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Le ragazze di Sanfrediano (1948)

di Vasco Pratolini

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  ScarpaOderzo | Apr 14, 2020 |
“Sanfrediano è la piccola repubblica delle lavoranti a domicilio: sono trecciaiole, pantalonaie, stiratrici, impagliatrici che dalla loro fatica, sottratta alle cure della casa, ricavano il minimo superfluo di cui necessita una famiglia.”

Primo incontro con Vasco Pratolini con una storia ambientata nel quartiere fiorentino di Sanfrediano, scritta con grande orgoglio di toscano e fiorentino quale lui è stato.
È infatti questa la caratteristica peculiare del racconto ambientato subito dopo la fine della guerra, il cosiddetto “orgoglio sanfredianino” messo in mostra non dagli uomini, ma dalle donne, che questo orgoglio lo hanno acquisito in parte durante la guerra, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni dimostrando le loro capacità non solo lavorative.
E sarà questo orgoglio a spingere le ragazze di Sanfrediano a regolare alla loro maniera, collaborando tutte insieme, una questione spinosa relativa a un Dongiovanni del quartiere alquanto riluttante nel fare una scelta definitiva tra una di loro.
Il contenzioso avrà purtroppo un severo epilogo per il rubacuori in questione che, subito dopo la durissima punizione inflitta, troverà opportuno fare la sua scelta onde evitare di subire di nuovo l’ardente furore delle orgogliose fanciulle; tralascio volutamente le fasi cruciali della punizione inflitta per non urtare la vostra sensibilità.
Bella storia, narrata con spirito dissacrante tipicamente toscano e con una bella scrittura che porta delicatamente, salendo poi di tono, verso un finale incalzante e spiazzante nello stesso tempo; nonché ottima lettura preparatoria per abbordare in seguito qualcuno dei suoi lavori più conosciuti… ( )
  barocco | Jun 7, 2017 |
Questo breve romanzo è una meravigliosa commedia all’italiana ante litteram, visto che l’uscita originale è del 1948: prima che il genere venga reso immortale sul grande schermo, Pratolini ne elabora una versione scritta in cui, mettendo da parte per una volta la predilezione per le tematiche meno gioiose, lascia spazio a uno spirito toscano disincantato e mordace. Grazie a simile sguardo acuto ma in fondo indulgente, viene raccontato il rione popolare di Sanfrediano nel secondo dopoguerra in una serie di figure che, a prescindere dal numero di scene a loro dedicate, sono delineate con precisione e schiettezza tanto da imprimersi con facilità nella memoria: dal coro sui cui spiccano il vecchio e (non così) saggio Barcucci, Gianfranco o il ‘pretendente’ futuro Tirone (come Powell) alle ragazze ognuna con una sua ben spiccata personalità è tutto un combinarsi di personaggi coinvolti ora in situazioni buffe ora drammatiche ma non troppo: Va però sottolineato che il vero protagonista – a dispetto del titolo – è Aldo detto Bob (come Robert Taylor), il piccolo playboy di quartiere che, a furia di giocare con i sentimenti delle sue conquiste poco più che adolescenti, finisce per fare un capitombolo che porterà sempre con sé. Indagato dall’autore in ogni suo pensiero e comportamento, egli si rivela una di quelle maschere italiane, rese immortali da Alberto Sordi, che si dimostrano sbruffone e ciniche nel confronto dei deboli ma sono pusillanimi nel profondo: l’ostentata e vacua sicurezza lo porta prima a cadere senza difese nella trappola che gli vien preparata e poi a subire il destino di una normalizzazione forse più impietosa. Detta trappola – orchestrata da giovani donne indecise tra la passione e la vendetta – cambia l’atmosfera del racconto dal sorriso gentile dell’autunno fiorentino allo sghignazzo che conduce dritto ad ‘Amici miei’ rivelando al contempo l’animo duro e indomito di queste popolane che sanno sopportare, ma non accettano di farsi mettere i piedi in testa in eterno (vero Metello?). Malgrado il trambusto, comunque di baruffe di vicinato si tratta, come paiono indicare gli ultimi due capoversi che riportano il sereno dopo un agitato fine settimana: torna in essi il bonario torno discorsivo che caratterizza la quasi totalità dell’opera regalandole una buona fetta della sua levità. Pratolini si diverte difatti a intessere la storia con riferimenti locali che rafforzano il bel tocco di realtà assieme agli slittamenti della lingua verso il vernacolo non solo nei dialoghi: suddiviso in brevi capitoli dai titoli anch’essi segnati da un tono umoristico, il romanzo fila via appoggiato a un dondolante ritmo interiore rivelandosi capace, in modo analogo a certi dischi di irresistibile pop solare, di raddrizzare anche la giornata più storta. ( )
1 vota catcarlo | May 25, 2016 |
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Vasco Pratoliniautore primariotutte le edizionicalcolato
Riedt, HeinzTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato

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