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Sniper extreme (Campo di fuoco - L'ultimo muro)

di Alan D. Altieri

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Russell Brendan Kane è uno che, per dire, James Bond al confronto è una mezza sega. E’ un uomo d’acciaio fuori e torturato dai demoni dentro, fantasmi del passato magari meno devstanti di quelli del suo gemello della Guerra dei Trent’anni Wulfgar, ma sempre abbastanza da incrinarne la figura monolitica: quella di uno scozzese, ufficiale delle britanniche SAS, che di mestiere fa il cecchino (da cui il titolo della trilogia che lo riguarda, detta dello ‘Sniper’) cercando di portare la sua arte – chiamiamola così - al massimo dell’efficacia. L’uomo prova sempre a perseguire una sua linea di giustizia, il che lo porta inevitabilmente a districarsi tra doppi e tripli giochi in un mondo dominato dal potere corrotto, dai soldi e - ça va sans dire – da una spietata, a volte allucinante violenza. Quelle di Kane sono storie dure per uomini (e donne) duri scritte in un linguaggio adeguatamente duro, fatto di brevi frasi, dialoghi taglienti e parole come macigni: insomma, roba che fa crescere il testosterone e che è ormai un marchio di fabbrica dello scrittore milanese, come pure la minuziosa descrizione di armi ipertecnologiche (la Gottschalk-Yutani è una specie di Acme oscura) e di luoghi misteriosi – e chissenefrega se esistono o no. In fondo, l’esagerazione fa parte del gioco in questi romanzi che sono dichiaratamente di genere, ma dove l’intrattenimento è sempre di ottimo livello. Sotto il titolo di ‘Sniper extreme’, Segretissimo (ri)manda in edicola i primi due romanzi del ciclo per un viaggio sulle montagne russe di un serratissimo thriller d’azione: in più, per gli amanti della citazione, il piacere aggiuntivo della caccia ai rimandi che Altieri dissemina fra le sue pagine.
1. Campo di fuoco
Eliminati i colombiani, dal Messico il Cartello di Palenque vuole inondare di cocaina gli Stati Uniti e il mondo occidentale. Kane, affiancato dalla statunitense Ellen Grant, viene spedito a cercare di farne fuori il capo Xavier Hurtado: dopo aver affrontato la vegetazione delle sierras, nere cortine di pioggia e sole calcinante, qualcosa va storto e solo lo Sniper riesce a cavarsela dopo aver fatto fuori, pur in perfetta solitudine, uno sproposito di avversari. Al ritorno, sua sarà la vendetta e, per arrivarci, qualsiasi prova verrà affrontata, compreso metter le mani – e un’arma da fuoco a scelta - nei nidi di vipere che ci sono sia tra i ‘buoni’, sia tra i ‘cattivi’: nel frattempo, il nostro riesce ad abbattere un aereo, a sopportare virilmente una scomoda prigionia, a rifare il percorso della prima missione in compagnia della sorella di Ellen e pure far la levatrice in un pezzente campo di guerriglieri zapatisti.Se la parte ambientata nella foresta pluviale riporta in mente la giungla vietnamita, i luoghi degli scontri con il cartello stanno tra Peckinpah – soprattutto il finale de ‘Il mucchio selvaggio’ – e il western all’italiana, però con un tasso di defunti da far impallidire Tarantino. Trascinante la prima parte con il suo montaggio alternato dei flashback della prima missione con la sanguinosa e contrastata via che porta alla seconda, più lineari i capitoli finali in cui i nodi si sbrogliano e i tradimenti non restano impuniti. Infine un avvertimento, specie per gli amanti del bricolage: dopo questo libro, è inevitabile guardare con occhi diversi un trapano a pressione.
2. L’ultimo muro
Kane non può mancare l’appuntamento con una delle piaghe più infette del pianeta, il conflitto tra Israeliani e Palestinesi, ma la storia prende le mosse da lontano. Oltre che nel deserto del Negev, ci si muove infatti tra Irlanda del Nord e Ucraina, zona Cernobyl: una delle specialità di Altieri è partire da fili separati che poi vengono avvicinati per essere infine annodati assieme e qui, dopo un bel po’ di capitoli, ci si ritrova tutti quanti in Israele con lo scopo di sventare i piani di un gruppo di estremisti sionisti (con agganci insospettabili) che vogliono minare un tenue tentativo di pace a colpi di plutonio ex sovietico fornito da un terrorista della Provisional IRA. Detto che questo Declan Michael Cross, sanguinario e spietato, assomiglia parecchio al Dekken di ‘Magdeburg’ – e non è solo una suggestione creata dal comune biondo dei capelli – per il resto l’autore combina con la consueta abilità i segmenti narrativi creando una storia più complessa di quella del precedente ‘Campo di fuoco’, ma che si rivela altrettanto adrenalinica. Tra le mirabolanti imprese dello Sniper si segnalano questa volta il riuscire a sopravvivere a una serie di scosse elettriche che spaccano la sedia su cui sta seduto, una camminata di molte miglia sotto il sole del deserto, un intervento di chirurgia d’urgenza e un paio di sberle date al Primo Ministro britannico (che nell’amaro finale non risulta neppure essere l’unico o il peggiore dei burattinai) ma va anche detto che lo scrittore gli mette al fianco un ottimo cast di contorno, che popola i campi dei buoni e dei cattivi con precise figure sia maschili sia femminili. Così il nostro finisce pure per innamorarsi, sia pure nel suo modo un po’ ruvido: niente paura, comunque, perché in ‘L’ultimo muro’ l’azione si succede all’azione e il sangue scorre a ettolitri tenendo il lettore incollato alle pagine mentre Altieri varia quel tanto che basta con qualche tocco di umorismo (nero, of course) e con un bello scioglimento che lascia l’amaro in bocca.
( )
  catcarlo | Oct 8, 2014 |
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