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Con un testo recente dell'autrice di Lucky sulla violenza contro le donne. Sono passati trentasei anni da quando sono stata violentata, diciotto dalla prima edizione di Lucky, e solo due mesi da quando un molestatore seriale nonche? orgoglioso palpeggiatore di figa e? stato eletto quarantacinquesimo presidente di questi Stati Uniti. (...) Questa edizione di Lucky e? dedicata a tutti coloro che hanno subi?to una qualunque forma di abuso sessuale. Quando agiamo in gruppo siamo piu? forti che mai. (Dalla nuova introduzione scritta da Alice Sebold nel 2017.) Sei fortunata si senti? dire Alice dal poliziotto che raccolse la deposizione dopo lo stupro da lei subi?to quando aveva 19 anni. Una ragazza fu stuprata e smembrata in quel luogo tempo fa. Il senso di questa controversa fortuna e? il tema sul quale l'autrice torna sistematicamente nel corso del suo libro che e? a un tempo drammatica testimonianza, lucida e spregiudicata indagine sulla violenza e le sue conseguenze e sconcertante ritratto autobiografico, denso di candore e acutezza psicologica, anticonformista e ironico, pieno di dolore e legittima ribellione. Alice, condannata dalla violenza alla solitudine e alla discriminazione, costretta a vivere in un mondo che ha solo due colori, cio? che e? sicuro e cio? che non lo e?, "rovinata" agli occhi di familiari, amici e fidanzati, riuscira? con coraggio a superare prove durissime per vivere in un mondo dove orrore e amore convivono. Lucky e? anche un resoconto illuminante sulla tortuosa e insolita genesi di un talento letterario tra i piu? innovativi della scena letteraria internazionale.… (altro)
In questa frase c’è tutta l’essenza di questo memoir nel quale Alice Sebold racconta del suo stupro e di quello che ne è seguito; di come sia facile non essere credute subito quando si denuncia una violenza sessuale; di come nessunə ti crederà mai se non rispetti i requisiti della vittima ideale.
Quando fu violentata, Sebold era vergine, non indossava vestiti provocanti, era una tranquilla studentessa, veniva da una famiglia acculturata; aveva provato a difendersi e il suo corpo portava diverse tracce di violenza; il suo stupratore era un uomo nero con dei precedenti. Basta essere un agnello aggredito (o, addirittura, ucciso) da un lupo cattivo e la gente sarà dalla tua parte.
E se non lo sei?
Sebold non lo dice mai esplicitamente, ma non ha bisogno di farlo: i fatti parlano da soli. Ancora troppa gente (e molta ricopre ruoli istituzionali) non è disposta a credere alle vittime e a ritenere responsabile lo stupratore. Ancora troppa gente ritiene la donna violentata parimenti, o interamente, colpevole della violenza subita perché i suoi atteggiamenti non sono stati abbastanza innocenti, i suoi vestiti abbastanza casti, la sua vita sessuale abbastanza morigerata. Come se la donna più disinibita e provocante andasse in giro non aspettando altro che poter essere violentata. Come se la pudicizia abbia mai salvato una donna dalla violenza degli uomini.
Fa incazzare pensare che ancora oggi Sebold sarebbe una donna fortunata: per essere sopravvissuta alla violenza sessuale, per aver trovato le parole per raccontarla e per aver trovato persone disposte ad ascoltarla e crederle. Fortunata in circostanze dove non dovrebbe esserci fortuna, ma una rete di solidarietà pronta ad accogliere e sostenere le vittime.
Dati dalle informazioni generali olandesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
Voor Glen David Gold
Incipit
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
In the tunnel where I was raped, a tunnel that was once an underground entry to an amphitheater, a place where actors burst forth from underneath the seats of a crowd, a girl had been murdered and dismembered.
Citazioni
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
No one can pull anyone back from anywhere. You save yourself or you remain unsaved.
“Poetry is not an attitude. It is hard work.” (Quoting Tess Gallagher)
“Memory could save . . . it had power . . . it was often the only recourse of the powerless, the oppressed, or the brutalized.” (Referring to Tobias Wolff’s own story, This Boy’s Life)
“You never get over some things.”
From an interview with Alice Sebold that is published as a supplement in the back of the book:
Question: People often wonder if writing is therapeutic. If you’re writing about a trauma, does that help the pain of the trauma recede? Susie in the novel [a different book] says something like every time she tells her story, a drop of the pain goes away. But as a writer who’s written about your own trauma and then written a fictionalized version of a similar trauma, is writing therapeutic or do you think that that’s really the wrong way to approach it anyway?
Answer: My feeling is that therapy is for therapy and that writing can be therapeutic, but therapeutic writing should not be published. My job as a writer is to go through the therapy myself and, if I manage to get through it and I feel I have something to share from that, to share it with my audience or my readers. But I don’t write novels and seek to have them published so that I can get therapy from having written them. That’s really the responsibility of an individual to do outside the context of their published work.
Ultime parole
Dati dalle informazioni generali inglesi.Modifica per tradurlo nella tua lingua.
Con un testo recente dell'autrice di Lucky sulla violenza contro le donne. Sono passati trentasei anni da quando sono stata violentata, diciotto dalla prima edizione di Lucky, e solo due mesi da quando un molestatore seriale nonche? orgoglioso palpeggiatore di figa e? stato eletto quarantacinquesimo presidente di questi Stati Uniti. (...) Questa edizione di Lucky e? dedicata a tutti coloro che hanno subi?to una qualunque forma di abuso sessuale. Quando agiamo in gruppo siamo piu? forti che mai. (Dalla nuova introduzione scritta da Alice Sebold nel 2017.) Sei fortunata si senti? dire Alice dal poliziotto che raccolse la deposizione dopo lo stupro da lei subi?to quando aveva 19 anni. Una ragazza fu stuprata e smembrata in quel luogo tempo fa. Il senso di questa controversa fortuna e? il tema sul quale l'autrice torna sistematicamente nel corso del suo libro che e? a un tempo drammatica testimonianza, lucida e spregiudicata indagine sulla violenza e le sue conseguenze e sconcertante ritratto autobiografico, denso di candore e acutezza psicologica, anticonformista e ironico, pieno di dolore e legittima ribellione. Alice, condannata dalla violenza alla solitudine e alla discriminazione, costretta a vivere in un mondo che ha solo due colori, cio? che e? sicuro e cio? che non lo e?, "rovinata" agli occhi di familiari, amici e fidanzati, riuscira? con coraggio a superare prove durissime per vivere in un mondo dove orrore e amore convivono. Lucky e? anche un resoconto illuminante sulla tortuosa e insolita genesi di un talento letterario tra i piu? innovativi della scena letteraria internazionale.
Ero fortunata; la gente teneva per me.
In questa frase c’è tutta l’essenza di questo memoir nel quale Alice Sebold racconta del suo stupro e di quello che ne è seguito; di come sia facile non essere credute subito quando si denuncia una violenza sessuale; di come nessunə ti crederà mai se non rispetti i requisiti della vittima ideale.
Quando fu violentata, Sebold era vergine, non indossava vestiti provocanti, era una tranquilla studentessa, veniva da una famiglia acculturata; aveva provato a difendersi e il suo corpo portava diverse tracce di violenza; il suo stupratore era un uomo nero con dei precedenti. Basta essere un agnello aggredito (o, addirittura, ucciso) da un lupo cattivo e la gente sarà dalla tua parte.
E se non lo sei?
Sebold non lo dice mai esplicitamente, ma non ha bisogno di farlo: i fatti parlano da soli. Ancora troppa gente (e molta ricopre ruoli istituzionali) non è disposta a credere alle vittime e a ritenere responsabile lo stupratore. Ancora troppa gente ritiene la donna violentata parimenti, o interamente, colpevole della violenza subita perché i suoi atteggiamenti non sono stati abbastanza innocenti, i suoi vestiti abbastanza casti, la sua vita sessuale abbastanza morigerata. Come se la donna più disinibita e provocante andasse in giro non aspettando altro che poter essere violentata. Come se la pudicizia abbia mai salvato una donna dalla violenza degli uomini.
Fa incazzare pensare che ancora oggi Sebold sarebbe una donna fortunata: per essere sopravvissuta alla violenza sessuale, per aver trovato le parole per raccontarla e per aver trovato persone disposte ad ascoltarla e crederle. Fortunata in circostanze dove non dovrebbe esserci fortuna, ma una rete di solidarietà pronta ad accogliere e sostenere le vittime.
E invece… ( )