Il ritorno del cavaliere oscuro di Frank Miller è un lavoro complesso, tinte forti, decadenti, fosche. Bruce Wayne diventa un uomo stanco, assetato di vendetta, la ricchezza diventa uno strumento per garantire a Gotham City una giustizia improbabile. Ed i toni duri di Miller, un dialogo serrato quanto non mai, reso difficile dal ricorso alle didascalie senza mai ricorrere all’interlocuzione diretta, ampliando le distanze tra i personaggi prima e tra i personaggi ed il lettore poi, rende perfettamente l’asfissia del mondo disegnato da Miller. La crisi di Batman passa da elemento individuale a sintomo generale di un malessere che avvolge l’intera umanità, il giustizialismo diventa l’unico modo per rivendicare improbabili giustizie. Miller è un professionista del fumetto hard-boiled, è difficile da leggere, impegnativo da seguire nei percorsi grafici e sintattici dove il male prevale puntualmente su qualsiasi ipotesi di bene, in un delirio collettivo da cliniche psichiatriche. E Batman incarna tutti i dubbi dell’uomo. ( )