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Nel lasciare inconclusa la lettura di questa trilogia mi ero dimenticata di quanto meravigliosa fosse la scrittura di Hobb e la sua capacità di tratteggiare personaggi così realistici e umani che sembra assurdo non esistano davvero. È stata una lettura talmente immersiva che, nonostante le quasi ottocento pagine, ho finito il libro in una settimana.

È difficile rallentare il ritmo della lettura quando il tuo cuore sanguina per i personaggi, quando devi sapere se questa volta riusciranno a salvarsi, se hanno davvero intenzione di fare quella cosa così stupida e avventata, se saranno arrivati alla fine delle loro tribolazioni, se arriverà qualche speranza o tutto finirà in disperazione.

Il viaggio dell’assassino è una lunga dondolata su un’altalena di eventi che rischiano di scaraventare a terra Fitz e lasciarcelo per sempre. Nonostante, infatti, Fitz sia un predestinato e pure dotato, sia nell’Arte sia nello spirito, non si può proprio dire che questo gli renda la vita particolarmente semplice. Anzi, sono caratteristiche che, oltre a renderlo inviso e sfruttabile da amicз e nemicз, gli hanno causato innumerevoli sofferenze. A riprova del fatto che essere “speciali” non è poi questo gran guadagno.

Infine, ho adorato il modo in cui Hobb (immagino con un omaggio a Ursula K. Le Guin, che in questo è stata maestra) ha introdotto il tema dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale in un mondo fantasy (ma anche nel nostro, parliamo di un romanzo del 1997) decisamente poco avvezzo a interrogarsi su simili questioni. Sono due pagine in croce, ma aggiungono molta curiosità riguardo alle altre trilogie ambientate in questo mondo.
 
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lasiepedimore | 135 altre recensioni | Jan 17, 2024 |
Terminato questo secondo volume della Trilogia dei Lungavista, non posso che riconfermare il giudizio positivo su Robin Hobb. Questa donna ha una penna che incanta: è riuscita a creare un universo così pervasivo da far desiderare al lettore una giornata intera di lettura ininterrotta solo per potersi perdere dentro Castelcervo.

E tutto questo nonostante il filo via via sempre più spesso di inquietudine e imminente tragedia che attraversa l'intero romanzo. L'assassino di corte, infatti, è molto più cupo de L'apprendista assassino: di nuovo ci troviamo invischiati negli intrighi della corte di Castelcervo, ancora una volta così ben tessuti da tenerci incollati alle pagine fino alla fine.

Fitz-Chevalier è ancora un personaggio straordinario, a cavallo tra il ragazzo e l'uomo, tra i suoi desideri e i suoi obblighi. Nonostante il suo mestiere d'assassino e il suo ruolo di Uomo del Re, vorrebbe che tutte le persone a cui tiene o che ha imparato a rispettare stessero bene e al sicuro sia dalle Navi Rosse sia dalle macchinazioni di Regal. Purtroppo, però, la libertà d'azione di cui dispone è davvero limitata e, a dispetto di tutto il suo impegno, lo scotto che dovrà pagare alla fine sarà altissimo (e non vedo l'ora di leggere Il viaggio dell'assassino per sapere davvero quanto lo è stato... Robin Hobb è maestra anche nel lasciarci con il fiato sospeso).

Anche gli altri Lungavista non se la passano troppo bene ne L'assassino di corte (a parte Regal, ma mi auguro che prima o poi paghi il fio). Re Sagace è in rapido declino e devo dire che, nonostante tutto, me ne è dispiaciuto tantissimo. È vero, alle volte, Sagace non è un personaggio simpatico, ma aveva tanta di quella forza da suscitare comunque la mia ammirazione (e poi, ragazzi, la sua ultima affermazione nel libro mi ha stesa... ma quanto sei birichina, Hobb!).

Veritas, poi... come si fa a non voler bene a Veritas? Forse è quanto di più opposto possa esserci alla vanità e vacuità di Regal: il re-in-attesa è pronto a sacrificarsi per il suo popolo e a farlo in silenzio, quasi in sordina. Ed è proprio questo che lo frega: la sua incapacità di farsi ben volere dalla sua gente. Veritas è troppo concentrato sui problemi concreti per sentire l'esigenza di promuovere se stesso.

Perfino la sua regina-in-attesa Kettricken, in questo, è più capace di lui. Ma è straniera e l'infida corte di Castelcervo non le farà sconti. Ehi, sì, mi piace anche Kettricken: capace di cavalcare a spada sguainata contro i nemici, eppure così insicura all'interno di un ambiente che non le è congeniale (e nemmeno amico). Ancora una volta mi trovo a dover sottolineare l'abilità di Robin Hobb nel tratteggiare questo personaggio femminile. L'autrice, infatti, non cade nello stereotipo della donna forte a tutti i costi, che poi corre a nascondersi dietro qualcuno come una qualunque damigella in pericolo. Kettricken è una principessa cresciuta nell'idea di essere il Sacrificio per il suo popolo, non di essere un grazioso suppellettile: ovvio quindi che non si trovi a suo agio negli intrighi di Castelcervo, ma che, tuttavia, riesca a riscuotere successi nei teatri di guerra.

Un altro personaggio che devo assolutamente menzionare è Burrich. Burrich è quello che potremmo definire un uomo tutto d'un pezzo, uno di quelli che quando dicono una cosa vi restano coerenti fino alla morte. Almeno fino a quando il figlio bastardo del loro re-in-attesa non ha bisogno di aiuto: be', non dirò altro per non spoilerare e vedremo come la situazione si evolverà in Il viaggio dell'assassino.

Ultimo (sì, ci sono anche Molly, Umbra, Pazienza, Trina... ma non posso mica raccontarvi tutto il libro, no?), ma non meno importante: il Matto. È un personaggio che intriga ne L'apprendista assassino e commuove ne L'assassino di corte. Il Matto è colui che, come da tradizione, può dire tutto quello che vuole: sbeffeggia i potenti, irride i loro leccapiedi e, soprattutto, punge con la verità. Il suo affetto per re Sagace (che, essendo scaltro come da nome, è consapevole dell'importanza di avere un matto al suo fianco) è davvero toccante, così come il modo in cui cerca di proteggerlo durante tutto il romanzo. L'unica definizione del Matto che mi viene in mente è quella di adulto-bambino: egli sa che ci sono eventi in moto inarrestabili, ma c'è in lui un'innocenza fanciullesca che gli fa sperare in un finale più sereno per il suo re. Più o meno la stessa speranza del lettore de L'assassino di corte mentre Robin Hobb lo strapazza ben bene...
 
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lasiepedimore | 139 altre recensioni | Sep 12, 2023 |
Era veramente tanto tempo che non mi capitava un fantasy così: assolutamente perfetto. Dall'ambientazione allo stile della scrittrice, dai personaggi agli intrecci narrativi: non ha un solo difetto.

L'ambientazione è realistica fin nei minimi particolari: non solo l'autrice ci fa vedere con gli occhi della mente dove ci troviamo, ma ce ne fa percepire gli odori e i sapori. Robin Hobb ha quel vecchio gusto per le belle descrizioni: quelle delle quali non ti annoi mai, ma anzi ti fanno entrare nella narrazione e camminare al fianco dei personaggi.

Tuttavia, lo stile della Hobb è superbo nella caratterizzazione dei personaggi. Con poche pennellate riesce a comunicare al suo lettore tutto ciò che deve sapere su quel personaggio. Il protagonista, Fitz-Chevalier, figlio illegittimo dell'erede al trono dei Lungavista, è tratteggiato con una poliedricità tale da far sembrare quasi impossibile che sia solo un personaggio letterario. Il suo bisogno di essere amato e apprezzato crea alcune delle pagine più strazianti che abbia mai letto.

Inoltre, siamo immersi nell'ambiente cortigiano, pieno di intrighi, segrete alleanze e sotterfugi spesso di dubbia moralità. È in quest'ambiente che Fitz deve imparare presto a muoversi, prima che il suo status di bastardo reale induca qualcuno a ucciderlo. Anche in questo caso, Robin Hobb dimostra tutta la sua maestria, riuscendo a tessere una trama di intrighi difficile da sbrogliare e che tiene il lettore con il fiato sospeso fino alla fine.

L'ultima cosa che mi sento di menzionare è l'Arte, cioè la parte propriamente fantasy del romanzo. L'Arte è la magia, intesa come telepatia e capacità di influenzare gli altri. Niente bidibi-bodibi-bu con la Hobb: l'Arte è sì magia, ma è un potere pericoloso e tentatore, un potere che esige un prezzo molto alto per il suo utilizzo.

In definitiva, se amate il fantasy, non potete farvi scappare questo romanzo, soprattutto se la vostra idea di fantasy è quella si rifà a quel capolavoro che è Il Signore degli Anelli.
 
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lasiepedimore | 286 altre recensioni | Aug 30, 2023 |
Great - I would give it six stars :-)
 
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norbert.book | 53 altre recensioni | Oct 9, 2019 |
I would like to give 4 stars and and an half - this book has to be the "base" for the whole trilogy - as usual. But this time it seemed to me a little too predictable, with Fitz a little too "blind" to the obvious.

And I still prefer the patr with Fitz and/or the Fool
 
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norbert.book | 84 altre recensioni | Sep 26, 2019 |
Qui è cominciato il mio cammino con Fitz Chevalier: sono felice che sia una trilogia, sarà più lento il separarmi dai Lungavista
 
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rosie.cotton | 286 altre recensioni | Apr 23, 2012 |
Bella conclusione della Trilogia dei Lungavista, ma a mio parere, questa volta la Hobb ha allungato un po' troppo la questione, rallentando il ritmo della vicenda, perdendosi in episodi che sembravan scritti più per aumentare il numero dele pagine.
Ma nonostante questo, bello!
 
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rosie.cotton | 135 altre recensioni | Apr 23, 2012 |
Votato quattro stelle più come omaggio alla saga, che per un reale merito..
Libro che ho letto piuttosto lentamente, dopo aver divorato i precedenti. Ha preso il via dopo la metà, la parte precedente, mi è sembrata più per dar spessore (nel senso di cm) al libro, che altro. Sicuramente però, l'evoluzione della storia, continua ad appassionarmi..Ora mi appresto a leggere la conclusione di questa bellissima seconda trilogia..
 
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rosie.cotton | 56 altre recensioni | Apr 23, 2012 |
La mia opinione rispetto alla fine di questa trilogia, è essenzialmente di tipo emotivo.
Il rapporto con questo libro non è stato facile...iniziato col grande desiderio di saper "come andava a finire" questa saga, rallentato perchè anche questa volta la Hobb allungava un po' troppo la questione, poi interrotto.. Un'evento particolare nella storia ne ha fermato la lettura, perchè da una parte volevo sapere l'epilogo, ma dall'altra non volevo ritrovarmi a dire "è finita..". Poi d'un tratto mi son reimmersa, senza riaffiorare fino alla conclusione.
L'ho finito, ma a differenza di altri libri l'ho riposto presto nella libreria. Forse avevo voglia di scoprire altri libri inaspettati, forse volevo allontanare un po' la malinconia nata dall'averlo terminato.
 
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rosie.cotton | 66 altre recensioni | Apr 23, 2012 |
Molto bello. Fantasy con intrighi ma con meno sangue che in Martin.
Per ora, almeno.
 
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norbert.book | 286 altre recensioni | Nov 16, 2010 |
Ultimo libro della trilogia dell'Uomo Ambrato. Splendido, esattamente come i precedenti.
 
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dalle8alle5 | 66 altre recensioni | Nov 19, 2008 |
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