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Ivo Andrić (1892–1975)

Autore di Il ponte sulla Drina

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Sull'Autore

Ivo Andric was born October 10, 1892, in Docu, Bosnia. He was raised in Bosnia, a region of violent political turmoil for centuries. As a young patriot, Andric became associated with political organizations, leading to his imprisonment for three years during World War I. He was also under virtual mostra altro house arrest during World War II. While imprisoned Andric wrote his most creative material as he explored the agonies of Bosnia's oppression and exploitation. His World War I incarceration led to Ex Ponto, his collection of prison meditations and philosophy. His World War II house arrest provided Andric with the material and time to produce his most memorable novels, known as the Bosnian trilogy-Gospodjica (The Woman From Sarajevo), Travnicka hronicka (Bosnian Story or Chronicle), and Na Drini cuprija (The Bridge on the Drina). His devotion to truth and morality in times of despair and struggle is one of his strengths. His work has been translated into German, French, Russian, Spanish, and Italian. After the wars, Andric served as a Yugoslav diplomat, deputy, and representative from Bosnia. He was a member of the Federation of Writers of Yugoslavia. Andric was awarded the Prize for Life Work from the Yugoslav government in 1956, the Nobel Prize for Literature in 1961, and was bestowed an honorary doctorate from the University of Krakon in 1964. Andric died March 13, 1975, in Belgrade, Yugoslavia. (Bowker Author Biography) mostra meno
Nota di disambiguazione:

(yid) VIAF:97177322

Serie

Opere di Ivo Andrić

Il ponte sulla Drina (1959) — Autore — 2,381 copie
La corte del diavolo (1954) 183 copie
Omer Pasha Latas (1976) 130 copie
The Woman from Sarajevo (1945) 101 copie
Znakovi pored puta (1997) 41 copie
The Vizier's Elephant (1962) — Autore — 40 copie
Racconti di Bosnia (1995) 24 copie
Café Titanic (1991) 24 copie
I tempi di Anika (1990) 19 copie
La sete (1965) 14 copie
Contes de la solitude (2001) 11 copie
Goya (2019) 10 copie
Deca (1965) 10 copie
Romani (2014) 10 copie
Aska i vuk (1972) 9 copie
Staze. Lica. Predeli (1988) 9 copie
Kuća na osami (1977) 8 copie
Nemirna godina (1967) 6 copie
Romanzi e racconti (2001) 6 copie
Visages (2006) 6 copie
Ex Ponto (1989) 6 copie
Insomnia: Nachtgedanken (2020) 4 copie
Pripovetke (1986) 4 copie
Put Alije Djerzeleza (2009) 4 copie
Turske priče (2011) 4 copie
Price o Selu (2011) 4 copie
Sarajevske priče (2011) 4 copie
Thirst and Other Stories (1993) 4 copie
Beogradske priče (2010) 4 copie
La storia maledetta (2007) 3 copie
La naissance du fascisme (2012) 3 copie
Priča o vezirovom slonu (1965) 3 copie
The Pasha's Concubine (1960) 3 copie
Priče o moru (2011) 3 copie
La Chronique de Belgrade (2023) 3 copie
Novele o ženi (2012) 3 copie
Priče (2021) 3 copie
Wakacje na południu (1988) 2 copie
Innocence et châtiment (2002) 2 copie
Fratarske price (2011) 2 copie
Izabrane pripovetke (1990) 2 copie
Sveske (1982) 2 copie
Goja (2011) 2 copie
Pored puta (2018) 2 copie
Priče o gradovima (2011) 2 copie
Kula 1 copia
Knjiga 1 copia
Ivo Andric 1 copia
Opere 1 copia
Lanetli Avlu 1 copia
サラエボの鐘 (1997) 1 copia
E UN POD PE DRINA TOP 10 (2020) 1 copia
racconti 1 copia
neiti 1 copia
Sarajevo 1 copia
Hanimefendi (2019) 1 copia
Nesanica (2022) 1 copia
Andric-Komplet (2011) 1 copia
Ženske priče (2011) 1 copia
Nemir od vijeka (2007) 1 copia
Ispovijed 1 copia
אהבה בקסבה (1990) 1 copia
Prevodilačka sveska (1994) 1 copia
Na kamenu u Počitelju (1975) 1 copia
Ljubav u kasabi (2014) 1 copia
Lirika (2011) 1 copia
Eseji i kritike (1976) 1 copia
Olujaci 1 copia
Torso 1 copia
Wegzeichen (1982) 1 copia
PRIPOVEDKE 1 copia
Nemiri 1 copia
Ivo Andri1918 (2019) 1 copia
Na sunčanoj strani (2017) 1 copia
Gospoica (2019) 1 copia
Litigando con il mondo (2012) 1 copia
Ispovijed i druge priče (2012) 1 copia
Znakovic 1 copia
Pripovetke II 1 copia
Pripovetke I 1 copia
Omerpaša Latas (2014) 1 copia

Opere correlate

The World of the Short Story: A 20th Century Collection (1986) — Collaboratore — 463 copie
Joegoslavië : verhalen van deze tijd van Ivo Andrić ... (1988) — Collaboratore — 4 copie
東欧怪談集 (1995) — Collaboratore — 2 copie

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Discussioni

Group Read, December 2015: The Bridge on the Drina in 1001 Books to read before you die (Dicembre 2015)

Recensioni

I racconti di un grande scrittore dalla particolare sensibilità, storie di persone umili di un paese che è un mosaico di culture, in cui convivono quattro religioni diverse, la cattolica, l'ortodossa, la musulmana e l'ebrea. Il polo magnetico che le lega è Sarajevo, città tragica e lontana dal nostro occidente come se fosse separata da anni luce o da spazi siderali immensi.
Premiato con il Nobel nel 1961 per "la forza epica con cui ha tracciato e rappresentato i destini umani concernenti la storia del suo paese", ha affidato alla scrittura realista il dramma del suo paese, la dignità della memoria storica.… (altro)
 
Segnalato
cometahalley | 1 altra recensione | Jan 25, 2014 |
La Bosnia, una regione che evoca subito alla mente un 'immane tragedia, una somma di sofferenze e di violenze che ha scosso la coscienza civile di tutti i popoli.
 
Segnalato
BiblioLorenzoLodi | 1 altra recensione | Jan 7, 2013 |
E' certamente l'opera maggiore di Andric', premio Nobel per la letteratura nel 1961. Venne pubblicato nel 1945, subito dopo la guerra, lo stesso anno in cui lo scrittore pubblicò altri due romanzi altrettanto ampi, e cioè Cronaca di Travnik e La signorina. Andric manifesta qui tutti i pregi della sua arte: la capacità compositiva, lo stile ampio e maestoso, la sapienza nell'alternare i momenti di tensione con quelli di pacatezza, l'amore con cui viene evocato il paesaggio della Bosnia, mondo remoto e arcaico, quasi fermo nella sua bellezza e nel suo isolamento. Si racconta la storia di un ponte, costruito sul fiume Drina, che attraversa la piccola città di Visegrad (al confine con la Serbia): la storia del ponte è il centro intorno al quale l'autore sviluppa la storia degli abitanti di quella città dalla fine del XVI secolo alla Prima guerra mondiale: è quindi un "romanzo storico" e, anzi, uno dei più riusciti e interessanti esempi di romanzo storico. Fu il pascià Mehmed Sokolovič, un serbo convertito all'islamismo, turcizzato (la Bosnia subì una profonda turcizzazione) a costruire il ponte: Mehmed era gran visir e poteva pensare anche al suo Paese. La costruzione del ponte non fu semplice: richiese fatiche, dolore, anche sangue e tutto questo Andric narra nel libro. Il ponte venne finito nel 1571. Insieme col ponte, secondo il costume del tempo, venne costruito anche un caravanserraglio, che poteva ospitare i viaggiatori. Ed ecco che il ponte diventa il simbolo vivente della città di Visegrad, il muto testimone della storia. Per trecento anni il ponte, stabile e bello, fu come il cuore intorno al quale si sviluppò Visegrad. Elegante nella sua struttura, rimase immutabile, così come il fiume, l'acqua, le montagne circostanti. Immutabile mentre intorno si alternavano le generazioni e lo attraversavano i padri, e poi i figli e poi i figli dei figli e così via, nel fluire della vita e della storia, del dolore e delle speranze umane. Ma anche il ponte invecchiava, seppure a ritmo lentissimo. Non sempre gli uomini se ne curarono, nè pensarono a ripararlo, sovente, quando sarebbe stato necessario: il caravanserraglio, abbandonato, andò in rovina; nel 1799 ci fu una piena: e, almeno in quella circostanza, gli abitanti della città furono affratellati dalla comune sventura, e dimenticarono le divisioni in musulmani, ortodossi ed ebrei. Nel 1804 scoppiò la rivolta dei Karagjorgje e la repressione che seguì: e il ponte vide molte teste di decapitati, perchè sospetti, a torto o a ragione, di aver partecipato alla congiura. Poco tempo dopo venne chiuso, per impedire che si diffondesse ulteriormente un'epidemia di peste. Ma non solo dei drammi corali, di tutto un popolo, era testimone il ponte: lo era anche di drammi individuali, come quello della bella Fatima che fu costretta dal padre a sposare un uomo che non amava, e per questo si gettò nel fiume dove annegò. Quando nel 1878 la Bosnia venne ceduta all'Austria, il ponte vide passare i soldati turchi in ritirata. Era incominciato un nuovo tempo: sotto l'amministrazione asburgica fu testimone di nuove vicende: la ferrovia, che nel 1900 arrivò a Visegrad, i moti degli studenti socialisti, l'annessione definitiva della Bosnia-Erzegovina all'Austria. E il 1914: la guerra, gli arresti dei Serbi, la vicinanza del fronte. Ed ecco che gli Austriaci, prima di ritirarsi, fanno saltare uno dei pilastri centrali del ponte. E' come un sacrilegio: "Hanno cominciato a rendere ciò che è di Dio", così dice l'imano Alihodza, commentando amaramente il fatto, prima di morire. Con la morte del ponte, simbolo della città, la cui presenza diventa mitica, si conclude il romanzo. Il ponte è invero il simbolo della coesistenza, della possibilità, realizzata storicamente, di convivere con reciproca tolleranza, da parte di persone appartenenti a fedi diverse, musulmani, ortodossi, ebrei, tutti accomunati dal fatto di essere nati nello stesso Paese, di avere sofferto le stesse sofferenze, goduto le stesse gioie. Musulmani, cristiani, ebrei, nemici per tanti secoli, intorno a questo ponte si sono incontrati, hanno constatato la loro comune natura di uomini, oltre le ideologie, hanno sperimentato la possibilità di raggiungere la comprensione. Per questo ogni ponte è simbolo della possibilità di comunicazione e amore fra gli uomini; per questo ogni ponte, e quindi anche il ponte sulla Drina, ha un angelo custode, mandato da Allah per benedirlo e proteggerlo. Perchè non c'è ponte che non abbia origine divina: all'inizio Allah fu turbato dai misfatti di Satana che, per odio al genere umano, graffiò rabbiosamente la terra, provocando profonde spaccature, burroni fiumi, abissi, allo scopo di impedire che gli uomini si ritrovassero, per disturbare i viaggiatori. Ma Dio mandò gli angeli, all'inizio, i quali spiegarono le loro ali sugli abissi e sui fiumi, in modo che la gente potesse passare; poi gli uomini cominciarono a costruire i ponti. E Allah si compiace di coloro che costruiscono i ponti, come di coloro che aprono le fontane: così ha mandato un angelo a proteggere il ponte sulla Drina, e l'angelo rimarrà finchè a Dio piacerà che il ponte esista. Andric è, per dirla col Cronia, il cantore della "Bosnia romantica, storica, realistica, in cui, dalla venuta dei Turchi ai nostri tempi, si incrociano razze, religioni, concezioni spirituali e istituzioni sociali diverse e antitetiche, nel cui paesaggio, teatro di guerre, di uccisioni, di prepotenze e di sofferenze, vive ed opera una galleria svariatissima e animatissima di pascià, e visiri turchi, di ufficiali austriaci e frati cattolici, di mercanti e di duchi, di uomini e donne di ogni risma con i loro istinti e le loro passioni, con i loro usi e costumi". Se è vero che domina, nell'opera complessiva di Andric, "il peso di un destino che si deve compiere" è però altrettanto vero che scorre sotterraneo ma forte il fiume della speranza, lo sforzo perchè oltre le divisioni di etnia e di religione, gli uomini riconoscano la loro unità. Certo, la storia ha sempre dato torto a queste speranze, però, a volte, i fatti, hanno permesso agli uomini di riconoscersi proprio in tale speranza: è di questa che il ponte sulla Drina è il simbolo poetico.… (altro)
1 vota
Segnalato
Cerberoz | 66 altre recensioni | Jan 22, 2012 |

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