Sebastian Fitzek
Autore di La terapia
Sull'Autore
Fonte dell'immagine: Sebastian Fitzek auf der Leipziger Buchmesse 2017 By Jonas Rogowski - Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=57444372
Serie
Opere di Sebastian Fitzek
The Gift 2 copie
Die Therapie 2 copie
El Sonambulo 1 copia
El Envio 1 copia
PAKOJA 1 copia
Mörderische Aussichten: Thriller & Krimi bei Droemer Knaur: Ausgewählte Leseproben von S J Bennett,… (2020) 1 copia
L'accompagnateur 1 copia
Ο Τρόφιμος 1 copia
Terapia de choque 1 copia
Opere correlate
Die Frequenz des Todes: Auris - Nach einer Idee von Sebastian Fitzek (Ein Jula und Hegel-Thriller, Band 2) (2020) — Ideengeber — 35 copie
Etichette
Informazioni generali
- Nome canonico
- Fitzek, Sebastian
- Altri nomi
- Rhode, Max (Pseudonym)
- Data di nascita
- 1971
- Sesso
- male
- Nazionalità
- Duitsland
- Luogo di nascita
- Berlin, Germany
- Attività lavorative
- author
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Liste
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Statistiche
- Opere
- 66
- Opere correlate
- 7
- Utenti
- 4,878
- Popolarità
- #5,156
- Voto
- 3.8
- Recensioni
- 169
- ISBN
- 374
- Lingue
- 20
- Preferito da
- 16
Marc è un uomo distrutto dal dolore, pronto a cancellare dalla propria mente anche i ricordi più felici, pur di poter vivere un’esistenza con almeno una parvenza di serenità. Ma la memoria non è un’entità che si può sforbiciare a piacimento e il nostro protagonista si troverà incastrato in una situazione ben peggiore di quella che già si prospettava – una situazione in cui fidarsi degli altri diventa difficile, fidarsi di sé stessi quasi impossibile.
Ogni pagina è un passo in più lungo la strada che trascina Marc (e noi con lui) in una spirale confusa e tenebrosa, dove si mescolano ricordi veri e presunti.
Fitzek conosce bene il suo genere e sa come muoversi al suo interno, riuscendo a creare una storia coinvolgente ed emozionante, che tocca con abilità certe corde, legate a paure ataviche dell’essere umano, che fanno immediatamente scattare una certa empatia nei confronti del protagonista.
Ottiene questo effetto anche perché fa sollevare domande che chiunque di noi può porsi: questioni più generali, come l’importanza della memoria e l’eticità della rimozione dei ricordi (se mai divenisse scientificamente possibile), oppure dubbi lapidari che non possono che lasciarci inermi. Saremmo comunque noi stessi, cancellando alcuni dei nostri ricordi? E se non fossimo più “noi”, chi saremmo? E ancora: se nessuno si ricorda di noi, si può dire che esistiamo? O un’esistenza che non ha alcun impatto su quella degli altri non può essere definita tale?
Attorno a tutti questi dilemmi si costruisce, nel frattempo, una corsa contro il tempo: Marc vuole scoprire cosa gli sta succedendo, vuole capire di chi fidarsi e, più di ogni altra cosa, rivuole indietro la sua vita. “Buoni” e “cattivi” non sono mai quello che sembrano, tant’è che, scambiandosi spesso e volentieri di posto, finiscono per mandare all’aria tutte le ipotesi che il lettore si era fatto!
Io stessa sono rimasta più volte a bocca aperta, mentre tutte le mie supposizioni venivano sfatate da un colpo di scena del tutto inaspettato. Inutile dire che, in un libro di questo genere, non può che essere un buon segno.
Ho trovato solo due difetti durante la lettura: trattasi di una lieve tendenza dell’autore a inserire dettagli inutili (del genere che ogni tanto il protagonista parla di sé, senza che questo sia effettivamente utile al proseguimento dell’azione) e di alcuni capitoli conclusi in maniera anti-climatica, che non rendono giustizia alla tensione che Fitzek riesce a creare. Ma sono difetti minimi, non reiterati e che non impediscono in alcun modo di appassionarsi alla storia.
Il finale, poi, merita un po’ di spazio per sé. Non lo svelerò, ovviamente – non mi sembra proprio il caso. Cercherò di mantenere le considerazioni a riguardo prive di anticipazioni.
Appena finito di leggere il libro l’avevo trovato fantastico, in quanto totalmente inaspettato. Gli ultimi capitolo sono, a modo loro, toccanti; la vicenda mi sembrava conclusa come si deve.
Ora, ripensandoci, non ne sono più tanto sicura… anzi, più ci rifletto, più mi è sembrata una soluzione un po’ assurda, troppo assurda perfino per un thriller. Non è un finale facile, di quelli che l’autore appronta per non doversi sforzare troppo e trovare una conclusione decente; però, non posso fare a meno di pensare che abbia tentato di “svicolare”, per evitare di rispondere a certe domande… Mi piacerebbe discuterne con qualcuno che ha letto il libro.
In sostanza, nonostante il finale su cui ancora rimugino, non si può proprio dire che sia un brutto libro, anzi: creando una storia frenetica e piena di tensione centra esattamente il suo obbiettivo, ovvero essere un ottimo thriller – meritandosi, così, un buon voto!… (altro)