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Aaron Karo

Autore di Lexapros and Cons

9 opere 229 membri 20 recensioni

Sull'Autore

Aaron Karo is the author of the original Ruminations on College Life ezine and web site. He lives in New York City

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Opere di Aaron Karo

Lexapros and Cons (2012) 92 copie
Galgorithm (2015) 38 copie
Me You Us (2016) 8 copie
Lexapros and Cons (2012) 6 copie
Mi chiamo Chuck (2012) 4 copie

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male

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Charles, detto Chuck, ha diverse ossessioni, fisse, riti, manie, che lui chiama “routine” o “le sue cose”. Questi riti e manie consistono ad esempio nel controllare più e più volte le piastre elettriche della cucina, girare sempre 14 volte il lucchetto del suo armadietto a scuola, andare in bagno diverse volte prima di andare a dormire, abbinare il colore di Converse all' umore del giorno, oltre all' ossessione della simmetria, dell' ordine, della pulizia e tante altre cose assurde. In particolare la mania di lavarsi le mani di continuo lo spinge a cercare informazioni su Wikipedia. In questo modo si rende conto di soffrire di un disturbo ossessivo-compulsivo.
Così i suoi genitori decidono di mandarlo da una psichiatra. Grazie a questo, ma soprattutto grazie all' arrivo di Amy, una nuova ragazza che attira subito la sua attenzione, le cose iniziano a cambiare.
Chuck cercherà di guarire per lei, ma scoprirà che la cosa fondamentale è riuscire a guarire per se stesso.
Il modo di narrare è molto “moderno”, anche per l' uso di termini “giovani”. In genere queste cose mi innervosiscono abbastanza, ma in questo caso non mi è sembrata una cosa forzata, fatta apposta, anzi, mi è parsa molto naturale e anche logica all' interno del contesto.
Invece mi ha stupito il fatto che ci siano anche alcuni riferimenti che tanto moderni non sono. Cioè, penso sia un po' strano che un diciassettenne di adesso sappia dell' esistenza di cose come “Bayside school” o “Tron”. A me comunque, che sono più grandicella, questi riferimenti in particolare hanno fatto piacere. Quando ho letto “Tron” non ci potevo credere, ho dovuto rileggere la frase più e più volte! (Anche se io sono più fissata con “Tron Legacy”, che quello sì, è molto recente, piuttosto che con “Tron”).
Io di sicuro non sono ai livelli di Chuck, ma qualche ossessioncina assurda del genere che ha lui ce l' ho pure io, e forse ce l' hanno un po' tutti, quindi mi ci sono molto ritrovata in questo libro. È stato un tantino preoccupante, ma anche divertente. Allo stesso tempo è un romanzo molto dolce, in fondo positivo ed emozionante, cosa che non mi aspettavo. È carinissimo e piacevolissimo, fa provare svariate emozioni a seconda del particolare momento che Chuck sta vivendo.
… (altro)
 
Segnalato
cla86 | 11 altre recensioni | Apr 12, 2012 |
La prima volta che sentii parlare di questo libro, della trama e di un “possibile” titolo, pensai… “questo libro dev’essere mio!”
Finalmente a distanza di mesi ho avuto la possibilità di leggerlo e devo dire che ne è valsa la pena.
È un libro che ho letto in sole quattro ore, dove con ironia e semplicità, l’autore affida al protagonista, Chuck Taylor, il compito di narrare la sua storia… volevo dire il suo problema.

Chuck è un ragazzo di diciassette anni, “all’apparenza normale”, che frequenta l’ultimo anno di liceo e si annovera fra le schiere degli SFIGATI, con un unico amico a salvarlo dalla noia e della solitudine, Steve, e snobbato anche dalla sorella più piccola che ancora a distanza di parecchio tempo non gli ha accettato l’amicizia su Face Book.
Chuck non si definisce certo timido, ma semplicemente taciturno
QUOTE pag. 13
Il punto è questo. Io non sono timido, è solo che a nessuno frega una cippa di quello che penso (a parte a Steve e a mia madre, che non contano). Quindi me ne sto zitto. Ma preferirei essere timido. Essere timido ed essere silenzioso sono due cose diverse. Se sei timido vuol dire che non riesci ad aprire bocca. Se sei silenzioso significa che non vuoi farlo.

… bé fin qua non c’è niente di strano, essere taciturni è un tratto comune in molti ragazzi, se non fosse per il fatto…
… ricordate quando poco più sopra ho scritto che Chuck è un ragazzo “all’apparenza normale”?
Chuck, “stando a Wikipedia soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo”: oltre alla stramba mania de “LA CONTA DELLE PIPPE”, annotate “accuratamente” su dei post-it “accuratamente” nascosti in un cassetto della scrivania…
QUOTE pag. 7
Lo scorso anno mi sono fatto esattamente 273 pippe. Questo fa una media di 5,25 alla settimana e di 0,75 al giorno. Non so cos’è che mi impressiona di più: il fatto che mi spari così tante pippe o che ne abbia tenuto il conto per tutto l’anno.

… Chuck ha la mania di lavarsi le mani subito dopo aver toccato ogni singola cosa (dalla terra, ai muri, alle persone, alle patatine… ai soldi “soprattutto quelli a moneta”); controlla più di una volta le piastre della cucina se sono accuratamente spente per scongiurare così una perdita di gas che possa comportare la morte dei genitori e della sorella - poco importa se la sua è una cucina elettrica; fa pipì ogni cinque minuti prima di addormentarsi; deve girare ben quattordici volte la combinazione del suo armadietto prima di assicurarsi che sia effettivamente chiuso; deve fare sempre lo stesso percorso; e così via.
Ma il fatto più sorprendente è che Chuck abbia una “caterva” di Converse stipate nel suo armadio, tutte di un colore diverso e ad unica tinta… iniziando quasi per gioco anche questa, a lungo andare, è diventata una sua mania: associare il colore delle sue Converse al suo stato d’animo.
ARRABBIATO= CONVERSE ROSSE…
STANCO= CONVERSE ARANCIONI…
ANNOIATO= CONVERSE ROSA…
… bé quest’ultimo abbinamento ha sempre suscitato dei seri dubbi al padre di Chuck sul suo orientamento sessuale.
Ma basta l’arrivo in classe di una nuova compagna a sconvolgere totalmente il mondo di Chuck…
Ok! Qui mi fermo, se no rischio di raccontarvi tutto il libro.

Ragazzi! Quanto ho riso con questa storia.
È una vera chicca che ti mette di buon umore, anche se quest’ultimo è già arrivato alle ginocchia.
Questo è un libro basato soprattutto sulla forza di volontà e sull’umiltà: è vero sì, Chuck ci parla del suo problema ironizzando su di esso, quasi come a prendersi in giro, conscio del fatto che abbia un problema, quel problema, e conscio nello stesso tempo del fatto che non può venirne fuori da solo. Infatti, Chuck ammette, prima con se stesso, e poi con i suoi genitori che qual cosa non va, anzi è lui stesso che gli apre gli occhi, quasi come a chiedergli aiuto. E qua rientra l’umiltà di Chuck: mettere a nudo se stesso.
Ma riuscirà a venirne fuori anche grazie alla sua forza di volontà.
Anche se spicca il lato ironico del protagonista, è anche vero che dietro ad esso si nasconde una profonda tristezza e solitudine: Chuck evita qualsiasi contatto con gli altri soprattutto per non smascherarsi.
Ha accettato di confidarsi con i genitori e con l’amico fidato Steve, unica fonte di sfogo, ma il resto deve rimanere fuori… questo per non apparire ancora più strambo di quanto già sia.
E riecco come la società ci porta sempre a ghettizzarci e ad isolarci: chi è diverso, chi ha un minimo problema, viene tagliato fuori.
Omologazione è la parola chiave per essere accettati…
tutto il resto non conta.

Devo ammettere che alla fine qualche lacrimuccia c’è stata, ma ne è valsa la pena.

Libro…
CONSIGLIATO!!!
… (altro)
 
Segnalato
blake16 | 11 altre recensioni | Apr 7, 2012 |

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