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Le premesse di questo libro sono ottime. L’opera prima, ed ultima, di un giovane americano che si suicida con un manoscritto inedito. La mamma che cerca, proponendolo, un editore. E, dice qualcuno, quel manoscritto è un capolavoro. Questa è la storia del libro. Interessante. Ma la storia nel libro è fiacca. Un racconto che punta a mettere in evidenza le contraddizioni e la povertà intellettuale della middle-class americana. Attraverso la storia di Ignativo, un giovane (trentenne, per me oggi un trentenne è giovane, non c’è nulla da fare, è un discorso di prospettiva) al di fuori degli schemi e permanentemente in protesta. Contro nell’abbigliamento, nei modi di fare e nel lavoro. E in secondo piano una serie di personaggi che appiano, per la gran parte, come in una fotografia in bianco e in nero. Il racconto si inerpica, si sbriga, si intreccia. La forma è serrata. Ma manca un filo conduttore, di fondo; non lo è il rapporto tra madre e figlio; non lo è quello tra uomo e donna; e nemmeno quello tra proprietario e lavoratore. Forse l’autore non lo voleva; o, forse, lo voleva così. Ed allora se il filo conduttore c’è sono io a non averlo visto. Un atto di accusa contro l’America, comunque, qualunquista, (su questa parola sono andato a fare una ricerca per approfondire dove mettere la q, beata ignoranza). Ed il solito elogio ad un qualunquista come Benni, che non è andato oltre un bel libro scritto trent’anni fa, ma che testimonia quanto le impressioni prevalgano sui fatti.
 
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grandeghi | 474 altre recensioni | Mar 10, 2019 |
Un libro insieme grandioso ed insopportabile. Una galleria di personaggi davvero unici. Ed Ignatius è il grandguignolesco Don Quijote dei fannulloni, dei diseredati; un gonfio ed obeso monito alla pochezza dell'oggi. Dove la filosofia è davvero minima e non minimalista; dove tutto si piega all'immediato senza ombra di misercordiosi paluamenti. La tronfia tracotanza del protagonista galoppa e cavalca per New Orleans come un eroe d'altri tempi, mangiando a sbafo e non lavandosi mai, in un delirio onnipotente ed onniscente che si nutre della miseria che lo circonda. E se non si salva nessuno non è colpa dell'immenso Ignatius, ma del mondo di piccoli e gretti suoi simili. Un capolavoro, a modo suo, del grottesco, dove il desiderio di lasciare Ignatius e l'imperdonabile microcosmo che lo circonda al proprio destino (abbandonando anche il libro al proprio) non sortisce alcun effetto: Ignatius non ti lascerà scappare via!
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pipaluk63 | 474 altre recensioni | Oct 24, 2008 |
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