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Alessandro BariccoRecensioni

Autore di Seta

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Recensioni

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«Tornate, o morirò.» Questo è il messaggio, breve come il rintocco di una campana, che Madame Blanche traduce dal giapponese per Hervé Joncour. «Lasciate perdere. Non morirà e voi lo sapete», aggiunge madame Blanche. Ma Hervé Joncour torna. Torna nel Giappone feudale di metà ottocento, ci torna perché il suo lavoro è quello di procurare bachi da seta per le filande del suo paesello nella Francia meridionale. Ma ci torna anche per rivedere la ragazza sdraiata accanto al signorotto che gli fornisce le uova di baco, perché quella ragazza non ha detto nemmeno una parola ma gli ha lasciato un segno nel cuore e una carezza sulla pelle. La guerra civile in Giappone mette fine ai viaggi di Hervé Joncour. Ma del segno rimasto nel suo cuore si è accorta silenziosamente l'amatissima moglie Hélène, che escogita un modo obliquo e inatteso per manifestargli il suo amore appassionato.

Una storia di viaggi, esotismo e amore, con una vena malinconica, raccontata in un modo terso ed essenziale che lascia molto all'immaginazione del lettore. Un romanzo costruito con precisione, con ripetizioni e variazioni, simmetrie e antitesi attentamente calibrate, ma anche lineare, scarno e un po' esile. Non l'ho particolarmente apprezzato, forse perché non corrisponde molto ai miei gusti. O forse perché non mi ha detto granché, e non trovo granché da dire su di esso.½
 
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Oct326 | 153 altre recensioni | Apr 19, 2024 |
Un libro da tenere sul comodino, come si tiene vicino al letto una raccolta di poesie.
 
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Claudy73 | 30 altre recensioni | Dec 12, 2023 |
Inizio la lettura di “Seta”, un piccolo romanzo di Alessandro Baricco, quasi un racconto con la mia diffidenza nei confronti dell’autore torinese, a mio avviso molto sopravvalutato. Ma la storia di Hervè Jouncour, un mercante di bachi da seta, sin dalla prime pagine mi fa superare il pregiudizio. Lo stile non si discute, Baricco sa scrivere, è uno del mestiere, ma questa volta la storia di un uomo che attraversa i continenti fino ad arrivare in Giappone per trovare la sua preziosissima materia prima è delicatissima. Un amore impossibile e lontano, quello per una donna giapponese, sconosciuta e misteriosa, e un amore possibile e vicino, quello delicatissimo della moglie Helene che si svela dopo la morte della donna. Nel mezzo un racconto grande nella sua essenzialità, nella capacità di rendere il quotidiano straordinario e di raccontare senza enfasi la storia di un uomo comune, ma non banale. Devo dire gran bel libro.
 
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grandeghi | 153 altre recensioni | Mar 20, 2023 |
Grazie a questo libricino ho scoperto finalmente le ragioni della mia difficoltà nel narrare: possiedo un storia, mi piace esplorare vari stili ma le trame mi mancano: “Il narratore – dice Baricco – si sporge verso il narrare ma poi, sostanzialmente, se ne ritrae.” E aggiunge: “La storia ritorna a chiudersi in se stessa, ma dopo essersi lasciata dietro una vampata di luce.” L’immagine è molto bella e mi ci riconosco, riconosco le vampate cui seguono buio e silenzio. Non sono però d’accordo con Baricco sulle cause che ipotizza; pudore, paura e repressione possono apparire attraenti ma esiste anche la sensazione di smarrimento di fronte a un tutto enorme, difficile da gestire, difficile da ricondurre a un percorso lineare che non renda banale l’insieme.

Due frasi da ricordare:
Siamo l'avverarsi di una profezia che giace, non scritta, nel nostro inconscio nelle pagine della nostra storia che abbiamo lasciate bianche.
...
Narrare per narrare, e in questo completare il testo della propria esistenza.
 
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claudio.marchisio | Sep 12, 2022 |
Essendo una serie di monologhi pensati per il teatro, alla fine ho fatto bene a scegliere l'audiolibro, che da' molta più vita al testo. Ho apprezzato la visione di Baricco dell'Iliade, insieme con la sua riflessione sulla guerra (non sono del tutto d'accordo con lui, ma comunque è ben argomentata).

Metto tre stelle per una nota personale, dopo un po' mi ha dato fastidio sentire di crani che si spaccavano, intestini a spasso e varie ed eventuali morti violente.
 
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JaqJaq | 14 altre recensioni | Jan 7, 2022 |
Mah...romanzo stranissimo, senza una trama ma con sei-sette trame distinte. In italiano è scritto molto bene ma è etereo, impalpabile, quasi non volesse apparire. Niente colpi di scena, niente avvenutre, niente di niente.
Così: lascia poco, quasi nulla.
 
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sbaldi59 | 30 altre recensioni | Aug 17, 2020 |
 
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ScarpaOderzo | 10 altre recensioni | Apr 13, 2020 |
 
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ScarpaOderzo | 30 altre recensioni | Apr 13, 2020 |
Oceano mare racconta del naufragio di una fregata della marina francese, molto tempo fa, in un oceano. Gli uomini a bordo cercheranno di salvarsi su una zattera. Sul mare si incontreranno le vicende di strani personaggi. Come il professore Bartleboom che cerca di stabilire dove finisce il mare, o il pittore Plasson che dipinge solo con acqua marina, e tanti altri individui in cerca di sé, sospesi sul bordo dell'oceano, col destino segnato dal mare. E sul mare si affaccia anche la locanda Almayer, dove le tante storie confluiscono. Usando il mare come metafora esistenziale, Baricco narra dei suoi surreali personaggi, spaziando in vari registri stilistici.
 
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kikka62 | 30 altre recensioni | Feb 19, 2020 |
Questo volume nasce da un progetto di rilettura del poema omerico destinato alla scena teatrale. Baricco smonta e rimonta l'Iliade creando ventun monologhi, corrispondenti ad altrettanti personaggi del poema e al personaggio di un aedo che racconta, in chiusura, l'assedio e la caduta di Troia. L'autore "rinuncia" agli dei e punta sulle figure che si muovono sulla terra, sui campi di battaglia, nei palazzi achei, dietro le mura della città assediata. Tema nodale di questa sequenza di monologhi è la guerra, la guerra come desiderio, destino, fascinazione, condanna. Un'operazione teatrale e letteraria insieme, dalla quale emerge un intenso sapore di attualizzazione, riviviscenza, urgenza, anche morale e civile.
 
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kikka62 | 14 altre recensioni | Feb 19, 2020 |
Arriva la sposa giovane e lo sposo non c'è. Comincia un'attesa che coincide con la magia dell'educazione alla bellezza, all'erotismo, all'intelligenza dei sensi. La sposa giovane, la ragazza che ha fatto la solenne promessa di unirsi in matrimonio con il figlio. Il figlio però non c'è. E in Inghilterra, a visitare opifici tessili. Il maggiordomo modesto si aggira, esatto e cristallino come la sua lingua non verbale, a garantire i ritmi della comunità. Lo zio agisce e delibera dentro la nebbia di un sonno che non lo abbandona neppure durante le partite di tennis. La figlia porta la sua bellezza dentro un corpo di storpia.
 
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kikka62 | 10 altre recensioni | Feb 19, 2020 |
Saggio interessante con un inizio coinvolgente e parecchi spunti condivisibili. Una seconda parte più noiosa e ripetitiva.
 
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permario | 5 altre recensioni | Jan 20, 2020 |
Cominciamo con un punto fermo: Baricco scrive maledettamente bene. Il problema maggiore del libro è probabilmente proprio quello. Tutto fila perfettamente: solo che nei primi capitoli io ho continuato a incazzarmi per le cose sbagliate che trovavo, per incazzarmi ancora di più quando nel seguito rigirava la frittata dicendo l'opposto, e peggio ancora quando verso la fine del testo ha scritto nemmeno troppo implicitamente che i primi due capitoli, "quasi preistorici", è meglio non rileggerli. Detto in altri termini: il libro è sicuramente stato costruito attentamente, non è certo un parto lineare. Riconosco però a Baricco la presenza di una grande quantità di spunti e intuizioni, probabilmente dovuti al suo essere un outsider rispetto a chi ha costruito il Game (ma perché la parola inglese? Il punto focale della sua analisi, la presentazione del primo iPhone fatta da Steve Jobs, è un classico esempio di Play, non di Game. In italiano avevamo il vantaggio di poter usare una singola parola, così invece ha incrociato i flussi).
Quello che mi ha trovato assolutamente contrario, e che mi ha fatto abbassare il giudizio, è l'ultima parte. Capisco che Baricco viva di storytelling, e quindi debba dargli importanza. Ma riuscire a ridefinire la post-verità come "verità-veloce", o più esattamente "una verità che per salire alla superficie del mondo – cioè per diventare comprensibile ai più e per essere rilevata dall’attenzione della gente – si ridisegna in modo aerodinamico perdendo per strada esattezza e precisione e guadagnando però in sintesi e velocità", è davvero troppo. In definitiva, un libro che consiglierei solo a chi sa di cosa si parla ma vuole essere certo di non aver perso nulla.
 
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.mau. | 5 altre recensioni | Oct 13, 2019 |
Baricco è molto amato o molto odiato, si sa. Ora che ho finalmente letto un suo libro, posso dire di comprendere entrambe le posizioni.
Capisco che si possa rimanere ammaliati dalle atmosfere poetiche e surreali, o che l'originalità della trama e la profondità dei personaggi lascino un senso di meraviglia; però capisco anche chi dietro tutto questo vede poca sostanza e molto manierismo. Arriva sempre a strafare, è palese la voglia di stupire e di dimostrare quanto sia intelligente e pieno di talento: intelligente e talentuoso lo è davvero fra l'altro, mi chiedo solo che bisogno ci sia di ostentarlo. Anche nello stile troviamo questo dualismo, ci sono passaggi di grande intensità accostati ad altri di puro mestiere.
Il mio giudizio complessivo sull'opera risente di questi contrasti, lo considero un buon libro che mi ha intrattenuto e ogni tanto stupito, ma che non mi ha mai coinvolto fino in fondo.½
 
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Lilirose_ | 10 altre recensioni | Apr 11, 2019 |
“Nel 1970, quasi mezzo secolo fa, il sociologo e futurista Alvin Toffler scrisse un libro che ricordo di avere comprato in una libreria napoletana in via Mezzocannone, di fronte all'università dove mi ero appena laureato. Il titolo era "Lo Shock del Futuro". Era in inglese ed io lo comprai non solo per dovere per così dire professionale, (mi ero laureato in quella lingua), ma anche perché avevo il futuro che mi si parava davanti e mi approntavo a “viaggiarlo”. I tempi erano davvero esplosivi, ma eravamo tutti pronti ad aggredire il futuro, sotto la pressione di quella grande utopia che fu il "68" europeo. (unideadivita)”

Ci sono libri che arrivano in un certo momento della vita, ti permettono di fare una sintesi preziosa e necessaria di quello che pensi. Non solo questo. Ti permettono anche di giudicare quello che hai pensato e fatto nel tempo che hai vissuto. E’ come se, improvvisamente, ti presentassero il (tuo) passato, il presente ed il futuro in sola stringa comunicativa e ti chiedessero di giudicare quello che hai fatto in un certo lasso di tempo, diciamo mezzo secolo. Un passato, poi diventato presente trasformato in futuro. Quasi come un “gioco”, anche se di gioco non si tratta affatto, a mio parere.

La parola è quella usata dall’autore per dare il titolo in inglese a questo libro: “The Game”. L’idea di fondo del volume è che quella che stiamo vivendo non solo una rivoluzione tecnologica fatta di nuovi oggetti, ma anche il risultato di una insurrezione mentale. In particolare, chi l’ha innescata, dai pionieri di Internet all’inventore dell’Iphone, aveva in mente di liberarsi del Novecento e delle sue tragedie. Da questo scaturiscono alcune caratteristiche della civiltà in cui ci troviamo come il “movimento”, la “leggerezza”, la “battaglia” contro le èlite.

Un libro che per questo blogger è davvero una sintesi, se mi rileggo quello che scrissi nella citazione qui sopra riportata su Toffler. Non a caso, di recente ho cercato di mettere ordine a quello che ho fatto negli ultimi venti anni, diciamo da quando ho lasciato il mondo della scuola e ho pubblicato, in qualità di “figlio di tipografo” in un libro quello che ho pensato, scritto e pubblicato sia in cartaceo che digitale nell’arco di questo mezzo secolo. Un modo per fare “sintesi” con me stesso, oltre che per capire quello che penso, ma anche la maniera giusta per passare il testimone a mio figlio che rientra in quella sfera esistenziale che Alessandro Baricco invita a farsi avanti, quella che lui chiama “nuova intelligenza, quella che ha meno di 35 anni”

La parola chiave deve necessariamente essere “sintesi”, ringraziando anche Iddio se mi concede il “movimento” con la necessaria “leggerezza” di pensiero. Io scrivo per capire quello che penso. Quello che fa anche Alessandro Baricco, il quale, oltre che scrivere in maniera stupenda, lo insegna anche. Condizione abbastanza fortunata la sua, che non può non suscitare gelosie e invidie. Lui è in cerca di intelligenze nuove che si facciano avanti per creare un mondo nuovo, diverso dal terribile Novecento. Chi dovrebbe fare parte di questa nuova intelligenza? Lo dice nel libro e l’ha confermato in una lunga intervista a “La Lettura” giorni fa. A dire il vero lui non esclude gli ottantenni, ed io me ne compiaccio, dinosauro come sono. Chi sono, allora, questi nuovi “intelligenti”? Ecco come risponde nella citata intervista:

“Quelli che non stanno ricoprendo ruoli dirigenziali, non stanno facendo politica, non sono presidi di scuole. Lo scontiamo lasciamo il palco agli altri. E’ il momento che la nuova intelligenza esca fuori, in modo anche aggressivo. Anagraficamente è facilitato chi ha tra i 10 e i 35 anni, ma ci sono pure ottantenni con una testa da “Game”. Sono gli individui con una intelligenza non lineare, che hanno talento nel collegare pezzi di mondo, non hanno zavorre ideologiche novecentesche. Io stesso ne ho, nel mio sangue circolano cattolicesimo e comunismo, una certa idea di sinistra. Alcuni miei studenti sono più liberi. Quelli come loro devono uscire fuori”.

“Collegare pezzi di mondo”, un pensiero che mi fa venire in mente il titolo di un libro uscito nel 2002 a firma di David Weinberger che parlava di una teoria unificata della rete “Small pieces loosely joined”, tradotto in italiano con il titolo di “Arcipelago Web”. Ma, ancora prima, l’idea di “una teoria unificata” della conoscenza e quindi dei “testi” mi era già abbastanza chiara. Infatti, in occasione delle celebrazioni per il “Cinquantennale e Venticinquennale del Liceo Classico Statale “T. L. Caro” e del “Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” della Città di Sarno, nella Valle dei Sarrasti, nel 1994, (notate l’anno!), ebbi modo di relazionare nel Convegno su quello che si intendeva per “ipertesto” in funzione didattica. Era come anticipare la “rete”.

Come si può leggere nella rivista LYCEUM dell’Istituto che dirigevo e pubblicai nel numero 6, in data giugno 1994: “Si dice ipertesto qualcosa in più della somma di diversi “testi”, più specificatamente si intende la capacità di stabilire collegamenti immediati tra le informazioni, gestendo anche immagini e suoni”. Parlavo dei vantaggi di un ipertesto che portava il nome di Galileo e che conteneva un concetto di scientificità ed uno spessore culturale ampio e trasversale, indispensabile nella articolazione delle scienze e del loro sviluppo. Il sistema degli ipertesti poteva essere in grado di realizzare esperienze di ricomposizione delle conoscenze, integrando le varie discipline di studio. Un ambiente interattivo ottenuto dall’incontro tra il computer e la televisione. Si diventava così “attori” nel processo di conoscenza. Insomma conoscere era come “giocare” per scoprire. Era cominciato il gioco: “The Game”, appunto, quello che stiamo qui ancora a giocare.

“Un mondo nuovo”? Certamente “cose” di un mondo che soltanto venti anni fa, 1994 appunto, non esistevano: wikipedia, facebook, skype, youtube, pinterest, twitter, whatsup … inutile continuare. Un “mondo nuovo” pieno di nuovi strumenti che mancava, però, del necessario artefice principale: l’uomo. Non lo produsse chi se lo aspettava e lo sognò nel ‘68. Forse Baricco all’epoca ne fu giovane sognatore. Ne aveva l’età. All’uscita del libro, che continua ad essere ovviamente, e anche giustamente, nelle vette delle classifiche di vendite, non ha suscitato soltanto applausi ma anche qualche inevitabile “stroncatura”.

Se Alessandro Baricco ha fatto una magistrale lezione sia su Internet che sul Web, (è bene ricordare che non sono la stessa cosa!) pensando il tutto, in maniera ironica e provocatoria, c’è stato chi, invece, pensa che questo “gioco” non solo sia “inutile”, ma anche pericoloso. Stenio Solinas in un articolo sul libro, definito “stroncatura”, è convinto che il “game” non ci eviterà gli incubi del secolo scorso, quel Novecento terribile che già molti avevano descritto come l’avvento di “mondo nuovo”, quello alla George Orwell, Aldous Huxley, per intenderci, con lo strascico di tutti gli “ismi” possibili ed immaginabili che continuano ad affliggerci.

Il “Game” giocato da Baricco, secondo Solinas, può condurci e ben altro. Non conoscenza nè pace se all’orizzonte si annunzia l’arrivo di quello che può condurci al predominio dell’artificialità sull’umanità. Se il "movimento" è destinato a vincere sull’immobilità, il "liquido" sul solido, se la "realtà" verrà aumentata a piacimento, ci potrà essere il rischio di creare un oltremondo digitale frequentato da chi non ne ha uno suo, non ha una sua ragione, un suo perchè dello stare nel mondo reale, così com’è, senza “aumenti”.

Il rischio è quello di generare incubi con i relativi mostri. Alessandro Baricco non parla quasi mai di quella ancora oscura realtà che va sotto il nome di A.I. - Intelligenza Artificiale. L’invito rivolto ai giovani ad essere “aggressivi” non promette niente di buono oltre che di nuovo. I “mostri” non scompaiono con la tecnologia, anzi si rinnovano, capaci di evolvere in una realtà aumentata che non ha nulla di umano. E allora, tutto sarà per l’umanità, tranne che un “game”.
 
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AntonioGallo | 5 altre recensioni | Nov 1, 2018 |
Boh..non sono riuscita appassionarmi a questo monologo..
Molto più bello il film in questo caso, "Leggenda del pianista sull'oceano".
 
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Sally68 | 40 altre recensioni | May 16, 2018 |
“Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita”

Non credo che riuscirò a dire nulla di originale su questo leggendario monologo di Alessandro Baricco che troppo a lungo ho aspettato di leggere. La metafora per eccellenza, impersonata magnificamente da Novecento, è sicuramente la nave, piccola grande isola da cui non vorremmo mai allontanarci troppo, o forse per niente, per il rifugio sicuro che rappresenta . Ma al di là di metafore e significati Novecento è comunque un testo potentissimo anche solo a raccordarlo alla storia fine a se stessa. Il protagonista si presenta con un alone di leggenda dato dalla sua provenienza, dalla musica che suona e da quella che sarà la sua casa per tutta la vita; un mondo in cui si aggirerà per anni con la sicurezza di chi ne conosce ogni angolo sperduto e che non sarà disposto a barattare con fugaci e incerti sogni di libertà. Bellissimo, commovente e struggente il commiato dall’amico, capolavoro assoluto, nel piccolo capolavoro, che è questo monologo, come sottolineato anche da Novecento stesso: “è stato un vero lavoro di cesello, amico”…
 
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barocco | 40 altre recensioni | Nov 18, 2017 |
(Come inizia:) " Laurie Anderson, al Regio, a Torino. Due ore di spettacolo. Alla fine tutti applaudivano come matti, grida urli fischi, e questo è curioso, e istruttivo. Lei è uscita a prendersi l'ovazione con professionale compostezza. Poi non è più uscita, anche se l'ovazione continuava ..."
 
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circa2000 | Jul 31, 2016 |
Il libro è una collezione di storie umane ai confini della realtà e della fantasia, come ad esempio i sogni del protagonista Dann Rail, oppure le vicende assurde, grottesche e drammatiche dell'uomo che uccide per stanchezza o di quello che perì a causa di uno stato di meraviglia. Ma nello stesso tempo è anche un libro di storia, di fatti, di eventi, di aneddoti, riguardanti varie tematiche, comprese quelle tecnico-scientifiche.
 
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bblibri | 10 altre recensioni | Oct 6, 2015 |
I fenomeni editoriali mi lasciano freddo, e Baricco è uno di questi. L’approccio, quindi, ad Oceano Mare è distaccato, anche se non nascondo una certa curiosità. Ma vuoi vedere che davvero è bravo? Il giudizio dopo la lettura rimane sospeso, che dire, sicuramente si tratta di un autore originale, sia nella forma che nella sostanza. Una storia alla Stefano Benni scritta alla Erri De Luca, per intenderci. Lo stile di scrittura è sicuramente innovativo, Baricco conosce il mestiere e si vede; ed il racconto, un naufragio nel mare, anzi nell’oceano mare, come ripetutamente lui lo stesso lo chiama, ed una serie di storie e di strani personaggi che si dipanano e si intrecciano. Molta fantasia per una storia che ha un sapore onirico, fatta di miraggi e di visioni. Ma non è tutto oro quello che luccica, perché in fondo il libro non mi ha mai entusiasmato, a tratti l’ho trovato avvincente, ma è difficilissimo tenere il filo, si perde e si ritrova. E non è l’Ulisse, le invenzioni per quanto apprezzabili non sottendono temi complessi o profondi. Comunque, un libro gradevole. Ma nulla di più.
 
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grandeghi | 30 altre recensioni | Oct 3, 2014 |
Manca una trama; è un racconto vuoto; la scrittura è scorrevole ma manca quella "musicalità" quella particolarità trascinante che avevo ad es trovato in Castelli di rabbia. Nel complesso non mi è quindi piaciuto.
 
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sara90 | 8 altre recensioni | Mar 21, 2014 |
Tre stelline perchè se l'avessi letto qualche anno fa gliene avrei date cinque (è il motivo per cui non rileggo Oceanomare).
Perchè non sono una fan di Baricco, ma non sono neppure una di quelle che considera ogni sua frase una ca**ta pazzesca a priori.
In questo caso ho apprezzato la sua scrittura semplice e la struttura "spezzata" dei capitoli, brevissimi (all'inizio avevo storto il naso).
Quindi tre stelle, perchè un po'sono invecchiata. Mi ricordassi in scatolone ho messo il mio spirito adolescente...
 
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VAle_ | 153 altre recensioni | Feb 19, 2014 |
Letto con piacere e molto velocemente Emmaus di Baricco. Romanzo di formazione (genere che mi attrae particolarmente), descrive una realtà (quella della gioventù cattolica degli anni ’70) che ho vissuto e lo fa in modo talvolta un po’ barocco, ma mai banale.
 
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gianoulinetti | 16 altre recensioni | Feb 15, 2013 |
Prima ed unica esperienza con Baricco.
Da non ripetere.
Forse l’antipatia istintiva che mi suscita l’autore mi ha impedito di godere di quello che probabilmente è un buon libro, ripeto, forse!
Lo so non è un bel modo di giudicare, ma non posso farci niente. Io “quello” proprio non lo digerisco!
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ermita | 40 altre recensioni | Oct 8, 2012 |
una parola sola ..... bello
 
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raix | 153 altre recensioni | Aug 10, 2012 |