrayar ricco di natura ma rudemente guerriero, Colonia Beta inospitale ma più ‘civilizzato’ (fino a un certo punto) – e in guerra, ma l’esigenza di sopravvivere li spinge a collaborare e oltre. E’ la parte più spigliata del romanzo a cui si sostituisce lo scontro armato che mette in luce soprattutto le mille spine della politica di Barrayar: le vicende che ne seguono uniscono senso del dovere e voglia di ritrovarsi mettendo in campo una buona serie di personaggi secondari (primo fra tutti il sergente Bothari e il flashback con Elena) mentre la storia svolta quasi sempre con i tempi giusti, essendo il segmento ambientato su Colonia Beta l’unico tirato per le lunghe. Malgrado l’azione non manchi, la scrittrice preferisce comunque un periodare ampio e ricco di sfumature col quale costruisce con cura le varie società (che derivano tutte da un’espansione umana nello spazio) sino al complesso lieto fine a più livelli che soddisfa come il resto del racconto.… (altro)

Quarto romanzo in ordine cronologico (e secondo di pubblicazione) di una saga, quella dei Vor, che viaggia ormai verso i venti titoli, questo volume risale alla metà degli anni Ottanta e se ne stava dimenticato nella libreria dai tempi dell’acquisto, all’inizio del decennio successivo. Una sorte che non meritava perché, al dilà di una serie di forzature in una trama che presenta un numero troppo elevato di fortunate coincidenze, si tratta di una space-opera divertente e sufficientemente complessa che regala una lettura d’evasione, ma non banale. Miles è l’apprendista del titolo, erede scalcagnato dal punto di vista fisico di una potente famiglia che vive su di un pianeta dominato da stirpi guerriere. Andarsene è soluzione inevitabile in un viaggio spaziale che - grazie a capacità di mercanteggiare, astuzia e colpi di fortuna – si rivela fonte di inaspettate fortune: il rovescio della medaglia consiste, oltre all’insidiosissima ulcera, nell’accusa di tradimento che viene sventata in un finale a maggior tasso di drammaticità. Malgrado un periodare ampio e compassato, l’autrice inietta infatti con assiduità notevoli dosi di umorismo, specie nei confronti del protagonista, che contribuiscono spesso e volentieri ad alleggerire le situazioni, essendo parte integrante di quell’alternanza tra improvvise accelerazioni e vistosi rallentamenti che caratterizzano l’intera vicenda: da un lato ci sono i salti nell’iperspazio e le battaglie fra astronavi – se a volte paiono assai improbabili, pazienza - dall’altra l’(auto)apprendimento dell’arte del comando unito ai problemi personali, incluso un innamoramento senza speranza. Ai cambi di registro tra dramma e commedia dà il suo contributo il buon cast di personaggi di contorno, che magari evolvono lungo traiettorie prevedibili, ma sono costruiti con efficacia e, almeno in un paio di casi, vanno a parare in svolte narrative la cui ricostruzione risulta sorprendente: tutti elementi che fanno del libro, conosciuto anche come ‘L’apprendista ammiraglio’, una lettura che potrebbe non soddisfare gli amanti della fantascienza pura (in fondo, modificando un tot di particolari, la storia funzionerebbe ambientata in un altro tempo o in un altro luogo) o chi preferisce una scrittura frenetica, ma che coinvolge abbastanza da costringere a voltare le pagine e a fare un pensierino sull’opportunità di addentrarsi negli altri capitoli.… (altro)