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Recensioni

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Migliore dell'ultimo Yehoshua ma purtroppo del primo Yehoshua è rimasto ben poco. Il narratore si è perso durante la malattia della moglie e dopo la sua morte e non è più arrivato ai livelli de "L'amante" o di "Cinque stagioni". Peccato.
Resta comunque un auotre da leggere almeno una volta.½
 
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sbaldi59 | Dec 26, 2023 |
Complesso romanzo storico finemente intrecciato che, nell'incombere dell'anno Mille, mette a confronto diverse sensibilità e modi di pensare (il settentione e il Mediterraneo, ma entrambi con sfumature diverse nei singoli personaggi), l'importante che si sia bravi a mercanteggiare (ma può diventare un'arma a doppio taglio conducendo sino alla sconfitta e alla tragedia).
Il suo fascino avvolgente sta anche nel procedere con estrema lentezza: chi non è disposto a lasciargli i suoi tempi forse è meglio che ne stia alla larga.½
 
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catcarlo | 7 altre recensioni | Aug 16, 2023 |
Se fosse una fiaba sarebbe molto bella.
Se fosse un sogno sarebbe altrettanto bello.
Ma è un romanzo, e in quanto tale mi è piaciuto poco. Sempre scritto bene, per carità, ma siamo lontani anni luce da altri libri di Yehoshua: che, ripeto, secondo me con la morte della moglie ha perso un importante punto di riferimento stilistico per la scrittura dei suoi libri, idea confermata da questo ultimo.
 
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sbaldi59 | 1 altra recensione | Jul 24, 2023 |
Domenica precedente la Pasqua. Gadi viene svegliato nel cuore della notte; la madre lo accarezza e cerca di metterlo seduto sul letto mentre il bambino casca letteralmente dal sonno: “È arrivato il nonno, te l’avevamo detto che alla fine sarebbe venuto” dice ridendo e Gadi si rimette a dormire nonostante muoia dalla curiosità di vedere se nella valigia del nonno c’è qualche pacchetto per lui e ansioso per il seder che si svolgerà l’indomani a scuola. Il nonno è Yehudà Kaminka, fuggito tanti anni fa negli Stati Uniti ed ora tornato per divorziare dalla moglie Na’omi, rinchiusa in un ospedale psichiatrico dopo aver tentato di accoltellare il marito. Quel vecchio che Gadi non ha mai conosciuto, ora vaga per casa con il suo strano pigiama rosso, un mucchio di capelli bianchi e gli occhi così chiari e vispi che a vederlo bene non sembra poi neanche tanto vecchio. Il nonno fa un sacco di domande a Gadi, quasi volesse recuperare tutto il tempo che ha trascorso in America, lontano dalla sua famiglia. Chiede soprattutto se mamma e papà vanno d’accordo e il bambino inizia a raccontare, tirando fuori ricordi che nemmeno sapeva di avere registrato nella sua testolina. Come quella volta che la mamma aveva perso una borsa con dentro più di duemila lirot e il marito non le aveva rivolto la parola per giorni...
 
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kikka62 | 4 altre recensioni | Apr 25, 2020 |
Uno studente fuori corso si trova a dover ospitare a casa sua, per tre giorni, il figlio della donna di cui è stato per anni innamorato, e forse lo è ancora. Quei tre giorni saranno una prova esistenziale che lo renderanno più maturo, pronto, forse, ad affrontare la paternità in prima persona.
 
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kikka62 | Apr 25, 2020 |
Come mai il ricco mercante ebreo Ben-Atar decide di lasciare la sua amata Tangeri alle soglie dell’anno mille? Egli intraprende un lungo e faticoso viaggio alla volta della oscura e nebbiosa Francia per dimostrare qualcosa alla moglie dell’amato nipote, una askhenazita che ostenta disapprovazione. Ma cosa disapprova? La bigamia di Ben Atar. Ed è allora che egli intraprende il viaggio per dimostrare, di fronte ad un tribunale e alla stessa accusatrice, che amare due donne è possibile. Un duplice processo giudicherà Ben-Atar, accompagnato dalle due mogli, per stabilire se amare più donne è possibile oppure no secondo le leggi della Torah.
 
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kikka62 | 7 altre recensioni | Apr 25, 2020 |
Efrat vorrebbe un cagnolino, ma i genitori sono contrari. Un cane in un appartamento? Non è possibile. Eppure, un giorno, appare in casa un grosso cane peloso. Chi sarà mai? Tamar e Gaia, invece, hanno un problema diverso: un topolino dispettoso si è stabilito nella loro cucina. (fonte: Google Books)
 
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MemorialeSardoShoah | Apr 25, 2020 |
Yehoshua è un narratore ‘sui generis’: bravissimo nel delineare i personaggi, non altrettanto nel costruire trame, di norma poco consistenti o inconcluse. Questo libro è un altro esempio di questa sua caratteristica ovvero del suo raffinato lavoro sui personaggi che agiscono all’interno di una trama di limitata presa narrativa. Il protagonista e i comprimari sono però talmente vivi che sembra di conoscerli, di averli davanti agli occhi. Sotto questo aspetto, davvero ammirevole. Il libro è un viaggio compassionevole e tenero nei meandri della vecchiaia, nell’affievolirsi della mente, fatto di cui il protagonista è consapevole e impotente attore. Questo libro mi ha riportato al primo Yehoshua che ho letto ‘Cinque stagioni’ e sembra condensare in un’unica figura i due protagonisti (genero e suocera) di quel romanzo.½
 
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Marghe48 | 8 altre recensioni | May 15, 2019 |
Ed eccoci qua. Dopo tre mesi, il primo libro che non riesco a terminare. Non ne vale la pena. E’ terribile dire che non vale la pena di leggere un libro. Ma a volte è un dovere. Per rispetto di chi scrive e di se stessi. L’idea del libro non è malvagia. Potrebbe uscire una storiella interessante. Ed invece il lessico è pesante, la forma tortuosa ed alla fine non si parla di nulla, esercizi di stile senza classe. Un’esercitazione di scrittura senza averne i presupposti. Anche Cavatina era un libro mediocre. Questo è brutto. Nulla di più.½
 
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grandeghi | 4 altre recensioni | Feb 27, 2019 |
Il responsabile delle risorse umane: Passione in tre atti

“Avevo scritto “La sposa liberata”, il mio precedente romanzo, in un momento di ottimismo, in cui noi tutti ancora speravamo che la soluzione del conflitto con i palestinesi fosse a portata di mano e in Israele regnava un’atmosfera di serenità e distensione. “Il responsabile delle risorse umane”, invece, ha preso forma in giorni bui, in cui gli attentati si susseguivano con frequenza agghiacciante e ovunque era morte e disperazione”.
Così diceva Abraham Yehoshua alla vigilia dell’uscita in Italia del suo nuovo libro, dedicato a Daphna Agmon, un’amica di famiglia, rimasta uccisa un paio di anni prima in un attentato terroristico all’Università ebraica di Gerusalemme e da quella tragedia era scaturito il romanzo.
La trama narra di una donna morta in un attentato nel cuore di Gerusalemme. Di lei si sa solo che lavorava come donna delle pulizie in un grande panificio che fornisce tutta la città eppure non viene identificata e per giorni nessuno al lavoro nota la sua assenza. Un giornalista scrive un articolo e l’azienda viene accusata di “crudele mancanza di umanità”. Toccherà al responsabile delle risorse umane rimediare al danno di immagine.
“Cosa ci rimane alla fine se non la nostra umanità?” E’ la domanda che l’anziano proprietario della fabbrica rivolge al responsabile delle risorse umane. Ed è anche il tema conduttore di questo bel romanzo, che si sviluppa in tre atti: il responsabile delle risorse umane, la missione, il viaggio. Possono essere diverse le chiavi di lettura di questo romanzo, ma tutte conducono al senso di responsabilità che ognuno ha nella vita e dal quale nessuno si può sottrarre. Che parte abbiamo nel destino dell’umanità?
Responsabile è chi si sente o è percepito in colpa, ma responsabile è anche chi si assume consapevolmente la responsabilità di un altro o di una missione, come il protagonista che, nello svolgersi degli eventi, passa dalla prima alla seconda modalità.
 
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CristinaGandolfi | 27 altre recensioni | Jun 8, 2018 |
Quando il libro esce, lo scrittore non esiste piu. Il libro è vostro e sta a voi creare un rapporto pofondo con lui, senza l'interferenza dello scrittore.....
https://youtu.be/ZNkFaPLKnFsr
 
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Sally68 | 4 altre recensioni | May 4, 2018 |
La scrittura è fluida e il mestiere di Yehoshua rende il libro leggibile anche se certamente non all’altezza delle sue opere migliori. Anzi, siamo decisamente al di sotto della media. La storia non accende l’interesse e Noga, la protagonista che si muove tra Israele, Olanda e Giappone, ancorché definita nella quarta di copertina “uno dei più potenti e sfaccettati ritratti di donna degli ultimi anni” non è assolutamente una figura ben delineata né dal comportamento decifrabile. Non ha voluto figli e io, alla fine, non ho capito perché. Intendiamoci, una donna può benissimo non volere figli e non doversi giustificare per questo con nessuno. Ma visto che tutto il libro sembra ruotare intorno a questo rifiuto una spiegazione in questo caso parrebbe necessaria. Altrimenti perché scriverci un libro? E non si capisce perché altri (la madre, un ex-marito che ormai ha una nuova moglie e due figli) devono cercare di smuoverla dalla sua decisione e non vengono da lei trattati come sarebbe opportuno. Tutto il resto, l’alternativa Gerusalemme/Tel Aviv, casa di riposo si/no, Israele/Europa, è un contorno insipido che rende la storia ancora più sconclusionata.
 
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Marghe48 | 4 altre recensioni | Sep 5, 2017 |
Bel romanzo, anche se la fine lascia un po' lì. E' meglio dei precedenti due romanzi di Yehoshua, che torna nella sua terra per il 90% del romanzo e che (forse per questo motivo) scrive benissimo: velocità, personaggi, scansione...tutto perfetto.
Peccato per il finale, che non è il finale atteso, e forse non è neanche un finale logico, da inserirsi nel contesto.
Ma è il solito bellissimo libro di Yehoshua. Chissà se arriverà mai al Nobel...½
 
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sbaldi59 | 4 altre recensioni | Jun 29, 2016 |
questo tipo di narrazione non fa per me, e sì che in genere mi piacciono molto le storie familiari ma qui l'autore più che una storia scrive la cronaca quasi quotidiana di un anno di vita del protagonista, introducendo molte tematiche che, se pur interessanti, non risultano risolutive al dilemma lungo il cui filo cammina il protagonista. è un libro che apre continuamente scenari chiudendone però pochi. e a me piacciono le storie in cui si chiude ogni porta che è stata aperta
 
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ShanaPat | 6 altre recensioni | Jul 31, 2015 |
Parlare di ‘risorse umane’ anziché di ‘personale’ è una delle piccole ipocrisie linguistiche del nostro tempo. Chi è chiamato a dirigere un ufficio simile deve avere un po’ di pelo sullo stomaco, e il protagonista di questo romanzo, innominato come tutti gli altri personaggi vivi, non fa differenza. E’ antipatizzante da subito:ha voluto l’intestazione di cui al titolo ma i dipendenti sono solo numeri, il desiderio del padrone è sacro, la ex-moglie lo odia, la figlia gli preferisce due appena conosciuti, lui draga i pub alla ricerca di compagnia. La morte di un’immigrata addetta alle pulizie – da lui assunta ma del tutto dimenticata malgrado la donna non passi inosservata – e l’indagine che gli impongono di condurre lo costringono a scorgere le proprie inadeguatezze e ad iniziare un percorso alla ricerca di un barlume di umanità. L’assunto è interessante, lo svolgimento a volte un po’ meno: se tutta la parte ambientata a Gerusalemme è affascinante, quando l’azione si sposta nel Paese natale della dipendente morta il racconto mostra alcune battute a vuoto e forzature. In questa parte la scrittura - che di per sè, con un incedere lento e meditabondo, comunica una certa freddezza - non aiuta: circondato da comprimari che sono poco più che bozzetti, il protagonista rimane in fondo un egoista che utilizza i destini altrui per la propria espiazione. Così, una volta giunti all’ultima pagina lo si abbandona volentieri, chiudendo con una sensazione di incompiutezza un romanzo bello ma da cui ci si sarebbe aspettati di più.
 
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catcarlo | 27 altre recensioni | Oct 8, 2014 |
(Come inizia:) " Capitò silenziosamente, mi colse impreparato. Non feci in tempo a capire cosa e come, e già ero in ginocchio. Mi dibattei convulsamente, ma era tardi. Il mio cuore pianse nelle vene scosse. Tutto era perduto. L'annuncio sul giornale era piccolo. GALIA E DANI SI SPOSANO. UN AUTOBUS PARTIRA' DALLA STAZIONE CENTRALE, ALLE TRE DEL POMERIGGIO, DIRETTO A SUD, AL KIBBUTZ DI SDOT OR. Erano quelle lettere a rendere il fatto doloroso, non gli occhi profondi di Galia. Le lettere, agglutinate in modo definitivo..."
 
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circa2000 | Jan 12, 2014 |
Un'impiegata di un grande panificio di Gerusalemme muore a causa di un attentato suicida. Sembra non abbia parenti,nessuno si reca all'obitorio.Un giornalista denuncia il fatto su un giornale locale accusando i responsabili del panificio di indifferenza.Il padrone convoca il responsabile delle risorse umane che altri nonè se non il capo del personale e gli ordina di fare luce sulla faccenda.Lasciando da parte i suoi impegni familiari l'uomo si mette subito all'opera.Si ricorda che la donna gli aveva dettato il curriculum prima di essere assunta:era straniera, di professione ingegnere,ma aveva scelto di vivere a Gerusalemme facendo la semplice operaia lasciando suo figlio e il suo uomo che non considerava la città abbastanza sicura. Il responsabile delle risorse umane si reca poi all'obitorio. Affronta un lungo viaggio per riportare la salma in patria,perchè i parenti la possano seppellire nella sua città.Giunti lì la madre,però,decide che venga seppellita a Gerusalemme in quanto la figlia aveva amato quella città che ormai le apparteneva.E' un libro denso di significati.Il tema ricorrente mi sembra sia quello della responsabilità che deve nascere dalla consapevolezza che esistono imperativi morali da cui non si può scappare.Gerusalemme è vista come una città ferita dalla guerra che appartiene a tutta l'umanità.yehoshua costruisce la narrazione in modo originale.Tutto è narrato in terza persona, ma in alcune parti,scritte in corsivo, sono altri che parlano presentando la vicenda da un altro punto di vista:a mio parere una sorte di coro greco. ibro interessante,scritto inuno stile scorrevole.
 
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paola2601 | 27 altre recensioni | Sep 4, 2008 |
Il viaggio a ritroso di una sconosciuta morta in un attentato. Dalla Gerusalemme moderna al paese di origine accompagnata dal "responsabile delle risorse umane" che, attraverso lei, si confronta con la propria morale. Vicenda al limite del paradossale e tenuta insieme dalla grande maturità del protagonista (e dall'indubbio talento narrativo di Yehoshua)
 
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alfamag | 27 altre recensioni | Jun 19, 2008 |
Per il giovane medico israeliano Benji Rubin, il viaggio in India con il direttore amministrativo del suo ospedale e con la moglie di lui, rappresenta forse un'occasione che aprirà nuove strade alla sua carriera di aspirante chirurgo. Ma all'India Benji torna con un amore impossibile che sconvolgerà la sua vita: quello per una donna appena più giovane di sua madre, sposata, neppure troppo avvenente, la cui sua unica virtù sembra essere un enigmatico sorriso. All'inizio il giovane medico sembra innamorato più che di una donna in carne ed ossa, del mistero di quell'amore. Quello che lo attende è un lungo viaggio nella geografia di sentimenti e passioni che sembrano sfuggire ad ogni ragionevole tentativo di interpretazione.
 
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azim | 4 altre recensioni | Oct 17, 2006 |
 
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Vincenzop. | 4 altre recensioni | Feb 3, 2018 |
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