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Lucien Febvre (1878–1956)

Autore di La nascita del libro

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Opere di Lucien Febvre

La nascita del libro (1958) 653 copie
Il problema dell'incredulità nel secolo XVI (1942) — Autore — 132 copie
Combats pour l'histoire (1952) 58 copie
Martin Lutero (1928) 58 copie
Correspondance, v. 3: Les Annales en crises, 1938-1943 (2004) — Autore; Autore — 4 copie
Vivre l'histoire (2009) 4 copie
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Lettres à Henri Berr (1997) — Autore — 2 copie
Michelet e a Renascença (1995) 2 copie
Febvre 1 copia
Rönesans İnsanı (1995) 1 copia
Histoire et sciences (2023) 1 copia

Opere correlate

Apologia della storia (1949) — Notes on the Manuscript, alcune edizioni1,146 copie
Gargantua e Pantagruele - vol. 3 (1546) — Prefazione, alcune edizioni139 copie
The Modern Historiography Reader: Western Sources (2008) — Collaboratore — 36 copie
Rural Society in France (1977) — Collaboratore — 20 copie

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Informazioni generali

Nome canonico
Febvre, Lucien
Nome legale
Febvre, Lucien Paul Victor
Altri nomi
フェーヴル
Data di nascita
1878-07-22
Data di morte
1956-09-11
Sesso
male
Nazionalità
France
Luogo di nascita
Nancy, Meurthe-et-Moselle, Grand-Est, France
Luogo di morte
Saint-Amour, Jura, Franche-Comté-Bourgogne, France
Luogo di residenza
Paris, Île-de-France, France
Strasbourg, Bas-Rhin, Grand-Est, France
Istruzione
Ecole Normale Supérieure (agrégé|1902)
Sorbonne (Ph.D|1911)
Attività lavorative
soldier (WWI)
historian
professor
Relazioni
Bloch, Marc (friend & colleague)
Organizzazioni
College de France
University of Strasbourg
University of Dijon
École pratique des hautes études (EHESS)
École des Annales
Annales d'Histoire Economique et Sociale (mostra tutto 7)
French Army (WWI)
Premi e riconoscimenti
Commandeur de la légion d’honneur
Chevalier de la légion d’honneur
Croix de guerre 1914-1918
Croix de guerre belge 1918
Université libre de Bruxelles (Docteur honoris causa)
Breve biografia
Lucien Febvre was a specialist in the history of the 16th century. In 1929, he and Marc Bloch, who were friends and professors at the University of Strasbourg, established the journal "Annales d'histoire économique et sociale." They wanted this new periodical to promote a less traditional, more inter-disclipinary approach to history. The two historians favored a colloquial style and a deeper analysis of social, geographic, and economic forces. This became known as the Annales school or Annales movement.

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A che servono i libri?
15 marzo 2011 alle ore 15.31

Ho spesso detto che tutti nasciamo lettori, ci crediamo scrittori, diventiamo bibliofili, finiamo bibliomani. Se le cose stanno così è bene chiedersi a che servono allora i libri? Un tempo i libri erano strumenti nelle mani di pochi addetti ai lavori. E i lavori riguardavano tutto ciò che fa “pensiero”: immaginazione, ricordi, fantasia, creatività, conoscenza e via di questo passo sulla strada dell’esplorazione di se stessi e del mondo. Al giorno d’oggi i libri li trovi dappertutto. Non solo e non più in formato cartaceo, cioè quello tradizionale, come conosciamo il libro dai tempi di Gutenberg, ma anche in formato elettronico. Tutti scrivono e pubblicano libri che di giorno in giorno aumentano vertiginosamente. Parallelamente è quasi certo che la lettura, o meglio il numero dei lettori, dicono, diminuisce. Forse meglio dire. Si trasforma. Il che fa sorgere spontanea l’antica domanda ma sempre proponibile: a che servono i libri?

E’ chiaro che il libro in quanto tale ha una lunga storia alle spalle che nasce dall’invenzione della scrittura, passa per quello che era il codice dell’epoca cristiana, un manufatto con pagine e copertina che sostituì i rotoli. Il terzo momento venne con Gutenberg e la sua invenzione dei caratteri mobili fino ad arrivare ad oggi con quella che si chiama la rivoluzione digitale. Quando diciamo “libro” ci riferiamo ad un “prodotto” che ha una sua consistenza fisica. Questo prodotto è fatto di parole riprodotte su delle pagine che trasmettono delle idee. L’immagine del testo statico sul mio desktop è il cugino elettronico dell’invenzione della lettura dell’antichità. Quando il mio testo è fermo, oppure quando io organizzo il testo in pagine, come tante altre realtà visive, non sto facendo altro che relìplicare i codici medioevali sfogliando le sue bellissime pagine illustrate. La lettura digitale è simile allo scorrimento dei codici, una procedura antica di millenni. Una cosa che gli studiosi di storia di libri amano fare è quella di conoscere come e quanto cambia il modo di leggere degli uomini in relazione al succedersi delle varie tecnologie. Hanno stabilito che le buone tecnologie non entrano in conflitto con quelle precedenti se le stesse sono buone. Essi si sovrappongono e si trasformano in maniera tale che il vecchio e il nuovo persistono favorendo il cambiamento. Pensiamo a quei fogliettini colorati, semi adesivi che servono per inviare messaggi, prendere nota, segnalare, ai libri tradizionali, al PC. iPad, tutti aggeggi e strumenti che convivono nella stessa area di lavoro.

Il libro ha una lunga storia ma il concetto di “storia del libro” è piuttosto moderna. Negli anni cinquanta due francesi, Lucienne Febvre e Henri-Jean Martin pubblicarono un libro intitolato: "La nascita del libro” che segnò, appunto, la nascita di una nuoca disciplina di studio: il libro. L’obiettivo dello studio era l’analisi della funzione del libro nella cultura europea. In effetti è dagli anni settanta che la storia della vita del libro si connette a quella di altre varie discipline nella quale confluisce il lavoro di bibliotecari, archivisti, editori affiancati da tecnici ed esperti di vari settori connessi che vanno sotto il nome di “industria della conoscenza”. Nel viaggio della lunga notte della cultura noi tutti siamo lavoratori insonni ed irrequieti. Abbiamo bisogno di sognatori sia nella tecnologia che nella scienza e nelle arti. Proprio in questi tempi stiamo camminando verso due grandi sogni che stanno dando forma al futuro del libro così come è e come sarà destinato ad essere.

Sogno numero 1. Accesso al sapere universale. Si sente da tutte le parti dire che è necessario aprire le porte della conoscenza a tutti. Il che potrebbe significare molto per tanti. In effetti le cose non stanno proprio così. Bisogna pur decidere per farne cosa. Sogno numero 2. Costruire l’idea di un sapere che si auto corregge, una sorta di esercizio collettivo. Alla maniera di come è nata e vive quella straordinaria enciclopedia che è Wikipedia. Venti anni fa nessuno poteva immaginare che una cosa del genere avrebbe fatto diventare enciclopedie colossali come l’Enciclopedia Britannica o la nostra Treccani testi da museo. Questo sogno non poggia soltanto sulla velocità della conoscenza ma anche sulla sua alimentazione continua e relativa trasformazione.

Questi due grandi sogni, universale e collettivo, poggiano su quella utopia della cultura dell’uomo occidentale che si rifa all’Utopia di Thomas Moore, all’idea illuministica della libertà delle libertà, alla riorganizzazione del lavoro di Marx. I materiali sono comunque sconfinati e la gestione della conoscenza cartacea diventa un vero problema. Produrre ed usare carta significa significa continuare a fare danni agli equilibri planetari. Ed è a questo punto che entra in gioco l’elettronica. Però il sapere assume un aspetto ed un significato diversi, molto diversi da quello che si è finora manifestato in forma di sapere scritto su carta, come libro. Il libro stampato è la prova provata di ciò che sappiamo, diciamo, pensiamo, in maniera conclusa ed esauriente. Il sapere scritto è identitario, ci distingue e ci caratterizza per tramandarci alla storia, in maniera individuale e collettiva. Il sapere elettronico non si manifesta allo stesso modo. Per mezzo di connessioni lo si può accedere, per essere controllato, gestito e trasformato. Il che significa la conoscenza è destinata ad essere in continua trasformazione. Le tradizionali biblioteche o librerie destinate a scomparire o diventare un’altra cosa. E se i libri e le biblioteche saranno diversi, sarà diverso anche l’Uomo. O no?
… (altro)
1 vota
Segnalato
AntonioGallo | 3 altre recensioni | Jul 3, 2014 |

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