Margery Allingham (1904–1966)

Un altro giallo classico all'inglese che mi delude: niente da fare, Agatha Christie ormai mi ha abituato a standard troppo alti.
L'inizio è promettente: una villa isolata, tanti ospiti e un rituale misterioso; peccato che poi la trama si perda in goffe scene d'azione, che ai nostri occhi moderni risultano ingenue ai limiti del ridicolo. Il mistero vero e proprio viene relegato alle pagine finali, con una soluzione anche suggestiva ma troppo affrettata.
Coi personaggi non andiamo meglio: tutti piatti e stereotipati a cominciare dal narratore, figura banale senza nessun guizzo e per cui non proveremo mai la minima simpatia. L'unica notevole eccezione è Albert Campion, che spicca con la sua personalità eccentrica e bizzarra in un mare di nullità. Peccato che pur essendo il protagonista della serie appaia solo come deus ex machina, forse perché questo era il primo volume e l'autrice non aveva ancora le idee chiare su come proseguire.
Lo stile è inequivocabilmente datato, con toni fin troppo leggeri che spesso risultano fuori luogo; capisco l'aplomb inglese, ma così si esagera.
Insomma il motivo per cui non stronco definitivamente questo romanzo è solo Albert Campion, che mi ha incuriosito e di cui vorrei leggere ancora, sperando che nelle opere future venga sfruttato meglio.… (altro)