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Claudio Magris

Autore di Danubio

69+ opere 3,030 membri 62 recensioni 10 preferito

Sull'Autore

Fonte dell'immagine: Photo credit: Mariusz Kubik, Warsaw, March 9, 2005

Opere di Claudio Magris

Danubio (1989) 1,199 copie
Microcosmi (1997) 388 copie
Alla cieca (2005) 166 copie
Journeying (2003) 162 copie
Un altro mare (1991) 162 copie
Non luogo a procedere (2015) 141 copie
Lei dunque capira (2006) 89 copie
Illazioni su una sciabola (1984) 69 copie
Tempo curvo a Krems (2019) 47 copie
Snapshots (2016) 42 copie
Itaca e oltre (1991) 22 copie
Segreti e no (2014) 21 copie
La mostra (2001) 18 copie
Il Conde (1993) 12 copie
Dietro le parole (1988) 10 copie
Stadelmann (1988) 7 copie
El Conde y otros relatos (2014) 6 copie
Letteratura e ideologia (2012) 3 copie
Časovito (2019) 3 copie
Opere vol. 1 (2012) 3 copie
Tre historier (1997) 3 copie
Non luogo a procedere: 1 (2016) 2 copie
Narrar con la realidad (2009) 2 copie
O Senhor Vai Entender (2008) 1 copia

Opere correlate

Il processo (1925) — Introduzione, alcune edizioni19,916 copie
Gli elisir del diavolo (1815) — Prefazione, alcune edizioni685 copie
Memorie di un antisemita (1979) — Introduzione, alcune edizioni585 copie
L'assistente (1908)alcune edizioni520 copie
Mozart in viaggio verso Praga (1856) — Introduzione, alcune edizioni420 copie
I fratelli Ashkenazi (1970) — Prefazione, alcune edizioni414 copie
Intellettuale a Auschwitz (1966) — Prefazione, alcune edizioni354 copie
Telling Tales (2004) — Collaboratore — 345 copie
Mediterraneo nuovo breviario (1987) — Introduzione, alcune edizioni201 copie
Il farmacista di Auschwitz (2011) — Prefazione, alcune edizioni130 copie
L'isola: Racconto (1989) — Postfazione, alcune edizioni104 copie
Verde acqua (1987) — Postfazione, alcune edizioni72 copie
Poesie (1991) — A cura di, alcune edizioni16 copie
Apunts inútils (2014) — A cura di, alcune edizioni7 copie
Im blinden Winkel. Nachrichten aus Mitteleuropa. (1985) — Collaboratore — 7 copie
Don Quijote: Alrededor Del Mundo (2005) — Collaboratore — 7 copie
La contessina Mizzi. Al pappagallo verde (1899) — Traduttore, alcune edizioni6 copie
Antaeus No. 69, Fall 1992 (1992) — Collaboratore — 6 copie
Maria i altres relats (2021) — Postfazione, alcune edizioni4 copie

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Informazioni generali

Utenti

Recensioni

Claudio Magris è uno degli intellettuali del nostro tempo. Vincitore di numerosi premi italiani e internazionali, torna con un nuovo romanzo, violento, tenero e appassionato. Il romanzo epocale di un grande scrittore.«Leggendo il romanzo di Claudio Magris si è sopraffatti da un senso di rara potenza espressiva.(fonte: Google Books)
 
Segnalato
MemorialeSardoShoah | 3 altre recensioni | May 18, 2020 |
Premio Strega 1997
 
Segnalato
casafallai | 5 altre recensioni | Mar 15, 2019 |
Siamo proprio sicuri di quel che si voleva dire in questo racconto?
Io l'ho interpretato in modo del tutto diverso.
Non metto stelline, perché se fosse come dico io, sarebbero poche, se fosse come dicono i più, sarebbero zero.
In questo scritto quella che parla in prima persona è una donnucola in pieno delirio di onnipotenza, che racconta a se stessa di essere stata indispensabile al suo uomo, il quale senza di lei non avrebbe saputo combinare un fico secco. Si racconta pure che tra di loro c'è stato un grande amore.
La realtà è che lei non lo ha amato affatto, che ha solo saputo manipolarlo nell'illusione di poterlo plasmare come piaceva a lei.
Non è stata neppure capace di vivere la propria vita appieno, così concetrata com'era nell'educazione di lui.
Una donnetta senza spessore, presuntuosa oltre ogni limite di decenza, incapace di amare e di cogliere l'essenza del prossimo suo, così come di guardarsi dentro.
Il suo compagno proprio una mezza calzetta non doveva essere, se riesce dove mai nessuno prima, dalla notte dei tempi, è riuscito: ovvero ottenere di entrare nel luogo buio e inospitale dove lei è finita dopo la morte, al fine di riprendersela.
Ma.
E' lei in realtà ad essere una smidollata: lei li tutto sommato ci sta pure bene. Non deve più fingere nulla, può cullarsi nella sua mediocrità senza doversi confrontare con gli altri, non deve più sfuggire agli specchi perché li non ce ne sono, può smettere di raccontarsi palle e indossare maschere.
Così mentre lo sta seguendo verso il ritorno alla vita pensa: ma chi me lo fa fare?
Se torno di là ce l'avrò di nuovo tra i piedi tutto il giorno, dovrò di nuovo lavare e stirare, e poi lui vorrà sapere che cosa c'è di qua, e di qua non c'è niente.
Così si racconta l'ennesima bugia, che, anche se le piacerebbe tanto, non può tornare con lui alla vita, per il suo bene, perché per lui sarebbe tale la delusione nel conoscere la verità sull'aldilà, da non essere più in grado di scrivere le sue poesie.
E quindi, con un gesto in realtà codardo ed egoista al massimo, lo chiama in modo che lui si volti.
Ma il patto era che se lui si fosse voltato, lei sarebbe stata risucchiata indietro.
E così accade.
Come non fosse abbastanza, si fa pure bella raccontandolo al Capo, dicendogli no, lui non ha colpa! Sono stata io a chiamarlo! Nella mia infinita generosità mi sono sacrificata per amor suo.
Ma di amore non c'è traccia, in questa storia.
E forse lei era finita all'inferno, proprio per questo.
… (altro)
 
Segnalato
lillilupe | 5 altre recensioni | Sep 3, 2017 |
Diego de Henriquez è un uomo che ha immaginato un museo della guerra come vessillo di pace; la novena di armi, di pezzi di memoria, per non dimenticare, in tempi di pace, la follia dell’uomo prese fuoco e con lui il suo ideatore; nel silenzio dell’opinione pubblica e sfilando nell’oblio della memoria. Un po' come il campo della risiera di San Sabba, alla periferia di Trieste, il forno crematorio in Italia a testimonianza che quanto non si può credere fu realtà, anche qui. E il museo di de Henriquez è lo spunto da cui Magris parte per un romanzo che ha come protagonista il concetto di guerra, che nel museo trova la sua simbolica materializzazione. Con un registro dal doppio tono Magris declina da un lato la guerra con una sorta di panoramica generale, dagli eccidi dei conquistatori ai conflitti etnici, e dall’altro, attraverso gli occhi di Luisa, una ebrea triestina, guarda nel cortile di casa; le armi, strumenti eterni di morte, diventano uno strumento per raccontare le vite. Un inno alla pace scritto con una densità narrativa che denota la maturità stilistica dello scrittore triestino, a tratti quasi ostica, ma che raggiunge l’obiettivo di costringere il lettore alla riflessione. E il non luogo a procedere è il monito di Magris a non dimenticare la storia, perché solo da questa si può trovare la forza per ragionare di pace.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | 3 altre recensioni | Jul 11, 2017 |

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