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Sto caricando le informazioni... People of the Book: A Novel (edizione 2008)di Geraldine Brooks
Informazioni sull'operaI custodi del libro di Geraldine Brooks
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While peering through a microscope at a rime of salt crystals on the manuscript of the Haggadah, Hanna reflects that “the gold beaters, the stone grinders, the scribes, the binders” are “the people I feel most comfortable with. Sometimes in the quiet these people speak to me.” Though the reader’s sense of Hanna’s relationship with the Haggadah rarely deepens to such a level, Geraldine Brooks’s certainly has. Brooks' novel meticulously, lovingly amalgamates mystery and history with the personal story of its heroine, rare-book expert and conservator Hanna Heath. If Brooks becomes the new patron saint of booksellers, she deserves it. The stories of the Sarajevo Haggadah, both factual and fictional, are stirring testaments to the people of many faiths who risked all to save this priceless work. Appartiene alle Collane EditorialiHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
In 1996, Hanna Heath, a young Australian book conservator is called to analyze the famed Sarajevo Haggadah, a priceless six-hundred-year-old Jewish prayer book that has been salvaged from a destroyed Bosnian library. When Hanna discovers a series of artifacts in the centuries' old binding, she unwittingly exposes an international cover up. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)823.914Literature English English fiction Modern Period 1901-1999 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:
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Con una storia così affascinante spero che possiate capire il mio sconcerto quando, appena al terzo capitolo, Brooks ci infila una storia d’amore tra la restauratrice della Haggadah di Sarajevo e il suo custode. Ma che me ne frega? Io voglio sapere tutto di questo libro: era iniziato così bene con un sacco di dettagli interessanti sulla restaurazione e sulla conservazione di questo genere di oggetto e poi mi ritrovo questз che si fanno gli occhi dolci. Son contenta per loro – per carità! – ma insomma la storia di un’antichissima Haggadah mi sembrava prioritaria rispetto al loro attacco di ormonella.
Proseguendo nella lettura, mi è diventato evidente che lo scopo di Brooks era dimostrare, tramite la storia della Haggadah di Sarajevo, l’importanza della collaborazione tra esseri umani anche di culture diverse e di come questa collaborazione dia dei frutti meravigliosi, sia da un punto di vista prettamente culturale, sia dal punto di vista della solidarietà umana (compreso fate l’amore e non la guerra, evidentemente). Un messaggio indubbiamente molto bello e al quale in questi giorni sono particolarmente sensibile, ma che mi ha messo i brividi per il modo in cui Brooks lo ha veicolato.
Il fatto è che Hanna, la restauratrice, ha tutte le caratteristiche della poser progressista: si pensa una donna di mentalità aperta, ma poi pensa e fa cose che hanno fatto esplodere il mio disagiometro. Per esempio, ha un amico che definisce di razza indefinita e antesignano dei magnifici meticci che popoleranno la terra da qui a un millennio perché ha un albero genealogico dove di recente si sono intrecciate parecchie caratteristiche fenotipiche diverse. Non paga, siccome questo tizio ha una moglie figlia di altrettanta varietà fenotipica, Hanna afferma di morire dalla voglia di vedere i loro figli, che sarebbero stati perfetti come pubblicità della Benetton. Pensa quanto sarà contento l’amico di sapere che lui e la sua famiglia sono solo una bella bandiera da sventolare…
Insomma, sembra che questo libro sia una delle pietre che lastricano la strada delle buone intenzioni che porta all’inferno: vi consiglio quindi di resistere alla tentazione di leggere questo romanzo sulla Haggadah di Sarajevo e di cercare altrove testi migliori. ( )