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Risultati da Google Ricerca Libri
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A giudicare dalle recensioni in rete, il fatto che con questo libro Joshua Cohen ha vinto il Pulitzer 2022 ha fatto rosicare tanta gente. Non c'è dubbio, è un testo politicamente molto pesante e decisamente schierato. Sì, come spiegato nel capitolo finale il libro è liberamente (molto liberamente, mi sa...) ispirato a un aneddoto che Harold Bloom raccontò a Cohen poco tempo prima di morire. Sì, la famiglia Netanyahu non ci fa certo una bella figura: non tanto Bibi quanto padre madre e fratello maggiore, l'eroe ucciso a Entebbe. Ma la storia reggerebbe anche se la famiglia in questione si fosse chiamata chessò Friedman. Come sempre, Cohen mette tanta, tanta roba nel suo libro, dalle scenette di una famiglia ebrea anche se non molto osservante ai discorsi politici sulla diaspora e la nascita dello stato di Israele visti dall'estrema destra, dalla vita nel 1950 in una cittadina universitaria di Upstate New York ai primi segni del consumismo che sarebbe arrivato. Rispetto alle sue opere precedenti però il testo scorre molto più omogeneo, e il lettore non fa fatica a passare dalle risate amare sul direttore di dipartimento ai tentativi della figlia Judy di convincere i genitori a farle rifare il naso. Io mi sono divertito a leggerlo, nella come al solito ottima traduzione di Claudia Durastanti, e ho imparato un po' di cose nuove, che in un'opera di narrativa non è certo scontato. ( )
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My name is Ruben Blum and I'm an, yes, an historian. Soon enough, though, I guess I'll be historical. By which I mean I'll die and become history myself, in a rare type of transformation traditionally reserved for purer scholars. Lawyers die and don't become the law, doctors die and don't turn into medicine, but biology and chemistry professors pass away and decompose into biology and chemistry, they mineralize into geology, they disperse into their science, just as surely as mathematicians become statistics. The same process holds true for us historians - in my experience, we're the only ones in the humanities for which this hold true - the only ones who become what we study; we age, we yellow, we go wrinkled and brittle along with our materials until our lives subside into the past, to become the very substance of time. Or maybe that's just the Jew in me talking... Goys believe in the Word becoming Flesh, but Jews believe in the Flesh becoming Word, a more natural, rational incarnation...
Citazioni
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me demandant si l'augmentation de la susceptibilité a pu entraîner une diminution de la discrimination, ou si la diminution de la discrimination a entraîné une augmentation de la susceptibilité
Tant de mes anciens étudiants – surtout dans mes dernières années d'enseignement – ont su faire preuve de tolérance envers les fragilités et rancœurs psychosociales d'autrui, à tel point qu'ils en ont fini par devenir eux-mêmes intolérants et se muer en petits Torquemada, en jeunes Savonarole, trouvant à redire à la moindre remarque ou presque, voyant partout bigoterie et préjugés.
J'apprenais par cœur et répétais sans juger, traitant comme véridique tout ce que je lisais ou tout ce qu'on me racontait
Ultime parole
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Comme j'attendais qu'Edith vienne m'ouvrir, je continuai d'agiter ma pelle en direction du shérif tout en marmonnant, « Des Turcs… on s'attendait à quoi, hein ?… Rien qu'une bande de Turcs complètement givrés… »
A giudicare dalle recensioni in rete, il fatto che con questo libro Joshua Cohen ha vinto il Pulitzer 2022 ha fatto rosicare tanta gente. Non c'è dubbio, è un testo politicamente molto pesante e decisamente schierato. Sì, come spiegato nel capitolo finale il libro è liberamente (molto liberamente, mi sa...) ispirato a un aneddoto che Harold Bloom raccontò a Cohen poco tempo prima di morire. Sì, la famiglia Netanyahu non ci fa certo una bella figura: non tanto Bibi quanto padre madre e fratello maggiore, l'eroe ucciso a Entebbe. Ma la storia reggerebbe anche se la famiglia in questione si fosse chiamata chessò Friedman. Come sempre, Cohen mette tanta, tanta roba nel suo libro, dalle scenette di una famiglia ebrea anche se non molto osservante ai discorsi politici sulla diaspora e la nascita dello stato di Israele visti dall'estrema destra, dalla vita nel 1950 in una cittadina universitaria di Upstate New York ai primi segni del consumismo che sarebbe arrivato. Rispetto alle sue opere precedenti però il testo scorre molto più omogeneo, e il lettore non fa fatica a passare dalle risate amare sul direttore di dipartimento ai tentativi della figlia Judy di convincere i genitori a farle rifare il naso. Io mi sono divertito a leggerlo, nella come al solito ottima traduzione di Claudia Durastanti, e ho imparato un po' di cose nuove, che in un'opera di narrativa non è certo scontato. ( )