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Sull'Autore

André Schiffrin was born in Paris, France on June 14, 1935. He received a degree in history from Yale University in 1957 and a master's degree from Clare College, Cambridge University in 1959, where he became the first American to edit Granta, the school's literary journal. He started working for mostra altro Pantheon Books in 1962. He became editor in chief in 1963 and managing director in 1969. He was fired in 1990 for a dispute over chronic losses and his refusal to accept cutbacks and other changes. In 1992, he founded the New Press with Diane Wachtell. He was the editor in chief for more than a decade and remained as founding director and editor at large until his death. He also wrote several books during his lifetime including The Business of Books: How International Conglomerates Took over Publishing and Changed the Way We Read, A Political Education: Growing Up in Paris and New York, and Words and Money. He died of pancreatic cancer on December 1, 2013 at the age of 78. (Bowker Author Biography) mostra meno

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André Gide, Jacques Schiffrin, Correspondance, 1922-1950 (2005) — Avant-propos, alcune edizioni2 copie

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André Schiffrin oltre ad essere stato uno dei protagonisti della casa editrice Pantheon Books nel 1991 ha fondato la casa editrice The new press. Un intellettuale che ha sempre visto l’editoria come un’industria culturale e che ha dovuto lottare contro lo strapotere dei colossi del settore. In questo libro, bello, sintetico, asciutto, Schiffrin esamina con puntualità le dinamiche che hanno portato l’intera editoria ad una posizione di assoluta sudditanza rispetto alla logica dei numeri, sottomettendo la qualità alla quantità. Il passaggio della proprietà delle case editrici dalla figura classica dell’editore, orgoglioso di quanto pubblica più di quanto i libri stessi gli possano rendere, a grandi società, interessate solamente al rendimento del capitale investito, ha stravolto il mercato sia nella fase a monte, i libri prodotti, che in quella a valle, eliminando dal mercato le librerie indipendenti. Ricondurre alla logica del rendimento unitario ogni singolo libro ha significato scegliere non sulla base della qualità del volume, ma unicamente su quella di vendere, di attrarre il grande pubblico, elidendo il concetto stesso di pluralismo, nicchie e diversità. Gli effetti sulla cultura e sul futuro dell’editoria, ampiamente anticipati da Schiffrin, sono evidenti ancor più oggi in Italia dove sta prendendo corpo quanto accaduto negli Stati Uniti trenta anni fa. Un libro molto bello ed indispensabile per chi si occupa a qualsiasi titolo di questa materia.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | 1 altra recensione | Dec 22, 2023 |
In questo breve saggio, di natura meramente divulgativa, l’editore francese fa tutte le considerazioni che vanno fatte in merito al rapporto tra Stato ed informazione e, più generalmente, cultura. L’approccio dell’autore è ispirato ad una matrice interventista, considerando la tutela del pluralismo e della cultura in genere un fattore essenziale per la democrazia. Schiffrin parte da considerazioni di ordine generale e poi verifica le diverse tipologie di interventi presenti nei diversi Paesi analizzati, chiaramente la parte del leone la fa la Francia. Non mancano alcuni passaggi abbastanza banali che abbassano il livello del ragionamento che, comune, nel complesso appare sempre logico. L’analisi riguarda l’industria editoriale, libraria e del cinema con la rappresentazione di diverse casistiche che, comunque, rendono più chiaro il ragionamento dell’autore al lettore. Ottima la postfazione di Guido Rossi che, a mio avviso, è uno dei più lucidi intellettuali italiani.

Recensione del 17 settembre 2021
Rileggo questo breve saggio di Schiffrin a distanza di qualche anno, in occasione delle mie riflessioni sull’Areopagitica. E confermo l’ottima impressione che ebbi nel corso della prima lettura. Un editore riflette sulla situazione dell’editoria nel mondo alla luce delle modifiche delle abitudini di consumo della cultura, dell’omologazione e dello strapotere delle piattaforme di diffusione dei contenuti. Schiffrin fa una ricostruzione cross mediale, analizzando editoria, cinema e televisione, anche se il focus è, per ovvie ragioni, sull’editoria; e lo fa con passione ed intelligenza, con riflessioni sempre puntuali, ricche di citazioni bibliografiche e di dati di mercato. La brevissima postfazione di Guido Rossi dà in pieno il senso del libro, la deriva del mercato che non solo trasforma la cultura in un prodotto, ma assoggetta il prodotto alle regole della finanza. Gli editori non si occupano di vendere e pubblicare libri, ma di acquistare e vendere case editrici. Le soluzioni di Schiffrin sono un tentativo intelligente di scorgere dietro il crepuscolo del presente un’ipotesi di futuro. Ma per il quale si deve combattere in maniera serrata.
… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | Oct 24, 2014 |

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