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L'idiota è un romanzo di Fedor Michajlovic Dostoevskij. Considerato uno dei massimi capolavori della letteratura russa, vuole rappresentare "un uomo positivamente buono", un Cristo del XIX secolo. La stesura fu contemporanea all'esilio dello scrittore, dovuto ai debiti: ebbe inizio a Ginevra nel settembre del 1867, proseguì a Vevey (sul lago di Ginevra), a Milano, e terminò nel gennaio del 1869 a Firenze. Una targa al numero 18 di Piazza de' Pitti ricorda la permanenza dell'autore nel palazzo per quasi un anno. L'opera nel frattempo uscì a puntate dal 1868 sulla rivista Russkij vestnik (il Messaggero Russo), mentre fu presentata in forma unica l'anno successivo. In una lettera del 1867 indirizzata allo scrittore Apollon Nikolaevic Majkov, Dostoevskij descrisse il nucleo poetico del romanzo a cui stava lavorando: «Da tempo mi tormentava un'idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un'idea troppo difficile e non ci sono preparato, anche se è estremamente seducente e la amo. Quest'idea è raffigurare un uomo assolutamente buono. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d'oggi soprattutto.» È importante sottolineare come l'aggettivo "buono" usato nella lettera fosse nell'originale russo "prekrasnyi", che indica lo splendore della bellezza e della bontà insieme. L'opera ha avuto diversi adattamenti teatrali, cinematografici e televisivi. Nel corso del romanzo è più volte citato e discusso dai personaggi, il quadro di Hans Holbein il Giovane, "Il corpo di Cristo morto nella tomba". Dostoevskij aveva visto il dipinto nel 1867 a Basilea e ne era rimasto fortemente impressionato. Traduzione di Federigo Verdinois (1927), aggiornata all'italiano corrente dalla redazione. Federigo Verdinois (Caserta, 2 luglio 1844 - Napoli, 11 aprile 1927) è stato un giornalista, scrittore e traduttore italiano.… (altro)
Sto tergiversando da due mesi nel tentativo di mettere insieme i miei pensieri dopo la lettura de L’idiota: siccome dopo tutto questo tempo non ho affatto le idee più chiare, ecco a voi una bella recensione caotica della mia esperienza di lettura.
Il mio primo problema con L’idiota è che è un po’ come il suo protagonista, l’idiota del titolo che però si rivela essere molto intelligente: è una contraddizione insanabile tra il capolavoro della letteratura e la ciofeca immonda. Ci sono indubbiamente delle belle pagine ne L’idiota e di certo non si può dire che Dostoevskij non sapesse scrivere, ma si tratta di un romanzo faticosissimo da leggere. Non per la mole, ma perché è disorganizzato al punto che le vicende tra i vari personaggi non fluiscono con armonia verso la conclusione, ma ci si ammassano senza alcuna grazia.
La cosa mi fa un po’ incazzare perché è evidente che Dostoevskij aveva tutte le capacità per scrivere un romanzo migliore di questo caos narrativo. La mia sensazione è che Dostoevskij avesse così a cuore i temi portanti de L’idiota da finire per sacrificare la storia alla presentazione delle sue idee.
E qui veniamo alla nota più dolente di questo romanzo: le idee del suo autore. Ero pronta a scrivervi di leggere altro di suo perché nessunə si merita di soffrire su un libto non pienamente riuscito e pieno di idee reazionarie, ma non lo farò perché il buon Dostoevskij ha creato – suo malgrado – un romanzo dalla possibile interpretazione femminista molto interessante.
Abbiamo, infatti, una donna con un passato di abusi subiti in giovane età finita in una relazione tossica con due uomini, uno che è affetto dalla sindrome del salvatore e uno che vuole possederla. L’idiota passa ottocento pagine a sviscerare il dramma di questi due uomini e a dare spazio all’opinione di chiunque possa avere un’opinione in merito e muoia dalla voglia di farcela conoscere, eppure per me questo rimarrà il romanzo di Nastas’ja Filippovna, che non può trovare pace con nessuno dei suoi due pretendenti. Non perché l’uno è una persona immorale e l’altro un Cristo senza poteri divini, ma perché l’unica salvezza possibile per lei sarebbe nel raggiungimento di una consapevolezza e in una rete di aiuto femminista che in quel tempo e in quel luogo – e, aggiungerei, in quella penna – non poteva avere.
La tragedia vera di questo romanzo è vedere due uomini farsi le coccole da bravi amiconi dopo essere stati assolutamente incapaci di raggiungere il dolore di Nastas’ja Filippovna: una scena che, con i dovuti accorgimenti, non sfigurerebbe nel più terrificante degli horror.
Quindi sì, Dostoevskij, ho proprio letto il tuo romanzo pensando tutto il tempo alla questione femminile, in barba al tuo palese disprezzo per l’argomento. Rivoltati pure nella tomba: ho portato i pop corn. ( )
Difficile scrivere una recensione di un simile testo. Ho appena terminato di leggerlo e ho impressioni contrastanti. Da un lato sono rimasto assolutamente affascinato dai personaggi che si susseguono nel corso di oltre 800 pagine. Una "full immersion" nella cultura e psicologia russa. Puo' essere difficile non perdersi nella molteplicita' personaggi citati a volte per nome, altre per patronomico o per titolo. L'impressione e' che il volume sia stato scritto a varie velocita'. Vi sono parti in cui l'autore si perde letteralmente in infiniti dettagli quasi a voler riempire piu' pagine possibile (caso non del tutto improbabile considerato che "l'idiota" venne pubblicato a puntate su un periodico dell'epoca). Altre parti del volume, in particolare alla fine, descrivono situazioni e personaggi con una velocita' forse eccessiva, quasi a voler chiudere in breve il volume. Forse questa e' semplicemente l'impressione di un lettore (io) che si e' affezionato al mondo e ai personaggi del romanzo e teme di perderli con la fine della lettura. ( )
Difficile farne una recensione! Io l'ho adorato. Il principe Miskin è un personaggio semplicemente straordinario. Basti pensare che questo "idiota" ha la peculiarità di dare fiducia a tutti, senza eccezione. Un libro che non esito a raccomandare. ( )
con donchisciotte resta l'unico eroe buono ben riuscito. non a caso genera più tenerezza che ammirazione. ma è tanto rigoroso, intenso, incrollabile e stralunato, che non risulta stucchevole, come pare inevitabile per un eroe buono, ma appassionante. ( )
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
Towards the end of November, during a warm spell, at around nine o'clock in the morning, a train of the Petersburg-Warsaw line was approaching Petersburg at full steam.
At nine o'clock in the morning, towards the end of November, the Warsaw train was approaching Petersburg at full speed. It was thawing, and so damp and foggy that it was difficult to distinguish anything ten paces from the line to right or left of the carriage windows. Some of the passengers were returning from abroad, but the third-class compartments were most crowded, chiefly with people of humble rank, who had come a shorter distance on business. All of course were tired and shivering, their eyes were heavy after the night's journey, and all their faces were pale and yellow to match the fog. [Trans. Constance Garnett]
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"And all this, and all these foreign lands, and all this Europe of yours, it's all one big fantasy, and all of us abroad are one big fantasy . . . remember my words, you'll see for yourself!" she concluded all but wrathfully, parting from Evgeny Pavolovich.
L'idiota è un romanzo di Fedor Michajlovic Dostoevskij. Considerato uno dei massimi capolavori della letteratura russa, vuole rappresentare "un uomo positivamente buono", un Cristo del XIX secolo. La stesura fu contemporanea all'esilio dello scrittore, dovuto ai debiti: ebbe inizio a Ginevra nel settembre del 1867, proseguì a Vevey (sul lago di Ginevra), a Milano, e terminò nel gennaio del 1869 a Firenze. Una targa al numero 18 di Piazza de' Pitti ricorda la permanenza dell'autore nel palazzo per quasi un anno. L'opera nel frattempo uscì a puntate dal 1868 sulla rivista Russkij vestnik (il Messaggero Russo), mentre fu presentata in forma unica l'anno successivo. In una lettera del 1867 indirizzata allo scrittore Apollon Nikolaevic Majkov, Dostoevskij descrisse il nucleo poetico del romanzo a cui stava lavorando: «Da tempo mi tormentava un'idea, ma avevo paura di farne un romanzo, perché è un'idea troppo difficile e non ci sono preparato, anche se è estremamente seducente e la amo. Quest'idea è raffigurare un uomo assolutamente buono. Niente, secondo me, può essere più difficile di questo, al giorno d'oggi soprattutto.» È importante sottolineare come l'aggettivo "buono" usato nella lettera fosse nell'originale russo "prekrasnyi", che indica lo splendore della bellezza e della bontà insieme. L'opera ha avuto diversi adattamenti teatrali, cinematografici e televisivi. Nel corso del romanzo è più volte citato e discusso dai personaggi, il quadro di Hans Holbein il Giovane, "Il corpo di Cristo morto nella tomba". Dostoevskij aveva visto il dipinto nel 1867 a Basilea e ne era rimasto fortemente impressionato. Traduzione di Federigo Verdinois (1927), aggiornata all'italiano corrente dalla redazione. Federigo Verdinois (Caserta, 2 luglio 1844 - Napoli, 11 aprile 1927) è stato un giornalista, scrittore e traduttore italiano.
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Descrizione del libro
Riassunto haiku
Biblioteca di un personaggio famoso: Fyodor Dostoevsky
Fyodor Dostoevsky ha una Legacy Library. Legacy libraries sono le biblioteche personali di famosi lettori, aggiunte dai membri di LibraryThing che appartengono al gruppo Legacy Libraries.
Il mio primo problema con L’idiota è che è un po’ come il suo protagonista, l’idiota del titolo che però si rivela essere molto intelligente: è una contraddizione insanabile tra il capolavoro della letteratura e la ciofeca immonda. Ci sono indubbiamente delle belle pagine ne L’idiota e di certo non si può dire che Dostoevskij non sapesse scrivere, ma si tratta di un romanzo faticosissimo da leggere. Non per la mole, ma perché è disorganizzato al punto che le vicende tra i vari personaggi non fluiscono con armonia verso la conclusione, ma ci si ammassano senza alcuna grazia.
La cosa mi fa un po’ incazzare perché è evidente che Dostoevskij aveva tutte le capacità per scrivere un romanzo migliore di questo caos narrativo. La mia sensazione è che Dostoevskij avesse così a cuore i temi portanti de L’idiota da finire per sacrificare la storia alla presentazione delle sue idee.
E qui veniamo alla nota più dolente di questo romanzo: le idee del suo autore. Ero pronta a scrivervi di leggere altro di suo perché nessunə si merita di soffrire su un libto non pienamente riuscito e pieno di idee reazionarie, ma non lo farò perché il buon Dostoevskij ha creato – suo malgrado – un romanzo dalla possibile interpretazione femminista molto interessante.
Abbiamo, infatti, una donna con un passato di abusi subiti in giovane età finita in una relazione tossica con due uomini, uno che è affetto dalla sindrome del salvatore e uno che vuole possederla. L’idiota passa ottocento pagine a sviscerare il dramma di questi due uomini e a dare spazio all’opinione di chiunque possa avere un’opinione in merito e muoia dalla voglia di farcela conoscere, eppure per me questo rimarrà il romanzo di Nastas’ja Filippovna, che non può trovare pace con nessuno dei suoi due pretendenti. Non perché l’uno è una persona immorale e l’altro un Cristo senza poteri divini, ma perché l’unica salvezza possibile per lei sarebbe nel raggiungimento di una consapevolezza e in una rete di aiuto femminista che in quel tempo e in quel luogo – e, aggiungerei, in quella penna – non poteva avere.
La tragedia vera di questo romanzo è vedere due uomini farsi le coccole da bravi amiconi dopo essere stati assolutamente incapaci di raggiungere il dolore di Nastas’ja Filippovna: una scena che, con i dovuti accorgimenti, non sfigurerebbe nel più terrificante degli horror.
Quindi sì, Dostoevskij, ho proprio letto il tuo romanzo pensando tutto il tempo alla questione femminile, in barba al tuo palese disprezzo per l’argomento. Rivoltati pure nella tomba: ho portato i pop corn. ( )