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The Years di Annie Ernaux
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The Years (originale 2008; edizione 2017)

di Annie Ernaux (Auteur)

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1,0335219,968 (4.05)102
"Available in English for the first time, the latest astonishing, bestselling, and award-winning book by Annie Ernaux. The Years is a personal narrative of the period 1941 to 2006 told through the lens of memory, impressions past and present -- even projections into the future -- photos, books, songs, radio, television and decades of advertising, headlines, contrasted with intimate conflicts and writing notes from six decades of diaries. Local dialect, words of the times, slogans, brands and names for the ever-proliferating objects, are given voice here. The voice we recognize as the author's continually dissolves and re-emerges. Ernaux makes the passage of time palpable. Time itself, inexorable, narrates its own course, consigning all other narrators to anonymity. A new kind of autobiography emerges, at once subjective and impersonal, private and collective. On its 2008 publication in France, The Years came as a surprise. Though Ernaux had for years been hailed as a beloved, bestselling and award-winning author, The Years was in many ways a departure: both an intimate memoir "written" by entire generations, and a story of generations telling a very personal story. Like the generation before hers, the narrator eschews the "I" for the "we" (or "they", or "one") as if collective life were inextricably intertwined with a private life that in her parents' generation ceased to exist. She writes of her parents' generation (and could be writing of her own book): "From a common fund of hunger and fear, everything was told in the "we" and impersonal pronouns.""--… (altro)
Utente:NancyKay_Shapiro
Titolo:The Years
Autori:Annie Ernaux (Auteur)
Info:Seven Stories Press (2017), 240 pages
Collezioni:La tua biblioteca
Voto:
Etichette:Nessuno

Informazioni sull'opera

Gli anni di Annie Ernaux (2008)

  1. 10
    La pioggia prima che cada di Jonathan Coe (Babou_wk)
    Babou_wk: Une vie racontée à partir de photographies.
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"Sì. Dimenticheranno. È il nostro destino, non ci si può fare nulla. Ciò che a noi sembra serio, significativo, molto importante, col passar del tempo sarà dimenticato o sembrerà irrilevante. Ed è curioso che noi oggi non possiamo assolutamente sapere che cosa domani sarà ritenuto sublime, importante e che cosa meschino, ridicolo. […] E la nostra vita, che oggi viviamo con tanta naturalezza, apparirà col tempo strana e scomoda, priva di intelligenza, non sufficientemente pura, forse addirittura immorale." All'inizio del libro la Ernaux ha proposto al lettore questa citazione di Anton Čechov.

Io ne propongo un'altra scritta da lei stessa: " Tutto si cancellerà in un secondo. Il dizionario costruito termine dopo termine dalla culla all’ultimo giaciglio si estinguerà. Sarà il silenzio, e nessuna parola per dirlo. Dalla bocca aperta non uscirà nulla. Né io né me. La lingua continuerà a mettere il mondo in parole. Nelle conversazioni attorno a una tavolata in festa saremo soltanto un nome, sempre più senza volto, finché scompariremo nella massa anonima di una generazione lontana."

Non so cosa rimarrà di questo suo libro tra dieci, venti anni. Le parole chiave per il premio Nobel che le hanno assegnato sono: radici, alienazione, restrizione, memoria. A mio parere solita fuffa. Poca sostanza. Ben poco resterà. Sintesi del libro nella frase finale: "Salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più." ( )
  AntonioGallo | Oct 6, 2022 |
Ho scoperto questo libro perché era citato, a più riprese, in un saggio di Romano Luperini, "Dal modernismo a oggi" come esempio di testo che mostra la direzione a cui tende il romanzo contemporaneo. Non è un romanzo, in effetti, se per romanzo si intende una finzione narrativa. Non è nemmeno un'autobiografia in senso stretto, perché il discorso è in terza persona, oggettivo. Un difetto del libro è che è troppo "francese" e i riferimenti alla cronaca transalpina possono talora sfuggire al lettore italiano. Però è un libro da leggere, notevole, destinato a restare negli anni -mi si passi il gioco di parole- perché la Ernaux riesce nello scopo di ricordare la propria vita, proiettandone però il senso sulla vicenda collettiva, sulla Storia. Se si ha una certa età, ci si riconosce a tratti.
Peccato che non sia uscito da un grande editore, ma oramai l'editoria italiana rischia sempre meno e si affida alla letteratura di genere, spesso seriale e clonata, che garantisce facili vendite in un momento di difficoltà. ( )
  glisquarcini | Aug 16, 2021 |
Indubbiamente furbo ma, alla resa dei conti, una inenarrabile pizza. ( )
  winckelmann | Sep 22, 2017 |
Il riflesso della storia collettiva sullo schermo della memoria individuale

E’ un’autobiografia non personale, ma generazionale con una forte connotazione di genere. Lo sguardo è puntato sul privato solo nella misura in cui il vissuto individuale consente di ritrovare la memoria e l’immaginario collettivo dei giorni passati recuperando idee, sensibilità e trasformazioni che hanno segnato la vita dal secondo dopoguerra a oggi. Un progetto originale e ambizioso, riuscito però, a mio parere, solo a metà. Letteralmente a metà, perché se la prima parte del libro mi ha entusiasmato, tanto che mi sono affrettata a consigliarlo ad amiche di sensibilità a vissuto simili ai miei (e per certi versi, mutatis mutandis a quello della Ernaux), nella seconda metà ho registrato una caduta di tono e una certa difficoltà a portare avanti la narrazione. Lo spartiacque sono gli anni ’70. Fino a quel punto è un libro riuscitissimo perché lo sguardo sul passato più lontano consente una presa di distanza che dà ai ricordi una dimensione pacata e affettuosa al tempo stesso. Il modo di essere e di sentire di Annie Ernaux è profondamente calato nella realtà e nella storia francese, ma è molto affine a quello che tante donne italiane, non più giovani, anche se non esattamente sue coetanee, hanno condiviso (grosso modo quante nel ’68 avevano dai 15 ai 25 anni). E le esperienze di allora, e le travolgenti novità che ci hanno cambiato per sempre, sono descritte benissimo, con una scrittura apparentemente semplice, ma molto precisa e capace di fare tornare a galla dettagli sepolti nei meandri della memoria. Superata la boa degli anni ’70 il libro entra in una fase di stanca. La brusca accelerazione degli eventi sembra rendere impossibile all’autrice una scelta, che sarebbe invece stata necessaria, dei fatti e dei cambiamenti più rilevanti da includere. Il risultato è un ‘troppo’ che rasenta l’elenco senz’ anima, con considerazioni per me condivisibili su tutta la linea o quasi, ma anche di un’ovvietà deludente. Solo alla fine, proprio nelle ultime pagine, c’è una ripresa di livello con riflessioni conclusive sull’esistenza e anche su questo specifico progetto di scrittura.
Due considerazioni a margine. La prima: la Ernaux scrive molto bene, ma si realizza compiutamente sulla breve distanza. ‘Il posto’ e ‘Passione semplice’ sono libri molto belli, ma anche molto brevi. Anche questo sarebbe stato molto bello, se si fosse fermato a metà…
La seconda: nei libri della Ernaux è inutile cercare una trama o dei dialoghi. La sua è sempre e solo una poetica del ricordo, diversa da quella di Modiano, ma altrettanto efficace (almeno fintanto che i ricordi non sono troppo affastellati). Modiano è più selettivo ed evocativo, la Ernaux più puntuale e lineare. Dovessi pensare a un dipinto vedrei Modiano come un quadro con colori sfumati e la Ernaux come un disegno dai contorni nitidi e precisi. ( )
  Marghe48 | Sep 5, 2017 |
“…ciò che conta per lei è afferrare la durata che costituisce il suo passaggio sulla terra in una determinata epoca, il tempo che l’ha attraversata, il mondo che ha registrato in sé semplicemente vivendo.”

Questa volta la molla non è scattata, la Ernaux mi stava abituando troppo bene.
Buon libro e buona idea, il problema è che tocca poco più che marginalmente quella che è stata la nostra storia, immergendosi giustamente in quella francese.
L’idea di base è assolutamente vincente, legare il racconto della propria vita con la storia più grande che si è vissuta contemporaneamente, i propri ricordi a fianco dei piccoli e grandi avvenimenti, “gli anni” passati tra scoperte e nuove emozioni legati tra loro da fatti che accomunano intere generazioni.
La ricetta è buona, e questo va riconosciuto senz’altro, ma purtroppo non sono riuscito a gustarla più di tanto; pur essendo vicini, la storia dei nostri cugini francesi non mi ha mai appassionato granché, anche a fronte di una velatissima antipatia mai completamente sopita.
Proporrò alla Ernaux una rivisitazione del suo libro in chiave nostrana, chissà non ne venga fuori una bella avventura anche con questa variante, in fondo la nostra storia non è certamente meno vissuta di quella francese… ( )
  barocco | Jun 2, 2017 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Annie Ernauxautore primariotutte le edizionicalcolato
Boyadjieva, ValentinaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Harfouch, CorinnaNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Heesters, Nicoleautore secondarioalcune edizioniconfermato
Hofstede, RokusTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Strayer, Alison L.Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Voigt, LuiseRegistaautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
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Eventi significativi
Film correlati
Epigrafe
Dati dalle informazioni generali inglesi. Modifica per tradurlo nella tua lingua.
All we have is our history, and it
does not belong to us.

—José Ortega y Gasset
Yes. They’ll forget us. Such is our fate, there is no help for it. What seems to us serious, significant, very important, will one day be forgotten or will seem unimportant. And it’s curious that we can’t possibly tell what exactly will be considered great and important, and what will seem petty and ridiculous [. . .]. And it may be that our present life, which we accept so readily, will in time seem strange, inconvenient, stupid, not clean enough, 
perhaps even sinful . . .

—Anton Chekhov
Translated from the Russian by Constance Garnett

(New York: Macmillan, 1916)
Dedica
Incipit
Dati dalle informazioni generali inglesi. Modifica per tradurlo nella tua lingua.
All the images will disappear.
Citazioni
Ultime parole
Dati dalle informazioni generali tedesche. Modifica per tradurlo nella tua lingua.
(Click per vedere. Attenzione: può contenere anticipazioni.)
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

Risorse esterne che parlano di questo libro

Wikipedia in inglese (1)

"Available in English for the first time, the latest astonishing, bestselling, and award-winning book by Annie Ernaux. The Years is a personal narrative of the period 1941 to 2006 told through the lens of memory, impressions past and present -- even projections into the future -- photos, books, songs, radio, television and decades of advertising, headlines, contrasted with intimate conflicts and writing notes from six decades of diaries. Local dialect, words of the times, slogans, brands and names for the ever-proliferating objects, are given voice here. The voice we recognize as the author's continually dissolves and re-emerges. Ernaux makes the passage of time palpable. Time itself, inexorable, narrates its own course, consigning all other narrators to anonymity. A new kind of autobiography emerges, at once subjective and impersonal, private and collective. On its 2008 publication in France, The Years came as a surprise. Though Ernaux had for years been hailed as a beloved, bestselling and award-winning author, The Years was in many ways a departure: both an intimate memoir "written" by entire generations, and a story of generations telling a very personal story. Like the generation before hers, the narrator eschews the "I" for the "we" (or "they", or "one") as if collective life were inextricably intertwined with a private life that in her parents' generation ceased to exist. She writes of her parents' generation (and could be writing of her own book): "From a common fund of hunger and fear, everything was told in the "we" and impersonal pronouns.""--

Non sono state trovate descrizioni di biblioteche

Descrizione del libro
Gli anni di Annie Ernaux (L’orma, 2016, traduzione di Lorenzo Flabbi) è un romanzo biografico in cui la storia privata della scrittrice si mescola alla Storia del mondo, quella con la S maiuscola dei grandi avvenimenti.
La narrazione è atipica. Non ci sono infatti né dialoghi né personaggi, se non le persone che fanno capolino nei ricordi di Ernaux e di cui lei stessa ci racconta. Tutto il libro si srotola sotto i nostri occhi quasi come un flusso di coscienza, come un continuo ripescare dalla memoria volti e fatti. Il protagonista principale è il tempo che scorre e che un giorno dopo l’altro compone gli anni della nostra vita.

Annie Ernaux inizia a raccontare dal secondo dopoguerra, quando era solo una bambina, fino ad arrivare alla società dei consumi dei giorni nostri. Scrivere e raccontare tutto questo, fatti minimi e insignificanti oppure eventi che hanno cambiato il corso della storia, serve per lasciare una testimonianza del proprio passaggio nel mondo, per guardare da lontano tutto ciò che si è attraversato e poter dire di averne fatto parte, prima che tutto cada nell’oblio. È proprio la scrittrice a confessarcelo:

"Ha paura che, invecchiando, la memoria torni a essere nebulosa e muta come nei primi anni dell’infanzia – anni di cui non si ricorderà più".

Per questo adesso sente l’urgenza di dare una forma a ciò che un giorno potrebbe dimenticare, e la forma sta nelle parole. Soprattutto, c’è il desiderio di riconoscersi all’interno di una collettività, di sentirsi parte di un tutto, di collocare il suo particolare in un generale che abbraccia il mondo:

"Di ciò che il mondo ha impresso in lei e nei suoi contemporanei se ne servirà per ricostruire un tempo comune, quello che è trascorso da un’epoca lontana sino a oggi – per restituire, ritrovando la memoria della memoria collettiva in una memoria individuale, la dimensione vissuta della Storia".

Quello che Ernaux si prefigge di mettere nero su bianco è un grande “noi” esemplificato attraverso gli anni di un unico, piccolo “io”.

“Ciò che conta per lei è afferrare la durata che costituisce il suo passaggio sulla terra in una determinata epoca, il tempo che l’ha attraversata, il mondo che ha registrato in sé semplicemente vivendo”.

----

Come accade che il tempo che abbiamo vissuto diviene la nostra vita? È questo il nodo affrontato da "Gli anni", romanzo autobiografico e al contempo cronaca collettiva del nostro mondo dal dopoguerra a oggi, nodo sciolto in un canto indissolubile attraverso la fusione della voce individuale con il coro della Storia. Annie Ernaux convoca la Liberazione, l'Algeria, la maternità, de Gaulle, il '68, l'emancipazione femminile, Mitterrand; e ancora l'avanzata della merce, le tentazioni del conformismo, l'avvento di internet, l'undici settembre, la riscoperta del desiderio. Scandita dalla descrizione di fotografie e pranzi dei giorni di festa, questa "autobiografia impersonale" immerge anche la nostra esistenza nel flusso di un'inedita pratica della memoria che, spronata da una lingua tersa e affilatissima, riesce nel prodigio di "salvare" la storia di generazioni coniugando vita e morte nella luce abbagliante della bellezza del mondo.
Riassunto haiku

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