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Fulvio Tomizza (1935–1999)

Autore di La miglior vita

39 opere 256 membri 7 recensioni

Sull'Autore

Comprende il nome: fulvio tomizza

Fonte dell'immagine: Image © ÖNB/Wien

Serie

Opere di Fulvio Tomizza

La miglior vita (1977) 53 copie
Materada (1972) 29 copie
L'albero dei sogni (1990) 21 copie
L' amicizia (1982) 10 copie
Franziska (1997) 10 copie
Il sogno dalmata (2001) 8 copie
La visitatrice (2000) 8 copie
L'ereditiera veneziana (1989) 7 copie
La quinta stagione (1987) 7 copie
I rapporti colpevoli (1992) 7 copie
Il gatto Martino (2001) 7 copie
La citta di Miriam (1972) 6 copie

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Recensioni

Oggi si celebra il Giorno del Ricordo per “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”: tuttavia, fin dalla sua nascita, questa giornata si è rivelata piuttosto smemorata, revisionista e molto lontana da ogni accuratezza storica.

Nel mio piccolo, per ovviare a qualunque “svista” vi capiti di sentire in questa giornata, vi consiglio questo bellissimo speciale che Internazionale pubblicò lo scorso anno, la consultazione degli articoli di Giap sotto il tag foibe e questo piccolo riassunto della faccenda uscito su Huffington Post.

Inoltre, visto che questo è un blog che parla di libri, vi consiglio di leggere Materada di Fulvio Tomizza, che visse in prima persona gli eventi di Istria (Materada era proprio il suo paese d’origine).

Già dalle prime pagine possiamo renderci conto che la retorica del Giorno del Ricordo poco si confà alla realtà dei fatti e che nessuno slogan politico potrà rendere giustizia alla complessità di una terra di confine come quella di Istria, dove le culture di mescolavano in maniera così naturale che solo l’ottusità della violenza istituzionalizzata poteva distruggere quella pace.

Non si ricava alcun sentimento di amor patrio leggendo Materada: è un romanzo che trasmette un grande squallore. Tomizza inizia il romanzo così: La guerra tutti l'abbiamo provata, e anche la Liberazione che si portò dietro altri lutti e altre miserie. È un incipit che mi ha colpito molto ed è la lunghezza entro la quale si dipaneranno le vicende del protagonista, Francesco, italiano con un cognome slavo, partigiano (di quelli che oggi vorrebbero farci credere fossero solo “stranieri cattivi”), bilingue e vittima degli italiani furbi, di quelli che riescono sempre a girare la frittata (e le leggi) a loro favore, e carnefice di quelli più poveri, di quelli che non hanno nulla e cercano di andare avanti come possono.

«[…] Ero diventata come un chiodo e poi ho capito che neanche tu eri meglio di tua madre e non mi meritavi, anche se non avevo né manzi né terre. E volevi anche tu avere e avere, e non ti importava di altro. Sì, ero troppo povera per voi. [...]»

Non fatevi fregare dalla propaganda revisionista.
… (altro)
 
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lasiepedimore | 2 altre recensioni | Jan 11, 2024 |
Un libro lento ma profondissimo, semplice ma intenso di emozioni, quasi un libro di storia.
La narrazione in prima persona del cappellano di una piccola chiesa dell'entroterra istriano. Il XX secolo di quell'angolo di Europa raccontato in prima persona da un uomo devoto, che cresce, si innamora ed invecchia osservando il mondo che cambia intorno a lui. E peccato che la storia si ferma al 1975. C'è da chiedersi cos'altro il buon Martin avrebbe potuto raccontare. E' un libro doloroso e dolcemente malinconico che fa riflettere sulla vita e sul tempo che passa. Un libro che si colora con l'alternarsi delle stagioni e la narrazione di una vita popolare che forse non esiste più. Commovente… (altro)
 
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GabrieleSc | 2 altre recensioni | Dec 19, 2021 |
Un'ipotesi dell'autore - una giustificazione per un modo di raccontare così allusivo - è che questo libro potrebbe servire da guida per un amante di percorsi incongrui. E vi è certo dell'incongruo in questa ricerca di un amico disperso, ombra di un passato segnato - s'indovina - da una qualche definitiva rottura; in quest'India conosciuta solo nelle camere d'albergo, negli ospedali, e che pure balugina attraverso i colloqui essenziali con profeti incontrati sui pullman, con gesuiti portoghesi, con gnostici di una società teosofica.… (altro)
 
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kikka62 | 2 altre recensioni | Mar 18, 2020 |
Bel romanzo degli anni '70, che descrive, attraverso gli occhi di un sacrestano, la vita di un paesino del Carso dall'inizio del '900. Bei personaggi, tanti, belle descrizioni: un po' lento ma rende benssimo l'idea del tempo, del lavoro e della vita del periodo.
 
Segnalato
sbaldi59 | 2 altre recensioni | Aug 9, 2018 |

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