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Giampaolo Pansa

Autore di Il sangue dei vinti

69 opere 799 membri 22 recensioni

Sull'Autore

Comprende i nomi: Giampaolo Pansa, Giampaolo Pansa

Opere di Giampaolo Pansa

Il sangue dei vinti (2003) 109 copie
La grande bugia (2006) 56 copie
I nostri giorni proibiti (1996) 27 copie
Il regime (1991) 26 copie
I vinti non dimenticano (2010) 25 copie
L'Intrigo (1990) 25 copie
I figli dell'aquila (2002) 24 copie
Lo sfascio (1987) 24 copie
Prigionieri del silenzio (2004) 24 copie
I bugiardi (1992) 21 copie
Carte false (1986) 20 copie
Sconosciuto 1945 (2005) 19 copie
I tre inverni della paura (2008) 18 copie
Romanzo di un ingenuo (2000) 18 copie
Il malloppo (1989) 17 copie
Il revisionista (2009) 17 copie
Siamo stati così felici (1995) 12 copie
Le notti dei fuochi (2001) 12 copie
L'utopia armata (1992) 11 copie
Notte a Is Arenas (2010) 2 copie
Quel fascista di Pansa (2019) 2 copie
Ottobre addio 1 copia
Malloppo 1 copia

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Recensioni

Pansa torna, per l’ennesima volta, sulla guerra civile italiana e sui crimini dei partigiani. Il consueto lavoro di ricostruzione, più che revisione, di un periodo della storia italiana scritta ad una mano: quella dei vincitori. Il merito di Pansa non è quello di aver scritto questi libri. Ma di avere aperto il fronte ad una riflessione diversa. Lui l’ha potuto fare perché è stato uno dei fondatori di Repubblica, perché viene dalle retrovie degli intellettuali di sinistra. Un mondo incredibilmente chiuso su sé stesso. E l’evasione di Pansa dal recinto buono è stata vista come un reato di lesa maestà. Pansa scrive benissimo. Ma anche lui, ormai, redige lunghi elenchi delle persone uccise durante la guerra civile: ma sono elenchi. E l’altro limite di Pansa è la sua formazione. Come era massimalista prima, così lo è ora; come demoliva gli avversari prima li demolisce oggi. Senza grigi, senza sfumature; senza se e senza ma. Il miglior Pansa è stato quello del passaggio, quello dei romanzi; quello che si rendeva conto che alcune certezze meritavano dubbi, ma i dubbi non si erano trasformati in inossidabili certezze. Ora che è passato dall’altra parte ha ripreso lo stesso atteggiamento. Peccato come direbbe un altro che è convinto di avere in mano la verità.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | Aug 28, 2020 |
Ho trovato questo romanzo di Pansa ad Ascea, il solito mio ordine di lettura per dare un senso al disordine in cui per diverse ragioni mi sono trovato a dover gestire la mia biblioteca. Ricordo le letture incantate di circa venti anni fa dei libri di Pansa, soprattutto i romanzi ambientati durante il periodo della guerra civile, al secolo la resistenza. Il tema di questo libro è diverso, un amore difficile, che la vita rende impossibile tra un giornalista che si occupa di politica e la segretaria di un importante esponente del partito socialista. Il periodo è quello di tangentopoli, il mondo incantato della Milano da bere degli anni Ottanta si sta trasformando nel buio avvento del dominio della magistratura. Wanda Rosso e Giulio Gaula si sono conosciuti da bambini, provenivano da due mondi diversi ed hanno avuto due percorsi diversi. Ed è bravo Pansa a romanzare la cronaca di quegli anni. Ma a distanza di anni ho sofferto un po' il linguaggio, l’ho trovato spesso ridondante, l’abuso di termini confidenziali e gergali stancante. Ma il fatto che i gusti cambino con l’età è normale.… (altro)
½
 
Segnalato
grandeghi | Aug 2, 2020 |
Non so cosa Pansa abbia scritto dal 2006 ad oggi. Ma mi sembra che stia iniziando a parlarsi addosso. E’ un mio mito, Giampaolo mi ha accompagnato da oltre vent’anni, ho apprezzato la sua capacità di cambiare idea. E mi ha aiutato ad affrontare la vita con duttilità. Ma mi sta nascendo un terribile dubbio. Ossia che io sia un terribile ingenuo che cede alle sue leziose lezioni di etica. Il nome bestiario non mi è mai piaciuto. Ma ho sempre gustato i suoi libri, in particolare i suoi romanzi. La delicatezza delle storie, l’umanità dei protagonisti, le ambientazioni. Ed ho seguito la sua evoluzione nell’approccio alla tragedia italiana che si è consumata alla fine del ventennio. Ma ora inizia a parlare di se stesso, è autoreferenziale, attacca la sinistra con la stessa arroganza del nemico partigiano. E così Pansa mi piace di meno, molto di meno. Certo il libro si fa leggere. Ma è anche una questione di mestiere, di padronanza dell’italiano. Ma quelli sono i mezzi. La differenza la fanno i contenuti. Ed inizio a vederne di meno.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | 2 altre recensioni | Feb 3, 2020 |
La mia passione per Pansa soffre nel leggere i sui editoriali pubblicati sull’Espresso, nel bestiario. Perché le sue storie, le sue intuizioni travasate nell’attualità risentono della banalità e delle cattiverie de l’Espresso. Troppo spesso. Anche la scrittura, lo stile ne perdono. Diventa autoreferenziale anche quando cerca di dire cose diverse. La capacità di rivedere le vicende del dopoguerra si offusca quando deve parlare del nemico atomico: Berlusconi. Arrivando a fargli esaltare Di Pietro che nel ventennio sarebbe stato gerarca a colpi di olio di ricino e nel dopoguerra commissario del PCI a colpi di rivoltella. Eppure, a queste conclusioni, alla capacità di rileggere la storia ci sono arrivato anche grazie a Pansa. Ma nell’attualità lui, a mio avviso, perde la lucidità per avere un approccio obiettivo alle cose. Diventando, troppo spesso, banale.… (altro)
½
 
Segnalato
grandeghi | Jun 30, 2019 |

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