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Recensioni

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Ogni volta che leggo un romanzo sulla guerra penso di aver letto quello definitivo: dopo questo non ne troverò di certo uno più tremendo, non è possibile che qualcuno abbia scritto qualcosa di più doloroso. Eppure ogni volta vengo fatta bugiarda e mi ritrovo per le mani un straziante libro sull’orrore della guerra che ancora viene imposto a tante persone.

Questo libro non vuol essere
né un atto d'accusa né una confessione.
Esso non è che il tentativo di raffigurare
una generazione la quale – anche se sfuggì alle granate –
venne distrutta dalla guerra.


Fin dalla prima pagine Remarque ci informa di quale sarà l’aspetto della guerra che sarà centrale nel suo romanzo: l’idea secondo la quale non si ritorna mai davvero dalla guerra, che non si limita a distruggere i corpi, ma lacera gli animi, le speranze, i sogni, i futuri. La guerra è un orrore troppo grande per lasciare intere le persone, anche se all’esterno e con i tuoi affetti lontani dal fronte ti presenti integro per non far loro sapere quanto vorresti solo tornare a prima, alla pace, alla beata inconsapevolezza.

E neppure ci potranno capire. Davanti a noi infatti sta una generazione che ha, sì, passato con noi questi anni, ma che aveva già prima un focolare ed una professione, ed ora ritorna ai suoi posti d’un tempo, e vi dimenticherà la guerra; dietro a noi sale un’altra generazione, simile a ciò che fummo noi un tempo; la quale ci sarà estranea e ci spingerà da parte. Noi siamo inutili a noi stessi. Andremo avanti, qualcuno si adatterà, altri si rassegneranno, e molti rimarranno disorientati per sempre; passeranno gli anni, e finalmente scompariremo.

Niente di nuovo sul fronte occidentale è il racconto gentile e delicato di una generazione travolta e stravolta dalla Prima Guerra Mondiale, una guerra diversa da tutte le precedenti, incapace di risparmiare i civili e rispettare qualunque limite.
 
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lasiepedimore | 399 altre recensioni | Nov 17, 2023 |
Ze školních lavic rovnou do zákopů 1. světové války odchází celá třída mladých chlapců. Hrůzy bojiště z nich rychle vychovají tvrdé muže - pokud přežijí... (oficiálny text distribútora)
 
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MemorialeSardoShoah | 3 altre recensioni | Mar 4, 2022 |
Un giovane soldato e i suoi compagni sono perseguitati dagli orrori della Prima Guerra Mondiale, dopo essere stati spinti dai loro insegnanti nazionalisti ad arruolarsi come volontari. (fonte: Wikipedia)
 
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MemorialeSardoShoah | 3 altre recensioni | Jun 8, 2020 |
Un libro puramente e squisitamente autobiografico. L’autore racconta in prima persona la tragedia della prima guerra mondiale: dal fronte, quello occidentale. Un libro sicuramente pacifista, con una condanna inesorabile della guerra; condanna raggiunta attraverso un racconto freddo e puntuale delle infinite tragedie che si realizzano con una guerra. La presenza della morte, atroce protagonista della guerra, non condanna la vita. La paura di morire è il filo conduttore del libro. Il dolore è nello spirito, nel pianto di una madre per la morte di un figlio. Il dolore è nel freddo, è nella fame; il dolore è nell’annullamento della vita, durante la guerra sul fronte occidentale. Dopo pochi anni dall’edizione di questo libro scoppiò la seconda guerra mondiale. La lezione non fu imparata dal popolo tedesco. Il libro è di semplicissima lettura. E gradevole.½
 
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grandeghi | 399 altre recensioni | Jan 4, 2020 |
Le vicende si svolgono nel 1916, in Germania, dove Paul Baumer e i suoi amici, affascinati ed influenzati dalla figura del proprio professore di liceo, decidono di offrirsi volontari per entrare nell'esercito tedesco. La dura realtà dell'addestramento e dell'ancor più dura vita di trincea faranno presto cambiare idea a Paul che vedrà cadere ad uno ad uno i suoi commilitoni (uno dopo l'amputazione di una gamba, l'altro impazzito in un ospedale e il veterano ucciso da colpi di un aereo caccia)
 
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MemorialSardoShoahDL | 3 altre recensioni | May 15, 2018 |
Cosa succede quando ti accorgi di combattere dalla parte sbagliata? Questo è il tema portante del romanzo, la presa di coscienza del soldato tedesco Ernst Graeber. I primi dubbi esistenziali cominceranno a manifestarsi sul fronte russo, troveranno ampio sviluppo durante il periodo passato in licenza (in una Germania devastata dalle bombe, ma soprattutto dal sospetto e dalla paura), e arriveranno a compimento nel finale, di nuovo al fronte, in una perfetta chiusura del cerchio.
E' un libro che ha due anime: poetico quando narra dell'amore che nasce tra i protagonisti, crudo e cinico nelle scene di guerra. Questa dicotomia non è altro che un'eco del tormento interiore di Ernst, deluso di fronte al crollo degli ideali di cui è stato imbevuto, ma incapace di trovare una strada diversa e quindi destinato a tornare a combattere per una causa in cui non crede più, semplice ingranaggio della storia. L'epilogo è molto evocativo e in fondo l'unico possibile: [SPOILER]-Dopo aver portato tanta violenza e distruzione non c'è riscatto se non nella morte, vista come fine delle sofferenze fisiche e morali, ma anche come nuovo inizio (Ernst muore, ma una pianta sboccia nel fango)-[SPOILER]
Ernst Graeber è il simbolo di un'intera generazione di giovani tedeschi, l'opera quindi esce dalla dimensione individuale per arrivare a quella sociale e far riflettere sul tema sempre scottante della complicità del popolo tedesco con i nazisti e i loro abomini. Remarque sulla questione presenta un punto di vista che non credo di condividere appieno (accorgersi dei propri sbagli solo quando le cose vanno male non è una vera e propria presa di coscienza), ma leggere questo romanzo mi ha confermato una volta di più che nella vita non è mai tutto bianco o nero.½
 
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Lilirose_ | 7 altre recensioni | Mar 16, 2018 |
Un grande plauso alla casa editrice Neri Pozza che aggiunge al suo splendido catalogo questo gioiello della narrativa europea, di un autore ingiustamente trascurato. Eric Maria Remarque anche in questo romanzo trasferisce l'esperienza propria di profugo, lo smarrimento e l'angoscia davanti allo sgretolarsi di un mondo durante l'ascesa folle di Hitler.
Dopo che I suoi libri furono condannati al Bücherverbrennungen, i roghi su cui nel 1933 i nazisti bruciarono le opere contrarie allo "spirito tedesco"nelle pubbliche piazze, Remarque abbandonò la Germania riparando in Svizzera e infine negli Stati Uniti. Il suo romanzo più famoso, insieme al film che ne fu tratto, "Niente di nuovo sul fronte occidentale" fu ritenuto disfattista e antipatriottico, ma in realtà raccontava la tragedia della prima guerra mondiale vissuta da un soldato non ancora ventenne.
"La notte di Lisbona" è il lungo racconto di un uomo ad un altro uomo. Entrambi sono profughi, ma il primo, Schwarz, è stato sconfitto dalla vita dopo avere vissuto tante peripezie e vane speranze, mentre il secondo potrebbe ancora trovare una possibilità di fuga. Il suo sogno sta a poca distanza dalle silenziose banchine sul fiume Tago, è una nave in partenza per l'America, ma egli non ha denaro per i biglietti. Siamo nel 1942, l'Europa assiste all'avanzare dell' occupazione nazista e la nave in attesa di salpare è un'arca con cui mettersi in salvo dal diluvio imminente.
Schwarz promette all'altro i suoi due biglietti di viaggio, a lui non servono più e in cambio chiede la sua compagnia fino all'alba, per affidargli un racconto, la propria memoria. Lisbona in queste dense pagine si fa stupendo scenario e testimone di una confessione struggente, una città placida che si specchia sul fiume mentre i due uomini vagano da un locale all'altro, dividendo vino, cibo e ricordi.
Commovente nella prosa sobria, è un romanzo sull'amore e sulla strenua battaglia umana contro la tirannide.
 
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cometahalley | 8 altre recensioni | Apr 2, 2017 |
La raccolta delle lettere d’amore dello scrittore Erich Maria Remarque all’attrice Marlene Dietrich sono una delle più significative testimonianze di come l'amore possa essere passione – ossessione.Testimonianza unilaterale questa, poiché le lettere della Dietrich a Remarque sarebbero state distrutte da Paulette Godard, la sua terza moglie.
Lo scrittore aveva conosciuto Marlene al Lido di Venezia il 7 settembre 1937. L'attrice stava cenando con Joseph von Sternberg, il regista del L'angelo azzurro e Remarque si avvicinò per presentarsi. Si innamorò all'istante di lei che considerò apoteosi di bellezza e soprannominò Puma. "Amami Puma- le scrive - amami, ora, nel buio dell’attimo vissuto, amami, ora che vedo come la falce di luna lentamente si abbassa verso l’orizzonte, amami, ora che Giove, il mio astro, già solo come una luce è alto sulla cima arrotondata della montagna, ora che sento come la polvere di luce del tempo senza interruzione cade ...."
Nel 1940 la relazione termina (la Dietrich aveva avuto diverse storie di passione con amanti di entrambi i sessi) e pochi anni dopo Remarque commentò con parole amare in una lettera ad Alma Mahler-Werfel gli anni trascorsi con Marlene, il puma selvaggio la cui ossessione adesso gli sembrava ridicola.
 
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cometahalley | 1 altra recensione | Jan 28, 2017 |
E’ invecchiato male questo volume, che fu il secondo romanzo di successo dell’autore tedesco, trasposto poco dopo la sua uscita – nel 1946 - in un film con Charles Boyer e Ingrid Bergman. Non aiutata di certo da una traduzione anch’essa vintage, la storia del medico Ravic, clandestino in Francia dopo la fuga dalle torture della Germania hitleriana, procede a strappi, tra pagine in cui il dottore si esprime con secche frasi da duro hard-boiled e altre dove il melodramma la fa da padrone. Nell’anno che precede lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il protagonista troverà l’amore e la vendetta, ma per assistervi il lettore è costretto a sorbirsi descrizioni e stati psicologici sovente espressi con sintassi complicata ed espressioni polverose. Remarque lavorò per molti anni al libro – praticamente tutti quelli del conflitto – e vi traspose la propria storia con Marlene Dietrich (tra i due aspetti sopra citati, la vendetta ha un ruolo secondario): forse, l’eccesso di elaborazione e la vicinanza al soggetto non hanno aiutato lo scrittore impedendogli di vedere dove una maggiore pulizia avrebbe giovato al racconto. L’integerrimo Ravic si trascina per troppe pagine tra sigarette e Calvados, amando l’ingrata Joan – in capitoli da letteratura rosa – o facendo interventi per conto terzi o impegnato in dialoghi qua stringatissimi e lì invece debordanti (specie con l’antipatico esule russo Morosow): poi, quando diventa necessario tirare le fila, la scrittura prende quota e gli ultimi capitoli si rivelano i migliori. La chiusura dei conti con il boia nazista Haake è spietata e gelida, mentre quella con Joan ha i toni fiammeggianti di un film di Raffaello Matarrazzo, di quelli da fazzoletto inzuppato di lacrime. Calmatesi le acque e chiusa un’altra pagina della propria esistenza, a Ravic non resta che riprendere il suo vero nome e condividere il destino degli altri profughi di guerra, la cui dolente rappresentazione è tra le cose migliori del libro.
 
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catcarlo | 13 altre recensioni | Oct 6, 2016 |
Sei esistenze travolte dalla esperienza sconvolgente del primo conflitto mondiale,sei storie di devastazione interiore e di ossessione. Subto dopo l'enorme clamore internazionale suscitato da Niente di nuovo sul fronte occidentale (1929),Erich Maria Remarque pubblicò sulla rivista americana > i racconti che qui presentiamo .Come nel suo romanzo maggiore,Remarque si propone di descrivere >. Il conflitto viene osservato dalla prospettiva del dopoguerra :sullo sfondo non ci sono vere e proprie azioni militari o eventi bellici,ma gli effetti ,la desolazione e i danni che la guerra ha provocato negli uomini e nella natura.Inediti per più di sessant'anni ,i racconti del Nemico arricchiscono di alcuna pagine indimenticabili l'opera di un grande scrittore.
 
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BiblioLorenzoLodi | 1 altra recensione | Mar 4, 2016 |
Questo romanzo narra la drammatica vicenda di un gruppo di giovani combattenti sul fronte occidentale nella prima guerra mondiale (1914-1918).La falsa e retorica educazione,la spietata istruzione militare ,il disorientamento morale non valgono a soffocare la verità che essi vanno cercando : davanti alla morte vengono riscoperti i valori indistruttibili della vita. Niente di nuovo sul libro occidentale è un libro di educazione e di protesta: invita i giovani a combattere la violenza,a proteggere la loro giovinezza ricercandone ed esaltandone i meriti,affida loro un messaggio costruttivo di pace e di fratellanza tra i popoli. Il testo aiuta a ricostruire un momento storico attraverso la sincera testimonianza del documento:l'Autore infatti è stato il testimone diretto degli avvenimenti narrati.
 
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BiblioLorenzoLodi | 399 altre recensioni | Mar 3, 2016 |
 
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ScarpaOderzo | 2 altre recensioni | Apr 17, 2020 |
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