Pascal Bruckner

Non è facile simpatizzare con questo nouveau philosophe, soprattutto da quando ha difeso l’intervento armato in Iraq. Se però rileggessimo questo libro (ora riedito a 25 anni dalla prima uscita – e vanno tenute presenti le differenze di contesto storico tra oggi e allora) senza conoscere il nome dell’autore, rischieremmo di condividerne non poche pagine. Accanto ad affermazioni un po’ troppo “leggere” – Il terzomondismo: storia di un mito duro a morire, come recita il sottotitolo, è spesso caricaturato – non si può non condividere, ad esempio, il ruolo dell’informazione appunto “terzomondista”, che a lungo ha veicolato un’immagine miserabilista. E, più in generale, il tono tendente a colpevolizzare, invece che a responsabilizzare, gli europei per il colonialismo e l’imperialismo. Con il risultato di trascurare, tra gli altri punti, il ruolo della tratta araba dei neri nei secoli. Interessante la rilettura che l’autore fa oggi del suo libro; introducendo la nuova edizione, riconosce di avere «troppo attenuato la necessità della rivolta per certi popoli o minoranze oppressi, e tutta l’opera è segnata dalla grande delusione seguita alla conquista delle indipendenze e ai successivi disastri della Cina, del Vietnam, della Cambogia, dell’Etiopia, dell’Angola, dell’Iran».… (altro)