Susan Cain
Autore di Quiet: Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare
Sull'Autore
Susan Cain graduated from Princeton University and Harvard Law School. She worked as a corporate lawyer before deciding to write Quiet and devote herself to the cause of empowering introverts. She is also the author of the children's book Quiet Power: The Secret Strengths of Introverts. (Bowker mostra altro Author Biography) mostra meno
Fonte dell'immagine: Credit:Aaron Fedor
Opere di Susan Cain
Quiet: Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare (2012) 11,675 copie, 499 recensioni
Quiet Power & Quiet The Power of Introverts in a World That Can't Stop Talking By Susan Cain 2 Books Collection… (2020) 8 copie, 1 recensione
A Quiet Life in 7 Steps 2 copie
the introvert advantage 1 copia
HƯỚNG NỘI 1 copia
PUSHTETI I TE HESHTURVE 1 copia
Etichette
Informazioni generali
- Data di nascita
- 1968
- Sesso
- female
- Nazionalità
- VS
- Luogo di residenza
- Hudson Valley, New York, USA
- Istruzione
- Princeton University
Harvard Law School - Attività lavorative
- corporate lawyer
writer - Relazioni
- Cain, Kenneth (husband)
- Agente
- Richard Pine
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Statistiche
- Opere
- 18
- Utenti
- 12,719
- Popolarità
- #1,840
- Voto
- 4.0
- Recensioni
- 520
- ISBN
- 121
- Lingue
- 22
- Preferito da
- 4
Come potevo perciò restare indifferente di fronte al libro della Cain che richiamava la mia attenzione nello scaffale della mia libreria abituale? Ho avuto il sospetto che il libraio, conoscendomi un poco, lo avesse sistemato lì apposta… ma no, non è possibile. Gli introversi sono davvero molti di più di quanto sembri. D’altra parte c’era più di una copia sullo scaffale, quindi…
Non sono certo quello che la Cain in uno dei primi capitoli definisce un “estroverso simpaticone”. Ogni tanto riesco ad attaccare bottone con gli sconosciuti (un’espressione dialettale del Piemonte – la regione italiana in cui vivo – dice “de’ la tantara”, e io lo faccio ogni tanto) e mi piace farlo in modo ironico. Ma nella maggior parte delle occasioni sociali mi riconosco nella domanda che la Cain riporta a un certo punto: “Perché te ne stai in disparte e non dici niente?” Avete visto il film di Moretti in cui chiede: “mi si nota di più se vengo e non dico niente o se on vengo?” Ecco, quando mi prendono in giro i miei amici me la ripetono.
Mi sono piaciute molto le pagine che l’autrice dedica al lavoro di gruppo e al brainstorming e nelle quali riconosce - riferendosi a studi e ricerche documentate - l’importanza del silenzio e della riflessione individuale pur nell’ambito di un lavoro collettivo.
Ma forse mi hanno colpito di più le pagine che dedica alla “voce della coscienza”, dove parla di una donna - Eleanor Roosevelt - e delle tesi di Jadzia Jagiellowicz sulla sensibilità e la connessione con il pensiero complesso: “Se pensi in modo più complesso – sostiene la Jagiellowicz – parlare del tempo o di dove sei stata in vacanza non è altrettanto interessante che parlare di valori o di moralità”. Ecco io sono proprio così ed è per questo che specchiandomi negli sguardi degli altri mi trovo così terribilmente noioso.
Ma la Cain, tra i tanti studi che cita, cita anche Elaine Aron che sostiene che le persone sensibili siano estremamente empatiche (mi viene il dubbio che possa essere anche vero il contrario, ma è rilevante?) e sono anche acutamente consapevoli delle mancanze nel proprio comportamento e poco disponibili a perdonarsi. Oddio!! Sono proprio così!
Bene. E adesso – mi sono domandato - che so come sono e perché spesso sto male cosa me ne faccio? Brutta domanda, perché non è posta in modo corretto. La domanda giusta è: cose ce ne facciamo?
In un bel libro sulla fine delle illusioni (The end of illusions) Andreas Reckwitz ipotizza che la post modernità caratterizzata dallo sviluppo della singolarità stia arrivando a una fase critica, una fase in cui le scelte non possono più essere la somma delle scelte individuali ma vere scelte cumunitarie. Solo così si può realmente valorizzare gli individui e aumentare considerevolmente il benessere sociale. Solo così si può costruire il “Paese delle meraviglie” al quale si riferisce la Cain nelle sue conclusioni.
Ma questo futuro in cui noi introversi siamo costantemente proiettati è ancora tutto da progettato e costruire.… (altro)