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Marcello Veneziani

Autore di La cultura della destra

37 opere 113 membri 11 recensioni

Sull'Autore

Fonte dell'immagine: from web site: marcelloveneziani.com

Opere di Marcello Veneziani

La cultura della destra (2002) 12 copie
La sconfitta delle idee (2003) 9 copie
La sposa invisibile (2006) 3 copie

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Informazioni generali

Data di nascita
1955-02-17
Sesso
maschio
Nazionalità
Italia
Luogo di nascita
Bisceglie, Puglia, Italia

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Recensioni

Questa è una biografia divulgativa di Giambattista Vico, di cui narra la vita e presenta le opere e le dottrine in modo discorsivo e accessibile.

È anche un libro sulla Napoli di inizio settecento ("la sua età aurea"), di cui accenna gli eventi storici e descrive vari aspetti della società e della cultura, usi e costumi, e cerca di mostrare Vico come radicato in questa Napoli brulicante (certi passaggi sembrano riprodurre la vox populi che descrive Vico). Ma è un libro molto napoletano anche perché è cosparso di parole ed espressioni in lingua napoletana, ha un tono un po' confidenziale, che si rivolge direttamente al lettore, e che riproduce quell'atteggiamento napoletano che sembra non prendere nulla veramente sul serio, quella tipica "vivacità festosa" che però nasconde una vena di malinconia e rassegnazione. Ed è certamente un libro che manifesta l'ammirazione e l'affetto dell'autore per Vico e per Napoli.

Secondo Veneziani, Vico è stato il più grande filosofo italiano e uno dei più grandi di ogni tempo. Una "vita grama" che produsse un "pensiero favoloso", frutto della società e della cultura napoletana di quel tempo, eppure poco in sintonia con quella cultura, in cui avanzava l'atteggiamento laico razionalista e scettico che annunciava l'illuminismo, e quindi incompreso e misconosciuto dai contemporanei, e poi frainteso dai posteri. Io non so valutare, ma mi sembra che Veneziani non riesca bene a far comprendere al lettore profano la grandezza di Vico. L'esposizione delle sue dottrine mi è sembrata non troppo chiara né efficace (o forse è la mia solita difficoltà a capire la filosofia). Un "pensiero metafisico e mediterraneo, d'impronta cattolica" di una "storia irradiata dalla divina Provvidenza", visione che chiaramente a Veneziani piace molto e condivide, e che non è certo in sintonia con la cultura di oggi. Io non mi sento vicino a questa visione (per quel non molto che ne ho capito), ma il pensiero di Vico ha qualcosa di suggestivo, ricco e profondo, e dunque ho messo "La scienza nuova" nel nutrito elenco di quei grandi libri che mi piacerebbe leggere, e che quasi certamente non troverò mai le forze e il tempo per leggere.
… (altro)
½
 
Segnalato
Oct326 | Oct 29, 2023 |
Contento o scontento, caro Veneziani, resto convinto con Leibniz, che questo è il migliore dei mondi possibili. Sarò contento di esserci fin quando mi sarà concesso. Poi si vedrà...
 
Segnalato
AntonioGallo | Jul 6, 2023 |
Chi ha il dono di trasformare il pensiero in scrittura e decide di scrivere libri ha il dovere, secondo me, di esprimere con precisione il proprio modo di stare al mondo. Questa operazione è prima di tutto un processo di eliminazione: una volta che è stato rimosso tutto il linguaggio stupido e violento, eliminati i dogmi di seconda mano, le verità che non sono tue ma di altre persone, smontati i motti, gli slogan, le bugie vere e quelle false della realtà in cui vivi, i miti del momento storico, una volta che sono state rimosse tutte quelle esperienze ridotte ad una forma che non riconosci e in cui non credi, ciò che ti rimane dopo due anni e passa di pandemia e infodemia, (e speriamo che finiscano presto!) è una vera fortuna se ti imbatti in un libro che sappia donarti, per pochi euro, la speranza di ritornare a vivere, “a riveder le stelle” che credevi perdute. Questo è ciò che cerco quando leggo un libro. Questa ultima fatica di Marcello Veneziani mi ridona la speranza, pur con qualche interrogativo che rimane.

“Si può solo tentare di perforare la Cappa con l’intelligenza critica e la passione ideale; sottraendosi il più possibile all’oppressione, si possono volgere gli occhi altrove, anche quelli della mente, per non subire il plumbeo presente. Al più ritrovarsi con chi condivide lo stesso giudizio e cammino. È poco? Non ci è possibile nulla di meglio, in verità. E poi affidarsi all’amor fati. Salire, ripartire dall’alto, da una visione spirituale, misurare la realtà con altri parametri, avendo altre priorità. Vedere il mondo con altri occhi, sotto altra luce, lo ripetiamo, aperti alla sorpresa dell’imprevedibile. Ma, prima, sgombrare la mente e il cielo da tempo oscurati. Stamani, però, c’era un cielo limpido, il sole trionfava, e limpido è rimasto pure la sera. Così, per una volta, senza la Cappa, tornammo a riveder le stelle…”

La citazione che avete appena letto segna la conclusione del libro che ho letto in versione Kindle. Non siamo ancora fuori dall’epidemia e non si vedono ancora le stelle. A dire il vero, le stelle, così come le conosciamo, stanno sempre lì e mi verrebbe da chiosare il titolo di quel libro (“E le stelle stanno a guardare”) dicendo con tristezza che continuano ancora a “guardarci” senza che ci abbiano potuto dire cosa è successo in questi due anni.

Il futuro resta una incognita e questo libro ne è una fondata testimonianza. Nel leggerlo ho rifatto il viaggio, a ritroso nel tempo, in quasi tutto quello che è accaduto non solo qui da noi in Italia, ma sull’intero pianeta. Ho riletto, infatti, molti pensieri, idee ed opinioni l’autore continuamente esterna, con la straordinaria forza comunicativa della sua scrittura, in varie riviste e quotidiani.

Marcello Veneziani ha saputo abilmente rimetterli insieme e ne è venuto fuori un libro-saggio di oltre trecento pagine che è una vera, seria critica del presente, come viene detto nel sottotitolo. Da bibliomane dinosauro, figlio di una famiglia di tipografi quale mi ritengo di essere, mi sento di dire che leggere un libro in versione digitale non è come leggerlo in cartaceo.

Mi sono reso conto che questo saggio, per sentirlo davvero tuo, con i pensieri, le considerazioni e le riflessioni, (quelli di Veneziani) per rileggerlo e confrontarlo con la realtà che devi affrontare giorno dopo giorno, in trappola sia della pandemia che della infodemia, se ti vuoi difendere, questo libro lo devi tenere tra le mani, lo devi considerare un oggetto, non una somma di informazioni.

Un libro cartaceo ha un suo status ontologico, ti offre un possesso, non un accesso, come la versione digitale. Penso alla diversità tra libri cartacei ed ebook. Un ebook non è una cosa, bensì un’informazione. Dispone di uno status ontologico ben diverso. Utilizzarlo non equivale a un possesso, ma a un accesso.

Nel caso dell’ebook, il libro viene ridotto alle sue informazioni ed è privo d’età, luogo, lavoro manuale e proprietario. Gli manca del tutto quella qualità che ci può parlare di un destino individuale. Il destino non rientra nell’ordine digitale. Le informazioni non hanno né fisionomia, né destino. Non consentono nemmeno un legame intenso.

È la mano dello scrittore, poi di chi l’ha comprato, lo legge e rilegge, a dotare il libro di un volto inconfondibile, una sua fisionomia. Gli ebook sono privi di volto e di storia. Vengono letti senza mani. Nello sfogliare è insito quell’elemento tattile costitutivo di qualsiasi relazione. Senza contatto fisico non emergono legami.

Per questa ragione dovrò avere tra le mani il libro cartaceo. Altrimenti anche Marcello Veneziani, autore, giornalista, scrittore, filosofo diventa una semplice, ennesima informazione. Se vuoi che sia “canoscenza”, quella di Dante, che lui tanto ama, devi "possederlo”.

Veneziani tenta di esaminare i punti di appoggio di un sistema politico, sociale, culturale, religioso sul quale sia la pandemia che l’infodemia si trovano ad interagire creando conflitti di condizioni estreme che stritolano gli esseri umani, sia i sani che i malati.

Vere e proprie divinità alle quali lui assegna la maiuscola: Natura, Sesso, Salute, Sorveglianza, Bioliberismo, Pensiero Forte e Debole fino ad arrivare alla parola che lui ritiene risolutiva per comprendere quello che è accaduto e che ancora deve accadere.

La chiama Mutazione, che dovrebbe stabilire la correlazione tra la razionalità della tecnica e l’irrazionalità della situazione. Paura, mistero, isolamento, limite, noia … sono soltanto alcuni dei rischi che dovremo continuare a correre chissà ancora per quanto tempo.

Dovremo saper ricorrrere alla intelligenza critica ed alla passione ideale, citate innanzi, per sperare nella canoscenza rivedendo le stelle. Il suo saggio aspira ad essere un manuale di sopravvivenza e recupero della nostra misteriosa condizione di esseri umani.

Per questa ragione ho parlato della necessità di una versione “forte”, quella di un libro tradizionale e non un ebook che rimane sempre e soltanto un vettore di informazione. Abbiamo bisogno di vero sapere e vera conoscenza. Le parole con le quali Veneziani conclude il suo lavoro lasciano a chi legge un filo di speranza, anche se sottile.

“La Cappa” merita le cinque stelle di lettura anche se alle canoniche cinque domande, chi-cosa-quando-dove-perchè, Marcello Veneziani non riesce a dare risposte chiare all’ultima. Resta inevasa la domanda sulla condizione umana, sul perchè sembra che questa condizione peggiori sempre di più, mentre invece c’è chi continua a pensare che “l’uomo non è peggiorato, ma è stupido da sempre”.

Proprio stamani, sul suo quotidiano, il direttore Vittorio Feltri, grande giornalista e scrittore, esemplare unico di cinico osservatore della realtà umana, ha scritto che spera che “le asserzioni di Marcello siano state espresse in buona fede … Non illudiamoci: il mondo nè va avanti nè va indietro, è un porcaio immutabile perchè chi lo abita siamo noi”.

Io, nel mio piccolo, sono propenso a pensare che questo sia l’unico, miglior mondo possibile che possiamo permetterci di avere. Con o senza cappa.

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Vivere dentro la cappa. Della Cappa, Marcello Veneziani non dà una definizione, bensì la mostra in opera nei vari capitoli rispetto a natura, sesso, salute, storia e cultura, correttezza, sorveglianza, globalismo, bioliberismo e religione. A ciascuno di questi argomenti è dedicato un capitolo, in cui Veneziani unisce cronaca, letture, suggestioni e ragionamenti per decostruire a suo modo il presente. Il libro risulta così frammentario e a tratti sconnesso, ma è questo il rischio che si corre quando si affronta un paradosso: cercare di mostrare ciò che è sotto gli occhi di tutti ma nessuno comprende. La Cappa è come la nebbia, tutti la vedono ma nessuno che vi si trovi immerso saprebbe dire che forma ha.
… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | Mar 15, 2022 |
Una vita pensata
Si può pensare una vita? Credo che sia possibile, ma a vita vissuta. Cioè dopo, non prima. In questa libreria conservo un libro che ha questo titolo e che negli anni mi è stato molto utile. Perchè dico questo? Per la semplice ragione che non basta vivere la vita, bisognerebbe anche "pensarla". Questa è l'opinione di Marcello Veneziani autore di questo bel saggio. Leggo da anni questo scrittore e ne apprezzo le qualità. La sua prosa è scorrevole, densa di contenuti, ricca di significati, stimolante e provocatoria, mai banale e saccente. Veneziani è una persona che scrive con grande onestà ciò che pensa. Il suo pensare non è mai opportunistico nè dato a buon prezzo.
Tempo fa l'ho visto da Gad Lerner che lo ha definito "filosofo di destra". Una scemenza, una delle tante che Gad, da quell'esibizionista narciso che è, distribuisce periodicamente nelle sue trasmissioni. Veneziani nella sua scrittura impersona davvero l'uomo comune che legge e che vorrebbe sapere scrivere di pensieri e di persone come sa fare lui. Non è un caso che abbia scelto in questo libro il personaggio Lucilio che scrive a Seneca in risposta alle lettere che questi gli scrisse quando in vita. Lettere immaginarie, mai scritte, ovviamente, ma che definiscono una personalità ed un carattere. Quello di Licilio che scrive al suo maestro Seneca, ma che in effetti è Veneziani (che si sente Licilio) che scrive a suo padre.
E che cosa scriverebbe un figlio ad un padre che ormai ha varcato la soglia dell’eternità? Dell’importanza di progettare la vita e di dedicarla a qualcosa/qualcuno per far sì che si possa affrontare la inevitabile tristezza e godere meglio una possibile felicità. La vita va vissuta dividendola in quattro distinte età sulle quali incombe sia la fortuna che la sorte, che non sono la stessa cosa. In una vita dedicata non deve mancare mai l’idea del viaggio che deve essere sia di andata che di ritorno, per fronteggiare sia la sventura che l’amore. Vivere sensatamente significa inoltre avere piena consapevolezza di ciò che c’è di divino e di materiale nel corpo umano.
All’uomo sensato non deve mai mancare la visione di una corretta e giusta dimensione del potere e di quello che significa quando lo stesso lo tiene tra le sue mani e deve lasciarlo e ritirarsi a vita privata. Lo scorrere del tempo conduce alla vecchiaia che ha sempre una sua propria dignità, come anche il sesso dentro e fuori del sesso. Guardarsi sempre dalle chimere in agguato insieme alle sirene è un imperativo che può portare a manifestazioni di leggerezza e malvagità. Una vita pensata dovrebbe essere affrontata consapevoli del fatto che c’è un ordine che lega tutte le cose, per tutti gli uomini, siano essi padri o figli.
Prima o poi tutto dovrà concludersi ma bisogna fare attenzione a vivere fino in fondo, senza morire prima che arrivi il tempo giusto. Affidarsi a qualcuno, come Gesù, può essere di grande aiuto e conforto. E’ bene guardarsi però dai falsi profeti. Quando arriverà per ognuno di noi l’ora del congedo, (arriverà, siatene certi, anche per me, come per te che mi leggi!) l’importante è congedarsi in bellezza. Sempre che ciò sia possibile. Almeno lo speriamo per tutti. E chi leggerà questo libro di sicuro avrà trovato una ragione in più per crederc
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Segnalato
AntonioGallo | Jul 3, 2014 |

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