Leggere la Patricia Cornwell degli albori è ormai quasi leggere un romanzo storico.

Computer e tecnologia sono pressoché irriconoscibili, tanto che le spiegazioni sul funzionamento non mi sono parse superflue, ma mi hanno genuinamente interessato. Senza contare che, nonostante l'autrice sia conosciuta un po' come una che scrive 'spiegoni', in questo volume ho trovato molto equilibrata la loro proporzione con la trama in sé.

Il ritmo è serrato e la soluzione nemmeno tanto scontata. I personaggi sono sfaccettati, ma non eccessivi, oggi la deriva dei coroner/poliziotti/detective complessati portano spesso a cercare di infilarci traumi indicibili e/o tragedie familiari che levati.

Kay Scarpetta ha i suoi problemi familiari e il suo passato triste, ma questi restano tutto sommato credibili, così come ha un carattere introverso, ma perlopiù è una persona normale e non di un Dott. House al quadrato. I comprimari, almeno quelli principali (Marino e Lucy) sono anche loro credibili nelle loro particolarità. Mi è piaciuta in particolare l'evoluzione di Marino da poliziotto-antagonista-con-i-paraocchi, tipico cliché, a poliziotto con acume e senso dell'indagine.

Sono sorpresa da quanto lo abbia apprezzato. ( )

Dopo aver letto libri più recenti della Cornwell con Kay Scarpetta come protagonista ho affrontato questo romanzo che nel 1990 vinse diversi premi.
E' stato piuttosto deludente: trama un po' prolissa, tecnicismi informatici ormai datati e un finale buttato lì con colpevole che quasi piove dal cielo per finire il romanzo.
Non lo consiglio (se non per fan sfegatati della Cornwell!). ( )