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Leo TolstoyRecensioni

Autore di Anna Karenina

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Recensioni

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NonnaLuisa | 40 altre recensioni | Mar 7, 2024 |
Ci sono due elementi che mi impediscono di amare alla follia Guerra e pace: il primo riguarda i personaggi, mentre il secondo ha a che fare con le idee di Tolstoj (e non solo perché ha scritto tipo duecento pagine su quanto fosse detestabile Napoleone: avremmo capito anche con meno pagine che non lo sopportava, ecco).

Sul primo punto, devo dire di essere una lettrice in cerca di personaggi ribelli: leggermi millequattrocento pagine di gente che si fa milioni di problemi nel cercare di aderire all’ideale che in quel momento le sembra il paradigma al quale aspirare mi ha fatto venire il latte alle ginocchia. Tra Pierre e Bolkonskij non so chi avrei strozzato più volentieri (e mi fa molto ridere il fatto che nell’introduzione alla mia edizione si affermi che Pierre è il personaggio che più di tutti attira le simpatie dellǝ lettorǝ).

Sulle idee di Tolstoj – manco a dirlo – ho trovato insopportabile, e a tratti addirittura ridicolo, il determinismo che permea Guerra e pace. Voglio dire, Pierre non ha sposato Hélène perché era scritto che doveva andare così; l’ha sposata perché è un coglione che dovrebbe smettere di usare il destino come scusa per giustificare qualunque bischerata gli capiti di fare.

In secondo luogo, la concezione delle donne di Tolstoj è terrificante. Lo so che è un romanzo dell’Ottocento e badabim e badabam, ma a volte la ragione non è sufficiente a farti passare il fastidio provato davanti a ciò che stai leggendo. Penso che il personaggio che ha attirato di più la mia simpatia sia Natasha: prima con la faccenda con Bolkonskij, che mi è sembrata molto surreale; poi con l’uomo che finisce per sposare – mamma mia, che tristezza.

Eppure, nonostante tutto questo, ho macinato pagine su pagine di Guerra e pace senza particolari difficoltà perché la capacità di Tolstoj di caratterizzare i suoi personaggi è tale da far passare in secondo piano ogni discrepanza e da farteli ricordare anche se sono una miriade. Quindi il mio consiglio è di leggerlo, senza paura per la mole (Tolstoj scorre come l’acqua) e senza temere i pippotti su Napoleone (che a una certa sembrano mattonate sulle dita dei piedi, ma poi finiscono, dai).
 
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lasiepedimore | 459 altre recensioni | Jan 12, 2024 |
Uno dei romanzi più belli che abbia letto nella mia vita, è narrato da vari punti di vista e le storie di numerosi personaggi si avvicendano e si intrecciano.

Innanzi tutto abbiamo Dolly e Stiva, moglie e marito in crisi dopo una scappatella di lui. Faranno la pace, ma a che scopo? Certo, la loro unità familiare sarà preservata agli occhi dei loro figli e della società, ma la felicità non albergherà più tra di loro. Vedremo quindi una donna che si butta anima e corpo nell'educazione dei figli, addolorandosi oltremodo quando questa non sortisce i risultati desiderati. E avremo un uomo, Stiva, che persevera impenitente nelle sue avventure extra-matrimoniali, dilapida il patrimonio ed è in tutto e per tutto membro della corrotta alta società russa.

Abbiamo poi Levin e Kitty. Anime candide e semplici, mostreranno al lettore la felicità che deriva dal focolare e dalla vita essenziale di campagna. A Kitty è sufficiente l'amore del marito, vederlo felice ed esserne felice. E per Levin la vita di società, i giochi della politica, certe disquisizioni filosofiche saranno incomprensibili perché non necessari allo svolgimento della vita quotidiana.

E poi c'è lei, Anna Karenina, il personaggio assolutamente più potente e indimenticabile del romanzo. Sposata con un uomo rispettabile, si innamorerà di Vronskij di un amore proibito e così assoluto da spingerla ad abbandonare marito e figlio. E tuttavia, sarà un amore che le porterà tanto dolore: per la lontananza dal figlio, per i giudizi moralisti della società contro la sua scelta, per il marito odiato e allo stesso tempo rispettato per le sue decisioni, per la perdita dell'onore e di tutto ciò che una donna potesse possedere di prezioso. La potenza della sua figura, incapace di convivere con la falsità come fanno Dolly e Stiva e altrettanto incapace di trovare la pace come Levin e Kitty, domina e regna sulle storie di tutti gli altri, la sua luce vi seguirà durante la lettura e vi farà interpretare ogni evento in funzione della sua infelice situazione.
Ma alla fine l'oscurità offuscherà il suo splendore, il suo amore totalizzante e assoluto per Vronskij finirà per cercare di risucchiarlo nelle sue spire. Determinato a mantenere la sua indipendenza da uomo, Vronskij, pur amando Anna con tutto se stesso, cercherà di sfuggire a questa eccessività d'amore. E Anna, che ormai sente di non avere più nulla, sarà davvero una donna perduta, ma non prima di aver capito il senso della vita, la vita che le sembra gretta, piena d'odio e di bassi appetiti. Un senso che non è dato sapere razionalmente ai vivi, come scoprirà lo stesso Levin.
 
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lasiepedimore | 631 altre recensioni | Jul 31, 2023 |
Io e Guerra e pace

Era il 1982, ero alle medie, e la mia professoressa di italiano aveva questa strana pretesa: che leggessimo un tot di libri all’anno e che ci facessimo una scheda di lettura. A me leggere è sempre piaciuto, ma essere obbligato a fare una scheda di lettura no. Oggi per ogni libro che leggo faccio un comizio, che altro non è che una scheda di lettura, e lo faccio perché non ne sono obbligato. All’epoca accadeva il contrario, ero obbligato e non facevo le schede di lettura. L’unico modo per non fare una scheda di lettura era non leggere. E infatti alle medie lessi pochissimo. Ma non potevo dire che non leggevo e basta. Bisognava trovare una scusa. In biblioteca mi imbattei in questo tomo gigante, forse avevo sentito da qualcuno che era un caposaldo della letteratura mondiale, si parlava di guerre napoleoniche, argomento quanto mai noioso per un adolescente in seconda media. Bene. Inizio questo, è lunghissimo, la prof mi darà il tempo necessario, non lo finirò mai perché noiosissimo, ma intanto l’anno scolastico finirà. E così fu. Non credo di essere andato oltre pagina 100.

Siamo a fine 2019, novembre o dicembre, non ricordo esattamente. Sul socialino si inizia a parlare di Guerra e pace, che è un romanzo bello, importante, che è così e cosà, che c’è una traduzione moderna di Emanuela Guercetti e cose così. Mi procuro l’edizione digitale da MLOL, la inizio, mi piace e prendo l’edizione cartacea. Era il 4 dicembre 2019. Dopo 10 mesi – o 38 anni, fate voi – nonostante la professoressa di italiano delle medie e nonostante il lockdown che mi ha inspiegabilmente bloccato la lettura, posso dire di essere arrivato alla fine. Ne è valsa la pena.

Perché guerra e pace è difficile

Paradossalmente non è la sua lunghezza la difficoltà di questo romanzo. Ho letto libri altrettanto lunghi senza grandi difficoltà e molto velocemente. (Un saluto al ciclo della Fondazione di Asimov.) Né lo è il suo stile, che la traduzione della Guercetti lo rende tutto sommato un romanzo moderno e attuale. Nemmeno i comizi dell’autore (ne parlo dopo) sono un problema, visto che in genere mi sono piaciuti. Nonostante questo, mi è sembrato non finisse mai.

Ci sono le parti in francese, perché all’epoca il francese era la lingua internazionale che faceva cultura, e le parti in francese non sono tradotte nel testo e la traduzione non è a fine pagina, ma a fine libro. Molto scomoda.

Ci sono una infinità di personaggi, storici e immaginari, e ogni personaggio ha una miriade di grafie diverse, vezzeggiativi, francesismi, varianti. L’edizione Einaudi mette all’inizio del primo volume un elenco di quelli principali. Dati i personaggi poi ci sono le relazioni fra di loro. Ho messo tutto su un foglio di carta e dopo il primo volume avevo un groviglio inestricabile di linee. Un immenso scarabocchio.

Ci sono una infinità di luoghi geografici. Qualcuno li ha messi in una mappa, ma vi sfido a unire i puntini mentre leggete. Molto presto mi sono rassegnato a non sapere dove si svolgevano i fatti, a parte Mosca e Pietroburgo che sono luoghi facilmente rintracciabili su qualsiasi cartina.

Sono descritti molti eventi storici e alcuni di questi necessitano di un ripasso, di chiarimenti. Le note non aiutano. Santa Wikipedia ha provveduto spesso alla mia ignoranza. San Barbero ha chiarito altri aspetti, cercate Napoleone e Guerra e pace assieme al nome di Barbero su YouTube. Sono conferenze lunghe, ma necessarie per capire meglio.

Ci sono molti comizi esistenziali, filosofici e storici in mezzo al racconto di fantasia del romanzo. Personalmente non li ho trovati pesanti, ma a qualcuno questi comizi potrebbero apparire indigesti.

Nonostante tutto questo il romanzo è moderno, avvincente, molto bello.

Il romanzo

“Non è romanzo, non poema, tanto meno cronaca storica.” così dice Toltoj nel poscritto che trovate nell’edizione di LiberLiber. In effetti è un miscuglio di tutto questo. Le parti storiche sono romanzate e inserite in un disegno di fantasia più ampio. Con la sensibilità odierna, comunque, lo possiamo tranquillamente catalogare nel romanzo storico.

Il romanzo racconta le vicende di cinque famiglie di nobili russi (Bezùchov, Bolkónskij, Drubeckój, Kuràgin e la famiglia Rostov) fra il 1805 e il 1820. Sullo sfondo le guerre napoleoniche contro la Russia fino alla conquista di Mosca del 1812 e la conseguente ritirata. I Rostov, i Bolkónskij e i Bezùchov la fanno da padroni nel racconto e di queste famiglie si parla nell’epilogo del romanzo.

La Guerra nel titolo sono appunto gli avvenimenti storici, descritti con molto realismo e in modo molto verosimile (l’autore è stato ufficiale nell’esercito). Tutti gli eventi storici appaiono come guidati da una necessità, da leggi storiche. I personaggi storici non hanno nessun grado di libertà: possono fare solo quello che poi fanno.

La Pace nel titolo sono le vicende personali dei personaggi immaginari. La loro profondità ce li fa conoscere nell’intimo, la loro libertà è maggiore anche se si perde nelle necessità storiche.

L’Epilogo parte seconda è di fatto un saggio storico filosofico: cosa muove gli uomini? Cosa è la storia? Gli uomini sono liberi o vincolati a necessità materiali? Una riflessione molto moderna, dove si intravedono sullo sfondo le riflessione filosofiche del tempo, dal marxismo nascente, alla rivoluzione darwiniana. Vi ho anche visto un possibile spunto per la psicostoria di Asimov, sarebbe bello sapere se Asimov avesse in mente (anche) Guerra e pace quando iniziò a scrivere della sua Fondazione. È inutile che qui vi dica altro, che non sono certo degno di fare un riassunto di queste riflessioni tolstoiane.

Non mi resta che augurarvi buona lettura.
(Io spero di rileggerlo una seconda volta.)
 
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ilcomizietto | 459 altre recensioni | Oct 17, 2020 |
Di tutte le opere di Tolstòj successive alla "svolta" spirituale del 1880 "La sonata a Kreutzer" è sicuramente la più drammatica, lacerata, interessante, nelle sue contraddizioni e nei suoi furori. In questo romanzo breve Tolstòj si gettò fino in fondo; travolse tutte le difese moralistiche, le cautele personali, le correnti regole narrative per affrontare, con feroce sincerità, il tema della sensualità - della necessità di sottrarsi a essa, di "vincere" la carne - proprio nella sua più comune e "legalizzata" manifestazione: il matrimonio.
 
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kikka62 | 39 altre recensioni | Mar 18, 2020 |
In una piccola città di provincia russa, nel 1828, giunge per caso il conte Fëdor Turbin, chiassoso ufficiale della guardia.
Nei pochi giorni in cui rimane nella cittadina salva dal disonore Il'in, un altro ufficiale che ha perso al gioco, si fa
prestare del danaro da Zaval'ševskij, uno snob locale, ma non glielo restituisce, seduce la giovane e bella vedova Anna
Fëdorovna, sorella di Zaval'ševskij, senza preoccuparsi della reputazione di lei.
Vent'anni dopo, nella stessa cittadina, giunge il figlio di Fëdor Turbin, anch'egli capitano degli ussari, e viene alloggiato
nella casa di Anna Fëdorovna. Turbin figlio è compito, educato, ma alquanto meschino e maldestro. Conoscerà Liza Fëdorovna,
 
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kikka62 | Mar 18, 2020 |
Romanzo molto bello. Lentissimo, con le scene che cambiano dopo pagine e pagine. Descrizioni della Russia spettacolari, con queste steppe immense solate da cavalli nella neve. La storia, in sè e per sè, si chiuderebbe in 100 pagine.
Il colpo di scena, lei che si butta sotto il treno, non è tipico del periodo. Con lui che rimane con il bambino....
 
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sbaldi59 | 631 altre recensioni | Mar 14, 2020 |
La novella offre degli importanti spunti di riflessione su temi sempreverdi come la carnalità, la gelosia e l'amore in quasi 30 corti capitoli che esplorano la storia d'amore tra un uomo e sua moglie intrecciandosi con la gelosia di lui e la crescente civetteria di lei. Nonostante i temi controversi Tolstoj riesce a mantenere il suo stile e a non essere volgare, almeno secondo moderni standard.
 
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Aimapotis | 39 altre recensioni | Sep 8, 2018 |
"Guerra e pace"di Leone Tolstoi Biblioteca Moderna Mondadori, 3a edizione 1951
volume primo pagg 416
volume secondo pagg 444
volume terzo pagg 475
volume quarto pagg 413
totale pagg. 1748
(buttatti sulle pagine, dicono...)
un'impresa titanica, e per me un percorso personale: i libri, del 1951, erano di mio nonno materno, che non ho mai conosciuto e che è morto nel 1952, non so nemmeno se ha finito di leggerlo, infatti il IV tomo è praticamente intonso (e ciò mi ha fatto molta impressione)
Come commentare "Guerra e Pace"?
Sinceramente non so: come ho detto nelle impressioni spicciole di lettura, c'è il mondo dentro. Quel che ho capito è che noi oggi lo leggiamo come un romanzo mentre Tolstoj voleva scrivere un saggio e le storie dei Besuchov, dei Rostov e dei Bolkonskj per lui sono state solo uno strumento per analisi storiche, politiche, filosofiche e morali
 
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ShanaPat | 459 altre recensioni | Jul 1, 2017 |
Guerra e pace è considerato il libro-mattone per eccellenza, sinonimo di pesantezza e prolissità. Con questi pregiudizi in mente mi sono approcciata al romanzo con timore quasi reverenziale, ma quello che mi sono trovata davanti è stato un libro profondo, ma non difficile; imponente, ma non verboso. E' un'opera monumentale, densa di riflessioni sulla storia, sulla natura degli uomini e sul destino dei popoli, ma allo stesso tempo i personaggi sono vividi e le loro vicende appassionanti: seguiamo il principe Andrej sui campi di battaglia, facciamo nostri i dubbi di Pierre, palpitiamo insieme a Natasha al suo primo ballo.
Guerra e pace è molto più di un romanzo e sarebbe riduttivo giudicarlo solo come tale: è un'epopea, un trattato di storia, ma soprattutto una dichiarazione d'amore viscerale alla Russia, ad un popolo grande nella sua semplicità, che col suo spirito indomito è riuscito nell'impresa che non è riuscita all'esercito dello zar, ossia sconfiggere Napoleone.
Naturalmente su quasi 1500 pagine è normale ci siano cose che ho apprezzato meno di altre: ad esempio le riflessioni dell'autore non sempre le ho trovate condivisibili, e le 30 pagine finali dell'epilogo forse sono un po' troppo tecniche ed a mio modesto parere non aggiungono nulla all'opera, ma nel complesso è stata una lettura che mi ha arricchito e che lascerà il segno.½
 
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Lilirose_ | 459 altre recensioni | Feb 27, 2017 |
Non si può negare che la mole e la fama inducano timore, eppure questo è un libro dal quale è facile farsi avvolgere, trascinati dalla scrittura leggera e non di rado arguta (almeno per quanto riguarda la parte narrativa) in un mondo lontano abitato da personaggi che vengono raccontati esprimendo un’umanità tale che è impossibile rimanere insensibili ai loro destini. Un simile coinvolgimento riesce a rendere minima la seccatura dei dialoghi in francese – la lingua della aristocrazia russa del tempo che costringe spesso a correre alle traduzioni poste a fondo volume – e in pratica a ignorare quelli che altrove sarebbero difetti, come i personaggi abbandonati quando non servono più (la signorina Bourienne, Vera Rostova e il marito Berg, i Drubeckoj, il caso macroscopico di Héléne Bezuchova) oppure le forzate coincidenze che iniziano a contraddistinguere molte svolte mentre ci si avvicina alla conclusione. Lo scrittore dipinge così un grande affresco che rievoca un passato per lui recente, intrecciando le vicende di alcune famiglie della piccola e media nobiltà (i cui componenti riecheggiano sovente i consanguinei dell’autore) sullo sfondo dei tragici avvenimenti che contrassegnano le guerre napoleoniche di principio Ottocento raggiungendo il proprio apice e l’inizio della propria fine nella presa di Mosca. Nei libri iniziali, c’è una netta distinzione tra le parti dedicate al fiume tranquillo della vita quotidiana e alla concitazione dei campi di battaglia: nel prosieguo, al contrario, i due aspetti si alternano in modo più dinamico man mano che gli eventi bellici si avvicinano fino a toccare l’esistenza dei protagonisti. Il complesso contribuisce a creare una tensione crescente che neppure le pedanti dissertazioni sulla storia riescono a rovinare: da un certo punto in poi, difatti, Tolstòj si fissa sull’esigenza di dimostrare la sua teoria sull’ineluttabilità degli accadimenti nei confronti delle azioni del singolo, sia pure egli Napoleone o la zar, e alcuni capitoli, per non parlare del secondo epilogo, finiscono per risultare avulsi dal resto oltre che pesanti da digerire. Si tratta però, sebbene l’autore la pensasse in maniera diversa, di un aspetto secondario al confronto della vera forza del romanzo che sta nella costruzione di psicologie a tutto tondo che vengono definite più attraverso l’azione che la riflessione: prendono vita per questa via persone con i loro pregi e i loro difetti in una galleria di ‘gente comune’ da cui sono banditi ogni protagonismo o elevazione al disopra del gruppo. Il discorso vale per le figure minori, tra le quali spicca il ‘buon contadino’ Platon Karataev, come per le molte principali, tutte impegnate alla ricerca di un senso della vita che solo le incombenze della vita stessa finiranno per fornire: gli idealismi di Andrej, i tormenti più terra-terra di Nikolaj, la tortuosa vicenda umana di Pierre (ovvero ‘anche i soldi non danno la felicità’), l’ingenuo entusiasmo di Nataša e l’atteggiamento sottomesso di Maria trasformati dallo scorrere del tempo sono solo gli esempi più in evidenza, giacchè una volta iniziato l’elenco si rischierebbe di non vederne la fine. All’inizio i caratteri preminenti sono adolescenti o poco più alle prese con una generazione di padri assai poco accomodante (solo l’amabile ma debole conte Rostov fa da contrappeso ai dispotici vegliardi Bezuchov e Bolkonskij) mentre in conclusione abbiamo di fronte degli adulti intenti a discutere il futuro proprio e del proprio mondo: in mezzo ci sono amori fortunati e sfortunati (o semplicemente rubati), incroci sentimentali, personaggi arrivisti o arroganti, ricevimenti e lunghi viaggi per le campagne dominate ancora dalla servitù della gleba nonché un imponente numero di scene madri distribuite con una certa equanimità. Le morti di giovani e vecchi, la rivolta dei contadini, Pierre nella Mosca invasa tra incendi e fucilazioni fanno parte di una ben più lunga lista, affiancati peraltro da alcuni ‘larghi’ di pari efficacia, come la vacanza in campagna, natalizia e innevata, dei ragazzi Rostov oppure il lungo episodio della caccia; a fare da contrasto, vi sono le grandi scene di massa delle battaglie di Austerlitz e Borodino, con la dolente umanità dei soldati sacrificata alla trombonaggine della maggior parte dei loro comandanti, con quasi la sola eccezione di Kutuzov, impegnato a navigare sottotraccia affinchè gli eventi lavorino per lui. Nella narrazione dell’invasione del 1812 si avverte più di un pizzico di orgoglio nazionalistico, ma il giudizio sulla guerra rimane netto: l’impressione è però che ciò che importa davvero a Tolstòj siano gli esseri umani, le loro interazioni e il loro sviluppo (o non-sviluppo) spirituale, argomenti qui analizzati con una profondità e una vastità difficile da trovare altrove senza che questo vada mai a scapito del piacere di raccontare.
 
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catcarlo | 459 altre recensioni | Dec 1, 2016 |
Guerra e pace è un monumentale romanzo storico che rappresenta un punto di snodo per la cultura dell’ottocento. Un romanzo che parte dalla storia di due famiglie dell’aristocrazia russa, i Bolkonskij ed i Rostov, e per questo, collocabile nell’ambito dell’ampia produzione letteraria sulle saghe famigliari, ma che racconta l’Europa ai tempi delle invasioni napoleoniche e che per questo si colloca all’interno della categoria del romanzo storico. In realtà guerra e pace è talmente intenso e pregno di significati che rappresenta un’opera unica anche nei limiti dei tentativi di Tolstoij di entrare in complessi temi filosofici; limiti di cui si ha ampia evidenza nel secondo epilogo. Ma è proprio la discesa in terra dell’autore che rende quest’opera essenziale per la letteratura mondiale, la visione sociale della storia di Tolstoji sottrae agli eroi la prevalenza per attribuirla alla società, sono le persone che fanno la storia, questo il messaggio, poco sublimale, dell’autore. La vastità del romanzo non incide sul piacere della lettura, lo stile sobrio della narrazione facilità il compito al lettore che si trova davanti non una storia, o delle storie, ma la Storia, in un periodo di grande fermento sociale e culturale. Il breve saggio finale di Heinrich Boll è perfetto nella sua essenzialità, perché per un lavoro del genere non servono sintesi, ma solo meditazione.
 
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grandeghi | 459 altre recensioni | Feb 9, 2016 |
Incipit:

Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo. In casa Oblonski tutto era sossopra. La moglie aveva scoperto una relazione amorosa del marito con una francese che era stata istitutrice in casa loro, qualche tempo prima, e gli aveva dichiarato che non poteva più vivere con lui sotto lo stesso tetto. Questa situazione durava da due giorni e si faceva sentire in modo penoso, tanto dai due coniugi quanto dagli altri membri della famiglia e sinanche dal personale di servizio. Tutti provavano l'impressione che la loro vita in comune non avesse più senso e che l'unione della famiglia e dei familiari di casa Oblonski fosse più effimera di quella delle persone che si trovavano casualmente riunite in qualsiasi albergo. La moglie non usciva dalle sue stanze; il marito era sempre fuori; i bambini correvano per la casa abbandonati a se stessi; l'istitutrice inglese aveva litigato con la governante e aveva scritto a un'amica pregandole di trovarle un altro posto; la sguattera e il cocchiere si erano licenziati.

In fondo Anna Karenina è la storia di tante famiglie ed inizia con la scoperta di un tradimento e di una crisi coniugale, che sarà superata grazie all'intervento pacificatore di Anna nei confronti della moglie del fratello fedifrago. Proprio Anna, venuta a Mosca in visita al fratello, si troverà travolta da una storia d'amore, intensa e piena di passione, con il bel ufficiale Vronskij, iniziata proprio in occasione di quella visita, nel corso del ballo a casa degli Oblonsky. Sarà la famiglia di Anna a diventare "infelice" ed i rapporti con il marito saranno sempre più conflittuali, fino alla rottura. Ma anche la nuova famiglia di Anna con Vronski, il sogno romantico di un nuovo amore, è destinata a finire con una conclusione tragica: il suicidio di Anna con la scena del treno che si riallaccia a quella, all'inizio del romanzo, quando Anna, arrivata alla stazione di Mosca, assiste alla morte di una persona sotto le ruote del treno,

Quindi, "famiglia infelice" quella di Stepan Oblosnsy (fratello di Anna) e marito di Dolly, anche se si tratta di una infelicità fatalisticamente accettata, grazie alla rassegnazione della moglie; "famiglia infelice" quella di Anna e del marito Karenin, con il figlio che, di fatto, Anna abbandona; "famiglia infelice", tranne il periodo di iniziale passione, quella "nuova" di Anna e di Vronsky, con qualche parentesi di serenità vissuta lontano dalla Russia.

C'è, tuttavia, una famiglia felice: quella di Levin e di Kitty, che, alla fine, coroneranno il loro sogno d'amore. Ma non è una felicità sdolcinata, passionale e scontata: è una felicità legata alla semplicità della vita in campagna, a continue meditazioni, ai confronti con le difficoltà e, anche, alla volontà di Levin (Tolstoj) di diventare migliore, di mettersi sempre in discussione e di autocriticarsi.

Nel romanzo, i protagonisti sono due: Anna, che si macera nella sua insoddisfazione, eroina tragica di una vita irrisolta e Levin, l'eroe positivo con le sue debolezze e nei suoi dubbi.

Personaggi:

Stepan (Stiva) Arkadic Oblonsky, ufficiale civile, marito di Darja (Dolly) Alexandrovna, fratello di Anna Karenina

Darja (Dolly) Aleksandrovna, moglie di Stepan (Stiva) Arkadic Oblonsky, sorella di Katerina (Kitty) Aleksandrovna-Scerbackaja

Konstantin Dimitric Levin, innamorato e poi marito di Katerina (Kitty) Aleksandrovna-Scerbackaja

Katerina (Kitty) Aleksandrovna-Scerbackaja, sorella di Darja (Dolly) Aleksandrovna

Sergej Ivanovich Koznystev, fratellastro di Konstantin Dimitric Levin

Nikolajv, fratello di Konstantin Dimitric Levin e di Sergej Ivanovich Koznystev

Anna Karenina, sposata con Aleksei Aleksandrovic Karenin

Aleksei Aleksandrovic Karenin, marito di Anna

Sereza, figlio di Anna Karenina e di Aleksei Aleksandrovic Karenin

Aleksej Kirillovic Vronskij, amante di Anna Karenina

Anna, figlia di Anna Karenina e di Aleksej Kirillovic Vronskij

Elizaveta (Betsy), amica di Anna, cugina di Aleksej Kirillovic Vronskij

Lidija Ivanovna, amica di Aleksei Aleksandrovic Karenin

Temi

Ipocrisia: l'adulterio è permesso, anzi accettato, purchè rimanga nascosto
Gelosia: presente in tutte le relazioni (Dolly/Stepan; Kitty/Levin; Anna/Vlonskj), ma è nella coppia Anna/Vlonskij che assune aspetti distruttivi
Fede: al centro del personaggio di Levin, alter ego di Tolstoj
Fedeltà/Infedeltà: infedele e simpaticamente superficiale Stepan, infedele tragica, Anna Karenina
Famiglia: 3 famiglie principali
Matrimonio: unico felice quello tra Levin e Kitty
Società russa: pranzi, balli, feste, cose di cavalli, affari
Agricoltura: contadini e politica agraria, possidenti terrieri.
Viaggi: viaggio in Italia e terme
 
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ren47 | 631 altre recensioni | Aug 12, 2015 |
Ben lungi dall’essere esclusivamente incentrato sulla storia d’amore tra Anna e Vronskj, questo romanzo traccia l'imponente affresco di una società e di un periodo storico, toccando temi – contingenti e universali – di natura politica, religiosa, etica, e mettendo in scena una schiera di personaggi vividi e rappresentativi delle più varie situazioni.
Su tutti emergono Anna e Levin, le due figure immense e titaniche del romanzo, che, se pure in modi e con esiti diversi, prendono le distanze dall’imperante mediocrità e accondiscendenza alle cosiddette regole del vivere civile praticate dall’alta borghesia del loro tempo.
Il tema amoroso, sentimentale o familiare, si precisa attraverso tre vicende diverse e per molti aspetti contrapposte : quella di Stiva e Dolly, quella di Kitty e Levin e quella di Anna e Vronskj, alla quale le altre due servono quasi da contrappunto per meglio svilupparne gli aspetti e le implicazioni.
La questione primaria su cui immancabilmente si concentra l'attenzione della critica è se Anna sia da considerare colpevole e se nelle intenzioni dell’autore la sua fine costituisca una equa pena per il "peccato" che ha commesso.
Personalmente ritengo che Anna sia più che altro una vittima, innanzi tutto della sorte, che le pone dinanzi un marito arido, ottuso e presuntuoso e un amante fatuo, immaturo e senz'altro inadeguato all'intensità del sentimento di cui è oggetto. In secondo luogo, Anna è vittima delle convenzioni sociali e dell'ipocrisia dell'ambiente in cui vive, dove l'adulterio è ampiamente praticato, tollerato e perfino ammirato, purché non vada ad intaccare le apparenze, ossia non provochi scandalo. Anna è una donna fuori del comune: bella, colta, intelligente, brillante, raffinata e ricca di fascino; è impossibile restare indifferenti di fronte a lei e Vronskj ne è incantato fin dal loro primo incontro. Ma quella che per lui è soltanto una conquista, pur se prestigiosa, per Anna è l'incontro con l'amore assoluto, esclusivo, fatale che potrà condurla soltanto alla pazzia o alla morte. In realtà c'è qualcosa di puerile e irrazionale nelle motivazioni del suo gesto estremo, ma è proprio in ciò che il suo amore si sublima e diviene Mito.
Lettura imprescindibile e grandiosa.
 
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Ginny_1807 | 631 altre recensioni | Aug 23, 2013 |
Ritengo che un titolo più adatto a quest'opera sia "Le pare di Levin (ma anche di Kitty e di Anna)". Infatti, è lui il vero protagonista del romanzo, il personaggio che viene maggiormente raccontato. Di lui sappiamo praticamente tutto: la sua vita da scapolo prima e da ammogliato e padre poi, le sue pene, come la pensa sulla società russa, sui metodi di conduzione di un latifondo e sul senso della vita e della religione (cristiana). E l'Anna Karenina del titolo dove sta in queste quasi 900 pagine? Ogni tanto fa un breve apparizione, mai più di qualche capitolo consecutivamente e mai un'intera parte dedicata a lei. Sebbene all'inizio mi piacesse come personaggio, mi è scaduta enormemente man mano che la narrazione proseguiva (vogliamo parlare della fine che l'autore le fa fare??ne vogliamo parlare??forse meglio di no...non roviniamo la sorpresa a chi non l'ha ancora letto). Gli altri personaggi sono un po' superflui (ma come caro Tolstoj!Mi hai rotto le scatole per pagine e pagine su quanto fosse bella, buona e brava Varenka - tanto per nominarne uno- e poi non me la nomini più e me la fai sparire nel nulla?!che personaggio inutile!). So che da questa recensione si ha la sensazione opposta, però in fondo il libro mi è piaciuto!Molto in fondo...
 
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Stefychi | 631 altre recensioni | Jan 23, 2013 |
"In Anna Karenina è rappresentata la colpa come ostacolo, anzi come barriera invalicabile al raggiungimento della felicità. Accanto ad Anna e a Vronskij, che non possono essere felici insieme, vediamo come Levin e Kitty ottengono in fondo con facilità, nonostante qualche dibattito interiore, quello che è negato agli altri due: ma Kitty ha saputo dimenticare Vronskij e, rinunciando a lui, rinunciare agli ideali poetici, ricchi di fascino e di bellezza esteriore, ricchi di pregi mondani, della sua giovinezza. Rinunciando a questi ideali, Kitty scopre che la realtà usuale e consueta, lungi dall'essere meschina e squallida, è assai preziosa e bella. È questa la storia di molti personaggi di Tolstoj". (Natalia Ginzburg)
 
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Cerberoz | 631 altre recensioni | Feb 21, 2012 |
La cedola falsa inizia un ciclo e lo chiude!
 
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zinf | 3 altre recensioni | Feb 21, 2012 |
Ho apprezzato la scrittura di Tolstoj: questo è il primo dei suoi romanzi che leggo. Mi ha colpito il suo modo caratteristico dove i suoi personaggi, soprattutto il protagonista, Olenine, si stupisce della natura, del creato, della semplicità di vita del popolo cosacco. La storia di amore è appassionante, a tratti stucchevole, e il finale è tutto un imprevisto... Godibile!
 
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Frahorus | Mar 21, 2011 |
Loved Levin. Although this book has been written so many years ago, It can be still topical about empty society based on appareances and human behaviour in love affair.
When you got the woman/man you have dreamed of, you soon change your own mind wanting more adventure, more freedom, someone different. In a vicious cirlcle leading to death.
 
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ikkunaprinsessa88 | 631 altre recensioni | Jan 2, 2011 |
Anna Karenina NON è il mattone che in passato ho sempre pensato che sarebbe stato. Così come gli altri classici russi, che ho letto di recente, è un romanzo scorrevole e piacevolissimo.
 
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zinf | 631 altre recensioni | Nov 23, 2010 |
Strano romanzo che disquisisce sulla caducità della vita attraverso la storia del protagonista. Esemplare la visione del malato verso i parenti vicini, i medici e il genere umano in generale.
 
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permario | 152 altre recensioni | Nov 11, 2009 |
Dopo averlo letto si comprende la Russia
 
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francescocaligiuri | 631 altre recensioni | Jun 23, 2008 |
Splendido, Magnifico, Immenso, Speciale. Non ci sono altre parole per descrivere il modo nel quale e' narrata la vicenda di Anna.
1 vota
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gipirate | 631 altre recensioni | Mar 10, 2008 |