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Comprende il nome: Edmondo Berselli

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Tutto il meglio di Carosello (1957-1977). Con DVD (2008) — Collaboratore — 7 copie

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Informazioni generali

Data di nascita
1951
Data di morte
2010
Nazionalità
Italy

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Recensioni

Questo zibaldone di pensieri esce postumo; Berselli è morto ad aprile. Il titolo completo è “dopo l’imbroglio liberista, il ritorno di un mercato orientato alla società. Una via cristiana per uscire dalla grande crisi”. E nel sottotitolo ci sono le evidenti conclusioni cui giungono i risultati di Berselli. Arricchiti di una cultura economica e sociale, buone letture, che gli consentono di supportare la teoria di fondo su cui tornerò. La brevità del libro è un merito, perché Berselli riesce a condurre le fila di ragionamenti complessi con scarnezza, evitando facili, ed inutili, banalità. La via cristiana di uscita dalla crisi rappresenta il punto nodale del libro. In realtà mi sentirei di dire che si tratta di una via spirituale, necessaria a superare la barbarie culturale di questi anni. La dottrina musulmana insegna, come e più di quella cristiana, che la solidarietà è una condizione necessaria allo sviluppo di qualsiasi civiltà. Il delirio liberista ha determinato una crisi della morale collettiva che ha successivamente, e gradualmente, dispiegato i propri effetti prima della ridistribuzione del reddito e, subito dopo, sulla capacità di consumo complessivo. Siamo quasi tutti più poveri. Quelli più ricchi sono pochi, pochissimi. Ma delle loro ricchezze risponderanno a Dio.… (altro)
½
 
Segnalato
grandeghi | 1 altra recensione | Mar 16, 2020 |
Tanti spunti tanto approfondimento ma pragmatismo vuol dire per forza trovare una soluzione nel capitalismo?
Pag VII comincia con Marx questa perenne agitazione sociale e insicurezza agitazionale sociale e insicurezze è tipico dell'era Borghese. Tutto ciò che era solido e sacro viene profanato. Manifesto del partito comunista
PAG VIII IX Leone XIII Rerum Novarum la richezza si è concentrata. Uomini astuti e turbolenti falsano i giudizi.
Però è di estrema necessità senza indugio venire incontro agli operai. Piccolo numero di ricchissimi ha imposto agli operai un gioco poco più che servile (1891).Secondo lo storico Giuseppe Berta sullo sfondo della crescita economica c'è Jhon Long Silver un pirata privo di SCrupoli.
Pag X Al fondo della "distruzione creatrice" di Schumpeter c'è un oscura indole raprinatrice del capitalismo
PAG XI In Islanda crisi delle Banche nel 2008 pari a 12 volte il debito pubblico nazionale
Pag 3 la sinistra albero frutti troppo maturi Huizinga
Pag 5 i governi neoconservatori e i movimenti di destra liberalpopulista sono stati in grado di convincere i ceti medi che nella società Low cost della Borsa euforizzata delle public company e della deragulation si sarebbe stati tutti meglio mentre bastava non essere ingenui per capire che avrebbe favorito le iniquità
PAg 5-6 Laura Pennacchi gli ultra ortodossi che vogliono un ruolo angusto dello stato hanno la stessa visione del rapporto tra individuo e società. Soffocando le pulsioni alla solidarietà.
Pag 6 Nella nozione più provocatorio del Tacherismo esistono solo gli individui. La crescita ineguale poteva essere considerata come un effetto collaterale, ma ha provocato forti guasti sociali.
Pag 7 I neoconservatori hanno fatto sponda su una società vecchia (il 20% degli europei è over 70) e impaurita si sono fatti imprenditori della paura.
Pag 9 Lo stile di "la socirtà di corte" vecchio e impareggiabile libro di Norbert Elias descrive molto meglio di tanti trattati di politica le nuove versailles.
Pag 11 Raffaele Simone definisce il capitalismo attuale ARCI-CAPITALISMO non solo sfrutta i lavoratori, ma catturando e opprimendo la propria clientiela e lavora su scala globale.
PAg 16-17 La rabbia e i giudizi negativi dati dalla sinistra a questa destra non portano a nulla a nessuna prospettiva di governo.
Pag 18 Daniel Dell "Nulla è proibito. L'assenza di credenze morali porta alla minaccia della sopravvivenza"
Pag 19 Keynes 1925 "il capitalismo moderno è assolutamente irreligioso" Kayrol Wojtyla ha parlato dei "grani di verità"
disseminati nella dottrina di Marx.
Pag 24 Carlo Galli ha sostenuto che in se la globalizzazione è guerra Sul saggio "guerra Globale" del 2002
pag 25 Max Weber in modo visionario si oppene per via antropologica alle procedure di Kelsen. Nel mondo caotico di Hobbes non esistono ruoli neutri
Pag 27 Keynes i governi sono in mano a intellettuali che sono nella tomba da almeno mezzo secolo
Pag 28-29 Dopo la fine del Keynesiane con la stagflazione arriva il monetarismo alla Friedman con la fine di questo vanno in archivio anche i guru come Arthur Laffer l'economista capace di convincere Regan a togliere le tasse basandosi sulla Curva a Campana. Meno tasse per tutti è un motto della Supply-Side Economics (Laffer, Mundell)
Pag 29 Tra i monumenti del monetarismo si affloscia anche Hayek con il suo "catallaxis" un ordine spontaneo simile alla mano invisibile
Pag 31 finiscono male anche le super-tesi di Francis Fukuyama "la fine della storia" di ispirazione hegeliana. Ha ragione invece Samel Huntington Clash of Civilization guerre dal basso tribal culturali il capitalismo liberl democratico è una parte piccola del mondo
Pag 32-33 Gli squilibri tra gli anni 50-60 e 2000 sono aumentati di 300 volte.
Pag 33-34 si è rotta l'idea contrattualistica e kantiana di John Rawls "una teoria della giustizia" le ineguaglianze possono sussistere solo se Massimizziamo le posizioni dei più svantaggiati. Di contro il libro Anarchia, Stato, utopia
è il manifesto dello stato minimo scritto da Robert Nozick.
Pag 37 Questa è una crisi di redistribuzione
Pag 38 Per dare respiro alla società si è ricorso a stampare moneta poi si è ricorso al debito pubblico entrambi
rimandano un problema.
Pag 39 Quando gli strumenti inflazione e debito pubblico non stimolano più la domanda aggregata si è ricorso ai SUBPRIME, le carte di credito revolving.
PAg 40-41 Le teorie marginaliste avrebbero dovuto insegnare che le dinamiche Macroeconomiche sono la sommatoria stocastica di scelte microeconomiche. Centinaia di migioni di errori sono uguali ad un big crash.
Pag 41 La profonda distribuzione inequanime mina la fiducia umana nello sviluppo.
Pag 44 Tremonti ha recuperato la distrinzione di Tonnies tra Gemeinschaft e Gesellschaft ossia tra comunità calda e società fredda. Anche Adorno e Marcuse sembrano superati.
Pag 45 Hirshman nato nel 1915 Exit, Voice e Loyalty vari passi della protesta.
Pag 46 In ogni condizione c'è una riforma possibile
Pag 47 Una sinistra razionale si occuperebbe di lavoro
Pag 48 Si è interotto il ciclo Galbraithiano dove i figli migliorano le condizioni dei padri. Ritrovare un paradigma
Hirschiano.
Pag 51-52-53 Michel Albert "capitalismo contro capitalismo" Modello renano crescita lenta ceto medio e Walfare vs Modello
americano e TAcheriano le imprese sono prede del mercato finanziario
Pag 53 Nel modello americano l'unico modo per non essere comprati è far salire il prezzo in borsa e quindi massimizzare i profitti nel breve periodo
PAg 54-55 l'impresa è una comunità non una merce sul mercato nel modello renano e i capitali sono reperiti dalle banche.
Pag 57 Robert Shiller "l'esuberanza irrazionale" allarme lanciato contro la bolla della new economy
Pag 62-63 Il pragmatismo di Giddens nell'era post scarsità una Nuova giustizia sociale
Pag 66 Economia sociale di mercato fondata dai liberal cristiani di Friburgo intorno alla rivista Ordo
pag 66 Walter Eucken e Wilhelm Ropke anticipano Anthony Giddens nella loro concezione la sfera economica è lo spazio in cui
l'attività umana trova compimento
Pag 78 Fu SPD di Bad Godesberg nel 1959 ad accettare l'economia sociale di mercato
Pag 82 Il socialismo democratico si fonda sull'etica cristiana, umanesimo e filosofia classica.
Pag 94 Dinamiche di Impoverimento
Pag 95-96 La crescita lenta porta a mutazioni sociali. La competizione con i paesi asiatici si basa sui salari e sui prezzi
Il nuovo equilibrio economico su che basi culturali poggerà sarà una società spaventata e terrorizzata
… (altro)
 
Segnalato
AlbyVintage | 1 altra recensione | Jun 5, 2012 |
Questo libro ripercorre gli anni fatati del decennio più breve del Novecento, gli anni Sessanta, un piccolo sortilegio della storia, perché in realtà durano pochissimo, dall'apparizione di Bob Dylan, dei Beatles e dei Rolling Stones, fino al Sessantotto, quando la politica prenderà il sopravvento sulla fantasia. Eppure, quella fulminea stagione fissa per sempre i suoi simboli nell'attuale immaginazione: John F. Kennedy, il beat, il partito democratico, le chitarre Eko. I Sessanta sono un laboratorio o, meglio, un lungo istante stregato in cui prende forma l'attuale modernità. Sono il momento in cui il mondo si è colorato all'improvviso, dopo il grigiore dei Cinquanta. La cultura di oggi è il prodotto di quella accelerazione, di quello stato d'animo in cui sembrava, per la prima volta, che ci fosse spazio per una speranza, un'attesa, una liberazione. È questo il panorama di un racconto che si sviluppa sul filo della memoria, nel caratteristico stile con cui Edmondo Berselli affianca all'accento ironico l'emozione del ricordo.… (altro)
 
Segnalato
giuliamarangi | Oct 2, 2009 |
In bilico tra una "psicologia arcaica" e comportamenti postmoderni, gli italiani si sono liberati delle ideologie, del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana, della storia, del socialismo, della religione, ma nel profondo continuano - secondo l'autore - a pensare come negli anni Cinquanta, Quaranta, Trenta. Un miliardario ha assunto la guida politica di uno schieramento, votato dai poveri con la speranza di guadagnare qualcosa. Le speranze degli oppositori si sono rivolte a un regista cinematografico. Senza moralismi, Edmondo Berselli, editorialista del settimanale "L'Espresso", direttore della rivista "Il Mulino", notista di costume per "Il Sole 24 Ore", non fa una diagnosi del Paese, ma forse ne offre una fotografia.

"Quando gira il vento, l'egoismo non è più il carattere di intere fasce sociali, di aggregazioni e coalizioni di interessi, o l'intonazione complessiva di estesi comportamenti pubblici: diventa lo stigma ufficiale degli individui."

I lettori di questo saggio inevitabilmente fanno parte della categoria dei "post italiani" e tutti, ma proprio tutti, si potranno riconoscere in uno dei capitoli del volume che analizza, dopo l'analisi della tragicomica storia recente, le varie tipologie degli italiani divisi nelle due grandi categorie della destra e della sinistra con un excursus sui democristiani (realtà socialmente introvabile al di fuori del seggio elettorale).
Nessuno prima del 1994 avrebbe osato dichiararsi di destra, pur nell'egemonia ormai consolidata della supremazia del mercato, pur nella mutazione diffusa del costume e nella chiara crisi dei valori e dei comportamenti tradizionalmente "di sinistra". Ma la vittoria di Berlusconi riesce a compiere il miracolo: il vero sdoganamento lo si ha proprio nella spregiudicata affermazione (anche attraverso lo schermo della televisione) di "tifare" per la composita e contraddittoria personalità del "grande venditore". Così l'analisi della parabola, ora in fase di stagnazione o forse di declino, di Forza Italia e del suo leader è davvero azzeccata e capace di fare sintesi, con un linguaggio brillante e semplice, delle numerose elaborazioni teoriche compiute da politologi o sociologi e sottolineata dai numeri delle statistiche.
Se esce alla ribalta il "popolo di destra" che fine ha fatto quello di sinistra? Travagliato dalla storia, tormentato dalla sua stessa cultura, sconfitto dalla sua voglia di purezza e dalla frenetica corsa per adeguarsi ad una "modernizzazione" che gli è geneticamente estranea, soffre, ma resta fedele, si chiude nel privato, legge ed elabora, cerca di amare qualche suo leader, ma ne è spesso respinto, odia e invidia il pragmatismo della destra, nel profondo sente l'ingiustizia della storia, ma non trova la strada per uscire dal proprio impasse. E per questo la caduta di Prodi rappresenta forse il trauma maggiore, proprio perché in quell'esperienza (e in tutta la portentosa abilità del politico bolognese nel mettere insieme istanze diverse) c'era qualcosa su cui "poter lavorare", una traccia reale, un progetto.
Così anche l'analisi dell'evoluzione del costume italiano attraverso i vari media, giornali, prodotti editoriali (bellissime le pagine su Baricco), cinema, e televisione offre un quadro, purtroppo un po' desolante, della "nuova cultura" di questo paese provvisorio.
E speriamo che sia davvero provvisorio! Perché non sembrano molte in questo saggio le speranze di un'altra Italia nascente, non si vedono spiragli per l'affermarsi, o anche solo per l'elaborazione, di una nuova, più presentabile e condivisibile cultura collettiva italiana.

Post italiani. Cronache di un paese provvisorio di Edmondo Berselli
301 pag., Euro 17.00 - Edizioni Mondadori (Frecce)
ISBN 88-04-51230-0

Le prime righe

Arcaici e postmoderni

Per buttarsi alle spalle il peso delle loro ideologie, certi italiani hanno dovuto compiere sforzi giganteschi; altri ci sono riusciti con un mambo neppure troppo figurato, portando in cantina intere biblioteche e spedendo nel retrobottega culturale una serie impensabile di certezze. Qualcuno ha sofferto grandi dolori spirituali, qualcun altro ha accusato buffi disturbi psicosomatici; molti hanno cambiato vita e mentalità, e magari anche il look, con il sollievo etico ed estetico che si avverte quando si realizza il coming out rivelando finalmente come si è sempre stati nel fondo dell'anima.
Non eravamo mai stati comunisti. Fascisti, neanche a parlarne. Democristiani, com'è noto, in Italia non ne sono mai esistiti, se non nel ceto politico, fra ministri e assessori, e nel giorno stregato delle elezioni; oltretutto i democristiani non avevano un'ideologia, ma al massimo orientamenti, ispirazioni, criteri, mediazioni, clientele, patronati, e quindi di negare la democristianità è stato ancora meno impegnativo.
Eppure, l'apparente facilità con cui buona parte della società italiana ha cancellato il proprio passato politico, e all'occorrenza il relativo vissuto con le care memorie annesse, è una delle più strepitose mutazioni vissute da una collettività moderna.

© 2003 Mondadori Editore

L'autore

Edmondo Berselli è editorialista del settimanale "L'Espresso", direttore della rivista "il Mulino", notista di costume per "Il Sole 24 ore". Tra i suoi libri ricordiamo: Il più mancino dei tiri e Canzoni. Storie dell'Italia leggera.
… (altro)
 
Segnalato
MareMagnum | May 12, 2006 |

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