Fai clic su di un'immagine per andare a Google Ricerca Libri.
Sto caricando le informazioni... The Years (originale 2008; edizione 2017)di Annie Ernaux (Auteur)
Informazioni sull'operaGli anni di Annie Ernaux (2008)
Sto caricando le informazioni...
Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Ho scoperto questo libro perché era citato, a più riprese, in un saggio di Romano Luperini, "Dal modernismo a oggi" come esempio di testo che mostra la direzione a cui tende il romanzo contemporaneo. Non è un romanzo, in effetti, se per romanzo si intende una finzione narrativa. Non è nemmeno un'autobiografia in senso stretto, perché il discorso è in terza persona, oggettivo. Un difetto del libro è che è troppo "francese" e i riferimenti alla cronaca transalpina possono talora sfuggire al lettore italiano. Però è un libro da leggere, notevole, destinato a restare negli anni -mi si passi il gioco di parole- perché la Ernaux riesce nello scopo di ricordare la propria vita, proiettandone però il senso sulla vicenda collettiva, sulla Storia. Se si ha una certa età, ci si riconosce a tratti. Peccato che non sia uscito da un grande editore, ma oramai l'editoria italiana rischia sempre meno e si affida alla letteratura di genere, spesso seriale e clonata, che garantisce facili vendite in un momento di difficoltà. Il riflesso della storia collettiva sullo schermo della memoria individuale E’ un’autobiografia non personale, ma generazionale con una forte connotazione di genere. Lo sguardo è puntato sul privato solo nella misura in cui il vissuto individuale consente di ritrovare la memoria e l’immaginario collettivo dei giorni passati recuperando idee, sensibilità e trasformazioni che hanno segnato la vita dal secondo dopoguerra a oggi. Un progetto originale e ambizioso, riuscito però, a mio parere, solo a metà. Letteralmente a metà, perché se la prima parte del libro mi ha entusiasmato, tanto che mi sono affrettata a consigliarlo ad amiche di sensibilità a vissuto simili ai miei (e per certi versi, mutatis mutandis a quello della Ernaux), nella seconda metà ho registrato una caduta di tono e una certa difficoltà a portare avanti la narrazione. Lo spartiacque sono gli anni ’70. Fino a quel punto è un libro riuscitissimo perché lo sguardo sul passato più lontano consente una presa di distanza che dà ai ricordi una dimensione pacata e affettuosa al tempo stesso. Il modo di essere e di sentire di Annie Ernaux è profondamente calato nella realtà e nella storia francese, ma è molto affine a quello che tante donne italiane, non più giovani, anche se non esattamente sue coetanee, hanno condiviso (grosso modo quante nel ’68 avevano dai 15 ai 25 anni). E le esperienze di allora, e le travolgenti novità che ci hanno cambiato per sempre, sono descritte benissimo, con una scrittura apparentemente semplice, ma molto precisa e capace di fare tornare a galla dettagli sepolti nei meandri della memoria. Superata la boa degli anni ’70 il libro entra in una fase di stanca. La brusca accelerazione degli eventi sembra rendere impossibile all’autrice una scelta, che sarebbe invece stata necessaria, dei fatti e dei cambiamenti più rilevanti da includere. Il risultato è un ‘troppo’ che rasenta l’elenco senz’ anima, con considerazioni per me condivisibili su tutta la linea o quasi, ma anche di un’ovvietà deludente. Solo alla fine, proprio nelle ultime pagine, c’è una ripresa di livello con riflessioni conclusive sull’esistenza e anche su questo specifico progetto di scrittura. Due considerazioni a margine. La prima: la Ernaux scrive molto bene, ma si realizza compiutamente sulla breve distanza. ‘Il posto’ e ‘Passione semplice’ sono libri molto belli, ma anche molto brevi. Anche questo sarebbe stato molto bello, se si fosse fermato a metà… La seconda: nei libri della Ernaux è inutile cercare una trama o dei dialoghi. La sua è sempre e solo una poetica del ricordo, diversa da quella di Modiano, ma altrettanto efficace (almeno fintanto che i ricordi non sono troppo affastellati). Modiano è più selettivo ed evocativo, la Ernaux più puntuale e lineare. Dovessi pensare a un dipinto vedrei Modiano come un quadro con colori sfumati e la Ernaux come un disegno dai contorni nitidi e precisi. “…ciò che conta per lei è afferrare la durata che costituisce il suo passaggio sulla terra in una determinata epoca, il tempo che l’ha attraversata, il mondo che ha registrato in sé semplicemente vivendo.” Questa volta la molla non è scattata, la Ernaux mi stava abituando troppo bene. Buon libro e buona idea, il problema è che tocca poco più che marginalmente quella che è stata la nostra storia, immergendosi giustamente in quella francese. L’idea di base è assolutamente vincente, legare il racconto della propria vita con la storia più grande che si è vissuta contemporaneamente, i propri ricordi a fianco dei piccoli e grandi avvenimenti, “gli anni” passati tra scoperte e nuove emozioni legati tra loro da fatti che accomunano intere generazioni. La ricetta è buona, e questo va riconosciuto senz’altro, ma purtroppo non sono riuscito a gustarla più di tanto; pur essendo vicini, la storia dei nostri cugini francesi non mi ha mai appassionato granché, anche a fronte di una velatissima antipatia mai completamente sopita. Proporrò alla Ernaux una rivisitazione del suo libro in chiave nostrana, chissà non ne venga fuori una bella avventura anche con questa variante, in fondo la nostra storia non è certamente meno vissuta di quella francese… nessuna recensione | aggiungi una recensione
È contenuto inHa l'adattamentoPremi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
"Available in English for the first time, the latest astonishing, bestselling, and award-winning book by Annie Ernaux. The Years is a personal narrative of the period 1941 to 2006 told through the lens of memory, impressions past and present -- even projections into the future -- photos, books, songs, radio, television and decades of advertising, headlines, contrasted with intimate conflicts and writing notes from six decades of diaries. Local dialect, words of the times, slogans, brands and names for the ever-proliferating objects, are given voice here. The voice we recognize as the author's continually dissolves and re-emerges. Ernaux makes the passage of time palpable. Time itself, inexorable, narrates its own course, consigning all other narrators to anonymity. A new kind of autobiography emerges, at once subjective and impersonal, private and collective. On its 2008 publication in France, The Years came as a surprise. Though Ernaux had for years been hailed as a beloved, bestselling and award-winning author, The Years was in many ways a departure: both an intimate memoir "written" by entire generations, and a story of generations telling a very personal story. Like the generation before hers, the narrator eschews the "I" for the "we" (or "they", or "one") as if collective life were inextricably intertwined with a private life that in her parents' generation ceased to exist. She writes of her parents' generation (and could be writing of her own book): "From a common fund of hunger and fear, everything was told in the "we" and impersonal pronouns.""-- Non sono state trovate descrizioni di biblioteche
|
Discussioni correntiNessunoCopertine popolari
Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)843.914Literature French and related languages French fiction Modern Period 20th Century 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:
Sei tu?Diventa un autore di LibraryThing. |
Io ne propongo un'altra scritta da lei stessa: " Tutto si cancellerà in un secondo. Il dizionario costruito termine dopo termine dalla culla all’ultimo giaciglio si estinguerà. Sarà il silenzio, e nessuna parola per dirlo. Dalla bocca aperta non uscirà nulla. Né io né me. La lingua continuerà a mettere il mondo in parole. Nelle conversazioni attorno a una tavolata in festa saremo soltanto un nome, sempre più senza volto, finché scompariremo nella massa anonima di una generazione lontana."
Non so cosa rimarrà di questo suo libro tra dieci, venti anni. Le parole chiave per il premio Nobel che le hanno assegnato sono: radici, alienazione, restrizione, memoria. A mio parere solita fuffa. Poca sostanza. Ben poco resterà. Sintesi del libro nella frase finale: "Salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più." ( )