Immagine dell'autore.
79 opere 372 membri 15 recensioni

Recensioni

Italiano (8)  Inglese (4)  Olandese (2)  Francese (1)  Tutte le lingue (15)
Mostra 8 di 8
La storia della nazione italiana è stata, fin dalle sue origini, percorsa da contraddizioni e contrasti. Ma perché l'Italia non è mai stata una nazione "normale"? A che cosa si deve il suo essere così "ingovernabile"? Sergio Romano esplora questa singolare "identità" italiana, ripercorre i meccanismi che l'hanno fatta nascere, il suo ruolo nei conflitti mondiali, il periodo del fascismo, i drammi del dopoguerra, fino all'analisi del cosiddetto "miracolo" economico a cavallo degli anni '50-'60 nonché della Prima e della Seconda Repubblica.
 
Segnalato
BiblioLorenzoLodi | 4 altre recensioni | Jul 14, 2022 |
Nel secolo che ha visto due catastrofiche guerre mondiali, l'ascesa e il tramonto delle ideologie, il crollo di molti "muri", simbolici e reali, vi è un avvenimento - il genocidio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale - che si fa con il passare del tempo sempre più visibile e ingrombrante, al punto di diventare un genere storico permanente, addirittura una categoria della storia. Quando il male raggiunge simili proporzioni, è necessario chiedersi quale clima storico e quali condizioni lo abbiano reso possibile. Non per condannare o assolvere, nè tantomeno per giustificare, ma più semplicemente per comprendere. Sergio Romano riapre il libro del passato per capire il presente, passando in rassegna uomini, fermenti e idee che lungo il cammino della storia europea hanno alimentato da una parte il morbo sottile e devastante dell'antisemitismo, del razzismo, dall'altra la nascita del sionismo e, più tardi, dello Stato d'Israele.
 
Segnalato
BiblioLorenzoLodi | Apr 27, 2015 |
Nata sullo slancio di una politica colonialistica e nazionalistica promossa da Crispi sul finire del secolo scorso, l'impresa di Libia si colloca in un quadro storico non privo di risvolti grotteschi, fatto di equivoci diplomatici, di errate valutazioni socio - economiche, di assoluta approssimazione in campo militare. Iniziata in clima quasi da operetta, la guerra italo - turca doveva invece concludersi, al limite del genocidio, in un spaventoso quanto inutile bagno di sangue. In tutta la vicenda coloniale italiana essa rappresenta senza dubbio il momento piu' oscuro, punteggiata com'è di zone di ombra di difficile penetrazione tanto per lo storico quanto per il profano. Sergio Romano ha cercato in questo libro di darcene una cronaca fedele, minuziosa : e ne risulta un quadro tanto drammatico quanto assurdo, ben diverso da quello trionfalistico confezionatoci dall'ottica nazionalista, tutta compresa nella sua "missione" di dare all'Italia la sua "quarta sponda" sul Mediterraneo.
 
Segnalato
BiblioLorenzoLodi | Apr 20, 2015 |
Seminarista a Palermo negli anni dell' adolescenza, mazziniano durante la rivoluzione siciliana del 1848, segretario di Garibaldi durante l'impresa dei Mille, oppositore di Sua Maestà e Ministro del Re, «nemico » della Francia e amico di Bismarck, appassionato difensore dei diritti del Mezzogiorno e repressore dei Fasci siciliani, Crispi riassume tutte le contraddizioni del nostro Risorgimento.
Ogni grande momento della nostra storia tra Ottocento e Novecento - Mentana, la Triplice Alleanza, i rapporti fra Stato e Chiesa, la guerra doganale italo-francese - porta il segno della sua persona.
Alcune fra le più gravi vicende italiane dopo l'Unità -gli scandali bancari, gli stati d'assedio in Sicilia e in Toscana, la guerra etiopica - sono legate al suo nome.
Travolto dal disastro di Adua e condannato severamente dalla pubblica opinione per il suo nazionalismo velleitario, Crispi fu riscoperto dal fascismo che fece di lui un antesignano.
La sua trasformazione da uomo della rivoluzione a uomo della reazione aiuta a capire le radici profonde degli awenimenti più drammatici della storia d'Italia, dal Risorgimento alla formazione di uno Stato fascista.
 
Segnalato
BiblioLorenzoLodi | Nov 20, 2014 |
Una brevissima rassegna di sottrazioni e distruzioni di opere d'arte avvenute nelle guerre degli ultimi due secoli, da Napoleone ai giorni nostri.
In quanto "più desiderabile ornamento della nostra vita", "attributo del potere", deposito di immagini e rappresentazione dei valori propri di una data cultura, l'arte è destinata ad essere oggetto di contesa e vittima di guerra alla mercé del vincitore, sottoposta a espropri, confische, razzie, saccheggi, roghi (ma a volte, fortunatamente, anche a restituzioni). Forse tutto ciò è "un omaggio alla potenza dell'arte", come dice l'autore, ma se l'arte è potente è allo stesso tempo tristemente inerme di fronte a rapacità, follia e violenza, tratti sciagurati dell'homo sapiens a cui le guerre danno le migliori occasioni di manifestarsi.
Qui vengono raccontati esempi di tutto questo, senza pretese di scientificità né sistematicità ma a livello divulgativo. L'ho trovato gradevole e leggero, anche grazie allo stile di Sergio Romano, che leggo sempre volentieri, con la sua scrittura fatta di equilibrio e pacatezza, un pizzico di distacco forse lievemente aristocratico, e una buona dose di understatement.½
 
Segnalato
Oct326 | Aug 16, 2014 |
(Come inizia:) " L'eccesso d'informazioni e il coinvolgimento personale possono oscurare i termini di un problema. Da due anni ormai i giornali rivelano con straordinaria abbondanza di particolari una situazione di cui tutti gli italiani, in cuor loro, sospettavano l'esistenza. I bollettini quotidiani 'dal fronte della crisi' danno ai lettori l'euforica sensazione di avere avuto sempre ragione..."
 
Segnalato
circa2000 | 1 altra recensione | Mar 21, 2014 |
Il problema fondamentale è quello di sempre: unificare la società italiana, dare alle sue componenti (ciascuna di esse ha la sua storia, le sue leggende, la sua identità culturale) il sentimento della loro appartenenza a un patria comune.
Per raggiungere lo scopo il paese politico ricorre alternativamente a due modi di governare che punteggiano la storia nazionale italiana dall'unità a oggI.
Il primo, «istitùzionale» ha i suoi predecessori nella Destra storica, in Crispi, Sonnino, Mussolini.
Il secondo, «conflittuale», in Depretis e Giolitti.
Nel primo lo Stato è il supremo regolatore della cosa pubblica, è sociale, «giusto», gerarchico e morale.
Nel secondo è arbitro, notaio.
I due modi di governare riaffiorano continuamente alla superficie come punti di riferimento a cui il paese guarda per fare rotta verso la soluzione dei suoi problemi.
 
Segnalato
BiblioLorenzoLodi | 4 altre recensioni | Oct 8, 2012 |
Mostra 8 di 8