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Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza è una piccola raccolta di alcuni Adagia, una sorta di enciclopedia di motti, detti e proverbi perlopiù provenienti dalla cultura classica: Erasmo li enuncia e poi li commenta, spiegandone il significato, dicendoci in quali opere si trovano citati e lasciandosi particolarmente andare se l’argomento gli ispirava considerazioni più articolate, fino a scrivere anche piccoli trattati.

A Erasmo i suoi Adagia piacevano tanto, al punto che li si ritrova sparsi un po’ in tutte le sue opere. Infatti, vi lavorò praticamente tutta la vita, tanto che ammontano a oltre tremila nell’ultima edizione, uscita proprio nell’anno della morte di Erasmo. In questo libriccino, Feltrinelli ne ha riuniti quattro: Re o matti si nasce, I Sileni di Alcibiade, Lo scarabeo dà la caccia all’aquila e Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza, che dà il nome alla raccolta.

Onestamente, non è stata una lettura entusiasmante: l’ho trovata un po’ troppo irritante e paternalista per i miei gusti. E voi mi direte, che diamine ti aspetti da un libro scritto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento? Vero, ma mi ricordavo un Erasmo da Rotterdam molto più sbarazzino nell’Elogio della Follia. Ricordavo male io?

Può darsi perché non l’ho retto nemmeno quando parlava male della Chiesa, perché era tutto un la fede è fantastica, sono quellə che credono che sono sono peggio deə paganə (che, infatti, sono scioccobasitə davanti alla protervia con la quale ə cristianə si proclamano migliori di tuttə, ma vabbè). Anzi, a un certo punto la mia mente annoiata ha iniziato a leggere tutto con la voce di Vulvia di Rieducational Channel e da lì non sono riuscita più a prendere sul serio il povero Erasmo. Mi dispiace: forse non l’ho letto nel momento giusto.
 
Segnalato
lasiepedimore | Jan 3, 2024 |
Il 27 OTTOBRE 1466 nasce Erasmo da Rotterdam filosofo, umanista, teologo e saggista. Tutti hanno sentito nominare almeno una volta “Elogio della follia”, un libro scritto in latino nell’arco di una settimana oltre cinquecento anni fa. Dalla lettura di questo capolavoro, che ho letto, badate bene, non in latino ma in italiano e in versione moderna Kindle, disponibile online gratuitamente, ho avuto la conferma che la follia ha una sua logica. La conferma la ritroviamo nei turbinosi avvenimenti che viviamo giorno dopo giorno. Due, in particolare, mi hanno colpito: qui da noi in Italia, una giovane donna di un partito di destra politica, di nome Giorgia, fa il suo primo discorso alla Nazione in veste di Primo Ministro, mentre, nella perfida, ex-imperialista Britannia, un ricco miliardario di nome Rishi, dalla ex-colonia India, diventa Primo Ministro. Pensate un pò come cambia il mondo. Intendo qui parlare della “follia” di Erasmo, in altra occasione mi occuperò di quella italiana ed inglese.

La filosofia della vita di Erasmo è quanto di più lontano dalla follia si possa immaginare. Eppure scrisse questo libro cinque secoli fa. Monaco, perché per un orfano senza mezzi né inclinazioni particolari il convento era un passaggio obbligato. Pochi mesi dopo essere stato ordinato canonico agostiniano lasciò il convento di Steyn grazie alla chiamata del vescovo di Cambrai, che gli offriva un’occupazione da segretario. Da segretario, però, doveva viaggiare e questo disturbava i suoi studi. Convinse, allora, il vescovo a lasciarlo partire, con un modesto assegno, per l’università di Parigi.

Fu protagonista, con Marsilio Ficino e tanti altri, della rivoluzione umanistica che gettò le basi intellettuali della modernità, Erasmo, insomma, fu tutto salvo che un rivoluzionario e tanto meno un “folle”. E poi, ancora, fu cattolico, ma amico di Martin Lutero, si allontanò quando Lutero cercò di strappargli nette prese di posizione sia politiche che religiose e poi declinò con garbo l’offerta del cappello cardinalizio dei cattolici. Nell’Europa delle guerre di religione, anziché schierarsi, pensò al dopoguerra.

Ho detto di avere avuto modo di rileggermi il libro in maniera approfondita soltanto oggi, dopo di avere avuto per anni con me la copia cartacea del libro che non restituii alla biblioteca dell’ospedale mentale di Harperbury, a nord di Londra, dove dovetti confrontarmi davvero con quella che in genere viene chiamata follia o pazzia. Folle è colui che crede di sapere senza conoscere, pazzo è colui che lo ascolta e gli crede senza sapere.

Ma quella fu un’esperienza per me diversa, perchè quei miei pazienti con i quali vissi per più di due anni, erano sia l’una che l’altra cosa, con qualcosa in più: avevano deficienze sia mentali che fisiche. Quella era un genere di follia ben lontana da quella di cui si occupò Erasmo, in latino. I pazzi o i folli di cui parla e scrive Erasmo, o meglio, fa parlare il personaggio “Folly” sono altra cosa. Ma vediamo in breve il contenuto dell’opera.

Originariamente scritto in latino, il libro si presenta come un lungo discorso o “declamazione” pronunciato da una Follia personificata. Erasmo usa il personaggio di Folly come portavoce per criticare e prendere in giro le debolezze della natura umana in generale, nonché molte delle istituzioni e dei costumi del suo tempo, sia all’interno che all’esterno della chiesa.

Usando sarcasmo, ironia, arguzia e una ricchezza di allusioni erudite alla letteratura classica, Erasmo descrive la follia come una forza potente negli affari umani. Il libro si conclude con una rappresentazione della sincera fede cristiana come forma positiva e redentrice di follia che ha il potenziale per dare all’umanità un senso di estasi spirituale elevando gli esseri umani al di sopra delle preoccupazioni del mondo.

Erasmo afferma di aver scritto il libro in una settimana mentre si trovava a casa del suo amico Sir Thomas More a Londra; il titolo latino del libro, “Moriae Encomium”, è un gioco sul nome di More. Il libro ha subito una serie di revisioni durante la vita di Erasmus e ha provocato un’ampia varietà di reazioni, dall’elogio all’attacco. Ad esempio, papa Leone X ne fu molto divertito e divertito, mentre un altro uomo di chiesa credeva che Erasmo stesse tentando di distruggere la chiesa attraverso la sua satira.

Erasmo difese e chiarì molti aspetti di Elogio della follia nella sua lettera del 1515 a Maarten Van Dorp, un giovane teologo che aveva criticato l’opera. La satira di Erasmo è stata accreditata per aver attirato l’attenzione del pubblico su molti degli abusi nella chiesa che avrebbero portato alla Riforma protestante e cattolica.

Folly, raffigurata come una donna che indossa un costume da sciocco, si presenta a un’assemblea e dichiara che, sebbene non apprezzata e non riconosciuta, è responsabile della felicità dell’uomo. Pertanto consegnerà un “elogio” a se stessa. Spiega la sua storia familiare e presenta i suoi assistenti e prosegue parlando dell’influenza che ha sulla vita dell’uomo. Dice che i matrimoni e il parto non esisterebbero mai senza di lei e la vecchiaia viene addolcita e mitigata da lei. Anche gli dei sono in debito con lei, come dimostra il loro comportamento.

La follia descrive le donne come sciocche perché cercano costantemente la bellezza e compiacere gli uomini, mentre gli uomini sono ancora più ridicoli perché la bellezza di una donna li induce a compiere atti assurdi. La follia è essenziale poiché le riunioni pubbliche devono includere la follia per essere divertenti. Le amicizie non avrebbero mai successo senza follia, perché le persone si dicono che le stranezze dei loro amici sono le loro virtù più alte. In effetti, tutte le relazioni sulla terra, incluso il matrimonio, hanno bisogno di follia e adulazione per procedere armoniosamente.

La follia sostiene che l’amore per se stessi non è una cosa negativa e che le persone devono piacere a se stesse per realizzare qualcosa di valore. Secondo Folly, i progetti non sarebbero mai realizzati se non fosse stato per lei, e inoltre, le persone tendono ad amare lo sciocco più del saggio; in fondo lo stolto diverte e dice la verità senza offendersi e, a volte, alla brutale verità è preferibile una sciocca illusione.

Nella seconda metà del libro, Folly critica vari ceti sociali e professionali. Inizia con avvocati e medici, poi tocca filosofi, giocatori d’azzardo, cacciatori, gente superstiziosa, autori di libri, poeti, uomini d’affari, grammatici, persone ossessionate dalla loro stirpe e ascendenza, artisti e persino intere nazioni e città. Tutte queste persone, dice Folly, mostrano un alto livello di follia, come dimostrato dal loro compiacimento, stupidità e irrilevanza.

Si rivolge in modo specifico ai teologi; sono, dice, più in debito con lei di qualsiasi altra classe di persone perché sono orgogliosi delle loro oscure argomentazioni e interpretano le Scritture per adattarle alle loro opinioni e tesi. Peggio ancora, i teologi confondono i loro ascoltatori con giri di parole confusi e ignorano il vero messaggio di Cristo. I monaci dimenticano il Vangelo mentre papi, cardinali e vescovi vivono una vita di lusso. Anche i principi e i governanti secolari ignorano il loro popolo, assecondando i propri capricci.

Negli ultimi capitoli del libro, Folly si rivolge all’idea del pazzo cristiano. La Scrittura loda la semplicità e l’ignoranza, e Cristo e San Paolo parlavano di mansuetudine e umiltà. Cristo è stato, dice la follia, il più grande sciocco di tutti, perché si è fatto peccato per redimere i peccatori. Per Follia, questi esempi dimostrano che la religione cristiana assomiglia più alla follia che alla saggezza. Inoltre, Folly sottolinea che un cristiano dovrebbe cercare la trasformazione divina, un’aspirazione che suggerisce la follia, e avvicinarsi il più possibile a Dio. La follia si conclude ricordando ai suoi ascoltatori di godersi la vita il più possibile come il più illustre discepolo. Erasmo chiude il suo libro con queste parole:

“Ma ormai, dimentica di me stessa, ho passato da un pezzo i limiti. Tuttavia, se vi pare che il discorso abbia peccato di petulanza e prolissità, pensate che chi parla è la Follia, e che è donna. Ricordate però il detto greco: “spesso anche un pazzo parla a proposito”; a meno che non riteniate che il proverbio non possa estendersi alle donne. Vedo che aspettate una conclusione: ma siete proprio scemi, se credete che dopo d’essermi abbandonata a un simile profluvio di chiacchiere, io mi ricordi ancora di ciò che ho detto. C’è un vecchio proverbio che dice: “Odio il convitato che ha buona memoria”. Oggi ce n’è un altro: “Odio l’ascoltatore che ricorda”. Perciò addio! Applaudite, vivete, bevete, famosissimi iniziati alla Follia.”
 
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AntonioGallo | 53 altre recensioni | Oct 26, 2022 |
Una pietra miliare nella storia del pacifismo europeo. Esiste un luogo in cui la pace sia, permanentemente, riuscita a perdurare? Ed esiste un tempo che non sia stato
funestato da guerre? Erasmo, padre dell’Europa moderna, è, per il suo impegno etico-civile, anche padre del pacifismo
moderno e post-moderno. È singolare come questo profondo conoscitore dell’animo umano resti, paradossalmente,
famoso ai più solo per l’Elogio della Follia.
Nel testo che qui si propone, la Querela Pacis, assimilabile all’Elogio per la personificazione della Pace, raminga e reietta
dai singoli e dalle nazioni, l’autore denuncia (e qui sta l’ambiguità anche di querela: lamento o querela?) l’iniquità dell’agire
umano, l’aberrazione rispetto a ogni legge, naturale e positiva, rispetto addirittura a una religione – quella cristiana – che
nella visione del mondo erasmiana dovrebbe perfezionare, con un ritorno filologico alle fonti sacre e pagane, l’uomo.
Parole forti e vere, quelle che Erasmo stampa nel 1517: una realtà purtroppo ancora attualissima.
Testo decisivo per il pacifismo contemporaneo, il Lamento della Pace (1517) fu steso nel contesto di un'Europa insanguinata da violenti conflitti armati tra gli Stati – compreso lo Stato della Chiesa –, ma divenne ben presto un vero e proprio manifesto etico-politico. Secondo il "principe degli umanisti", l'uomo potrà raggiungere una pace autentica e completa soltanto se mediterà e praticherà l'amore nei confronti del Creatore e di ogni creatura. Con vigore espressivo e nobiltà di pensiero non comuni, Erasmo parla anche al nostro tempo confuso e dilaniato da troppe guerre assurde: esule e violata forse come non mai, la sua Pace personificata continua a invocare una fratellanza universale che l'uomo postmoderno non pare tuttavia ancora in grado di vivere.
 
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Cerberoz | Mar 27, 2012 |
Geer Gertz, che assumerà il nome umanistico di Desiderius Erasmus, nasce a Rotterdam il 28 ottobre del 1466. Il padre un sacerdote, era stato attivo a Roma come copista.

Scrive l'elogio della follia nel 1509.

{mosgoogle}L'elogio della follia si apre con l'apparizione della follia personificata, che indossa il pittoresco costume dei pazzi. Rivolgendosi ad una platea indeterminata, che è intesa come simbolo dell'umanità intera, genera nella folla allegria, quindi merita di essere lodata.

Tante sono le cose che la follia comunica agli uomini, illustra e descrive che gli uomini sono folli perchè l'inutilità della cultura e del sapere rende infelici. L?esistenza degli animali è più perfetta e serena di quella degli uomini, esseri che sono costantemente insoddisfatti della propria esistenza. Gli unici ad essere felici, a non essere angosciati dai problemi della vita e non temere la morte sono i folli. Non i pazzi furiosi, ma quelli calmi, sereni , apparentemente normali. Molti sono i pazzi che Erasmo passa in rassegna: gli alchimisti, i giocatori, gli uomini di cultura, i poeti e i retorici. La critica poi sugli uomini di chiesa è particolarmente pungente e non risparmia nessuno.

Il libro è veramente interessante, arguto, ironico, profondo nelle riflessioni, lascia riflettere sugli uomini e sulle loro azioni.Un sorriso amaro accompagna la lettura di questa satira.

Fra tutte le meravigliose osservazioni che Erasmo mette in questo testo ne cito una che mi ha particolarmente colpito, il confronto tra le due età estreme della vita, dove la follia è parte stessa della vita. Dice Erasmo: "mettete in conto pure che anche i bambini hanno una passione per i vecchi e a loro volta piacciono loro, visto che sempre il dio spinge il simile verso il simile. Cosa c'è infatti di diverso fra loro, se non che il vecchio ha più rughe e conta più anni ? tutto il resto coincide: bianchezza dei capelli, bocca sdentata, corporatura minore del normale, desiderio di latte, balbettio, chiacchiericcio, goffaggine, dimenticanza, far le cose senza pensare. E quanto più ci si avvicina alla vecchiaia, tanto più si torna simili all'infanzia, finchè come dei bambini senza stanchezza della vita, senza coscienza della morte si esce dalla vita?.
 
Segnalato
Cerberoz | 53 altre recensioni | Jan 29, 2012 |
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