Le storie di Marcovaldo sono i racconti brevi più famosi di Calvino. Destinati ad un pubblico giovane, le venti avventure del signor Marcovaldo, operaio con prole, in una città italiana nei primi anni settanta, sono una sorta di introspezione nella cultura italiana. Per cinque volte si ripetono i cicli delle stagioni, e in ogni stagione il signor Marcovaldo deve affrontare la propria vita, la propria famiglia e la società. Calvino è un intellettuale raffinato e nelle storie che racconta non c’è mai un riferimento diretto alle contraddizioni della società; lui riesce, con garbo ed intelligenza, a girare intorno ai deliri consumistici dei supermercati, alle difficoltà di una società che fa dell’esclusione un principio. Piace immaginare come avrebbe vissuto oggi il signor Marcovaldo i centri commerciali, il fenomeno dell’immigrazione, i talent show; in realtà dalla lettura delle storie di Calvino emerge forte l’attualità del suo lavoro; o forse l’incapacità della società occidentale di andare oltre i propri stereotipi. Intanto leviamoci il cappello che passa il signor Marcovaldo, alla ricerca di funghi da mettere nel brodo, di un coniglio da ingrassare, con un carrello di un supermercato, vestito da babbo natale.

La qualità di queste storielle di un candido e stralunato omino che si accanisce a trovare la campagna in città è eccelsa. Da leggere nella sua versione originale con i disegni di Sergio Tofano. ( )

il mio libro preferito di Calvino! ( )

853.914 CAL

(Come inizia:) " Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre. Un giorno, sulla striscia d'aiola d'un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio lì prendeva ogni mattina il tram..."