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Alan D. Altieri (1952–2017)

Autore di Magdeburg L' eretico

28+ opere 212 membri 17 recensioni

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Fonte dell'immagine: Alan D. Altieri (Sergio Altieri)

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Opere di Alan D. Altieri

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Deviazioni. Insieme per sempre. Il compromesso di Keller (2005) — Traduttore, alcune edizioni102 copie

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Informazioni generali

Nome canonico
Altieri, Alan D.
Nome legale
Altieri, Sergio
Altri nomi
Altieri, Sergio
Data di nascita
1952
Data di morte
2017-06-16
Sesso
male
Nazionalità
Italia
Nazione (per mappa)
Italia
Luogo di nascita
Milano, Italia
Luogo di morte
Milano, Italia

Utenti

Recensioni

La prima parte della saga spaziale ‘Terminal war’, intitolata ‘Juggernaut’, lascia parecchio a desiderare e l’avvicinamento aL secondo volume è avvenuto con una certa prudenza. Il responso è stato più positivo del previsto: non sta tra queste pagine l’Altieri migliore, ma il racconto si snoda senza le confusioni del predecessore fino a un finale aperto che la morte dello scrittore congela per sempre a meno che la terza puntata, ‘Maelstrom’ sià già stata scritta - o quantomeno abbozzata come la ‘Poodle spring story’ del nostro. Sono proprio i capitoli più connessi alla fantascienza a farsi apprezzare. Su una Terra ormai morente e che ha abbandonato da tempo i viaggi spaziali, viene rimessa in sesto la Magellan, un’astronave che consente i salti nello spazio-tempo: un equipaggio di sette persone viene così inviato nella costellazione del Serpente alla ricerca di una probabile vita extraterrestre. Il meccanismo di salto non è semplice e viene disturbato da una forte interferenza, ma in qualche modo si arriva a destinazione. Qui si scopre che una civiltà antica ed evoluta è stata sterminata da una feroce orda – dotata di maschere che rendono tutti i membri uguali, un po’ come ‘Guerre stellari’ (ma di citazioni ce ne sono come di consueto a pacchi, molte delle quali esplicite) - che sembra collegata in un unico organismo senziente: entrata nella Magellan, per sconfiggerla sarà necessario un alto tributo di sangue: uno solo non ci rimette la pelle per scoprire con orrore chi si nasconde dietro la maschera. Che un simile superuomo – uno che sopravvive a lunghe immersioni nel liquido di raffreddamento dell’elaboratore di bordo, per dire – si chiami Karl Adrian Dekker non sorprende chi sia abituato all’immaginario dell’autore milanese: serve ad aumentare il rimpianto per non poter sapere come Altieri avesse immaginato l’avventura conclusiva unendo la sconvolgente rivelazione con l’ingombrante passato (letterario) che un tale nome evoca. Definiti i personaggi e le ambientazioni – siano esse le mille ombre della Magellan o le misteriose architetture aliene – inizia la guerra del titolo e cominciano pure le debolezze: non tanto perché i compagni di Dekker vanno nessuno escluso incontro a una bella morte (incluso quell’antipatico del borioso comandante), quanto perché un terzo di romanzo fatto di nemici che esplodono e vengono falciati in massa finisce per essere un po’ pesante: d’accordo che l’estetica della violenza è stata un’assidua caratteristica altieriana, ma la sensazione di ripetitività fa capolino più di una volta. Così, paradossalmente, la tensione cala proprio laddove dovrebbe raggiungere il culmine, solo in parte riscattata dal colpo di reni del finale: malgrado l’insieme sia in buona misura coinvolgente (e a volte travolgente), la soddisfazione complessiva ne risulta pur sempre diminuita.… (altro)
 
Segnalato
catcarlo | Jan 17, 2018 |
Riemergere dal fuoco, dall’acqua (putrida) e dal metallo dell’isola di Katawan non è stato facile neppure per uno con la tempra di Russell Brendan Kane: il finale di ‘Victoria cross’ è talmente definitivo che Altieri ha impiegato quindici anni per recuperare il suo indistruttibile Sniper e cucirgli addosso la quarta avventura aggiornata agli orrori di questo inizio di Ventunesimo secolo, tra mercanti d’armi, aerei inclusi, senza scrupoli e una letale minaccia batteriologica. Ne valeva la pena? Dal punto di vista dell’appassionato, la risposta non può essere che affermativa: l’adrenalina scorre a fiumi, il nostro allunga il suo elenco di imprese mirabolanti (guida per chilometri in discesa un fuoristrada a motore spento, si salva da un’esplosione che spazza via un quartiere, ‘gioca al tirassegno’ da distanze siderali con un grossissimo calibro facendo ovviamente centro e così via), i cattivacci di estrazione latina – il filippino e soprattutto l’italiano – sono dei sadici depravati, le donne si innamorano e l’antagonista Cross tende a filosofare fra una carognata e l’altra. Il tutto raccontato con le consuete frasi secche e incalzanti (non si potrebbe abbandonare l’inglese?) che sanno lasciare il lettore con il fiato sospeso per poi colpirlo sotto la cintura al momento giusto in ambientazioni opprimenti come Manila assediata dallo smog oppure che regalano lo sgomento del Lago d’Aral prosciugato o dei deserti dell’Australia meridionale in cui brilla una distesa infinita di velivoli da combattimento abbandonati. Aggiunto che, nella capitale delle Filippine, Kane fa tempo a fare squadra per alcuni capitoli con Chance Renard – il Profesionista creato da Stephen Gunn alias Stefano di Martino – bisogna ammettere che la soddisfazione non è completa: sarà anche colpa del formato forzato di Segretissimo per cui il libro è uscito e per la quale trecento pagine sono già un’esagerazione, ma la trama sembra privilegiare in modo eccessivo l’azione a discapito della coerenza interna finendo per mostrare qualche rammendo di troppo. In fondo, uno delle specialità dell’autore milanese è quella di imbastire complesse vicende in cui numerosi fili disparati si vanno via via legando insieme: qui, per la fretta, qualcuno viene lasciato a penzolare – la dottoressa Fontana e tutto il lato russo, la stessa Alexandra Nemes – e poco consola che sia stato annunciato per l’anno prossimo un capitolo conclusivo, visto che uscirà per la medesima collana. A proposito di Nemes, si ripresenta qui la tendenza dello scrittore a costruire ponti fra le proprie saghe e lo si intuisce sin dal secondo nome della donna (Rowena), con però la curiosa considerazione che, a parte l’inatteso ritorno in un luogo maledetto, visti i parallelismi tra personaggi verrebbe da pensare che in questo universo sia giunto una sorta di doppio: un ulteriore garbuglio dal quale svincolarsi in un quinto romanzo che si annuncia non facile, ma uno come Altieri ce la può fare.… (altro)
 
Segnalato
catcarlo | Aug 29, 2016 |
Los Angeles, California: una megalopoli tenebrosa e devastata, una terra di nessuno martoriata e sanguinante. In questo mastodonte urbano, sopravvissuto alla propria apocalisse, Alan Jericho Wolf, capitano della Serious Crime Unit, è l'ultima carta che le autorità possono giocare per contrastare il crimine dilagante. Poliziotto esperto di ogni forma di guerriglia, veterano di tutte le guerre, Alan è l'unico uomo che possa affrontare quell'abisso di violenza che assedia la città, dove i banzai runners, fulminati dal crack, duellano a morte con gli interceptors, dove regnano incontrastati i Brigadiers, micidiale e sanguinaria banda di criminali e dove l'unica legge è l'assenza di legge.… (altro)
 
Segnalato
bblibri | Feb 28, 2016 |
Quandoque bonus dormitat Homerus. L’uomo che ha raccontato l’apocalisse nella Germania del Seicento, nelle Highlands scozzesi o ancora sulla disperata isola di Katawan con un’efficacia che ha pochi eguali inciampa proprio sul più bello, cioè quando l’ambientazione fantascientifica dovrebbe consentirgli di sbrigliare la fantasia per scendere ancor più a fondo negli abissi dell’umanità. Chissà, forse erano proprio i limiti dati dalla Guerra dei Trent’anni e dal groviglio spionistico nella seconda metà del Novecento a rendere così potenti le immagini degli altri romanzi: i tratti distintivi sono tutti al loro posto anche qui, ma l’arma – anche se state-of-the-art prodotta dalla Gottschalk-Yutani – fa a sorpresa cilecca. La Terra su cui è ambientato ‘Juggernaut’ fa sembrare quella de ‘La strada’ quasi un paradiso: guerre, contaminazioni e una pestilenza epocale l’hanno ridotta in un postaccio dove piove sempre (come in Turingia) e la società è divisa tra riccastri e miserabili. Nell’eterno monsone si muove una serie di personaggi con una percentuale molto alta di disperazione e/o di follia germinate tanto per cause interiori quanto a causa di agenti chimici esterni: l’avidità (di denaro o di potere) è sempre il motore principale e il destino dei più deboli è quello di finire schiacciati. Altieri affronta queste tematiche, a lui così congeniali, con la consueta lingua stilizzatissima e tagliente, ancor più scarnificata rispetto alle sue opere precedenti: il ritmo è martellante nel suo incedere per frasi brevi che, nella loro semplicità, nascondono spesso mondi oscuri. D’ogni tanto si rifiata con gli estratti enciclopedici che consentono di fissare le coordinate del nuovo mondo (come nell’asimoviano ciclo della Fondazione), ma sono soli brevi momenti in ogni caso assai poco rilassanti: la somma di tutti i fattori crea un ambiente claustrofobico che calza a pennello a quella che pare la madre di ogni distopia. Di quando in quando spunta così la sensazione che ad avere la meglio sia la maniera (il barocco e Altieri sono meno lontani di quanto si possa immaginare), ma non è questo il problema: il guaio vero è che la storia non decolla mai, con gli effetti speciali (anche linguistici) che ricoprono una trama, esile eppur contorta, incapace di guizzi appassionanti. Riassumendo, il romanzo racconta la scelta di chi mandare in missione nello spazio tra due professionisti delle operazioni sporche: l’irregolare, drogato Skinner – una versione futuribile del Tuco protagonista in ‘Il buono, il brutto, il cattivo’ – e l’ascetico Karl Dekker, che riprende molte caratteristiche dal ciclo di Russell Kane e, soprattutto, da quello di Magdeburg (si vedano il nome, l’armamento nonché la tendenza a parlare per frasi allo stesso tempo apodittiche e imperscrutabili). Tra depravati satrapi orientali e fanatici religiosi, a tirare le fila della faccenda è la Gottschalk e un po’ dispiace che la corporation scenda in campo in prima persona invece di rimanere sullo sfondo a metà strada tra Spectre e Acme. Quando, dopo il consueto macello al sangue modello Tarantino incattivito, la scelta è fatta così che la missione Magellan può partire, ci manca poco che compaia la scritta ‘Continua…’ per rimandare il lettore al secondo volume in uscita a giugno 2015: un seguito che si spera torni all’altezza della bravura del suo autore, visti anche gli ultimi capitoli più a fuoco di questo non certo trascendentale romanzo.… (altro)
 
Segnalato
catcarlo | Mar 10, 2015 |

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