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Preferirei di no: le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini

di Giorgio Boatti

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Dopo la nuova edizione di Piazza Fontana, un libro frutto di molti anni di ricerca. La storia dei dodici professori universitari (dodici su 1250) che dissero di no a Mussolini nel 1931: una storia che mostra in filigrana il percorso dell'intellighenzia italiana e l'atmosfera culturale di quell'epoca.

Continua negli «Struzzi» la serie di libri sull'ltalia contemporanea. Dopo Questo Novecento e Lettere della giovinezza di Foa, Ernesto Rossi e Casa Rosselli di Fiori, Tempi di malafede di Gerbi e La Resistenza in convento di Forcella, un'altra pagina che illumina il percorso politico-culturale di quest'ltalia e il carattere di noi italiani. Stupisce che questa storia qui da noi non sia stata ancora raccontata. Su un migliaio di ordinari in cattedra sono in dodici a dire di no all'imposizione del giuramento di fedeltà al regime fascista. Ad essi bisogna aggiungerne altri due, decisi al rifiuto e tuttavia, in quell'autunno del 1931, lontani dall'ltalia: cosí la visibilità del loro gesto finisce con l'essere piú sfumata. Dodici uomini, differenti per origine, carattere, modi di pensare, attitudini sociali e radicamento alla vita; in quell'autunno del 1931 salgono davvero in cattedra e insegnano che dire di no è una scelta dovuta a se stessi. Non è un libro di medaglioni biografici accostati, quanto il comporsi di un affresco popolato dagli «interni di famiglia» che esprimono le radici del mondo culturale, intellettuale, civile dell'ltalia di questo secolo. E non solo l'intrecciarsi di vite indimenticabili ma la riscoperta di mondi di sapere, di rigore, di umanità, di semplicità che sanno ancora parlare con forza e efficacia. Piero Martinetti, Fabio Luzzatto, Giorgio Errera, Bartolo Nigrisali, Vita Volterra, Gaetano De Sanctis, Giorgio Levi della Vita, Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Lionello Venturi, Francesco ed Edoardo Ruffini - questi i nomi di coloro che compiono un gesto essenziale e didascalico: poiché dire di no significa essere veridici. Preferirei di no è un libro che - con pazienza, rigore e affetto - ripercorre il tragitto di questi isolati viaggiatori che ci insegnano l'arte di attraversare la ventosa terra del no. Timoroso orizzonte, spesso mai varcato, del nostro vivere quotidiano.

La storia raccontata in questo libro è quella dei 12 professori universitari che si opposero a Mussolini e non giurarono fedeltà al regime, richiesta dal fascismo nel 1931.
Sul numero di 12 ci sono opinioni discordanti. Qualcuno ne ricorda 11; ad esempio, Umberto Eco in una "bustina". Altri considerano un elenco più vasto, ampliato a liberi docenti e giovani ricercatori. Ancora recentemente, Jader Jacobelli è intervenuto su "La Stampa" per proporne 14 e aggiungere ai 12 di Boatti i nomi di G. A Borghese e di Antonio De Viti De Marco (che insegnava Scienze delle Finanze a Roma).
12, o poco più: rimane il grande esempio di coraggio, di nobiltà intellettuale, di coerenza.
Purtroppo, estremamente minoritario. Solo 12 docenti (o 14) su 1250 rifiutarono di piegarsi al duce, perdendo la cattedra e tutti gli incarichi e gli onori accademici. La maggior parte si adeguò, limitandosi ai mormorii e alla rassegnazione o, ancora, alla giustificazione di non potersi comportare in altro modo.
Del volume di Boatti, il capitolo che riguarda più da vicino i matematici – se mai è possibile, in questo caso adottare una logica "corporativa" – è quello dedicato a Vito Volterra. Le fonti principali usate dall’autore sono il volume "La Matematica italiana dopo l’Unità. Gli anni tra le due guerre mondiali" (Ed. Marcos Y Marcos) e il libro di G. Paoloni "Vito Volterra e il suo tempo":
Tutto il libro di Boatti, scritto in tono "giornalistico" e non pesante, appare ben documentato. Bellissimo, in particolare, il capitolo dedicato a Francesco Ruffini e a suo figlio Edoardo. Toccanti i toni con cui viene ricordato il suo suicidio nel 1983, assieme alla moglie Giorgia, dopo una vita piena, intensa, "quando l’avanzare della malattia rende le loro giornate un universo chiuso, senza più speranza non solo di esistere ma di poter essere – con dignità - quello che si è stati". ( )
  MareMagnum | Jun 1, 2006 |
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