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Giuda (Italian Edition) (2014)

di Amos Oz

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"Winner of the International Literature Prize, the new novel by Amos Oz is his first full-length work since the best-selling A Tale of Love and Darkness. Jerusalem, 1959. Shmuel Ash, a biblical scholar, is adrift in his young life when he finds work as a caregiver for a brilliant but cantankerous old man named Gershom Wald. There is, however, a third, mysterious presence in his new home. Atalia Abarbanel, the daughter of a deceased Zionist leader, a beautiful woman in her forties, entrances young Shmuel even as she keeps him at a distance. Piece by piece, the old Jerusalem stone house, haunted by tragic history and now home to the three misfits and their intricate relationship, reveals its secrets. At once an exquisite love story and coming-of-age novel, an allegory for the state of Israel and for the biblical tale from which it draws its title, Judas is Amos Oz's most powerful novel in decades"--… (altro)
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Romanzo stupendo, perfetto nella scrittura, nei tempi della narrazione e nel racconto stesso. Una vita fallita che incontra altre altre due/tre vite fallite che spronano il protagonista ad agire e ad uscire dal proprio fallimento per pensare a una nuova vita.
Forse un po’ criptico nel finale, non chiarissimo e dal mio punto di vista troncato.
Comunque Oz è semplicemente straordinario. ( )
  sbaldi59 | Aug 22, 2021 |
Lo si può definire un romanzo ‘totale’ nel senso che affronta due temi nodali per l’ebraismo: il rapporto con Gesù e quello con la terra di Israele. Due questioni capitali, complesse, tormentate. Oz sceglie di affrontarle da un’angolazione particolare, quella del tradimento, o meglio, supposto tale. Chi viene accreditato come traditore - Giuda Iscariota, il Shaltiel Abrabanel del romanzo, che incarna l’anti Ben Gurion e che persegue un’idea di convivenza tra Arabi ed Israeliani – non necessariamente lo è stato, al contrario può essere visto come un idealista, come colui che ha intrapreso con convinzione e integrità morale una sua strada che nei fatti è risultata perdente. Vituperati dai contemporanei e dalla Storia, personaggi di questo tipo meriterebbero – questa è la tesi di Oz – una valutazione meno convenzionale che tenga conto della loro onestà di fondo e che sia meno asservita al pregiudizio. La Storia, si sa, è sempre scritta dai vincitori, ma non è detto che i perdenti abbiano tutti i torti e che essi debbano subire anche la condanna del silenzio sul loro pensiero e il loro operato. Questo romanzo è un invito alla riflessione, un’iniezione di pensiero critico. Oz sviluppa la sua tesi con argomentazione coinvolgente senza per questo minimamente sacrificare l’aspetto narrativo. L’esito è un opera complessa, molto (ben) costruita, nella quale si entra lentamente e che poi è difficile lasciare. C’è tanta sofferenza, il dolore di Giuda e di Abrabanel, ma anche il tormento dei tre personaggi intorno ai quali ruota il vero e proprio racconto, tre originali ciascuno a suo modo, tre sconfitti dalla vita, dei quali solo Shemuel, il più giovane ha ancora una possibilità di riscatto. Bello il suo girovagare per le strade di Gerusalemme, che ho seguito passo passo con tutto l’amore che nutro per questa città speciale e bella anche la descrizione di Israele all’inizio degli anni ’60, un Israele scalcinato e povero di cui oggi non è rimasta traccia. ( )
  Marghe48 | Oct 15, 2017 |
Io quando leggo un libro cerco la Bellezza, quella con la B maiuscola, voglio che il romanzo mi colpisca, dica qualcosa a me, alla mia vita, mi insegni a vivere meglio, a vedere la vita con occhi diversi da quelli che sto usando, ma senza perdere i giudizi e le certezze conquistate e facendo i dovuti confronti. Voglio che la mia umanità si apra e si accresca, e spesso leggendo un bel libro questo succede. Ecco perchè nelle mie recensioni cerco sempre di spiegare, a me stesso innanzitutto, cosa ho trovato, cosa ho imparato, come sono cresciuto. Quindi le recensioni io le scrivo per ricordare a me stesso, e a chi sa stupirsi della Bellezza, cosa ho trovato di bello e di interessante per la mia vita, per la mia persona. Le scrivo per fissare questi punti, per non disperderli. Quindi, che cosa ho trovato in questo libro? Beh, mi è piaciuto davvero molto, un libro che racconta la storia di un mezzo fallito che rinuncia a proseguire gli studi e si rifugia a servizio di un anziano invalido, un vecchio colto e arguto, che sa vedere ben oltre alle parole che dice. A casa di questo anziano c'è la nuora dell'invalido, una donna misteriosa, bella e affascinante, ma che poi si rivela cinica e solo piena di se e della sua incapacità di amare. Il romanzo si sviluppa attorno alle tesi che Shemuel, lo studente fallito, avrebbe voluto dimostrare nella esposizione finale dei suoi studi, ovvero la figura di Gesù per gli ebrei e la persona di Giuda come ebreo tradito nelle sue aspettative messianiche. Nonostante il tema e l'argomento il libro è molto scorrevole e interessante, non stanca e anzi avvince. Oz vede Giuda come l'archetipo dell'ebreo che aspetta il Messia, Giuda crede di averlo trovato in Gesù, ma non essendo sceso dalla croce si sente tradito nelle sue aspettative messianiche. Gesù aveva preso in lui il posto che era di Dio (Giuda era però convinto che Gesù fosse figlio di Dio). Non essendo sceso dalla croce Giuda si incolpa di aver tradito Gesù avendolo spinto lui ad andare a Gerusalemme e facendolo così quindi salire in croce. Il suo intento era di provare a tutti che Gesù era il Messia, ma essendo morto si è sentito tradito. Però, brutto pirla, perchè impiccarti? cacchio! aspettavi il terzo giorno e avresti capito come stavano le cose (considerazione personale e non di A. Oz). I personaggi del libro sono, a mio parere, dei modelli umani piuttosto diffusi, Shemuel lo studente fallito (il vorrei ma non sono capace), Atalia la donna cinica (come tante che si trovano nella vita), Gershom il vecchio invalido che è molto saggio e sapiente (ma totalmente solo e inascoltato). Atalia è inquietante come donna, fastidiosa nella sua supponenza e nel suo voler non interrogarsi sulla sua solitudine, incapace di accettare e di attaccarsi alla vita, quella vera, non quella delle sue elucubrazioni mentali (pur se mai menzognera). Dà fastidio la cattiveria di Atalia, e Shemuel non è capace di reagire a questa cattiveria, impotente davanti a un fatto, a uno stupore, più grande di lui; Shemeul davanti a questa donna cinica è totalmente incapace di reagire, è inadeguato. Quanta verità ho trovato in questo libro! ( )
  SirJo | Sep 4, 2017 |
Quelli che ‘in questo libro non succede niente’ è meglio che si astengano: in ‘Giuda’ l’azione in pratica non esiste, visto che fra le sue pagine scorrono soprattutto fiumi di parole che accompagnano e a volte creano atmosfere o sensazioni che sono all’origine delle appena percepibili evoluzioni dei personaggi. Shemuel è un giovanottone senz’arte né parte al quale di colpo casca il mondo addosso: la fidanzata lo molla per sposarsi con una vecchia fiamma e la famiglia fa bancarotta, costringendolo a interrompere gli studi. Accantonata l’idea di fare il pioniere (l’azione si svolge in Israele alla fine degli anni Cinquanta), trova impiego come uomo di compagnia ad un anziano malato che vive in una silenziosa casa ai margini della città: un vecchio colto e logorroico che inonda chiunque di chiacchiere. In materia, Shemuel in materia non è un principiante e svolge il compito di buon grado, ma, pur non venedo mai meno ai suoi doveri, si fa presto irretire da Atalia, affascinante e matura padrona di casa: il romanzo racconta i quattro mesi di convivenza dei tre durante un piovoso inverno a Gerusalemme, disvelando a poco a poco i misteri che paiono avvolgere l’abitazione. Misteri che si rivelano essere una cappa di dolore inespresso (inesprimibile?) per la perdita del figlio di lui che è stato anche il marito di lei: tutto quanto accade a Shemuel ruota in un modo o nell’altro attorno a questo ricordo, compresa la complessa figura del padre della donna, morto con fama di traditore perché amico degli arabi e convinto oppositore dello Stato ebraico. In lui si catalizzano gli altri due grandi temi: l’eterna ferita del rapporto tra palestinesi e israeliani e il tradimento che può essere visto in un’accezione positiva se visto dalla prospettiva della rottura degli schemi. Alla meditazione sul tradimento il protagonista arriva attraverso la figura di Giuda che ruba pian piano la scena nella sua tesi (lasciata in sospeso) su Gesù visto dagli Ebrei, tanto è vero che il titolo originale è ‘Il Vangelo secondo Giuda’: una variazione di prospettiva sull’Iscariota come strumento indispensabile in cui l’apostolo diventa per troppa fede vero motore della passione. L’argomento è sviluppato in pagine che sanno mischiare l’erudizione a una grande capacità narrativa, ma non prevaricano mai e anzi si fondono con le riflessioni politiche e gli sviluppi personali, per non parlare delle improvvise aperture descrittive che si fanno largo nel comuqnue denso procedere come gli squarci di sereno nel cielo quasi sempre imbronciato che grava sulla storia. Come quasi impercettibile è l’evoluzione dei personaggi, così con lentezza si dispiega la scrittura dell’autore, finendo quasi per avvolgere chi legge con un ritmo leggermente ipnotico: a ciò contribuiscono le frequenti ripetizioni degli stessi concetti (la camminata protesa in avanti di Shemuel, la cura della sua lunga barba oppure la pappa di Sarah De Toledo sono solo alcuni esempi delle situazioni che si conficcano nella memoria) che finiscono per stare a metà strada tra il ritornello e la formula magica. Il risultato è un romanzo complesso che, tra dissertazioni divaganti e sentimenti espressi sottovoce, chiede al lettore un certo impegno, ma che sa senza dubbio ripagarlo: se poi il libro riuscisse a mantenere anche nella parte finale (guarda caso dove la politica si fa più sentire) il mirabile equilibrio della prima metà, la soddisfazione sarebbe ancora maggiore. In perfetta sintonia è invece la conclusione che regala la stessa sensazione di una musica che si va lentamente spegnendo mentre una breve parentesi nella vita dei personaggi si chiude senza rimpianti o quasi. Falso movimento? ( )
  catcarlo | May 25, 2015 |
La figura di Giuda, eterno emblema dell’ebreo traditore, assassino per trenta denari di Gesù, il primo cristiano, tanto cristiano, da far dimenticare di essere anche lui ebreo, è sempre stata relegata in secondo piano. Poco da dire, sta bene là, in alto sul fico, con la lingua da fuori, fa niente che sia santo anche lui. E Amos Oz in un libro quanto pochi altri intenso ed appassionate parte dalla tesi di laurea di uno studente ebreo, Shemuel Asch per fare entrare il lettore con intelligenza nella casa di una strana coppia di israeliani, Gershom Wald, vecchio professore, e la vedova del figlio morto in guerra, Atalia, donna intrigante. Il giovane studente è costretto a lasciare gli studi a causa della crisi economica che travolge il padre. Intanto la sua ragazza l’ha lasciato, il giovane è spaesato e trova rifugio nella casa di Wald con due mansioni: parlare con l’anziano professore nel tardo pomeriggio e tacere per il resto del tempo. Sullo sfondo la storia di Atalia, del figlio di Wald e del padre di Atalia, il signor Abravanel, morto in solitudine per aver appoggiato la causa dell’integrazione con gli arabi. E’ un libro intenso, dove la padrona di casa è la cultura, non solo dell’universo ebraico. Una piccola chicca letteraria di un autore che conferma le ragioni della sua fama con un libro che senza fronzoli ed in modo intelligente riporta l’attenzione sul tema del rapporto tra Israele ed il mondo musulmano. ( )
  grandeghi | Nov 17, 2014 |
Mostra 5 di 5
Judas is thematisch een overvol boek. Misschien heeft dat besef Oz ertoe gebracht rustig te beginnen en de lezer niet al meteen voor hoogst complexe situaties te plaatsen. Er zijn minstens drie, uiteindelijk onderling verbonden thema’s. (...)
Alleen al om deze, uiteindelijk toch nog geloofwaardig met de andere thema’s verbonden fragmenten, verdient Judas de hoogste lof. Het is een uiterst wijs maar ook een uiterst tragisch boek. Oz maakt vooral duidelijk dat de tegenstellingen zo diep verankerd en zo pijnlijk zijn dat er, in de woorden van Wald, ‘geen remedie voor de wereld is.’
 
En zo blijft de lezer van deze gelaagde en toch heldere roman achter met een paar belangwekkende vragen: Is verraad wel altijd wat het lijkt? En hoe was de geschiedenis verlopen als het net even anders was gegaan? Als Judas Jezus niet had overgehaald naar Jeruzalem te gaan? Als de eerste premier van Israël, David Ben Goerion, zich had laten overtuigen door iemand als Sjealtiël Abarbanel? Er zijn minder interessante kwesties om je het hoofd over te breken.
aggiunto da sneuper | modificade Volkskrant, Anet Bleich (Dec 19, 2015)
 

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Oz, Amosautore primariotutte le edizioniconfermato
Davis, JonathanNarratoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
de Lange, NicholasTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
García Lozano, RaquelTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Loewenthal, ElenaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pach, HildeTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Pressler, MirjamTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Voynova, EkaterinaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato

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Epigrafe
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Am Rand des Feldes läuft der Verräter
Nicht der Lebende sondern der Tote
Warf auf ihn den Stein.

Nathan Alterman, Der Verräter
Dedica
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Für Deborah Owen
Incipit
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Dies ist die Geschichte der Wintertage Ende des Jahres 1959, Anfang 1960.
Citazioni
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"Winner of the International Literature Prize, the new novel by Amos Oz is his first full-length work since the best-selling A Tale of Love and Darkness. Jerusalem, 1959. Shmuel Ash, a biblical scholar, is adrift in his young life when he finds work as a caregiver for a brilliant but cantankerous old man named Gershom Wald. There is, however, a third, mysterious presence in his new home. Atalia Abarbanel, the daughter of a deceased Zionist leader, a beautiful woman in her forties, entrances young Shmuel even as she keeps him at a distance. Piece by piece, the old Jerusalem stone house, haunted by tragic history and now home to the three misfits and their intricate relationship, reveals its secrets. At once an exquisite love story and coming-of-age novel, an allegory for the state of Israel and for the biblical tale from which it draws its title, Judas is Amos Oz's most powerful novel in decades"--

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